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Il fondamento giuridico e la legittimità dei Tribunali penali internazionali

Con il presente lavoro, si intende analizzare l’evoluzione compiuta, da parte della Comunità internazionale, nella repressione dei crimini internazionali. In particolare, si vuole evidenziare come, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, sia stata avvertita la necessità sempre maggiore di assicurare che le gravi violazioni dei diritti umani non restassero impunite. In seguito alle atrocità commesse nel corso del secondo conflitto mondiale si è imposta, infatti, l’esigenza di garantire l’effettiva tutela dei diritti umani e di predisporre le misure necessarie per far sì che la Comunità internazionale potesse efficacemente reagire alla loro violazione.
Tale scopo è stato perseguito dagli Stati e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, attraverso la creazione di tribunali penali internazionali. Precedentemente alla comparsa nello scenario internazionale di tali meccanismi giurisdizionali, infatti, la repressione dei crimini internazionali era affidata ai singoli Stati, i quali soltanto sporadicamente procedevano in tal senso in maniera efficace. Allo stesso modo, prima dell’affermazione del principio della punibilità individuale per i crimini internazionali, avvenuta ad opera delle giurisdizioni internazionali, soltanto gli Stati erano i destinatari degli obblighi imposti dalle norme di diritto internazionale.
L’obiettivo del presente lavoro è, dunque, quello di analizzare gli strumenti giurisdizionali predisposti dalla Comunità internazionale al fine di rendere giustiziabili i diritti umani. Si noterà, pertanto, come si siano differenziate nel corso del tempo le procedure attraverso cui la Comunità ha operato per dar vita ai tribunali penali internazionali. Questi ultimi, pur accomunati dal medesimo fine, sono istituzioni tra loro eterogenee, per quanto riguarda la composizione, la competenza, la giurisdizione e, soprattutto, per le modalità con cui sono stati istituiti. Quest’ultimo aspetto, che sarà approfondito nel corso del nostro lavoro, ha sollevato una serie di questioni relative al fondamento giuridico di tali tribunali e alla legittimità della loro istituzione.
Nella parte introduttiva, si ripercorrerrano brevemente le tappe storiche e giuridiche che hanno portato all’affermazione del principio della punibilità dei crimini internazionali e della sua positivizzazione negli Statuti dei vari tribunali penali internazionali.
Nel secondo capitolo, dopo aver esaminato le questioni poste dall’istituzione dei tribunali di Norimberga e Tokyo, spartiacque tra un sistema di repressione puramente interno e un sistema volto all’affermazione della punibilità individuale per i gravi crimini su base internazionale, si presterà particolare attenzione ai Tribunali ad hoc per la ex Jugoslavia ed il Ruanda, istituiti sulla base di risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sul cui fondamento giuridico la dottrina internazionalistica è divisa.
Nella punizione dei crimini internazionali, la tappa successiva alla creazione dei Tribunali ad hoc è stata rappresentata dalla nascita della Corte penale internazionale, che sarà oggetto del terzo capitolo. In tale capitolo, in particolare si esamineranno le fasi che hanno portato alla sua istituzione e le caratteristiche della Corte che la rendono un unicum nel panorama internazionale, sia per la sua giurisdizione a vocazione universale sia per il metodo consensuale utilizzato dagli Stati per giungere alla sua creazione.
Infine, nel quarto capitolo, si analizzeranno alcune peculiari forme di tribunali sorti in contesti specifici di situazioni post-belliche. In materia di repressione di crimini si sta affermando, infatti, la tendenza ad istituire tribunali misti o ibridi, quali la Corte speciale per la Sierra Leone, le Extraordinary Chambers in Cambogia e gli Special Panels di Timor Est. Si tratta di istituzioni che si distaccano dalle esperienze precedenti, poichè sono nate all’interno dei singoli Stati e rispondono a specifiche esigenze di repressione dei crimini nei luoghi in cui essi sono stati commessi al fine di favorire il processo di riconciliazione nazionale e ricostruire il relativo tessuto sociale ed istituzionale, seppure, come si vedrà, siano tutte dotate di elementi di internazionalità.

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4 Capitolo I Le origini della repressione dei crimini internazionali 1.1 Cenni storici Nel corso della storia la dignità e l‟integrità della persona umana sono state affermate dalla Comunità internazionale come valori fondamentali da tutelare giuridicamente in qualunque circostanza, la cui violazione costituisce oggi una minaccia alla convivenza pacifica tra i popoli e si configura come un‟offesa all‟umanità intera. Le vicende storiche e politiche, specialmente del secolo scorso, hanno fatto sì che venisse posta particolare attenzione al tema dei diritti umani, non più soltanto da parte di filosofi e teorici del diritto, ma anche per quanto riguarda gli Stati, gli ordinamenti interni ed internazionale, ricorrendo all‟istituzione di giurisdizioni internazionali al fine di giudicare i crimini commessi durante le guerre 1 . Già nel 1919, alla luce degli avvenimenti del primo conflitto mondiale, fu creata la prima commissione internazionale d‟inchiesta con lo scopo di accertare i crimini di guerra e contro l‟umanità perpetrati da militari tedeschi e turchi; la “Commissione sulle responsabilità degli autori della guerra e sull‟applicazione delle sanzioni” fu, infatti, istituita dalle potenze vincitrici durante la Conferenza di pace di Parigi per svolgere le attività investigative e di accertamento su tali delitti. Per quanto riguardava poi i processi e l‟esecuzione della pena, questi avrebbero dovuto essere assegnati ad un tribunale ad hoc, secondo quanto previsto dal Trattato di Versailles 2 , ma quest‟ultimo non fu istituito per la mancanza di volontà politica da parte degli Alleati 3 . 1 Per un‟analisi storico-politica dell‟argomento si veda Garapon A., “Crimini che non si possono nè punire nè perdonare: l‟emergere di una giustizia internazionale”, Bologna, Il Mulino, 2002. 2 Il Trattato è stato lo strumento fondativo della Società delle Nazioni. Si prevedeva, in particolare, all‟art. 227 che “The Allied and Associated Powers publicly arraign William II of Hohenzollern, formerly German Emperor, for a supreme offence against international morality and the sanctity of treaties. A special tribunal will be constituted to try the accused, thereby assuring him the guarantees essential to the right of defence. [...] In its decision the tribunal will be guided by the highest motives of international policy, with a view to vindicating the solemn obligations of international undertakings and the validity of international morality. It will be its duty to fix the punishment which it considers should be imposed. The Allied and Associated Powers will address a request to the Government of the Netherlands for the surrender to them of the ex-Emperor in order that he may be put on trial”. Il testo completo del Trattato è reperibile sul sito internet http://unipd- centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Trattato-di-pace-di-Versailles-tra-le-Potenze-alleate-e- associate-1919/169. 3 Cfr., Bassiouni M.C., “L‟expérience des premières jurisdictions pénales internationales”, in “Droit international pénal”, Paris, Pedone, 2000, p. 635-659.

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Informazioni tesi

  Autore: Laura Veneziano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Maria Luisa Padelletti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 120

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Parole chiave

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