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Gli effetti della compressione non lineare e della trasposizione lineare in frequenza sulla percezione verbale nei bambini in età scolare

1-2 bambini su 1000 nati sono affetti da deficit uditivo permanente. Per i bambini ricoverati nei reparti di patologia neonatale il rischio di un difetto audiologico raggiunge anche il 4-5 per 100 (De Michele, 2008). Si stima che ciò possa corrispondere, in Italia, a più di 900 nuovi casi di ipoacusie permanenti infantili ogni anno. Il deficit uditivo nei bambini può interferire con il normale sviluppo del linguaggio, l'istruzione e l'interazione sociale. Può produrre anche, in alcuni casi, effetti psicologici ed emotivi negativi. Una diagnosi precoce della perdita uditiva, tuttavia, può ridurre notevolmente queste conseguenze o addirittura comportarne un miglioramento significativo. I maggiori progressi si sono ottenuti con bambini ipoacusici su cui si è intervenuto nei primi 6 mesi di vita (Yoshinaga-Itano, Sedey, Coulter, e Mehl, 1998). Per questo motivo è stato realizzato un programma di screening in tutto il mondo che mira ad identificare, il più presto possibile, tutti quei bambini con problemi d’udito al fine di garantire un precoce intervento audiologico, educativo e medico (EHDI, 2006).
Per una stimolazione uditiva ottimale, l’amplificazione acustica deve essere attuata immediatamente dopo la diagnosi ed una delle più grandi sfide da affrontare, quando si lavora con la popolazione pediatrica, è permettere ad essi l'accesso a tutti i suoni necessari per la produzione, la percezione e lo sviluppo del linguaggio. Ciò è particolarmente difficile quando la perdita uditiva è presente sulle alte frequenze, dove l’amplificazione acustica convenzionale ha scarso successo per quattro principali motivi (Kuk, Keenan, Korhonen, e Lau, 2009): guadagno insufficiente, larghezza di banda limitata, feedback acustico e presenza di aree morte nella coclea.
Per quanto riguarda quest’ ultima, infatti, gli apparecchi acustici non sono in grado di combattere una “area morta”, definita come regione in cui le cellule ciliate interne e/o i neuroni funzionanti sono pochissimi o addirittura inesistenti. Pertanto, una stimolazione acustica in queste aree, oltre a non poter migliorare le prestazioni, tenderà ad influenzare negativamente la qualità e la comprensione del parlato (Ching, Dillon e Bryne, 1988; Turner & Cummings, 1999; Moore, 2008).
Per quanto riguarda gli altri tre limiti, la perdita d’udito può essere così grave che la potenza massima del dispositivo acustico potrebbe non essere in grado di raggiungere un livello al quale possa essere percepito un beneficio; inoltre, i dispositivi di amplificazione, hanno un range frequenziale tra i 500 e 4000 Hz.
Sopra questa frequenza la risposta cade in modo significativo e secondo alcuni studi, i bambini necessitano di una maggiore larghezza di banda, soprattutto per quel che riguarda le frequenze acute per la comprensione del discorso e l’apprezzamento di suoni ambientali e musicali.
Una mancata stimolazione di queste può, quindi, influenzare negativamente sulla capacità del bambino di riprodurre alcuni fonemi, per non parlare del ritardo nello sviluppo fonologico e morfologico (Stelmachowicz et al., 2001, 2002, 2004). L’energia spettrale per molte consonanti è situata soprattutto nel campo delle frequenze acute (Widex, 2010). Fonemi come /s/, / ∫ /, / t /, / z /, / f / sono quindi difficili da discriminare quando la perdita d'udito è presente in quella regione. Sebbene questi suoni siano più morbidi di intensità, il loro contributo per la comprensione della voce è fondamentale.
Sono stati numerosi i tentativi nell’affrontare questo problema attraverso tecniche di abbassamento di frequenza, ma hanno avuto uno scarso successo per la scarsa qualità sonora riprodotta. Inoltre quando vengono applicati elevati livelli di guadagno, il feedback è una conseguenza comune ed anche con sofisticati sistemi di anti-feedback, l’unica vera soluzione è quella di eliminare il guadagno sulle frequenze acute. L’obiettivo primario di questo studio è quello di determinare se gli algoritmi della compressione non lineare e della trasposizione lineare in frequenza producono benefici sulla percezione verbale nei bambini in età scolare.

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5 | P a g i n a INTRODUZIONE 1-2 bambini su 1000 nati sono affetti da deficit uditivo permanente. Per i bambini ricoverati nei reparti di patologia neonatale il rischio di un difetto audiologico raggiunge anche il 4-5 per 100 (De Michele, 2008). Si stima che ciò possa corrispondere, in Italia, a più di 900 nuovi casi di ipoacusie permanenti infantili ogni anno. Il deficit uditivo nei bambini può interferire con il normale sviluppo del linguaggio, l'istruzione e l'interazione sociale. Può produrre anche, in alcuni casi, effetti psicologici ed emotivi negativi. Una diagnosi precoce della perdita uditiva, tuttavia, può ridurre notevolmente queste conseguenze o addirittura comportarne un miglioramento significativo. I maggiori progressi si sono ottenuti con bambini ipoacusici su cui si è intervenuto nei primi 6 mesi di vita (Yoshinaga-Itano, Sedey, Coulter, e Mehl, 1998). Per questo motivo è stato realizzato un programma di screening in tutto il mondo che mira ad identificare, il più presto possibile, tutti quei bambini con problemi d’udito al fine di garantire un precoce intervento audiologico, educativo e medico (EHDI, 2006). Per una stimolazione uditiva ottimale, l’amplificazione acustica deve essere attuata immediatamente dopo la diagnosi ed una delle più grandi sfide da affrontare, quando si lavora con la popolazione pediatrica, è permettere ad essi l'accesso a tutti i suoni necessari per la produzione, la percezione e lo sviluppo del linguaggio. Ciò è particolarmente difficile quando la perdita uditiva è presente sulle alte frequenze, dove l’amplificazione acustica convenzionale ha scarso successo per quattro principali motivi (Kuk, Keenan, Korhonen, e Lau, 2009): guadagno insufficiente, larghezza di banda limitata, feedback acustico e presenza di aree morte nella coclea. Per quanto riguarda quest’ ultima, infatti, gli apparecchi acustici non sono in grado di combattere una “area morta”, definita come regione in cui le cellule ciliate interne e/o i neuroni funzionanti sono pochissimi o addirittura inesistenti. Pertanto, una stimolazione acustica in queste aree, oltre a non poter migliorare le prestazioni, tenderà ad influenzare negativamente la qualità e la

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Informazioni tesi

  Autore: Daniela Guidi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Tecniche audioprotesiche
  Relatore: Gennaro Auletta
Coautore: Laria Carla
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 53

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Parole chiave

linguaggio
sviluppo
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trasposizione
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protesi
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udito
phonak
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widex
neurosensoriale
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