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La musicoterapia entra in classe

Attualmente la musicoterapia in Italia, sia per quanto attiene alla pratica, e in gran parte anche per la formazione, è affidata a iniziative private, non godendo ancora di un riconoscimento legislativo, a differenza di quanto accade in molti altri Paesi in Europa e nel mondo.
Nonostante ciò, essa viene spesso chiamata ad agire nella scuola (sia pubblica che privata) tramite progetti per favorire l’integrazione ed essere da supporto per bambini con difficoltà scolastica, più o meno certificata.
La musica compare invece nell’insegnamento curriculare sotto forma di pedagogia musicale. Nell’insegnamento musicale, la musica viene considerata come un linguaggio supplementare da apprendere.
Questo però è limitativo: il linguaggio musicale non va considerato un linguaggio a sè stante, appannaggio esclusivo dei musicisti, ma è piuttosto un vero e proprio linguaggio universale.
Il suono è insito nell’esperienza di vita di ognuno di noi, fin dalla fase embrionale: l’embrione è in grado di sentire il mondo esterno, avendo completato lo sviluppo dell’apparato uditivo, fin dal 6° mese di gravidanza.

Agire attraverso il suono apre molteplici possibilità:
• possibilità di attività motorie, acustiche e pratiche;
• possibilità di relazioni educative e di dialogo sonoro sia tra i pari, sia con l’adulto facilitatore;
• possibilità di espressione e di comunicazione delle emozioni e dei sentimenti attraverso modalità non verbali, di tipo motorio e/o sonore.

Si profila quindi un uso non solo terapeutico delle tecniche di musicoterapia ma in una prospettiva di prevenzione.
Con questa tesi mi propongo di dimostrare i benefici che potrebbero derivare dall’introduzione della musicoterapia come attività permanente all’interno delle strutture educative e formative attuali.
Verranno considerate come target di riferimento le classi della scuola primaria. Ciò non esclude ovviamente la possibilità di tale tipo di intervento anche su altre fasce di età, calibrandolo in base alle necessità del target di riferimento.
Se i progetti proposti in tutta Italia fino ad oggi erano rivolti ai singoli alunni con difficoltà, l’ipotesi che propongo e vado ad argomentare è quella di attività gruppali all’interno delle classi, con due fondamentali obiettivi:
1. Fornire un elemento di supporto all’apprendimento, migliorando l’adesione al percorso scolastico nei ragazzi con difficoltà.
2. Creare e conservare un ambiente di inclusione, confronto e valorizzazione del diverso, che possa essere di prevenzione per bullismo, emarginazione, discriminazione e violenza.
L’inclusione, ce lo dice la parola stessa, si fa dentro (in questo caso dentro la classe), non fuori.
L’ipotesi è che, se ben programmato assieme a tutto il team educativo, questo tipo di intervento possa andare ad incidere sensibilmente sulle modalità di comunicazione e di interazione tra lo scolaro e l’ambiente in cui è inserito. Quando uno studente comunica in maniera soddisfacente con gli altri compagni e con le sue figure educative di riferimento, si instaurano dinamiche virtuose che di conseguenza portano circostanze favorevoli anche sul clima scolastico.
Questo lavoro inizia con uno sguardo d’insieme alla scuola di oggi, nella sua complessità, con un focus di attenzione sui bambini con difficoltà scolastica.
Viene analizzato a seguire lo sviluppo del bambino, contestualizzato nell’ambiente in cui è inserito: la famiglia, la scuola, la società odierna.
Andremo poi a considerare alcune delle principali variabili che condizionano l’apprendimento del bambino:
• la sfera emotiva
• l’apprendimento del linguaggio
• il mantenimento dell’attenzione
Sono state raccolte evidenze scientifiche a dimostrare COME la musicoterapia possa intervenire su queste macro-aree e diventare un’alleata speciale e preziosa per la crescita e la formazione dei ragazzi.

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2. LO SVILUPPO DEL BAMBINO 2.1 Gli stadi dell’apprendimento del fanciullo secondo Piaget Piaget studia e teorizza, attraverso l’osservazione dei processi mentali dei suoi due figli, il modo in cui a diverse età del fanciullo corrisponda un modo qualitativamente diverso di comprendere. Il passaggio da uno stadio all’altro avviene ad una certa età e si estende per un certo periodo di tempo, in tutti i bambini. Tutte le modalità di funzionamento psicologico del bambino che si trova in un certo stadio sono accomunate dalle stesse proprietà (uniformità di fun- zionamento psichico in tutti i bambini che si trovano nello stesso sta- dio con prestazioni simili). Ogni stadio configura un modo particolare di conoscere e/o di relazionarsi con la realtà che si applica in modo sincrono a tutte le acquisizioni del bambino in quel periodo. Il passaggio da uno sta- dio inferiore ad uno superiore consiste in una integrazione gerarchica. LE FORME DI ATTIVITÀ MENTALE • STADIO SENSO-MOTORIO (0-2 anni) Vi è una progressiva differenziazione degli schemi senso-motori e raggiun- gimento delle nozioni di permanenza dell’oggetto, di spazio, di tempo, di causalità. Il bambino dipende da strumenti sensoriali e motori per l’apprendimento e la comprensione dell’ambiente; l’intelligenza consiste di schemi d’azione pratici. Le strutture cognitive sono legate all’azione, e diventano insieme allo svi- luppo motorio man mano più complesse e coordinate. Il mondo viene compreso in base a ciò che si può fare con gli oggetti e con le informazioni sensoriali. Il bambino non ha una rappresentazione interna degli oggetti, non ha immagini mentali. Il ragionamento è di tipo trasduttivo o analogico (dal particolare al particolare). 17

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Informazioni tesi

  Autore: Eugenia Ciampi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Conservatorio Luisa D'Annunzio
  Facoltà: Musicoterapia
  Corso: Musicoterapia
  Relatore: Fabio Trippetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 53

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