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''Il deserto dei Tartari'' di Buzzati e la trasposizione filmica di Zurlini

L'analisi delle analogie e delle differenze di personaggi, spazi e tempi tra il testo letterario di Dino Buzzati "Il deserto dei Tartari" e la trasposizione cinematografica compiuta dal regista Valerio Zurlini nel suo omonimo film del 1976.

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3 I.1 Introduzione al romanzo Una divisa militare regolamentare, con tanto di berretto, ma vuota, come fosse indossata da un soldato inesistente. Troneggia su uno sfondo di sabbia giallastra, un deserto incastrato tra ripide mura bianche. Lontano, quasi come un puntino, un cavallo nero cammina, lasciando una leggera ombra dietro di sé. Questa è la descrizione del quadro che lo stesso Dino Buzzati ideò per la copertina del suo libro Il deserto dei tartari e mai fu fatta scelta editoriale migliore 1 . In quei pochi semplici oggetti forse è racchiuso tutto il mistero di un libro che è riuscito, nel bene e nel male, a far parlare di sé da oltre 65 anni. A partire da quelle montagne, uno dei luoghi metafisici dell'autore 2 , che sostituiscono, erigendosi oltre la linea dell'orizzonte, il cielo del quadro racchiudendolo in un ambiente magico e arido allo stesso tempo. E saranno le montagne eroiche della morte vana di Angustina; i ripidi sogni di Drogo e degli altri soldati che si infrangono nella barriera di un tempo che chiude la prospettiva di un orizzonte di gloria; i ricordi di una gioventù, quella passata dell'autore nelle Prealpi bellunesi, e quella dei soldati che nel guardarle consumeranno la loro esistenza. Su quel deserto giallastro, poi, sembra bruciarsi al sole tutta la routine e la piattezza di una vita arida e solitaria. Un solo cavallo, primo sentore di un miracolo che può portare novità e vitalità, che nel suo attraversare placido il deserto denota, direi quasi anticipa, la soluzione vana di tutta un'attesa, di una vita che resterà immobile, come il macigno che schiaccia, indifferente, il lato sinistro del dipinto. Ma è nell'immagine di quella divisa privata della carne e di senso che si condensa la più esplicita metafora di cui il quadro e il libro si fanno portatori. In quel militare vuoto, senza volto, senza corpo, in quella divisa che magari sarà quella di Drogo, ma che potrebbe essere di chiunque. In quel, mi si permetta la citazione, cavaliere inesistente 1 La copertina risulta nell'edizione degli Oscar Mondadori, collana Classici moderni, del 2002 2 Veronese Asrlan, Invito alla lettura di Buzzati, Mursia, Milano, 1974

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Liberatori
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Letteratura Musica e Spettacolo
  Relatore: Marcello Carlino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 84

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