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La pirateria nel XXI secolo: il caso somalo e la risposta occidentale

Nell'Ottobre 2011 l'attacco ai danni della nave cargo "Montecristo" al largo delle coste della Somalia ha riportato l'attenzione su un problema relativamente sconosciuto e insolito per l'immaginario collettivo, dove la parola "pirateria" probabilmente evoca fiabeschi ricordi di epoche passate.
Tuttavia, nell'epoca dell'alta tecnologia e delle guerre basate su economia, sanzioni e strategie non convenzionali, esistono ancora delle realtà atipiche nelle quali l'intraprendenza e la spregiudicatezza di qualche centinaio di ex-pescatori riescono a condurre businness capaci di fruttare svariati milioni di dollari ogni anno.
Come dimostrato dal precedente fallimento dell'Operazione Restore Hope nel 1992, la Somalia non è un teatro nel quale le forze della coalizione occidentale – nè tantomeno i deboli governi locali – riescono a ottenere successi significativi.
Nonostante dal 2008 attori importanti come NATO, Unione Europea e Stati Uniti abbiano intensificato gli sforzi nella regione, la situazione resta sostanzialmente invariata e anzi l'unico risultato finora ottenuto col massiccio dispiegamento di forze nel Golfo di Aden e con l'istituzione di zone protette e pattugliate è stato l'ampliamento del raggio d'azione dei pirati.
Il primo capitolo riepiloga brevemente gli ultimi anni della travagliata storia della Somalia, per capire in quali condizioni sociali, politiche ed economiche è germogliata la moderna pirateria nel Corno d'Africa, soffermandosi poi sul suo modus operandi.
Facendo chiarezza sulle leggi internazionali in merito, sia per quanto riguarda la definizione che per quanto riguarda il perseguimento di questi crimini, si evidenzia come le istituzioni internazionali si siano mosse in modo efficace sul fronte giuridico, ampliando le generiche convenzione UNCLOS e SUA con delle Risoluzioni appositamente pensate per il caso somalo.
Nel secondo capitolo si passa alle strategie e alle istituzioni "ad hoc" create dai governi locali, da quelli regionali e dalla comunità internazionale per ristabilire la legalità, illustrando anche i diversi programmi di sostegno e sviluppo per l'economia e la popolazione somala.
Infine, nel terzo capitolo, ci si occupa dei costi per l'economia africana e internazionale e sicerca di stimare le spese finora affrontate per combattere il problema.
L'intento è poter fornire un quadro convincente per capire le motivazioni della scarsa efficacia degli sforzi finora intrapresi per debellare la pirateria, traendo dall'analisi dei dati elementi utili per capire quale possano essere gli sviluppi futuri della questione.

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P R E F A Z I O N E Nell'Ottobre 2011 l'attacco ai danni della nave cargo "Montecristo" al largo delle coste della Somalia ha riportato l'attenzione su un problema relativamente sconosciuto e insolito per l'immaginario collettivo, dove la parola "pirateria" probabilmente evoca fiabeschi ricordi di epoche passate. Tuttavia, nell'epoca dell'alta tecnologia e delle guerre basate su economia, sanzioni e strategie non convenzionali, esistono ancora delle realtà atipiche nelle quali l'intraprendenza e la spregiudicatezza di qualche centinaio di ex-pescatori riescono a condurre businness capaci di fruttare svariati milioni di dollari ogni anno. Come dimostrato dal precedente fallimento dell'Operazione Restore Hope nel 1992, la Somalia non è un teatro nel quale le forze della coalizione occidentale – nè tantomeno i deboli governi locali – riescono a ottenere successi significativi. Nonostante dal 2008 attori importanti come NATO, Unione Europea e Stati Uniti abbiano intensificato gli sforzi nella regione, la situazione resta sostanzialmente invariata e anzi l'unico risultato finora ottenuto col massiccio dispiegamento di forze nel Golfo di Aden e con l'istituzione di zone protette e pattugliate è stato l'ampliamento del raggio d'azione dei pirati. Il primo capitolo riepiloga brevemente gli ultimi anni della travagliata storia della Somalia, per capire in quali condizioni sociali, politiche ed economiche è germogliata la moderna pirateria nel Corno d'Africa, soffermandosi poi sul suo modus operandi. Facendo chiarezza sulle leggi internazionali in merito, sia per quanto riguarda la definizione che per quanto riguarda il perseguimento di questi crimini, si evidenzia come le istituzioni internazionali si siano mosse in modo efficace sul fronte giuridico, ampliando le generiche convenzione UNCLOS e SUA con delle Risoluzioni appositamente pensate per il caso somalo. Nel secondo capitolo si passa alle strategie e alle istituzioni "ad hoc" create dai governi locali, da quelli regionali e dalla comunità internazionale per ristabilire la legalità, illustrando anche i diversi programmi di sostegno e sviluppo per l'economia e la popolazione somala. Infine, nel terzo capitolo, ci si occupa dei costi per l'economia africana e internazionale e si 5

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Informazioni tesi

  Autore: Matteo Cotelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Giacomo Goldkorn Cimetta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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nazioni unite
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