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Il danneggiamento dei sistemi informatici: aspetti criminologici e giuridici

Il danneggiamento dei sistemi informatici come previsto dall'art. 635-bis c.p. con relativa analisi delle tipologie di danneggiamento ed excursus sulle altre norme che prevedono reati informatici, introdotte prima e dopo la legge 347/1993.

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CAPITOLO I La definizione di sistema informatico come bene giuridico 1.1 Introduzione Trattando del danneggiamento dei sistemi informatici, ci troviamo da subito dinanzi ad un problema essenziale: l‟identificazione del bene oggetto del danneggiamento. Qual‟è questo bene? Il computer in sé, ovvero l‟insieme di processore, monitor, tastiera, mouse e tutti gli accessori che insieme vanno a costituire la macchina sulla quale si opera, oppure i dati in esso contenuti, o, per meglio dire, memorizzati all‟interno del disco rigido, che racchiude la memoria del processore? La distinzione è fondamentale, nel nostro caso: è infatti possibile danneggiare contestualmente sia la macchina che i dati in essa contenuti, oppure esclusivamente l‟una o gli altri (un esempio banale: rompendo la scheda madre senza però danneggiare il disco rigido si renderà il computer inutilizzabile senza tuttavia causare la perdita dei dati in esso memorizzati). Questa premessa è necessaria: la rottura delle componenti fisiche del computer ricade infatti senza alcun dubbio nel concetto di damnum materiale, di cui tratta l‟art. 635 c.p. Tale argomento non rientra nell‟oggetto di questa tesi; noi infatti tratteremo esclusivamente il danneggiamento del sistema informatico, considerato come insieme di dati, immateriali e riproducibili, contenuti nell‟elaboratore informatico. Esula dall‟argomento di questa tesi ogni forma di danneggiamento rivolto al bene computer in quanto tale e non al sistema di dati in esso contenuto. Sorge però a questo punto un‟altra questione rilevante: in che modo il legislatore è arrivato a qualificare un insieme immateriale (ovvero privo di fisicità, suscettibile di essere riprodotto in un numero indefinito di copie ed ospitato sui più diversi supporti) come bene giuridico, in quanto tale meritevole di tutela in sede civile e penale? Non è un caso unico nel nostro diritto: già da prima dell‟entrata in vigore del codice penale Rocco, esisteva da tempo, nella nostra come in molte altre legislazioni, la tutela dei beni intellettuali quali i brevetti o le opere d‟ingegno, ma diverso è il caso del bene in questione: ai sistemi informatici per essere oggetto di tutela giuridica non si richiedono quei requisiti che sono invece necessari alla tutela dei beni intellettuali. Il sistema informatico è tutelato anche in assenza del carattere di originalità e indipendentemente da ogni possibile sfruttamento commerciale che intenda farne il titolare. Il sistema informatico è tutelato a tutti gli effetti proprio come se si trattasse di un bene materiale. Non a caso il legislatore ha pensato d‟inserire la sua tutela all‟interno del titolo XIII del libro II del codice penale, ossia tra i delitti contro il patrimonio; con l‟art. 9 della legge n. 547 del 23 dicembre 1993, è stato inserito, subito dopo il già citato art. 635, l‟art. 635-bis, intitolato “ Danneggiamento di sistemi informatici e telematici “: “ Chiunque distrugge, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili sistemi informatici o telematici altrui, ovvero programmi, informazioni o dati altrui, è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato, con la reclusione da sei mesi a tre anni.

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Informazioni tesi

  Autore: Carlo Del Basso
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Gemma Marotta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 188

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Parole chiave

art. 635-bis codice penale
danneggiamento
danneggiamento informatico
legge 347/1993

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