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''Il vizietto delle piume di struzzo'' - Vecchi stereotipi e nuovi omosessuali nelle rappresentazioni di cinema e televisione

Il significato che diamo ad un certo gruppo sociale è influenzato anche dai media che contribuiscono alla costituzione dei nostri atteggiamenti. L’omosessualità sta diventando sempre più visibile all’interno della nostra società. Parallelamente a una diffusione di informazioni distorte e parziali da parte dei media cresce la curiosità ma anche l’intolleranza verso le diversità sessuali. Gli stereotipi sono molto spesso le uniche informazioni di cui il resto delle società dispone riguardo agli omosessuali, per cui, la prima parte della tesi contiene una panoramica degli studi sul funzionamento degli stereotipi con particolare attenzione alla questione omosessuale.
La tesi trova un’ulteriore attualizzazione nell’analisi delle indagini Eurispes ed Eurobarometro del 2009 sulla percezione dell’omosessualità in Italia. Le risposte sui temi caldi (tra cui le coppie di fatto e l’uguaglianza di diritti e doveri) vengono interpretate con l’ausilio della letteratura più recente (da Asher Colombo e Marzio Barbagli in Omosessuali moderni, a Chiara Bertone in Le omosessualità) che permettono di capire come nascano opinioni diffuse come: “accetto l’omosessualità solo se non viene espressa”. L’elaborato di seguito illustra alcune modalità con cui i media possono diffondere valori e pratiche educative per prevenire il pregiudizio sociale verso le persone omosessuali e per ridurre la cosiddetta omofobia interiorizzata, cioè l’insieme di sentimenti e atteggiamenti negativi verso le caratteristiche omosessuali in se stessi, da parte degli stessi omosessuali. In particolare vengono analizzati la nascita, i pregi e i difetti di Nessuna differenza, la prima campagna televisiva anti-omofobia realizzata per conto del governo italiano. A fianco al caso italiano vengono commentate alcune campagne di ILGA, che mostrano il ruolo cruciale che le istituzioni assieme al servizio pubblico possono rivestire per garantire un pluralismo interno dei media diretto alla coesione sociale.
Nella seconda parte spostando l’attenzione dalla televisione al cinema e seguendo la linea di ricerca inaugurata da Vito Russo nei Queer studies, viene sviluppata l’analisi di alcuni stereotipi nel cinema occidentale. Infatti l’Italia e la sua tradizione di virilità machista, contrapposta allo spauracchio della ballerina nel corpo di un muratore, risulta un laboratorio ideale per indagare la dicotomia tra le realizzazioni omosessuali e le rappresentazioni stereotipate veicolate dal cinema. La ricerca si rivolge, nella sua pars construens, ad alcuni esempi positivi proposti dal cinema più recente. Vengono sviscerati le innovazioni dello stile e del linguaggio adottati da Gus Van Sant e Woody Allen nei loro film del 2009: Milk e Basta che funzioni, che trattano il tema omosessuale secondo prospettive libere da vincoli eteronormativi. Nell’analisi vengono evidenziati gli aspetti della messa in scena e della retorica filmica che concorrono a creare un discorso di valorizzazione delle differenze. Tutta la tesi infine è rivolta verso l’indagine condotta sull’audience dell’ultima pellicola alleniana per capire come vengano percepiti i personaggi omosessuali positivi nei film. Vengono raccolte circa 250 risposte ad un questionario che cerca di comprendere quali elementi filmici possano avere presa su un pubblico indifferenziato, l’importanza assegnata ai film nel trasmettere conoscenza sulle minoranze sociali, e l’attivazione o sostituzione degli stereotipi da parte delle opere di finzione.

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11 INTRODUZIONE Il film narrativo è un percorso di senso che si iscrive nell’orizzonte del desiderio: il soggetto infatti nella fruizione non è coinvolto in meccanismi vuoti o astratti, di mera cognizione, ma attraverso di esso incontra desideri e forme dell’identità possibili. Il quotidiano inglese Guardian pubblica l’11 dicembre 2008 un articolo che ironizza sulla pluralità “presentabile” dalla televisione pubblica italiana: Qualche sera fa gli italiani che si sono sintonizzati sulla TV di Stato hanno avuto la rara occasione di guardare Brokeback Mountain trasformata nella storia di vera amicizia tra due cowboy eterosessuali 1 . Almeno questa è stata la versione trasmessa da RAI2 della storia dei due cowboy omosessuali di Ang Lee, vincitrice di tre importanti Oscar, tra cui quello per il miglior film, nel 2005. Due scene di tenerezza tra i protagonisti sono state tagliate rendendo la storia d’amore tra i due uomini adatta al pubblico della fascia protetta (ossia non dichiaratamente omosessuale). Il portavoce RAI ha risposto che i tagli sono stati fatti per errore e ha promesso di trasmettere la versione integrale di questo film del 2005. Ha glissato sul commento che la censura, tanto severa con il bacio omosessuale, avrebbe invece lasciato passare una scena d’amore eterosessuale molto trasgressiva. Jake Gyllenhaal and and Heath Ledger in Brokeback Mountain L’aggiunta del distributore italiano al titolo originale Brokeback Mountain dell’oscuro: I segreti di… appare, a posteriori, una premonizione di come sarebbe stato presentato al grande pubblico televisivo.                                                                      1 Ryan Gilbey, “I’m not shocked by Italy’s bowdlerised Brokeback”, The Guardian, 11 dicembre 2008 http://www.guardian.co.uk/film/filmblog/2008/dec/10/brokeback-mountain-gay-censorship

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Bortoli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Udine
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo
  Relatore: Marco Rossitti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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