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Charles de Gaulle e la questione algerina, 1958-1962

La guerra d’Algeria costituisce, per il momento, l’ultimo grande dramma nazionale francese. Diversamente dalle altre crisi di decolonizzazione, essa concerne un territorio prossimo alla Francia, popolato da una importante minoranza di origine europea ( all’incirca il 10%, corrispondente a 1 milione di europei), e giuridicamente assimilato ai dipartimenti della Repubblica. Per i Francesi, l’Algeria non era in questione perché, secondo una celebre espressione, “L’Algeria è la Francia” . Perciò il conflitto scoppiato nel 1954 fu vissuto dalla maggior parte del popolo francese come una questione interna ed esclusivamente francese.
È guardando alla storia della mia famiglia, alla complessità, al passionale e vivace trasporto dei suoi protagonisti, che mi sono avvicinato allo studio di questa vicenda dolorosa. Il mio interesse per quest’argomento, è dato anche dalla differenza che ho riscontrato tra ciò che la mia famiglia mi raccontava, sin da bambino, e i libri di storia che nel percorso dei miei studi avevo letto e studiato. Cosi ho iniziato il mio studio, alla ricerca di conferme oggettive, su ciò che mi era stato testimoniato, da persone che l’avevano vissuta. Durante questo studio, ho voluto dare la priorità ai libri scritti da autori, che avevano realmente vissuto quella vicenda, e ai discorsi fatti dai protagonisti dell’epoca, tra cui quelli di Soustelle , di Salan , di Massu , di Mitterand , dei vari esponenti del FLN e naturalmente ai discorsi pronunciati da de Gaulle . E dopo quest’ attenta ricerca di libri, testimonianze, discorsi, documenti storici, mi sono accorto che mi stavo apprestando a scrivere, quella che si può definire “la storia dei vinti” , cioè la storia di milioni di persone che quella guerra l’avevano vissuta realmente sulla propria pelle, ed erano stati manipolati dalla politica di una persona in particolare: Charles de Gaulle. Quel generale, al quale fu offerta per una seconda volta la possibilità di essere venerato come il salvatore della patria, quando ormai sembrava che “gli avvenimenti dell’Algeria” trascinassero la Francia nel baratro di una guerra civile.
De Gaulle nel 1958, anno in cui assurge al potere dopo un esilio volontario di dieci anni, non sapeva, forse, come avrebbe risolto la spinosa questione algerina, ma aveva una certezza: niente lo avrebbe fermato nel salvaguardare, quello che ai suoi occhi, erano gli interessi della Francia. Sapeva benissimo che l’epoca storica in cui si trovava ad operare era quella della decolonizzazione, della fine dei Grandi Imperi coloniali costruiti dalle grandi potenze per affermare la loro bramosia di potenza, a partire dal XIX secolo. L’Algeria per lui, prima che un dipartimento francese, un amato luogo di Francia, era un problema da eliminare.
Questione che, dopo quattro anni di guerra(1954-1958), portò ad una forte crisi istituzionale, che determinò il crollo della IV Repubblica e la chiamata del Generale de Gaulle, acclamato dal popolo metropolitano e voluto fortemente dal popolo francese in Algeria, poiché visto come il difensore dell’Algeria francese . Infatti, dopo aver preso il potere, durante il suo viaggio in Algeria, nei suoi discorsi, affermò più volte che l’Algeria era francese, in vari modi. Anche la politica attuata tra il 1958 e il 1959, con l’attuazione del Piano Costantine, del Piano Challe, e la difesa a livello internazionale della politica francese in Algeria, confermava la sua intenzione, davanti a chi lo aveva chiamato al potere, di voler risolvere la questione in senso francese. Solo nel 1960, durante un suo discorso sulla decolonizzazione, e più avanti nei vari discorsi sull’autodeterminazione, de Gaulle mostrò, al popolo francese, il suo vero obiettivo: lasciare l’Algeria . Evento, forse ineluttabile, per il quadro storico in cui si inserì questa vicenda, e che avvenne nel 1962 con la firma degli Accordi di Évian, firmati in tutta fretta e a un prezzo, forse troppo alto.
La mia critica alla politica di de Gaulle pone le sue basi, sul modo in cui è arrivato al potere, e su come un anno e mezzo dopo ha cambiato la sua politica, tradendo così il suo mandato. Mandato che era stato fortemente condizionato dalla volontà dei francesi-algerini, pronti ad un colpo di stato militare, per permettere a de Gaulle di assurgere al potere e difendere, come promulgava, l’Algeria francese. Ma la più grande colpa di de Gaulle, è l’aver firmato gli accordi di Évian in maniera sbrigativa e ad un prezzo troppo alto, senza preoccuparsi delle ripercussioni sui civili e senza porre condizioni, a livello sostanziale e non solo a livello formale, sulla difesa della minoranza francese .
In conclusione, ho voluto raccontare la storia di tutte quelle persone che avevano creduto nelle parole di de Gaulle, e che un anno e mezzo dopo, si sono trovati abbandonati a loro stessi, e costretti ad abbandonare la loro terra d’origine e la maggior parte dei propri averi.

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La guerra d’Algeria costituisce, per il momento, l’ultimo grande dramma nazionale francese. Diversamente dalle altre crisi di decolonizzazione, essa concerne un territorio prossimo alla Francia, popolato da una importante minoranza di origine europea ( all’incirca il 10%, corrispondente a 1 milione di europei), e giuridicamente assimilato ai dipartimenti della Repubblica. Per i Francesi, l’Algeria non era in questione perché, secondo una celebre espressione, “L’Algeria è la Francia” 1 . Perciò il conflitto scoppiato nel 1954 fu vissuto dalla maggior parte del popolo francese come una questione interna ed esclusivamente francese. È guardando alla storia della mia famiglia, alla complessità, al passionale e vivace trasporto dei suoi protagonisti, che mi sono avvicinato allo studio di questa vicenda dolorosa. Il mio interesse per quest’argomento, è dato anche dalla differenza che ho riscontrato tra ciò che la mia famiglia mi raccontava, sin da bambino, e i libri di storia che nel percorso dei miei studi avevo letto e studiato. Cosi ho iniziato il mio studio, alla ricerca di conferme oggettive, su ciò che mi era stato testimoniato, da persone che l’avevano vissuta. Durante questo studio, ho voluto dare la priorità ai libri scritti da autori, che avevano realmente vissuto quella vicenda, e ai discorsi fatti dai protagonisti dell’epoca, tra cui quelli di Soustelle 2 , di Salan 3 , di Massu 4 , di Mitterand 5 , dei vari esponenti del FLN 6 e 1 Charles de Gaulle,« Memorie della speranza. Il rinnovamento della speranza.1958-1962”, Rizzoli, Milano,1970 2 Jacques Soustelle,L’ esperance Trahie: (1958-1961), Ed. de l' Alma, Paris,1962 3 R. Salan, Lettres de prison, Paris, 1969 4 J . Massu, La vraie bataiile d’Alger, ed. Gauchon, Paris, 1971. 5 Pierre Montagnon, “ La guerre d’Algérie. Genese et engrenage d’une tragedie( 1954-1962) », Pigmalion, PARIS. 6 André Mandouze. La revolution algérienne par les text : documents/ du FLN. [Front de libération nationale, Paris, F. Maspero, 1961

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Informazioni tesi

  Autore: Paul Marie Michel Felli
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Gianluigi Rossi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 223

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algeria
charles
de gaulle
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pieds-noirs
questione algerina

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