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Tradurre il primo libro dell'Odissea nel Rinascimento: qualche esempio tra Italia e Francia

A inizio Cinquecento, grazie alla diffusione dell’industria tipografica, sempre più persone vogliono leggere e vogliono farlo in volgare, di conseguenza aumenta il numero delle traduzioni e il problema di fondo non è più se sia lecito tradurre ma come si debba tradurre.
Il traduttore diventa sempre più spesso non solo imitatore del poeta antico ma anche suo commentatore e interprete, crede di poter migliorare e rendere accessibile ad un pubblico più vasto l’autore, antico o moderno, di partenza, aggiornandolo al gusto e alla poetica correnti.
In Italia si trova molto raramente la traduzione delle opere omeriche complete e l’Odissea di Baccelli è la prima opera di questo tipo; in Francia, invece, la traduzione dei poemi omerici rientra all’interno degli interessi della corte di Francesco I che mette il primo dei poeti al centro della propria politica culturale, Peletier du Mans e Certon infatti appartengono a generazioni di letterati francesi che si interessano maggiormente alla lingua e alle opere di Omero.

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1 L’obiettivo di questa tesi di laurea è studiare le traduzioni del primo libro dell’Odissea di Omero durante il Rinascimento, in modo particolare quella italiana di Girolamo Baccelli e quelle francesi di Jacques Peletier du Mans e di Salomon Certon, considerando inoltre la traduzione ad verbum di Andrea Divo poiché si tratta della versione latina più utilizzata all’epoca per queste opere di traduzione in volgare. L’idea del mio elaborato parte da una ricerca condotta da diversi studiosi di Omero che, nel novembre 2013, hanno partecipato ad una giornata di studi all’Université Savoie Mont Blanc, Silvia D’Amico, Christiane Deloince-Louette, Monica Barsi, Andrea Baldissera, Paola Pecci, Gabriele Bucchi e Francesco Tissoni. Data la difficoltà di leggere Omero in lingua originale per tutta la prima metà del XV secolo, cioè fino a quando non è ripresa la circolazione dei manoscritti e non sono comparse le prime edizioni a stampa, inizialmente Virgilio è stato l’unico modello epico. L’autore dell’Eneide verrà preferito a Omero anche quando, negli anni Ottanta del Quattrocento, quest’ultimo inizierà ad essere letto in lingua originale grazie allo sviluppo degli studi greci in seguito alla presa di Costantinopoli. L’Iliade e l’Odissea vengono poi tradotte in esametri virgiliani o in volgare, ma faticano comunque a diventare dei modelli da imitare perché non sembrano rispettare le regole aristoteliche, il verosimile e il decoro 1 . Inoltre, è necessario sottolineare il diverso approccio in rapporto alla traduzione dei classici in Italia e in Francia: nel primo caso si privilegia la lingua latina per esprimere la padronanza perfetta del latino virgiliano, in terra francese invece è importante la scelta del volgare in accordo con la politica culturale di Francesco I: il traduttore deve creare una nuova lingua poetica capace di portare lustro alla nazione. Nella prima parte del mio elaborato tratterò della traduzione nel XVI secolo, poi passando dal generale al particolare mi concentrerò sull’analisi della situazione dei testi omerici in Italia e in Francia e infine analizzerò alcune traduzioni del primo libro dell’Odissea. Per quanto riguarda la suddivisione del testo greco in passaggi 1 Guido Baldassarri, Il sonno di Zeus. Sperimentazione narrativa del poema rinascimentale e tradizione omerica, Roma, Bulzoni, 2016.

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Informazioni tesi

  Autore: Aurora Giribuola
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Culture e letterature del mondo moderno
  Corso: Lettere
  Relatore: Silvia D'Amico
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 157

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Parole chiave

italia
francia
rinascimento
omero
cinquecento
traduzioni
baccelli
peletier
certon
odissea

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