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Il Modello Circonflesso di Olson. Una ricerca su famiglie con handicap

Il presente lavoro parte da un'analisi del testo “Il Faces IV. Il modello circonflesso di Olson nella clinica e nella ricerca” (2014) e presenta i dati di ricerca sul funzionamento familiare di famiglie di persone con disabilità.
La ricerca, in generale, ha lo scopo di scoprire e interpretare fatti, eventi, comportamenti e teorie relative ad ambiti della conoscenza e dell'esperienza umana. In un senso lato, il termine ricerca viene usato per indicare la raccolta di informazioni su un determinato fenomeno.
La ricerca produce un’immagine del fenomeno osservato, attraverso formalizzazioni quantitative.
Nello specifico, la valutazione psicodiagnostica è un processo strutturato di conoscenza e comprensione dell’individuo, della coppia o della famiglia che ci restituisce una descrizione dinamica delle modalità di funzionamento della persona, coppia o famiglia.
L’utilizzo dei test psicologici completa ed integra le informazioni raccolte durante i colloqui, permette la valutazione di funzioni o caratteristiche specifiche e consente di avere una conferma/disconferma delle osservazioni cliniche. La diagnosi funge da guida e da criterio pragmatico sulla fattibilità del trattamento e si configura come proposta di un progetto terapeutico.
Le famiglie, a differenza del singolo, si presentano come sistema strutturato e governato da modalità e abitudini che tengono insieme e regolano le relazioni tra più persone. La valutazione delle relazioni familiari deve perciò tener conto di questa dimensione sistemica, fornendo informazioni utili ad un inquadramento delle caratteristiche più salienti del funzionamento familiare.
Il modello Circonflesso di Olson, e il questionario FACES che da esso deriva, si rivolgono proprio al sistema famiglia e si adattano sia a contesti di ricerca che terapeutici. Possono essere utilizzati per valutazioni diagnostiche e come sussidio all’intervento terapeutico alla famiglia offrendo la verifica dell’efficacia della terapia e indicazioni al terapeuta sulla migliore strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi previsti.
Il modello ci aiuta a rivolgerci alla famiglia come un tutto, individuando gli aspetti più rilevanti delle dinamiche familiari tra i punti di forza e di debolezza, per aiutare le famiglie a raggiungere nuovi equilibri e individuare le aree carenti come possibili aree di intervento per i trattamenti.
Il testo preso in esame presenta gli studi sugli stili di funzionamento familiare (oltre che del campione normativo italiano, di persone con disturbo da uso di sostanza, alimentare, dell’umore, disturbo dello spettro autistico e psicotico) evidenziando come le famiglie del campione clinico assumano profili diversi da quelli della popolazione non clinica, facendo ipotizzare l’esistenza di differenze tra le une e le altre.
Nelle famiglie con una persona disabile possono instaurarsi dinamiche particolari, ovvero un circuito di rinforzo che alimenta e si alimenta del bisogno assistenziale del congiunto disabile.
Dando per assodata la fallacia delle letture deterministiche e lineari che vedono come unica parte di rilievo la presenza di un disturbo familiare, il modello circonflesso si concentra sulla necessità di approfondire la valutazione degli stili familiari per conoscere i fattori che possiamo presumere associarsi come rischio e come protezione allo sviluppo all'insorgenza e al mantenimento di un equilibrio funzionale, per comprendere meglio il peso del fattore famiglia nelle interazioni globali.
L’utilizzo del modello circonflesso permette quindi di individuare le aree funzionali (da adottare come risorsa) e quelle problematiche (sulle quali improntare gli obbiettivi della terapia), garantendo il mantenimento di una visione sistemica che tiene conto sia del rapporto fra singoli individui, che di quello che ciascuno di essi ha verso l’intero sistema.

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INTRODUZIONE Il presente lavoro parte da un'analisi del testo “Il Faces IV. Il modello circonflesso di Olson nella clinica e nella ricerca” (2014) e presenta i dati di ricerca sul funzionamento familiare di famiglie di persone con disabilità. La ricerca, in generale, ha lo scopo di scoprire e interpretare fatti, eventi, comportamenti e teorie relative ad ambiti della conoscenza e dell'esperienza umana. In un senso lato, il termine ricerca viene usato per indicare la raccolta di informazioni su un determinato fenomeno. La ricerca produce un’immagine del fenomeno osservato, attraverso formalizzazioni quantitative. Nello specifico, la valutazione psicodiagnostica è un processo strutturato di conoscenza e comprensione dell’individuo, della coppia o della famiglia che ci restituisce una descrizione dinamica delle modalità di funzionamento della persona, coppia o famiglia. L’utilizzo dei test psicologici completa ed integra le informazioni raccolte durante i colloqui, permette la valutazione di funzioni o caratteristiche specifiche e consente di avere una conferma/disconferma delle osservazioni cliniche. La diagnosi funge da guida e da criterio pragmatico sulla fattibilità del trattamento e si configura come proposta di un progetto terapeutico. Le famiglie, a differenza del singolo, si presentano come sistema strutturato e governato da modalità e abitudini che tengono insieme e regolano le relazioni tra più persone. La valutazione delle relazioni familiari deve perciò tener conto di questa dimensione sistemica, fornendo informazioni utili ad un inquadramento delle caratteristiche più salienti del funzionamento familiare. Il modello Circonflesso di Olson, e il questionario FACES che da esso deriva, si rivolgono proprio al sistema famiglia e si adattano sia a contesti di ricerca che terapeutici. Possono essere utilizzati per valutazioni diagnostiche e come sussidio all’intervento terapeutico alla famiglia 3

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Di Vanni
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Psicoterapia
Anno: 2015
Docente/Relatore: Francesco Tramonti
Istituito da: Istituto di Psicoterapia Relazionale IPR di Pisa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 29

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