La riforma delle strutture organizzative della sanità in Italia: un processo in evoluzione

La "forza delle cose", al di là dei mille interessi contrapposti, sta faticosamente indirizzando la Sanità verso la realizzazione di strutture organizzative più adatte a permettere il raggiungimento dell'obiettivo finale: tutelare la salute di tutti i cittadini.
E' anche vero che a cinque anni dall'ultima riforma del sistema, ancora si stanno mettendo in atto tentativi di riorganizzazione, senza aver tuttavia individuato dei punti fissi, degli elementi di 'certezza' da cui procedere con interventi razionali - e quindi efficaci.
Dalla lettura dei numerosi testi che sono stati prodotti dalla discussione accademica, si ricavano teorie dell'organizzazione che hanno in comune una apparente limpidezza e facilità di realizzazione, tanto che si può rimanere meravigliati dalla faticosità e dalla lentezza che - al contrario - si riscontrano nei tentativi di porle in pratica.
Forse la risposta è nel fatto che tutte le teorie organizzative sono in realtà il prodotto di procedimenti induttivi, cioè dei tentativi di generalizzazione di modelli effettivamente osservati sul campo, nel mercato: e quelle che vengono osservate nel mercato sono in ogni caso strutture organizzative che hanno superato positivamente la fase 'sperimentale' del loro sviluppo e quindi sono adatte al raggiungimento degli obiettivi delle rispettive aziende (quelle che non l'hanno superata sono - ovviamente - scomparse).
Riteniamo appropriata la parafrasi di una nota frase di Gramsci, che ben si applica a situazioni come quella che abbiamo descritto nel presente lavoro, per le quali "il pessimismo della ragione" porterebbe a prognosi negative, che debbono tuttavia essere corrette in positivo dall'"ottimismo della volontà".