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Genesi e fortuna della ''Storia della colonna infame'' di A. Manzoni

Manzoni e in particolare la Storia della colonna infame, sono stati oggetto negli ultimi anni di una riscoperta critica, formale, contenutistica ed estetica davvero notevole. E' impressionante considerare quanto Manzoni sia ancor oggi amato ed odiato, vittima di pregiudizi e di mistificazioni faziose nonchè forzature da parte delle classi politiche e sociali più diverse. Il motivo di questa continua riscoperta, riguarda fondamentalmente il nuovo approccio con una figura spesso e volentieri bistrattata da parte di critici “contro”, che rimarcavano l’apparente incongruenza della sua morale, della sua fede con la certezza del libero arbitrio. Senza dubbio il Manzoni è più contemporaneo oggi che cento anni fa, e viene da pensare che sia servito un altro secolo macchiato di nuove infamie per riscoprire la validità e la portata di quest’opera e dell’universale “j’accuse” che lancia. La riscoperta non riguarda solo l’opera e l’autore ma la collettività sociale che viene illuminata con quella logica serrata, responsabile e responsabilizzante in cui “il movimento delle forze storiche, tutto il gioco dei cataclismi sociali, è visto in funzione di un destino individuale.” La Storia della colonna infame è storia universale di uomini, è storia al bivio della moralità dei giudici e quindi tra la possibilità di scegliere tra il giusto riconoscendo l’innocenza degli accusati e l’ingiusto agendo con passioni fuorvianti ed inique, e condanne che divengono colpe nel momento della scelta consapevole o della non scelta: è simbolicamente e tristemente la riedizione della scelta tra Barabba e il Cristo. E’ storia individuale che diventa storia corrotta di carnefici e vittime. Renzo Negri in particolare circa la struttura della Storia ipotizza una similitudine: se I Promessi Sposi sono come un' immenso flusso di idee e caratteri che vanno dritti verso la fede, esponendo una visione della vita sotto molti aspetti pacificatrice, secondo un percorso segnato dalla matrice divina che dà e toglie secondo i meriti, la Storia della Colonna Infame è invece la deviazione, l'approdo malsano e insicuro, il gorgo, il male. Per questa giustizia umana di cui si avverte sempre l’esigenza, Manzoni esamina, con scrupolo di attento ricercatore, le carte processuali ed evidenzia la verità calpestata: i due accusati erano innocenti; era quindi necessaria l’opera di riabilitazione di quegli uomini a cui erano state strappate non solo le carni, ma anche la dignità. La Storia della Colonna Infame è un testo di incredibile forza e “rottura” con tutte quelle opere in cui prevale la rassegnazione e la speranza in un intervento risolutore divino. Qui, il concetto di Provvidenza vacilla per un attimo, e sembra negata. Ma è l'uomo di potere, quello su cui si concentra l'attenzione e l’accusa dell'autore. E’ la responsabilità dell’uomo di allora e di oggi davanti alle scelte che si fa monito sia per i giudici di allora sia per quelli di oggi. Anche Sciascia, amante di questo testo sosteneva, […] il passato, il suo errore, il suo male non è mai passato: e dobbiamo continuamente viverlo e giudicarlo nel presente, se vogliamo essere davvero storicisti. Il passato che non c'è più [...]s'appartiene a uno storicismo di profonda malafede se non di profonda stupidità. La tortura c'è ancora[...]'' .
La Storia ha conosciuto varie stesure, ritardi e ripensamenti dovuti al difficile superamento dei problemi filosofici e morali che il poeta cercava di elaborare e risolvere dentro di sè. Il Manzoni con questa minuziosa narrazione svela l'efferata violenza nei confronti degli imputati e le atroci responsabilità dei magistrati succubi del furore di una folla disperata e delirante. Mai come oggi questo racconto indica quanto il furore cieco della folla possa influenzare la giustizia, e come i fondamentalismi siano in larga parte giustizialismi travestiti da sembianze religiose o politiche, con tutto il bagaglio di un vocabolario che annovera espressioni come “guerra santa”, “morti giuste” e “fatta giustizia”. E il valore morale individuale cui Manzoni vuole ricondurre l’uomo libero è estremamente importante. Manzoni in questo senso riveste la figura dell'intellettuale come testimone, e anzi come accusatore, quale si è disegnata col ''J'accuse'' di Emile Zola, scrittore che decise di frequentare carte e aule di tribunale, e di diventare un giurato parallelo. Da Zola sino al Pasolini della denuncia al Palazzo del 1974, c'è un lungo filo di battaglie sulla giustizia: contro quella tradita dai suoi stessi ministri, accanto a quella dei suoi ministri fedeli e spesso solitari. Il richiamo del Manzoni diviene quindi un prezioso modello; la figura che emerge in quest’opera è quella di un uomo che cerca un equilibrio profondo e meditato tra le proprie lacerazioni, tra il piano divino proprio della “buona novella” e la sua possibile realizzazione in terra.

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriele Bugelli
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: Davide De Camilli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 115

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promessi sposi
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storia colonna infame
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