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Il decreto penale di condanna

L'elaborato approfondisce le problematiche relative al procedimento per decreto penale di condanna.
L’esame del decreto penale di condanna non può non fare riferimento alle problematiche sottese all’esercizio del diritto di difesa. È evidente che le esigenze di deflazione del dibattimento e di economia processuale non possono assolutamente ritenersi prevalenti rispetto a quello di giustizia sostanziale e di trasparenza nell’amministrazione della giustizia, e tale assunto è facilmente sostenibile attraverso una critica razionale delle sentenze della Corte Costituzionale, secondo cui il rinvio del diritto di difesa alla sola fase dell’opposizione non viola l’articolo 24 della Carta Costituzionale "quando trovi giustificazione nella struttura particolare e si armonizzi con le esigenze che regolano le diverse forme del procedimento".
In altre parole l’opposizione è condizione necessaria ma non già sufficiente affinché il diritto di difesa sia veramente sancito e tutelato nel procedimento monitorio, evidenziando, in particolare, che non è dato intravedere un solo elemento che ci porti a ritenere che il decreto penale di condanna contenga elementi che facciano, anche in maniera minima, riferimento al suddetto diritto.

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PREMESSA Per impostare l’indagine sui procedimenti speciali, e sul procedimento per decreto penale di condanna in particolare, presenti nel codice di procedura penale del 1988, è necessario fare un chiarimento preliminare: se è vero che il nuovo processo penale nasce all’insegna del dibattimento ( 1 ), è altresì vero che il buon funzionamento di questo nuovo modello dipende dalla frequenza con la quale si fa effettivamente ricorso ai giudizi speciali ( 2 ). I procedimenti in parola determinano una sostanziale abbreviazione della sua durata ( 3 ), impedendo la congestione della macchina giudiziaria per mezzo della definizione anticipata del processo. La rapida conclusione del giudizio penale (obiettivo perseguito con determinazione dal nostro ordinamento, come dimostra la modifica costituzionale dell’art. 111 Cost. e l’introduzione del principio della ragionevole durata, come accade d'altronde in altri Paesi, come gli Stati Uniti d’America 4 ), passa dunque attraverso la percezione dell’importanza dei riti differenziati quali strumenti di semplificazione processuale alternativi al modello procedimentale ordinario. Per qualche aspetto le soluzioni escogitate richiamano alcuni istituti propri dei paesi anglosassoni. Il giudizio abbreviato ricorda, per esempio, la facoltà che nell’ordinamento inglese è 5 1   I lavori preparatori della prima legge delega coniugavano una precisa equazione: il processo è il dibattimento, quasi ad esaltare il significato accusatorio di questo nuovo rito (Selvaggi, Commento al nuovo codice di procedura penale, Torino 1990). 2   In questo senso Paolozzi, I procedimenti speciali, 1989. 3   In proposito si ricordano le parole dell’onorevole Casini in sede di approvazione della legge delega: “Il nuovo processo funzionerà se riusciremo a far pervenire al dibattimento soltanto una piccola parte dei contenziosi” (10 luglio 1984). 4  Il VI Emendamento della Costituzione federale degli Stati Uniti d’America prevede, infatti, il diritto per l’accusato di essere giudicato sollecitamente e pubblicamente da una giuria imparziale dello Stato e del distretto in cui il reato è stato commesso.

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Informazioni tesi

  Autore: Mara Di Pietro
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi del Sannio
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Mario Griffo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 200

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