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La dipendenza affettiva - Possibili origini ed implicazioni di un amore malato

La dipendenza affettiva rientra tra dipendenze comportamentali che, per insufficienza di letteratura scientifica in merito e test di screening sufficientemente validi, non sono ancora state riconosciute come disturbi autonomi dal DSM-5, ad eccezione del gioco d'azzardo e il gioco su internet. Si è cercato, quindi, di indagare in una chiave probabilistica le possibili origini di questo tipo di relazione, le motivazioni alla base della sua perpetuazione nel tempo, nonché le eventuali conseguenze che da essa potrebbero derivare.
Si è cominciato osservando l'influenza del ruolo materno ed in particolare delle sue funzioni di sostegno fisico ed emotivo sul futuro sviluppo di un'individualità stabile ed integrata di un soggetto e dei suoi Modelli Operativi Interni. Essi consistono in rappresentazioni di sé, del mondo esterno e delle relazioni tra sé e gli altri e si ipotizza che abbiano un'incidenza sulla scelta futura del partner: essendo ogni madre diversamente responsiva, empatica ed attenta alle esigenze psicofisiche del proprio bambino, creerebbe con lui diversi tipi di attaccamento e quindi anche differenti tipi di rappresentazioni mentali dei rapporti in sé. In futuro, i MOI, sebbene flessibili e modificabili, porterebbero l'individuo ad avvicinarsi a soggetti, le cui caratteristiche, rispecchierebbero le sue aspettative precedenti di relazione. Tuttavia, con la coppia nascerebbero nuovi schemi interattivi appartenenti a quello specifico rapporto che integrerebbero le personali esperienze passate di entrambi i partner coi loro bisogni attuali di sessualità, protezione e sicurezza.
Si formerebbero, quindi, diversi tipi di attaccamenti di coppia e, tra di essi, è stata presa in esame quella che vede coinvolti in un rapporto soggetti che avrebbero sviluppato nell'infanzia un tipo di attaccamento insicuro-ambivalente ed individui insicuri-evitanti. Queste persone sarebbero portate, in futuro, a legarsi intimamente in un circolo relazionale mal adattivo, creando, con molta probabilità, le premesse per l'insorgenza di una dipendenza affettiva: essa si presenta come una relazione in cui un partner in particolare cerca eccessivamente la vicinanza dell'altro, sentendolo come condizione unica e fondamentale della propria esistenza. Il nucleo emozionale di questo rapporto sembrerebbe consistere nella paura dell'abbandono e nella percezione di sé stesso come soggetto bisognoso, incapace di provvedere al proprio sostentamento. Questo stato è evidenziato anche a livello neurobiologico: al momento di allontanamento del partner i dipendenti affettivi sembrerebbero avere un'attivazione del VTA e ciò è indicativo di come l'altro sia sentito necessario per la propria sopravvivenza. Inoltre, è stato dimostrato come anche il funzionamento delle aree cerebrali responsabili dei processi decisionali e dell'impulsività sarebbero simili tra soggetti con dipendenze comportamentali e quelli con dipendenza da sostanze. Infine, si sono esplorate il livello di autostima, e l'autonomia economica come variabili che potrebbero favorire la perpetuazione della dipendenza relazionale nel tempo.
Si verrebbe a delineare, quindi, l'impossibilità di rottura del rapporto sebbene sbilanciato ed insoddisfacente. Per tali ragioni, si sono esplorate le condizioni in cui una relazione che coinvolge soggetti ambivalenti ed evitanti possa evolvere in casi di violenza domestica. La relazione che si instaura tra i due, deficitaria in termini di scambi comunicativi efficaci, risoluzione dei conflitti proficua ed empatizzazione con gli stati mentali dell'altro sembra evidenziare l'alta probabilità di evoluzione del conflitto in violenza, soprattutto se uno dei partner presenta un disturbo di personalità Borderline o Narcisistico. Si creerebbero in questo contesto la figura del soggetto maltrattante capace di agire minacce psicologiche, fisiche, sessuali, ed economiche e quella della vittima. Si è riscontrato, inoltre, come quest'ultima sia spesso donna ed esposta a rischio di sviluppare disturbi psichici (PTSD, depressione, ansia) che inciderebbero anche sulle sue capacità genitoriali. Infatti, l'esposizione di eventuali figli ad una situazione di violenza sembrerebbe aumentare in loro il rischio di un attaccamento insicuro/disorganizzato con conseguenti distorsioni cognitive e disturbi comportamentali: è chiaro, quindi, come si possano creare le premesse per la creazione di futuri rapporti malsani e come possa trovare spazio l'ipotesi della prospettiva intergenerazionale della violenza domestica.

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4 INTRODUZIONE Le relazioni sono una realtà presente fin dalla nascita di ognuno di noi e contribuiscono, quindi, alla creazione della nostra personalità, del modo in cui sentiamo le emozioni fino ad influenzare le nostre scelte e a diventare, talvolta, l’unico motore delle nostre vite. Il seguente elaborato tenta, quindi, di esplorare l’influenza del ruolo e delle funzioni materne sul futuro sviluppo di un’individualità stabile ed integrata di un soggetto, e l’incidenza che le stesse avranno sulla formazione della sua autostima e rappresentazioni di sé, del mondo esterno e delle relazioni tra lui e gli altri. È stato, infatti, indagato il peso che i MOI, creati attraverso le prime relazioni con la figura significativa, eserciterebbero sulla scelta di futuri partner: essendo ogni madre diversamente responsiva, empatica ed attenta alle esigenze psicofisiche del proprio bambino, creerebbe con lo stesso diversi tipi di attaccamento e quindi anche differenti tipi di rappresentazioni mentali dei rapporti in sé che, sebbene flessibili e modificabili attraverso future esperienze, porterebbero l’individuo in questione ad avvicinarsi a soggetti, le quali caratteristiche, rispecchierebbero le sue aspettative precedenti di relazione. Per questo motivo sono state prese in esame le condizioni per le quali soggetti che avrebbero sviluppato un tipo di attaccamento insicuro-ambivalente nell’infanzia sarebbero portati, in futuro, a legarsi intimamente con soggetti insicuri-evitanti in un circolo relazionale mal adattivo che non consentirebbe né un’evoluzione del rapporto né una crescita dei singoli individui. L’elaborato cerca di far luce, quindi, sulle radici di questo modello relazionale che la letteratura scientifica definisce come “love addiction” prendendo in considerazione, oltre al ruolo della figura materna anche le possibili cause neurobiologiche, sociali e cognitive che contribuirebbero alla protrazione di questo rapporto malsano. È stato, infatti, dimostrato come il funzionamento delle aree cerebrali responsabili della memoria di lavoro, dei processi decisionali e dell’impulsività sarebbero simili tra soggetti con dipendenze comportamentali e quelli con dipendenza da sostanze (Potenza, 2009). La dipendenza affettiva rientra, infatti, nelle BD (behavioral addiction) ovvero quelle dipendenze legate non a sostanze ma a condotte socialmente accettabili e che, per insufficienza di letteratura scientifica in merito e strumenti di screening validi, non sarebbero state riconosciute come disturbi autonomi dal DSM-5. Il comportamento impulsivo, compulsivo e ossessivo nella ricerca dell’oggetto di dipendenza che in questo caso si identificherebbe col partner stesso si attuerebbe ogni qual volta i dipendenti affettivi percepirebbero una minaccia sulla sicurezza della relazione. Si è, dunque, esplorato come la paura dell’abbandono unita ad una scarsa capacità di mentalizzazione di entrambi i partner, una bassa autostima e una difficoltà nel riconoscimento e regolazione delle proprie emozioni genererebbe un rapporto tanto conflittuale da poter sfociare in vari episodi di violenza domestica.

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Marchionni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Elena Acquarini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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Parole chiave

amore
figli
conflitto
vittima
attaccamento
disturbi psichici
violenza domestica
dipendenza affettiva
capacità genitoriali
relazione malata

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