margini di sviluppo sembrerebbero essere enormi, proprio per le 
potenzialità intrinseche nel mezzo e la migliore alfabetizzazione 
informatica degli utenti. Questa serie di dati ci è sembrata rilevante 
per porre l’accento l’importanza strategica di un settore che presenta 
delle potenzialità incredibili di sviluppo e di profitto. Proprio questi 
motivi ci hanno spinto a pensare ad un nuovo approccio e a nuovi 
indirizzi da proporre al mondo dell’e-commerce, mai come in questi 
anni territorio fecondo nuova frontiera della comunicazione, del 
marketing e della tecnologia. 
 
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Capitolo I  
Progetto di ricerca, metodi e obiettivi 
1. Introduzione 
Il progetto di ricerca per colmare il divario esistente fra i siti di e-
commerce e gli acquirenti on line nasce dalla considerazione che lo 
sviluppo di questo particolare settore del commercio ha portato a un 
incremento notevole dei siti che implementano shopping decision 
support system, utili, sì, per proporre servizi il più vicini possibili alle 
attese degli utenti, ma non abbastanza raffinati da supportare il 
bisogno di chiarezza, fiducia, tutela della privacy richiesti dai 
consumatori. L’obiettivo è stato quello di analizzare le caratteristiche 
dei siti web di e-commerce dal punto di vista dell’utilità percepita dal 
cliente, in modo da realizzare siti sempre più vicini alle attese degli 
utenti. Spesso, infatti, la preoccupazione nell’implementare 
recommender system è legata esclusivamente alla possibilità di 
incrementare le vendite, promuovendo e pubblicizzando determinati 
prodotti. In realtà, questo tipo di applicazioni è orientato poco o nulla 
ai bisogni dei clienti, che sempre più sono alla ricerca di articoli e 
servizi confezionati su misura, in modo da sentirsi al centro degli 
interessi aziendali. Nel proporre un nuovo approccio, fondamentale è 
stato lo studio approfondito della letteratura esistente e 
 
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l’individuazione dei punti di forza di studi classici o più attuali, usati 
come base teorica di riferimento; così come l’individuazione dei punti 
deboli degli approcci tradizionali è servita a rimarcare il carattere 
innovativo e propositivo della ricerca sviluppata. Questa tesi si 
propone di illustrare i criteri utilizzati e i risultati conseguiti dal 
lavoro di ricerca alla luce di una solida cornice concettuale, all’interno 
della quale saranno presentati il metodo di lavoro, i diversi stadi che 
hanno contraddistinto la fase di acquisizione e elaborazione dei dati, 
ampiamente discussi nel dettaglio e per sezioni in ciascuno dei 
capitoli seguenti. 
 
2. Il business on line 
La rete cambia le regole di mercato, scompaiono business gestiti dai 
vecchi operatori e si rafforzano quelli dei nuovi, comunemente legati 
all’economia delle informazioni, creando nuove opportunità per i 
consumatori e per le imprese. Il comportamento di acquisto degli 
utenti subisce così notevoli cambiamenti, dovuti sia all’avvento dell’e-
commerce sia alla disponibilità di informazioni a costi notevolmente 
più bassi che in passato e in tempi notevolmente più rapidi. 
Naturalmente i fattori che influenzano l’atteggiamento rispetto gli 
acquisti in rete sono legati a dimensioni diverse ma tra loro 
complementari, come le condizioni abilitative e i livelli di esperienza 
nell’uso di Internet, il vissuto rispetto alla tecnologia, la cultura 
 
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relativa agli acquisti [Roussell, 2000]. È innegabile che il possedere un 
computer, accedere alla rete a costi bassi, conoscere la lingua inglese 
sono prerequisiti fondamentali per lo sviluppo di interazione e che i 
Paesi in cui le conoscenze informatiche sono maggiormente diffuse, 
hanno anche percentuali più elevate di transazioni on line [Gibbs et al. 
2003]. Anche l’uso del computer in combinazione con il proprio stile 
di vita determinano un comportamento differente: chi è motivato 
all’utilizzo dell’informatica solo per necessità lavorative e vive 
conflittualmente il rapporto con le tecnologie, non ha, generalmente, 
risposte ottimistiche o positive nei confronti delle innovazioni del 
web, che restano solo fonte di diffidenza se non di ostilità manifesta. 
Infine, bisogna tener presente anche quello che la dimensione 
dell’acquisto rappresenta dal punto di vista simbolico emotivo: 
quando più che consumare prodotti si acquistano emozioni, quando il 
momento dello shopping funziona come aggregatore sociale (è il caso 
delle culture mediterranee, per tradizione e condizioni climatiche), si 
incontrano più resistenze a scegliere la modalità di acquisto in rete 
rispetto a quella tradizionale [Van Der Harst, 2000]. 
Ciò che sembra emergere è che le strategie competitive si 
arricchiscono di contenuti attraverso il ricorso a tutto il potente set di 
strumenti che offre la rete: internet diventa quindi il modo per 
ripensare i modelli di business, ampliandoli. Prima di descrivere 
 
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brevemente i modelli presenti nel web, vogliamo definire quelli che 
possono essere i soggetti coinvolti in una transazione in rete. Nel 
Business to Business (B2B) il commercio elettronico avviene tra 
imprese ed è realtà da ormai molti anni, inizialmente è cominciato 
sfruttando gli standard EDI (electronic data interchange) e EFT 
(electronic fund transfer). Il Business to Consumer (B2C) è la forma 
tipica di vendita, tra un commerciante e un acquirente privato. Nel 
Consumer to Consumer (C2C) la situazione è quella propria delle aste 
on-line, in cui sia venditore che acquirente sono due soggetti privati. 
Nel Government to Government gli attori sono due soggetti pubblici 
che effettuano transazioni, regolate da un quadro normativo 
complesso e da protocolli dedicati. Infine il Government to Citizens 
coinvolge i soggetti pubblici nei confronti dei cittadini. 
Tra i vari modelli studiati [Collesei et al., 2000], ritroviamo: 
o Modelli advertising based. In questa categoria si collocano 
quei siti come i portali generalisti, i vortali, i portali 
personalizzati, l’advertising revenue sharing che basano i 
propri guadagni sugli introiti pubblicitari, potendo garantire 
un pubblico ampio e generalizzato. Non sono siti 
tradizionalmente interessati alla vendita via web.  
o Modelli community based. A questo ambito sono 
riconducibili i cosiddetti knowledge network [Celano et al., 
 
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2000], comunità on line che si costituiscono intorno a interessi 
comuni, scambiando informazioni, prodotti e servizi coerenti 
con i bisogni espressi. Pur non essendo siti di commercio 
elettronico, sono molto interessanti per le imprese, in quanto 
bacini d’utenza naturalmente targhettizzata e opinion leader 
di particolare influenza in rete. 
o Modelli brokerage based. Sono presenti soprattutto nel 
commercio B2B o nel C2C e si caratterizzano per essere degli 
intermediari specializzati in determinati settori. In particolare 
possono configurarsi come veri e propri virtual mall, auction 
broker, buyer aggregator.  
o Infomediari. Gli infomediari sono i depositari delle 
informazioni raccolte sia sui consumatori sia sulle imprese. 
Possono interfacciarsi o con l’utente, filtrando le 
comunicazioni commerciali dei vari venditori, facendo 
giungere al cliente solo quelle di sicuro interesse; o con 
l’impresa, per la quale raccolgono informazioni sui 
consumatori al fine di individuare più facilmente potenziali 
clienti. Svolgono un ruolo fondamentale per la navigazione in 
rete e sovente si configurano come dei veri e propri opinion 
leader. 
 
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o Modelli subscription based. Mutuati dal B2B, in cui le imprese 
sono disposte a pagare per ottenere informazioni ad elevato 
valore aggiunto. In particolare si acquistano report di ricerche, 
abbonamento a selezioni di news specializzate, accesso a 
database profilati per mercati specialistici. 
o Modelli firm based. Rappresentano la formula scelta da quelle 
imprese che cercano una forte integrazione tra attività on line 
e off line.  
o Siti vetrina. Sono così denominati quei siti che servono più a 
veicolare l’immagine aziendale che a essere di supporto per la 
vendita. Di norma però presentano un insieme di servizi 
accessori a valore aggiunto per il cliente come, ad esempio, la 
possibilità di personalizzare i prodotti eventualmente 
acquistati. 
o Brand site. Il sito strutturato intorno al brand, alla marca, 
differisce dal sito vetrina in quanto esso non è pensato per la 
possibile commercializzazione di una linea merceologica ma 
per far crescere la brand awareness attraverso l’interazione, 
gli advergame, le promozioni. 
o E-commerce model, vale a dire quei siti strettamente dedicati 
alla vendita in rete di prodotti o servizi grazie ad una 
piattaforma dedicata. 
 
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Naturalmente lo schema sopra proposto presenta un notevole grado 
di ibridazioni, oltre ad essere in continua evoluzione anche per gli 
sviluppi tecnologici che avvengono in tempi sempre più brevi. 
 
3. Il metodo di ricerca 
 La prima esigenza, dopo l’analisi dei modelli di business presenti in 
Internet, è stata legata alla scelta della tipologia di siti da analizzare. Si 
è deciso di prendere in considerazione esclusivamente i siti di e-
commerce in senso stretto, escludendo anche gli infomediari 
considerati “comparativi”. Si è ritenuto fondamentale effettuare 
questa prima scrematura per non generare confusione nella 
rilevazione dei servizi offerti, caratterizzandosi, i siti di 
intermediazione, per una maggiore attrattività e funzionalità e uno 
sviluppo più ampio di servizi, essendo anche delle vetrine virtuali per 
i produttori e i commercianti via web. Questi siti sono, inoltre, dei veri 
e propri strumenti che, rispondendo a una richiesta dell’utente, 
dovrebbero garantirgli la possibilità di rintracciare l'offerta più 
conveniente su un determinato prodotto in tutta la rete. Non hanno 
perciò le caratteristiche tipiche di un sito di vendita diretta, e non 
risultavano avere parametri omogenei rispetto a quelli volti 
all’acquisto. 
 
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Il secondo passo è stato definire i domini: si è garantita la massima 
varietà in tal senso, sia dal punto di vista delle categorie 
merceologiche che da quello geografico/linguistico, benché si sia data 
precedenza a siti anglofoni. Questo tipo di scelta è legata alla necessità 
di non considerare un mercato di riferimento nazionale, ma globale, 
coerentemente con quelle che sono le peculiarità del mezzo (internet) 
attraverso il quale raggiungere il pubblico di riferimento. Un primo 
tipo di analisi, condotta su un campione ridotto di merchant on line, è 
stata di tipo prevalentemente qualitativo: tale fase si è rilevata 
indispensabile per l’identificazione dei punti in comune tra applicativi 
differenti o di maggiore rilevanza pratica e teorica sui quali 
concentrare le analisi successive. Le schede di valutazione erano state 
concepite come un elenco, per sezioni navigate, di caratteristiche e 
attributi descritti in forma testuale. Il limite di questo tipo di 
rappresentazione risiedeva, com’è intuibile, nella difficoltà di 
comparazione dei servizi offerti da siti diversi ed inoltre risultava 
essere uno strumento poco funzionale per i fini statistici che ci si 
proponeva di effettuare. Un esempio lo possiamo vedere nella tabella 
1, qui di seguito riportata: 
 
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