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La Compliance nella SGR

L’esigenza di disciplinare i comportamenti degli operatori, soprattutto degli intermediari, è stata da sempre avvertita come presupposto della stabilità dei mercati, nella convinzione che questa si basi a sua volta su quella delle singole istituzioni. Il fatto che il livello di regolamentazione del settore finanziario sia più spiccato rispetto al resto del sistema economico si spiega osservando che sui mercati finanziari vengono scambiati contratti aventi un’alta connotazione fiduciaria.
In questo contesto si inserisce il tema della compliance (e quindi le ragioni della sua esistenza) che si è voluto sviluppare nella tesi, nel caso particolare della società di gestione del risparmio.
Alle SGR, insieme alle SICAV, il TUF riserva l’esercizio professionale del servizio di gestione collettiva del risparmio.
Poiché quello della compliance è un argomento estremamente ampio, il presente lavoro non ha avuto lo scopo o meglio, la pretesa, di svilupparlo nella sua interezza (non effettuando, ad esempio, un confronto con altri paesi europei, ma rimanendo all’interno del caso, e quindi del panorama normativo, italiano), ma ne ha affrontato alcuni aspetti che possono essere considerati particolarmente importanti.
Innanzitutto, ci si è posti il problema di definire la compliance, ed il problema della definizione costituisce sempre, ma soprattutto in questo caso, già la soluzione a una buona parte del quesito.
Banca d’Italia nel Documento di consultazione definisce il rischio di compliance, o meglio, di non compliance, come “il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme di legge, di regolamenti, di norme di autoregolamentazione o di codici di condotta”.
Tale rischio è quindi connotato dalla contemporanea presenza di 2 condizioni: la violazione di norme imperative (leggi o regolamenti), di settore (codici di autodisciplina, standard provenienti da organismi di settore, best practices), oppure interne (statuti, codici di condotta, procedure), ed il verificarsi di sanzioni giudiziarie o amministrative, di perdite finanziarie rilevanti, oppure di danni reputazionali, derivanti dalla violazione delle norme.
Dalla definizione data emergono dei problemi, come il fatto che non vi sia una definizione chiara e oggettiva né del perimetro del rischio di compliance e quindi del perimetro di attività della funzione compliance, né del concetto di perdita finanziaria rilevante, condizione necessaria affinché sussista il RCo; emergono inoltre caratteristiche peculiari del suddetto rischio rispetto agli altri, come la difficile quantificazione ed il fatto che, per la sua particolare natura e la sua potenziale gravità, esso richiede una logica ex-ante e non ex-post.
Si tratta di un rischio trasversale, in quanto esso comprende sia i rischi legali, che sono anche una componente dei rischi operativi, sia quelli reputazionali.
Il ruolo della compliance di unità destinata a evitare il verificarsi di sanzioni in seguito a cattivo funzionamento e/o cattivo comportamento dell’azienda, per la non aderenza a leggi, regolamenti e standard, è ormai assodato, per non dire non più sufficiente: oggi la mission da assegnare alla funzione non è più rappresentata dalla mera aderenza alla normativa esterna, ma è rappresentata dall’individuazione e dalla realizzazione concreta di comportamenti interni e dallo svolgimento di compiti preventivi di presidio e di controllo, con lo scopo di monitorare con maggiore efficacia i vari rischi associati alla non compliance.
Capire e interpretare correttamente questo passaggio evolutivo risulta dunque particolarmente rilevante.
Nella definizione di Banca d’Italia, inoltre, il rispetto dei codici etici e dei principi di comportamento deontologico e professionale viene espressamente menzionato come aspetto rientrante nell’ambito di intervento della funzione compliance.
Si rileva così come il rischio di compliance sia legato alla responsabilità sociale d’impresa o Corporate Social Responsibility, che è una forma di governance allargata dell’azienda, che risponde non soltanto agli interessi dei portatori del capitale di rischio, ovvero gli azionisti, ma anche a quelli di un’ampia platea di altri soggetti (gli altri stakeholder, la collettività, l’ambiente).
Tema particolarmente sentito è quello dell’indipendenza di azione della compliance: la funzione deve essere connotata, da una parte da un adeguato livello di autorità, reputazione ed indipendenza rispetto alle aree di business, ovvero rispetto alle funzioni operative, dall’altra dalla presenza di collegamenti funzionali e di tipo gerarchico in grado di assicurare in ogni momento all’Alta Direzione la conoscenza del livello di compliance risk assunto dall’intermediario.

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7 1. Introduzione Lesigenza di disciplinare i comportamenti degli operatori, soprattutto degli intermediari, è stata da sempre avvertita come presupposto della stabilità dei mercati, nella convinzione che questa si basi a sua volta su quella delle singole istituzioni. Il fatto che il livello di regolamentazione del settore finanziario sia più spiccato rispetto al resto del sistema economico si spiega osservando che sui mercati finanziari vengono scambiati contratti aventi un alta connotazione fiduciaria. A seguito poi della trasformazione intervenuta negli stessi mercati finanziari nellultimo decennio, lenfasi sul rispetto della regolamentazione è chiaramente cresciuta molto. Essi sono diventati più grandi, mettendo in gioco valori di dimensioni sempre maggiori in proporzione alleconomia reale, più ampi anche in senso geografico(coinvolgendo tutto il globo) prima ancora degli altri settori economici, e sono diventati più raffinati con lintroduzione di strumenti finanziari più complessi. È evidente quindi come questo sviluppo prema per una sempre maggiore affidabilità degli intermediari. Tali aspetti hanno reso avvertite le istituzioni di vigilanza del fatto che le proporzioni delle crisi finanziarie (ed economiche) possono essere tali da non risultare governabili non solo dalle singole istituzioni nazionali, ma nemmeno con uno sforzo congiunto e coordinato di quelle di tutto il mondo. Laccettazione responsabile di questa evidente ma sgradevole realtà ha spinto a concentrare lattenzione sul momento della prevenzione delle crisi piuttosto che a quello della loro soluzione. In questo contesto si inserisce il tema della compliance (e quindi le ragioni della sua esistenza) che si andrà a sviluppare nella presente tesi, nel caso particolare della società di gestione del risparmio. Questa stessa crisi che sta impattando non soltanto sui mercati e sugli intermediari, ma anche sulleconomia reale, infatti, insieme alla continua evoluzione della normativa che tipicamente interessa il settore finanziario, pone in primo piano limportanza della compliance, non tanto come insieme di attività, norme e processi, quanto come valore che deve permeare la cultura degli intermediari. Anche se, con specifico riferimento ai servizi di investimento e a quello di gestione collettiva del risparmio, gran parte dei compiti oggi svolti dalla funzione di conformità erano prima (dellobbligatorietà di istituire unapposita unità) assolti dalla funzione di controllo interno, con l entrata in vigore della MiFid, quello della compliance viene ad essere un tema relativamente nuovo, perlomeno nei paesi continentali. È evidente cioè che il ruolo e le responsabilità della compliance, della sua funzione e del responsabile di questultima , noti da tempo allordinamento a nglosassone, passa attraverso una rilettura attenta delle finalità della normativa e degli stessi principi chiave dell ordinamento finanziario. La compliance viene così ad imporsi con grande attenzione e complessità nel panorama normativo, e, tra laltro, la stessa cosa avviene nel caso delle banche e delle imprese di assicurazione, anche se regolate da discipline di diritto interno diverse. A prescindere dalla tipologia di intermediario, levoluzione dei mercati, finanziari e non, rende necessario, da un lato, approntare specifici presidi organizzativi con la

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Informazioni tesi

  Autore: Luisa Zarantonello
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Economia
  Corso: Banca, Impresa e Mercati Finanziari
  Relatore: Flavio Bazzana
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 131

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Parole chiave

banche
compliance
sgr
sistema dei controlli interni
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