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L'atto amministrativo informatico

La scrittura, oltre che rappresentare un mezzo di memorizzazione, ha da sempre costituito il più importante e, in alcuni casi, unico mezzo di comunicazione. Infatti su di essa sono stati costruiti tutti i più delicati e sofisticati meccanismi di trasmissione del pensiero e, dunque, delle informazioni. Ognuno di noi è in grado di rendersi conto personalmente di come la tecnologia informatica si stia sempre più imponendo nella vita di ogni giorno, fornendo così mezzi di trasmissione del pensiero sempre più efficaci ed immediati di quelli cartacei, tanto da indurre sociologi e filosofi ad ipotizzare la fine dell’era della scrittura. Tuttavia, si è ancora ben lungi dall’attuazione di tale ipotesi. Si può dire, invece, che viviamo in un’era di transizione, in cui si continua a mantenere il supporto informatico affiancato a quello elettronico. Di tale fenomeno non poteva non accorgersene anche il legislatore. Infatti, l’emanazione di leggi in campo informatico, si è andata sempre più intensificando negli ultimi anni per adeguarsi il più possibile alle esigenze di una società in continua evoluzione. Infatti, l’avvento dell’informatica e dell’elettronica nella società industriale ha determinato un profondo mutamento degli assetti sia nell’ambito produttivo sia in quello sociale, al punto che attualmente tutti i processi di produzione e le stesse possibilità di progresso sono costantemente condizionate dalla struttura tecnologica tipica delle società moderne e postindustriali. Nel campo amministrativo tale processo ha trovato riscontro nel Decreto Legislativo 12 febbraio 1993 n.° 39, il cui art. 2 stabilisce che le amministrazioni provvedono con il proprio personale alla progettazione, allo sviluppo ed alla gestione dei propri sistemi informativi automatizzati. Successivamente una compiuta, precisa definizione di “documento elettronico” è contenuta nell’art. 15 comma 2 della Legge 15 marzo 1997 n°59, alla quale sono successivamente seguiti: il D.P.R. 10 novembre 1997 n° 513 e il D.P.C.M. 8 febbraio 1999. Al riguardo, esistono tesi contrapposte. C’è che sostiene che si tratta di vera e propria rivoluzione, che pone l’Italia tra i paesi più all’avanguardia in materia. E poi c’è chi, invece, mostra qualche perplessità e remora circa l’adattabilità di tali “innovazioni” nella società italiana odierna. Infatti l’attuazione di tali principi pone alcuni importanti problemi; uno di questi riguarda la fissazione dei principi fondamentali cui ancorare la produzione normativa in materia, in modo tale da creare delle solide basi che consentano una disciplina organica in un ambito così complesso e delicato. A tal proposito, appare opportuno evidenziare l’esigenza di un’autonomia informatica della pubblica amministrazione. Gli elaboratori in dotazione dei pubblici uffici debbono essere fatti funzionare direttamente dal personale della pubblica amministrazione, la quale può rivolgersi a società private per consulenze ed avvio di nuovi progetti, ma deve fondamentalmente trovare nel proprio ambito le forze e le competenze necessarie al fine di garantire almeno la gestione ordinaria dei propri servizi informatici. Tutti i soggetti interessati, dal massimo dirigente al semplice operatore devono essere in grado di garantire l’utile funzionamento degli elaboratori e dei servizi ad essi connessi. Si impone in tal modo la necessità di un coordinamento a vari livelli che possa permettere di evitare il ricorso a società esterne per la fornitura di servizi e la conseguente moltiplicazione delle spese per ottenere un servizio ripetitivo, essendo simili le esigenze delle varie amministrazioni. Inoltre, bisogna sottolineare come l’informatizzazione della pubblica amministrazione comporti non solo un ridimensionamento dei compiti dei pubblici uffici, ma anche una diversificazione di preparazione e competenze, al fine di adeguare le mansioni del personale amministrativo al nuovo modo di concepire l’amministrazione. Occorre però tenere presente che l’elaboratore utilizza la sua intelligenza artificiale in maniera imitativa e non creativa. In altri termini, la macchina non sarà mai in grado di soppiantare completamente l’uomo; essa, semmai, potrà costituire uno strumento essenziale al fine di velocizzare e semplificare le procedure amministrative il cui momento decisionale deve comunque rimanere saldamente nelle mani degli uomini. Si modifica così il concetto di responsabilità amministrativa, nel senso che essa deve attualmente intendersi anche come “responsabilità tecnologica” del funzionamento degli elaboratori utilizzati dall’amministrazione. Alcune di queste nuove problematiche saranno alla base di questa tesi che cercherà di introdurre e spiegare questi nuovi concetti.

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INTRODUZIONE La scrittura, oltre che rappresentare un mezzo di memorizzazione, ha da sempre costituito il più importante e, in alcuni casi, unico mezzo di comunicazione. Infatti su di essa sono stati costruiti tutti i più delicati e sofisticati meccanismi di trasmissione del pensiero e, dunque, delle informazioni. Ognuno di noi è in grado di rendersi conto personalmente di come la tecnologia informatica si stia sempre più imponendo nella vita di ogni giorno, fornendo così mezzi di trasmissione del pensiero sempre più efficaci ed immediati di quelli cartacei, tanto da indurre sociologi e filosofi ad ipotizzare la fine dell’era della scrittura. Tuttavia, si è ancora ben lungi dall’attuazione di tale ipotesi. Si può dire, invece, che viviamo in un’era di transizione, in cui si continua a mantenere il supporto informatico affiancato a quello elettronico. Di tale fenomeno non poteva non accorgersene anche il legislatore. Infatti, l’emanazione di leggi in campo

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Informazioni tesi

  Autore: Cristina Mariani
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Vincenzo Cerulli-irelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 165

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Parole chiave

atto amministrativo informatico
diritto amministrativo
atti amministrativi
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