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Prospettive di democratizzazione: i paesi del Maghreb

Che cosa siano la democrazia e la democratizzazione è una domanda che negli ultimi trent’anni ricorre spesso negli studi di politica comparata È di questo che ci occupiamo e lo facciamo in riferimento ai tre paesi musulmani che compongono ciò un tempo gli arabi denominarono “Jaziret al-Maghreb” (Isola dell’Occidente). Il primo problema è quello di definire la democrazie e la democratizzazione, il secondo è doverlo fare nel contesto attuale.
Il caso dei paesi musulmani è oggi emblematico perché la promozione della democrazia si sta concentrando soprattutto su di loro e viene considerata come il solo strumento per assicurare sia la pacificazione di quell’aera, sia una più solida alleanza tra tutti questi paesi e l’Occidente.
La democrazia è dunque intesa non solo come mezzo. È uno strumento attraverso cui si assicura un’alleanza globale. La democrazia come strumento pone però il problema di come vada utilizzata.
I programmi che dichiarano di volerla promuovere allo scopo di garantire la sicurezza mondiale, hanno la caratteristica di legarla alla liberalizzazione dei mercati. Più mercato libero uguale più democrazia, così si liberalizzano i mercati e si globalizzano i capitali. La democrazia è però anche un fine. Dopo la fine della Guerra Fredda è stata ritenuta il migliore modello a cui si possa aspirare.
I problemi che vengono così alla luce sono: la democrazia è davvero considerabile un fine? Oppure si deve accettare che la storia non abbia uno scopo e che non esistano delle leggi ineluttabili che vanno nella direzione di un costante miglioramento umano e che dunque anche la democrazia non possa essere un fine in sé?La promozione della democrazia è una politica ormai consolidata, ma i quesiti che ci siamo posti ci conducono fino ad inserire la democratizzazione all’interno di un movimento più generale di mondializzazione e globalizzazione.
Alcuni si sono spinti fino a chiamare questo atteggiamento degli Stati Uniti – ma più in generale dell’Occidente – un “vizio oscuro” . Qui ci chiediamo invece soprattutto se queste politiche siano efficaci o se si debba fare uno sforzo ulteriore per separare la sicurezza dell’Occidente dal concetto di democrazia e concepire che le istituzioni che la caratterizzano possano combinarsi con fattori diversi da quelli intervenuti nella storia occidentale, facendo nascere modelli misti ed alternativi.
La terza ondata ha portato con sé una grande formazione di istituzioni democratiche.Il mondo arabo/islamico è però stato escluso da molti studi comparativi e sono state numerose le affermazioni circa un suo presunto eccezionalismo, con cui si fa riferimento ad una particolare resistenza al trend democratico. Nella maggior parte dei casi la mancanza di democrazia nell’area è stata ricondotta al fattore religioso, sollevando così il problema della compatibilità tra islam e democrazia. Questo non è un problema da poco se si considera che l’intera area è oggi al centro della politica statunitense di promozione della democrazia.Anche nei paesi musulmani, così come negli altri paesi in via di sviluppo, si trovano istituzioni democratiche quali costituzioni e parlamenti. Il problema è capire come questi funzionino e come interagiscano all’interno di un contesto con delle caratteristiche diverse da quelle presenti in Occidente dove è avvenuta la prima democratizzazione.La modernizzazione, la democratizzazione e la globalizzazione sono fenomeni a cui anche questi paesi non si sono potuti sottrarre. All’interno dei paesi musulmani troviamo una gamma davvero ampia di strutture politiche impiegate: monarchie, monarchie costituzionali (v. Marocco), democrazie secolari, repubbliche presidenziali (v. Algeria e Tunisia), repubbliche islamiche, dittature, eppure tutti questi paesi presentano la necessità di far i conti con l’islam politico ed il suo ruolo nella sfera pubblica. Da quando il mondo musulmano è diventato libero dalla dominazione coloniale all’inizio della seconda metà del XX secolo si è dovuto scontrare con due problemi fondamentali. Il primo problema è dipeso dal modo in cui loro avrebbero dovuto governare se stessi, il secondo è stato la conseguenza dell’impatto della modernità con la loro vita e la loro cultura.Questo impatto aveva già mostrato i suoi effetti durante gli anni di dominazione europea. Le strutture di governo tradizionali che caratterizzavano questo mondo, non sembravano adatte a negoziare con i nuovi dominatori. Divenire indipendente ha costretto il mondo arabo ad affrontare un crisi riguardante la scelta della migliore forma di governo alla luce di un confronto con l’occidente. Il tema ricorrente a questo punto non può non essere quello del rapporto tra la tradizione (islam e cultura musulmana) e la modernità (democrazia).

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5INTRODUZIONE Che cosa siano la democrazia e la democratizzazione è una domanda che negli ultimi trent’anni ricorre spesso negli studi di politica comparata. Storicamente si tratta di un processo che ha le sue radici in Europa e che comincia nel 1828 concludendosi nel 1926. Questa è solo la prima fase. Ne seguono altre due, una che inizia nel 1943 e finisce nel 1962, l’altra che inizia nel 1974 1 . È di questa terza ondata che ci occupiamo e lo facciamo in riferimento ai tre paesi musulmani che compongono ciò un tempo gli arabi denominarono “Jaziret al-Maghreb” (Isola dell’Occidente). Il primo problema è quello di definire la democrazie e la democratizzazione, il secondo è doverlo fare nel contesto attuale. L’idea di democrazia appare infatti legata ad una serie di elementi. Se si parla di democrazia si parla anche di modernità, di secolarismo, di società civile e di diritti umani. La questione si complica ulteriormente se pensiamo che la democrazia è messa al centro di un grande dibattito circa l’opportunità di una sua promozione in aree del mondo che ancora oggi sono caratterizzate da regimi autoritari. Il caso dei paesi musulmani è oggi emblematico perché la promozione della democrazia si sta concentrando soprattutto su di loro e viene considerata come il solo strumento per assicurare sia la pacificazione di quell’aera, sia una più solida alleanza tra tutti questi paesi e l’Occidente. La democrazia è dunque intesa non solo come mezzo. È uno strumento attraverso cui si assicura un’alleanza globale. La democrazia come strumento pone però il problema di come vada utilizzata. I programmi che dichiarano di volerla promuovere allo scopo di garantire la sicurezza mondiale, hanno la caratteristica di legarla alla liberalizzazione dei mercati. Più mercato libero uguale più democrazia, così si liberalizzano i mercati e si globalizzano i capitali. La democrazia è però anche un fine. Dopo la fine della Guerra Fredda è stata ritenuta il migliore modello a cui si possa aspirare. I problemi che vengono così alla luce sono: la democrazia è davvero considerabile un fine? Oppure si deve accettare che la storia non abbia uno scopo e che non esistano delle leggi ineluttabili che vanno nella direzione di un costante miglioramento umano e che dunque anche la democrazia non possa essere un fine in sé? La promozione della democrazia è una politica ormai consolidata, ma i quesiti che ci siamo posti ci conducono fino ad inserire la democratizzazione all’interno di un movimento più generale di mondializzazione e globalizzazione. Alcuni si sono spinti fino a chiamare questo atteggiamento degli Stati Uniti – ma più in generale dell’Occidente – un “vizio oscuro” 2 . Qui ci chiediamo invece soprattutto se queste politiche siano efficaci o se si debba fare uno sforzo ulteriore per separare la sicurezza dell’Occidente dal concetto di democrazia e concepire che le istituzioni che la caratterizzano possano combinarsi con fattori diversi da quelli intervenuti nella storia occidentale, facendo nascere modelli misti ed alternativi. 1 Cfr. S. HUNTINGTON, La terza ondata. I processi di democratizzazione alla fine del XX secolo, Bologna, il Mulino, 1995. 2 M. FINI, Il vizio oscuro dell’Occidente: manifesto dell’antimodernità, I Grilli Marsilio, 2002.

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Informazioni tesi

  Autore: Fabrizio Taddia
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Parma
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Eugenio Somaini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 143

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Parole chiave

al quaeda nel maghreb
algeria
democratizzazione
democrazia
maghreb
marocco
medio oriente
processi democratici
terrorismo maghreb
tunisia

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