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Il ruolo della fiducia nella responsabilità sociele d'impresa

La fiducia in quanto valore intangibile, elemento costitutivo e nesso di coordinamento delle reti fiduciarie (trust network), può condurre ovvero portare ad una maggiore responsabilità sociale da parte di organizzazioni e soggetti economici?
È questo il quesito cui si prova a rispondere nel presente lavoro. La maggior parte della letteratura nel trattare il fenomeno della responsabilità sociale d’impresa (da ora csr), lo inquadra quale punto di partenza e non come arrivo delle riflessioni in tema di teoria organizzativa economica. Un tema ampiamente battuto, infatti, dà ragione di come la responsabilità sociale può portare alla creazione di reti fiduciarie fra tutti coloro che sono – direttamente e non – portatori di un interesse (i cosiddetti stakeholder). Questo lavoro invece vuole rappresentare una sorta di controverso, un tentativo di inversione del punto di arrivo con il punto di approdo. In sostanza l’obiettivo di questo lavoro è quello di dimostrare come la responsabilità sociale sia il traguardo da raggiungere – per le organizzazioni in primis ma anche per il sistema sociale interamente considerato – partendo proprio dalla creazione di reti fiduciarie. Il percorso logico, dunque, vuole essere: fiducia-> reti fiduciarie->csr.

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3 CAPITOLO 1 FIDUCIA COME ASSET 1.1: Definizione del concetto di fiducia La fiducia è un elemento essenziale e fondamentale in un gran numero di attività umane e sociali: nelle transazioni economiche e nei rapporti di coppia; nelle strategie militari e in quelle di borsa; nelle alleanze politiche e in quelle basilari della vita inter-personale (amicizia). In particolare, in ogni rapporto di cooperazione tra due o più soggetti è necessario quel collante, che è appunto la fiducia reciproca. Difatti in un determinato accordo, al di là delle motivazioni personali che inducono una persona a contrarre con un‟altra, occorre anche pensare al fatto che quel determinato accordo venga rispettato da entrambi: fidarsi. Questo ci dice che esiste una regola scritta che impone l‟obbligo della fiducia, esiste al contrario una regola di convenienza nel porre fiducia in qualcun altro – anche – per la serie valori che da essa dipendono: rafforzamento di amicizia, la creazione di una ottima reputazione e il rafforzamento di una cultura cognitiva forte e omogenea. La fiducia è il sedimento di molti fattori, che vanno dalle contingenze, ai valori morali ed etici, alle esperienze di accordi passati; di conseguenza è allo stesso tempo un valore e una risorsa preziosa nonostante la difficoltà intrinseca da accumularla. La letteratura ha studiato tale concetto in ambiti estremamente eterogenei: antropologico, psicologico, economico, politico e militare. Questo ci dice che non esiste una definizione univoca del concetto, ad esempio Margaret Levi(1996) ha scritto: “la fiducia non è una singola cosa e non ha una sola sorgente; essa ha una varietà di forme e cause”. Invece M. Deutsch(1958) ritiene che “ la fiducia è una scelta non razionale di una persona di fronte ad un evento incerto, in cui la perdita attesa è maggiore del guadagno atteso”. Analizzando le parole dell‟autore, si evince che se fosse stato il contrario, la fiducia sarebbe stata semplice razionalità economica. Riprendendo il pensiero di Deutsch, si potrebbe dire che, se io ho fiducia in x e, quest‟ultimo fosse messo alla prova, agirebbe in modo a me favorevole, anche se tale agire non fosse razionalmente vantaggioso per lui. La domanda che consegue è immediata: qual è il fondamento di questa fiducia? Perché? Gli antropologi in merito formulano tre congetture: 1) si fonda sull‟esistenza di un legame di famiglia o di clan; 2) sull‟esistenza di una relazione elettiva, di amicizia, tra me e x; 3) sul fatto che – io so che – x è una persona onesta e affidabile, ergo merita fiducia. In tutte le ipotesi si evince che, io so che, x è per così dire vincolato, da un precetto non scritto, che gli ordina di tener conto del mio benessere. Nella prima ipotesi, tale “precetto” è quello che prescrive l‟assolvimento di determinati doveri, tra membri del gruppo. Nella seconda, il “precetto”, scaturisce da quel contratto informale di comportamento reciprocamente

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Tomay
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze delle pubbliche amministrazioni
  Relatore: Roberta Troisi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 94

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