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Antropologia della danza in contesto africano. Un'esperienza in Ghana

Mi sono avvicinata allo studio della danza africana nel 1996, quando iniziai a seguire dei corsi a Firenze condotti da danzatori e percussionisti della Costa d'Avorio e del Burkina Faso. Negli anni, poi, il mio interesse è cresciuto. Ho seguito seminari di danzatori provenienti anche da altre zone dell'Africa, e nel 2001 ho deciso di intraprendere un viaggio verso Cape Coast in Ghana.
Prima della narrazione di quest'ultima esperienza ho ritenuto opportuno articolare il mio lavoro con delle parti che introducessero all’argomento della danza in Africa, con particolare attenzione all'area occidentale di questo vastissimo continente.
Per fare ciò, mi sono documentata con testi e articoli, inglesi e americani, che mi hanno aiutato anche a trovare un linguaggio che parlasse di danza.
Così, nel primo capitolo ho introdotto l'argomento della danza africana sottolineandone la sua diretta corrispondenza e compresenza con la musica.
Ho rintracciato quelli che ho creduto essere i canoni estetici, le caratteristiche generali e la postura di base di questa arte che vive così a stretto contatto con le attività quotidiane dei suoi esponenti. Ho poi parlato delle danze acrobatiche come estensione della normale attività di alcuni danzatori che si esprimono solitamente in contesti rituali.
La danza nella società africana è espressione della vita delle persone, perché è parte integrante delle religioni, delle attività sociali e ricreative, infatti nel secondo capitolo ho raccolto le occasioni in cui la danza è presente, e più precisamente le ho individuate nei tre tipi di contesto che, soprattutto per quanto riguarda quello rituale, stanno poco a poco modificandosi a causa dell'odierno ''traffico delle culture'', il quale porta ad un continuo mutamento delle tradizioni locali da una parte, e dell'universo socio-psicologico dei danzatori dall'altra.
Nel terzo capitolo ho preso in considerazione la differenza che intercorre nelle danze tra i movimenti maschili e quelli femminili; ho poi riadattato gli stessi criteri utilizzati da Disoteo (2001) per la costruzione dell’identità nella musica, alla danza, ritenendo che il percorso di vita sia fondamentale per la formazione dell’identità in generale e che quindi lo sia pure per quella di un danzatore.
Ho preso in esame i casi dei professionisti divenuti tali attraverso le pratiche di iniziazione o di apprendistato e quelli che, in ambito contemporaneo, si formano attraverso nuovi percorsi di apprendimento quali ''l’Institute of art and culture school of music, dance and drama'' a Legon, in Ghana (v. Adinku 1994). Così, ho pensato di concludere il percorso dell’identità nella danza, riportando delle interviste fatte ad alcuni dei membri della compagnia di danza, musica e teatro residente a Cape Coast, dove ho svolto la mia esperienza di campo.
Il quinto capitolo inizia con il mio viaggio. Quello che mi ha portato a contatto con Agoro Theatre Company, compagnia che mi colpì immediatamente per la sua organizzazione, frutto di un articolato progetto che ho spiegato anche grazie alle stesse parole dei suoi organizzatori. A Cape Coast la danza e la musica hanno fatto parte del mio quotidiano, a contatto con bravissimi professionisti che ogni giorno osservavo migliorarsi in vista di spettacoli o esibizioni. Oltre ad aver osservato, ho appreso alcune danze della tradizione ghanese; alcune di queste le ho imparate sola con un danzatore, altre, insieme a delle studentesse inglesi. Questa particolare situazione multiculturale ha dato vita a conversazioni molto utili per riflessioni sulla differenza di metodo di insegnamento e apprendimento tra africani e non africani.
Spero di aver trovato le parole più adatte a spiegare i movimenti delle danze “partecipativamente osservate”.

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INTRODUZIONE Mi sono avvicinata allo studio della danza africana nel 1996, quando iniziai a seguire dei corsi a Firenze condotti da danzatori e percussionisti della Costa d'Avorio e del Burkina Faso. Negli anni, poi, il mio interesse è cresciuto. Ho seguito seminari di danzatori provenienti anche da altre zone dell'Africa, e nel 2001 ho deciso di intraprendere un viaggio verso Cape Coast in Ghana. Prima della narrazione di quest'ultima esperienza ho ritenuto opportuno articolare il mio lavoro con delle parti che introducessero all’argomento della danza in Africa, con particolare attenzione all'area occidentale di questo vastissimo continente. Per fare ciò, mi sono documentata con testi e articoli, inglesi e americani, che mi hanno aiutato anche a trovare un linguaggio che parlasse di danza. Così, nel primo capitolo ho introdotto l'argomento della danza africana sottolineandone la sua diretta corrispondenza e compresenza con la musica. Ho rintracciato quelli che ho creduto essere i canoni estetici, le caratteristiche generali e la postura di base di questa arte che vive così a stretto contatto con le attività quotidiane dei suoi esponenti. Ho poi parlato delle danze acrobatiche come estensione della normale attività di alcuni danzatori che si esprimono solitamente in contesti rituali. Ho spiegato le tecniche comunicative tra la musica ed il corpo in danza; i segnali ritmici, quali la chiamata ed il bloccaggio, necessari al “dialogo” che intercorre tra musicista e danzatore.

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Informazioni tesi

  Autore: Serena Ademollo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'Educazione
  Relatore: Leonardo Piasere
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 207

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Parole chiave

africa
danza
etnografia
ghana
musica
antropologia culturale
musica africana
danza africana
etnomusicologia
danze rituali

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