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La Crisi Alimentare Globale

La crisi economica e finanziaria correlata a cambiamenti globali in continua evoluzione, ha portato ad ingenti aumenti nei prezzi dei beni alimentari, creando un fenomeno in atto ancora oggi: la crisi alimentare globale.
Dalla seconda metà del 2006 i prezzi dei beni alimentari hanno iniziato ad aumentare significativamente, arrivando a picchi di crescita nel 2008; è infatti nella prima metà del medesimo anno che uno dei beni alimentari primari, i cereali, hanno raggiunto il prezzo più alto dagli ultimi 30 anni. Tra gennaio e maggio 2008 il prezzo del cibo è triplicato. Il fenomeno è poi continuato, e dopo i prezzi esorbitanti raggiunti nel 2008 ancora nelle menti di consumatori, produttori e governi, i prezzi hanno iniziato a ricrescere nel gennaio 2009, e dal febbraio 2011 i prezzi di molti beni alimentari si sono alzati sorpassando i picchi raggiunti nel 2008. Forti aumenti dei prezzi di beni agricoli si erano già verificati in passato, ma ciò che si definisce raro è rappresentato dal fatto che due dei maggiori incrementi dei prezzi del cibo dagli anni Cinquanta ad oggi, si sono verificati in soli 3 anni.
Ciò ha portato a conseguenze nefaste soprattutto in quei Paesi in via di sviluppo che importano la maggior parte del cibo che consumano, i Paesi LIFD (Low Income Food Deficit Countries). La bolletta alimentare di questi Paesi infatti triplica tra il 2005 ed il 2010, passando da $58,3 a $163,6 miliardi: un incremento del 23% in media su base annua. Riferendosi solo ai cereali, il costo delle loro importazioni è cresciuto in media di $12,3 miliardi di dollari all’anno tra 2001 e 2005 e di $25,6 miliardi tra 2006 e 2010.
Il cibo, bene primario per l’esistenza stessa della vita, sta diventando per molte persone nel mondo un bene di lusso: gli aumenti dei prezzi hanno ridotto l’accesso al cibo per una parte della popolazione mondiale, quella povera. L’aumento dei prezzi e della loro volatilità ha un impatto negativo sulla sicurezza alimentare in quanto colpisce il reddito delle famiglie e il loro potere d’acquisto. Questo ha creato emergenze umanitarie, socio-economiche, politiche e di sicurezza in molti Paesi in via di sviluppo.
La Food and Agriculture Organization (FAO) ha identificato 37 Paesi in via di sviluppo in gravi condizioni agro-alimentari, 20 dei quali sono LDCs (Least Development Countries). La crisi globale alimentare mina direttamente uno dei più fondamentali diritti umani: il diritto ad essere libero da fame e malnutrizione.
Questo lavoro di tesi è stato svolto consultando prevalentemente report e working papers di organizzazioni internazionali e istituti di ricerca, che si sono occupati di indagare la crisi dei prezzi che ha investito le commodities agricole.
Tramite quest’elaborato miro a dare una chiara e approfondita visione del fenomeno della crisi alimentare globale, attraverso lo studio e l’approfondimento delle sue cause, del suo impatto, e delle misure che bisognerebbe intraprendere per mitigare gli effetti della crisi, giungendo progressivamente alla sua risoluzione.
Specificatamente, nel capitolo 1 mi occupo di indagare il fenomeno, spiegando gli elementi prevalenti da cui è composto: la volatilità, l’innalzamento dei prezzi dei beni alimentari, ed il calo delle scorte di cibo. Nel capitolo 2 invece, esamino le cause di varia natura che hanno portato a questa crisi alimentare come: l’aumento dei prezzi del petrolio e la produzione di biocarburanti, la svalutazione del dollaro, il rallentamento della crescita nella produzione agricola, le politiche attuate dai vari Stati cercando di proteggere le proprie economie e le condizioni climatiche estreme, tutte cause che hanno la caratteristica di essere di breve periodo, congiunturali; questi elementi sono però collegati a fenomeni strutturali di lungo periodo come: il cambiamento climatico causato dall’aumento dei gas serra, l’aumento della popolazione ed il cambiamento della sua dieta, ed infine le politiche economiche agricole portate avanti dalle organizzazioni economiche internazionali mondiali, che hanno creato le vistose diminuzioni nel livello degli investimenti in agricoltura nel Paesi in via di sviluppo. Nel capitolo 3, analizzo gli effetti della speculazione sulle commodities alimentari ed evidenzio i punti salienti del dibattito che si è creato in merito al suo ruolo in questa crisi. Nel capitolo 4 approfondisco l’impatto che ha avuto la crisi a livello mondiale, soffermandomi sulle differenze dei suoi effetti tra Paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati, e sull’analisi dell’inflazione alimentare originata in questi Paesi. Nel capitolo 5 fornisco gli elementi per poter comprendere gli scenari che si sono aperti a livello internazionale con l’intento di andare verso un miglioramento della situazione mondiale ed un assorbimento di questa crisi, migliorando innanzitutto la situazione produttiva nei Paesi in via di sviluppo, specialmente quelli costretti a subire i prezzi in crescita del mercati, i Paesi LIFD.

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8 Capitolo 1: Il fenomeno 1.1 Prezzi più alti e volatili La crisi alimentare globale corrente è data principalmente da un incremento dei prezzi dei beni alimentari e da una drastica riduzione nelle scorte di cibo. Dopo decenni di progressivo calo, il mondo sta attraversando un periodo di impennate e rapide oscillazioni dei prezzi degli alimenti, questa nuova realtà implica prezzi più alti e volatili. La volatilità dei prezzi 9 è cresciuta e con essa il rischio di impennate vertiginose nei prezzi del cibo e di altri beni agricoli, rischio che infatti si è trasformato in realtà. C’è da sottolineare che non tutte le variazioni dei prezzi sono problematiche, per esempio quando i prezzi si muovono lungo un trend regolare e ben consolidato che riflette i fondamentali del mercato non sussiste alcuna preoccupazione. Ma le variazioni nei prezzi diventano problematiche quando sono grandi e non possono essere previste, di conseguenza creano un livello di incertezza che accresce i rischi per i produttori, i commercianti, i consumatori ed i governi e che possono quindi condurre a decisioni non ottimali o errate. Il Professor Franck Galtier distingue fra tre tipologie di volatilità dei prezzi: naturale, importata ed endogena. L’instabilità naturale è causata dalla instabilità dell’offerta da un anno all’altro a causa di eventi naturali ed imprevedibili come, la siccità, le alluvioni, le malattie, ecc. Nella tipologia della volatilità importata, invece, la variabilità dipende dai movimenti dei prezzi sui mercati internazionali, dai tassi di cambio, dai costi di trasporto, ecc. Nell’ultimo caso, quello dell’instabilità endogena, la volatilità è provocata dall’andamento del mercato in sé: il prezzo nazionale o internazionale può essere volatile 9 La volatilità dei prezzi misura il tasso relativo di variazione del prezzo di una merce da un periodo –giorno, mese, anno- ad un altro. E’ una misura della variazione dei prezzi dal periodo t-1 al periodo di tempo t. Se c’è una variazione di prezzo dal periodo t-1 al periodo t, allora Rt è di grandi dimensioni (che sia la variazione positiva o negativa) e quindi si parla di ritorni di grandi dimensioni o di grande volatilità. Chiaramente, se non vi è alcuna variazione di prezzo nel tempo, la volatilità sarà nulla: Pt – Pt-1 = 0 e Rt = 0. (da Price volatility in Food and Agricultural Markets: Policy Responses, Policy report che include i contributi di FAO, IFAD, IMF, OECD, UNCTAD, the World Bank, IFPRI, WFP, the WTO e UN HLTF, 2011).

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Cremaschi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Economia, Politica e Istituzioni Internazionali
  Relatore: Marco Missaglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 133

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Parole chiave

consumatori
speculazione
investimenti
futures
biocarburanti
crisi alimentare
sviluppo agricolo
scorte di cibo
produzione globale
inflazione alimentare

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