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La sindrome di Asperger al cinema. Analisi di tre film.

La volontà di elaborare una tesi sulla Sindrome di Asperger nasce da un mio profondo interesse ad approfondire questa patologia. Il punto di vista adottato per affrontare questo argomento è stato quello cinematografico, che mi ha permesso di ricostruire, passo dopo passo, i molteplici aspetti che l’essere una persona considerata diversa comporta e di mostrare come è necessario privilegiare il senso della persona, come singolarità di problemi che possono e devono essere affrontati costruttivamente.
L’idea di raccontare queste sindromi attraverso il cinema nasce, quindi, dalla convinzione che questa particolare forma di arte permetta a ciascuno di noi di mettere in discussione la nostra visione del mondo: il cinema è in grado, in altre parole, di allargare il nostro sguardo, di farci comprendere come esistano altri possibili orizzonti di senso. La visione di un film è una straordinaria occasione di apertura al mondo e un grande stimolo all’autoriflessione, al riconoscimento di sogni ed emozioni che accompagnano la vita.
La chiave di lettura per poter giungere a questa considerazione sarà l’analisi di tre film: Mary and Max, Ben X e Il mio nome è Khan. Nel fare ciò ho cercato di trattare sia l’aspetto scientifico della patologia, sia l’aspetto umano: le storie di vita di Max, Ben e Rizvan sono ricche di spunti che consentono di allargare la visione che, generalmente, si ha sullo spettro autistico.
Nel primo capitolo si prenderanno in esame i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, con particolare riferimento alla Sindrome Autistica e alla Sindrome di Asperger.
Nel secondo capitolo verranno analizzati singolarmente i tre film sopra citati facendo emergere somiglianze e differenze tra le storie che ci vengono raccontate.
In particolare, in Mary and Max dopo una breve introduzione volta a illustrare la rappresentazione dei disabili nei cartoni animati e nei mass-media in generale, si analizzeranno le caratteristiche personali dei due protagonisti; ci si soffermerà sulle caratteristiche della sindrome di Asperger in Max e su come la diversità del protagonista venga presentata dal regista, sul rapporto esistente tra disabilità ed autobiografia e, infine, sul significato educativo che possiede questo film animato.
Per quanto concerne l’analisi di Ben X, essa avverrà seguendo lo stesso stile già usato in Mary and Max. I motivi che mi hanno spinta a scegliere di analizzare questo film sono molteplici: esso permette di analizzare non solo la sindrome di Asperger, ma anche il rapporto esistente tra handicap e società: nell’approfondire questa tematica, si terrà conto di come il concetto di disabilità sia legato ai processi rappresentazionali che si formano all’interno dell’immaginario collettivo in un determinato momento storico. In virtù di ciò si farà riferimento a come, nel corso del tempo, queste rappresentazioni collettive si sono sviluppate, dando poi forma agli atteggiamenti umani e alle risposte istituzionali verso i disabili. Infine, verranno analizzati due aspetti: l’adolescenza e la costruzione dell’identità e il fenomeno del bullismo di cui è vittima il protagonista.
Con Il mio nome è Khan la riflessione verrà estesa non soltanto alla sindrome di Asperger ma anche alla diversità in senso lato. L’analisi di questo film mi permetterà, infatti, di dimostrare come l’esperienza negativa vissuta dal protagonista non può essere ricondotta alla sindrome di Asperger, ma al credo religioso del protagonista. In particolare, questo film mi ha permesso di analizzare una categoria concettuale che si pone alla base della concezione che spesso si ha nei confronti della diversità: il pregiudizio. In merito a ciò ho fatto riferimento sia all’evoluzione del termine sia ai vari approcci che hanno tentato di spiegarlo e di consideralo come frutto di un processo di apprendimento, che in quanto tale può essere modificato o annullato. Nel trattare questa tematica, infine, si seguiranno i recenti approcci che, oggi, tendono a porre al centro di ogni riflessione non più i problemi della persona disabile, ma i suoi “bisogni di normalità”, prendendo in considerazione, dunque, non tanto le parti malate o deficitarie del soggetto disabile, quanto piuttosto le parti sane o potenzialmente tali. Ciò perché ritengo che questa rappresentazione della persona disabile richiami una prospettiva antropologica, nella quale l’essere umano è riconosciuto come portatore di bisogni, di desideri, di idee, ma anche di paure, di fragilità e di limiti.

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INTRODUZIONE La volontà di elaborare una tesi sulla Sindrome di Asperger nasce da un mio profondo interesse ad approfondire questa patologia. Il punto di vista adottato per affrontare questo argomento è stato quello cinematografico, che mi ha permesso di ricostruire, passo dopo passo, i molteplici aspetti che l’essere una persona considerata diversa comporta e di mostrare come è necessario privilegiare il senso della persona, come singolarità di problemi che possono e devono essere affrontati costruttivamente. L’idea di raccontare queste sindromi attraverso il cinema nasce, quindi, dalla convinzione che questa particolare forma di arte permetta a ciascuno di noi di mettere in discussione la nostra visione del mondo: il cinema è in grado, in altre parole, di allargare il nostro sguardo, di farci comprendere come esistano altri possibili orizzonti di senso. La visione di un film è una straordinaria occasione di apertura al mondo e un grande stimolo all’autoriflessione, al riconoscimento di sogni ed emozioni che accompagnano la vita. Gli obiettivi che intendo perseguire sono molteplici: in primo luogo intendo mostrare come tra disabilità ed ambiente sociale vi sia una stretta relazione: più la società è in grado di accogliere ciascun individuo, con 9

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Informazioni tesi

  Autore: Beatrice Chierici
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Chiara Tognolotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 169

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