Il sacrificio nei Discorsi Sacri di Elio Aristide

INTRODUZIONE La scelta di questo argomento nasce dall’interesse di approfondire la tematica del sacrificio in un’epoca di transizione tra il paganesimo e gli inizi del cristianesimo, con l’obiettivo di delinearne i cambiamenti e le evoluzioni. A tale proposito l’attenzione di questo lavoro ricade sul II secolo, periodo di radicali trasformazioni politiche, sociali, culturali, religiose e di coesistenza fra paganesimo, religioni orientali, misticismo, nascenti tendenze soteriologiche, diffusione del cristianesimo 1 . In particolare, i Discorsi sacri di Elio Aristide si prestano bene a questo studio perché, al di là delle personali vicissitudini dell’autore, ci mostrano il retroscena culturale e religioso del suo tempo, carico di angosce e mutamenti nell’intimità dell’uomo che lo portano a interiorizzare il divino e a modificare il proprio atteggiamento nei confronti della prassi rituale tradizionale del sacrificio 2 . Publio Elio Aristide nasce nel 117 d.C a nord-est di quella che sarebbe stata la città di Adrianutere, in Misia (Asia Minore). Provenendo da una famiglia benestante riceve una buona formazione culturale e retorica, possiede la cittadinanza romana e partecipa alla vita politica della città di Smirne 3 . Come uomo della tarda antichità vive un senso di profonda angoscia, smarrimento, paura, aggravato dalle sue precarie condizioni di salute che lo conducono ad uno stato di perenne ansia e agitazione. La sua è una malattia psicofisica che lo accompagna per tutta la vita e che egli riesce ad alleviare solo grazie al rapporto intimo e personale che instaura con Asclepio, divinità guaritrice per eccellenza 4 . 1 Nicosia 1984, p. 43. 2 Sardella 2011, passim. 3 Nicosia 1984, p. 11. 4 Sardella 2011, p. 17. 5