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Il Soft Power della Cina nella Regione del Corno d'Africa

I rapporti tra Africa e Cina risalgono al secondo dopoguerra ma recentemente stanno aumentando considerevolmente. Infatti, negli ultimi due decenni, la Repubblica Popolare Cinese è diventata un partner commerciale ed un investitore cruciale per alcuni paesi africani, tra di essi quelli nell’area del Corno d’Africa possono essere facilmente delineati come una regione di particolare e recente interesse.
Lo scopo dell’elaborato è quello di comprendere meglio la natura di queste connessioni, più precisamente mira a comprendere in che modo le relazioni crescenti tra questi paesi debbano essere inquadrate all’interno di una strategia di soft power, piuttosto che come attività volte prettamente alla creazione di una strategia geo-economica.
Questo elaborato si divide in tre parti e, in primo luogo, fornisce un’introduzione teorica al concetto di soft power formulato da Nye. Il secondo capitolo si concentra sul contesto al quale si fa riferimento tracciando le peculiarità e le diverse espressioni della strategia di soft power portata avanti dalla Repubblica Popolare cinese a livello globale. Infine, il terzo capitolo è dedicato all’argomento cuore della tesi, dopo un breve excursus storico delle relazioni politiche tra il Corno e la Cina, l’elaborato approfondisce i vari aspetti e strumenti del “Chinese soft power” nella regione. Vengono presi in considerazione diversi elementi tra cui l’attrattività del successo del modello cinese di sviluppo, la pratica diplomatica con i quattro paesi, il ruolo delle telecomunicazioni e dei media, lo strumento degli Istituti Confucio e degli scambi educativi. A questo punto, il testo arriva ad esporre le conclusioni della tesi e la risposta al quesito principale della stessa.

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INTRODUZIONE "La cultura è diventata una fonte sempre più importante di coesione e creatività nazionale e un fattore di crescente importanza nella competizione per la forza nazionale complessiva" […]; Dobbiamo valorizzare la cultura come parte del soft power del nostro paese per garantire meglio i diritti e gli interessi culturali fondamentali del popolo” 1 Con queste parole, l’ex segretario generale del Partito Comunista Cinese Hu Jintao presentava, all’interno del 17° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese del 2007, l’iniziativa chiave a livello nazionale che avrebbe dato inizio all’impresa, pensata e pianificata, di costruzione da parte della Cina del suo soft power a livello globale. Il concetto di Soft Power ha iniziato ad essere al centro dei dibattiti di politica internazionale durante gli anni Novanta, dopo che Joseph S. Nye, famoso studioso statunitense e preside della Kennedy School of Government di Harvard, coniò il termine all’inizio del decennio. Riflettendo sul significato di potere, inteso come la capacità di influenzare i comportamenti altrui per ottenere il risultato voluto, 2 Nye definì come soft power la modalità indiretta in cui esercitare tale potere, ovvero la modalità che non richiede l’uso di minacce o di ricompense. Originariamente il potere veniva costruito basandosi sulla forza militare ed economica, questa sua prima faccia viene chiamata hard power e si contrappone al soft power, il quale si basata sull’attrazione e la capacità di persuasione della cultura, dei valori e delle politiche di un Paese. Quando Nye scrive a proposito di questa seconda faccia del potere lo fa avendo in mente la potenza che più di tutte è stata detentrice di soft power nel XX secolo, ovvero gli Stati Uniti d’America. Tuttavia, con il nuovo millennio la PRC 3 ha mostrato un forte impegno nella costruzione di una strategia di soft power, tanto che dal 2007 è entrato a far parte delle priorità nazionali in politica estera, in particolare in riferimento alla promozione del cosiddetto sviluppo pacifico. Vale a dire che la Cina vuole proporsi come partner commerciale affidabile e soprattutto mira ad eliminare il pregiudizio diffuso di una “minaccia cinese” per diventare membro attivo e affermato all’interno della comunità internazionale. In un’intervista dell’aprile 2016 per il Centre for Strategic and International Studies, J. Nye riflette sul soft power cinese e spiega come quest’ultimo stia funzionando in determinate aree 1 Parte del discorso di Hu Jintao del 15 ottobre 2007 riportato da ChinaDaily.com 2 J. S. Nye, “Soft Power. The means to success in world politics”, PubblicAffairs, New York 2004, p. 3. 3 Acronimo utilizzato di seguito per identificare la Repubblica Popolare Cinese

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Informazioni tesi

  Autore: Ludovica Aicha Brambilla
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: vittorio emanuele parsi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 34

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