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Aspetti biologici, ecologici e comportamentali di una specie ornitica alloctona: il Parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus) a Roma

Dopo i Passeriformi, l’ordine degli Psittaciformi è quello con il più alto numero di specie alloctone naturalizzate. Il Parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus) è una specie nativa delle savane semiaride alberate del Sud America, ma si è ben adattata a vivere in contesti urbani e suburbani di molte città degli U.S.A. e d’Europa. In Italia, la specie è presente in diverse città sia peninsulari che insulari fin dalla seconda metà degli anni ’80. Questo studio esamina le popolazioni nidificanti a Roma all’interno del Grande Raccordo Anulare e si propone: di analizzare le attività ai nidi nel periodo riproduttivo e verificare se esistano differenze stagionali, giornaliere o tra i nidi in alcuni comportamenti selezionati; di descrivere le caratteristiche strutturali dei nidi collettivi e dei siti di nidificazione, risalendo ai fattori che ne determinano la scelta; di studiare gruppi (cluster, Buckland et al., 1993) di individui nei siti di foraggiamento nel periodo riproduttivo per stimarne la densità e verificare se esista una preferenza alimentare e di habitat.
Le indagini condotte in questo studio hanno consentito di incrementare in modo ampio le conoscenze sul Parrocchetto monaco, sul quale erano disponibili pochissime informazioni (perlopiù aneddotiche) in Italia. L’intensità delle attività svolte da Myiopsitta monachus ai nidi collettivi differisce nel corso delle ore diurne e la mattina risulta essere il momento della giornata in cui gli individui sono più attivi. Una differenza stagionale si osserva principalmente nel trasporto di materiale per la costruzione e il mantenimento del nido, che risulta essere l’attività predominante nel periodo riproduttivo. Tale comportamento è massimo all’inizio della stagione riproduttiva (ad aprile) e continua, anche se con sempre minore frequenza, fino in autunno. Il cleptoparassitismo è un comportamento sporadico ma che ricorre in tutto il periodo analizzato. Le differenze individuate nelle attività tra i nidi dipendono dalle dimensioni del nido, dalla disponibilità di materiale in prossimità dei nidi, dal numero di nidi vicini e dalla coabitazione con altre specie.
I nidi sono generalmente di piccole e medie dimensioni e prevalgono quelli ad una sola entrata. La dimensione del nido è correlata alla capacità, da parte del supporto su cui viene costruito, di sostenerne il peso. Myiopsitta monachus posiziona i nidi soprattutto nella parte più alta di alberi di Cedrus libani, Phoenix sp., Washingtonia sp. ed Eucalyptus sp.. La scelta di tali specie per la nidificazione è connessa alla sicurezza strutturale (evitare che i nidi cadano a terra), alle condizioni meteorologiche proibitive (evitare pioggia e vento forte) e alla pressione predatoria (ridurre il rischio di predazione).
Nel periodo riproduttivo, gli individui accedono ai siti di alimentazione in gruppi le cui dimensioni dipendono: dalla disponibilità, dalla distribuzione e dalla qualità delle risorse trofiche; dal rischio di predazione. Myiopsitta monachus mostra un’ampia nicchia trofica ma specie della famiglia delle Asteraceae risultano essere alimenti fondamentali nel periodo riproduttivo.
Il Parrocchetto monaco, infine, non entra in competizione con le altre specie di uccelli autoctoni sia presso i siti di nidificazione (in cui sono state osservate anche coabitazioni con Passer domesticus) che presso i siti di alimentazione. I rari segni di aggressività si rilevano solo in difesa del nido da attacchi da parte di individui di Corvus cornix.

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1. INTRODUZIONE 1.1 Le specie alloctone e le invasioni biologiche L‟incremento esponenziale della popolazione umana e dell‟uso delle risorse naturali ha causato l‟aumento delle attività legate all‟industria e all‟agricoltura (includendo silvicoltura, pastorizia, ecc.). Questo urban sprawl (Frumkin, 2002) ha prodotto una serie di modificazioni ambientali a scala globale: una crescente concentrazione di CO nell‟atmosfera; la 2 produzione e il rilascio di nuovi e persistenti composti organici come i clorofluorocarburi (CFC) e i policlorobifenili (PCB); l‟alterazione dei cicli biogeochimici dell‟azoto, zolfo e altri elementi; cambiamenti nell‟uso e copertura del suolo; la frammentazione, la degradazione e l‟isolamento degli habitat naturali; la rimozione dei grandi predatori e consumatori in ambienti terrestri e marini causata dall‟attività venatoria; le invasioni biologiche da parte delle specie alloctone (Vitousek et al., 1997). L‟introduzione di specie alloctone al di fuori della loro distribuzione geografica nativa rappresenta una seria e crescente minaccia alla conservazione della biodiversità mondiale (Vitousek et al., 1997). Infatti, questo evento inserisce elementi estranei in un contesto ambientale ove sono presenti popolazioni di specie animali autoctone. Queste ultime sono il risultato di un lungo processo coevolutivo con le specie vegetali indigene e con la storia e i processi ecologici locali (Gatto e Casagrande, 2003). Il numero e la varietà delle specie recentemente introdotte ha avviato un processo di progressiva alterazione di preesistenti strutture dinamiche di specie e comunità naturali, anche in relazione al fatto che tali introduzioni hanno portato ad annullare l‟isolamento ecologico ed

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Informazioni tesi

  Autore: Marianna Di Santo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze Biologiche
  Relatore: Marco A. Bologna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 154

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