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La concessione di servizi pubblici

Nell’ultimo decennio la disciplina della concessione di servizi nell’ordinamento giuridico italiano è stata oggetto di profonde trasformazioni, in gran parte dovute all’attività normativa e giurisprudenziale comunitaria.
La novità di maggior rilievo è stata, senza dubbio, la necessaria apertura ai principi in materia di concorrenza desumibili dal Trattato che hanno imposto alle Pubbliche Amministrazioni l’adozione di procedure ad evidenza pubblica per la scelta del concessionario.
In effetti, già prima dell’intervento comunitario in materia, la legislazione e la giurisprudenza interna avevano avuto occasione di affermare la necessaria messa in concorrenza per la scelta del soggetto privato cui affidare la gestione del servizio.
Tuttavia tale affermazione era riferita soltanto a settori specifici, in particolare alla materia dei servizi pubblici locali, non essendovi, invece, altrove una disciplina organica e generale.
Anche a livello comunitario la disciplina della concessione ha avuto un percorso lungo ed accidentato, che non si è ancora concluso definitivamente.
Dapprima le cc.dd. “direttive settoriali”, poi la presa d’atto da parte della commissione UE, nel 2000, della necessità di aprire al mercato la disciplina dei servizi pubblici, infine la definitiva affermazione da parte della giurisprudenza, a pochi mesi di distanza, della necessaria applicazione della normativa in materia di concorrenza delle concessioni di servizi, sono state le premesse per l’emanazione di una disciplina organica della materia, avvenuta nel 2004 con la direttiva 2004/18, recepita nel nostro ordinamento col D.lgs. 163/06, il c.d. “codice dei contratti pubblici”.
Tuttavia la normativa vigente appare lacunosa, sol se si pensa al fatto che alla disciplina delle concessioni è dedicato il solo articolo 30. Da qui nasce lo sforzo da parte della giurisprudenza interna di individuare con precisione la fisionomia e i caratteri dello strumento concessorio rispetto alla sua figura più affine: l’appalto di servizi.

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I - La concezione tradizionale di “concessione” nell’ordinamento giuridico italiano - 4 - LA CONCESSIONE DI SERVIZI PUBBLICI CAPITOLO I LA CONCEZIONE TRADIZIONALE DI “CONCESSIONE” NELL’ORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO 1.1Introduzione Allorché l’Amministrazione, invece di gestire direttamente un pubblico servizio, preferisca affidarlo ad un’impresa privata, il rapporto che si instaura con tale soggetto è sovente qualificabile come concessione amministrativa. La concessione si presenta, infatti, come uno strumento di parternariato tra organismi del settore pubblico, da un lato, e privati, dall’altro lato, che si organizzano e collaborano tra loro per la realizzazione di grandi progetti di pubblica utilità, progetti che, in mancanza di una tale sinergia, non potrebbero essere offerti alla collettività. Detti organismi, pur non gestendo il servizio in questione, conservano tuttavia la responsabilità e il controllo del servizio di pubblico interesse; gli attori economici della sfera privata che dispongono, invece, di mezzi finanziari e desiderano trarre profitto dai loro capitali, organizzano e gestiscono i servizi di pubblica utilità con le proprie risorse.

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Gramegna
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Andrea Mozzati
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 132

FAQ

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