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1 Introduzione 
1.1 Trapianto di cuore 
Nei Paesi Sviluppati lo scompenso cardiaco cronico è una patologia sempre più diffusa a causa 
dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumentata sopravvivenza agli eventi cardiovascolari 
acuti. Il miglioramento dell’outcome di tale patologia ha portato a un aumento della prevalenza 
dello scompenso cardiaco end-stage.
[1] 
Il trapianto di cuore (TC) è un intervento chirurgico che comporta la sostituzione del cuore end-
stage con un organo funzionante con conseguente miglioramento della qualità della vita e della 
sopravvivenza dei pazienti con scompenso cardiaco refrattario.
[2]
 
Il primo trapianto è stato effettuato nel dicembre del 1967 da Christian Barnard in Sud Africa, 
mentre negli Stati Uniti viene praticato nel gennaio 1968 da Norman Shumway e colleghi.
[3]
 
L’iniziale euforia del trapianto cardiaco fu placata dagli scarsi risultati e dall’alta mortalità 
dell’intervento, poiché non erano ancora ben chiaro quali fossero i meccanismi del rigetto e delle 
complicanze post-trapianto. Con l’introduzione della ciclosporina, nel 1971, e delle altre terapie 
immunosoppressive l’outcome nei soggetti con trapianto cardiaco è enormemente migliorata.
[4]
 
Dagli anni 1980 e 1990 il numero di trapianti è sensibilmente aumentato annualmente, fino ad 
arrivare agli anni 2010 intorno ai 5 500 annui.
[5]
 
Nei pazienti con scompenso cardiaco end-stage, refrattario alla terapia farmacologica, il TC rimane 
il gold standard terapeutico infatti l’outcome è nettamente migliorato grazie ad un importante 
sviluppo nella selezione dei donatori e dei riceventi, nella terapia immunosoppressiva e nella 
gestione delle complicanze infettive post-operatorie.
[1]
 
1.1.1 Indicazioni e preparazione all’intervento 
Il trapianto di cuore è un intervento chirurgico atto a migliorare la qualità di vita e la sopravvivenza 
dei pazienti con scompenso cardiaco refrattario (stadio D della American College of Cardiology, 
ACC/AHA). Sono candidabili anche i pazienti in classe III o IV (New York Heart Association, 
NYHA) con frequenti ospedalizzazioni e indice prognostico negativo nonostante l’ottimizzazione 
terapeutica. Sono valutati sia i dati soggettivi (classe funzionale) sia quelli oggettivi (esame 
obiettivo e test specifici) per selezionare i candidati.
[6] 
I principali test funzionali sono il test cardiopolmonare e il 6-minute walking test.
[7]
 La prognosi 
dello scompenso cardiaco è fortemente correlata con il consumo di ossigeno (VO2) e l’equivalente 
ventilatorio per il consumo di anidride carbonica (VE/VCO2).
 
Soggetti con un picco di consumo di
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ossigeno (VO2) ≤ 14 mL/kg/min senza il consumo di betabloccanti o VO2 ≤ 12 mL/kg/min con 
l’utilizzo di tali farmaci hanno indicazione a trapianto cardiaco.
[8]
 Secondariamente deve essere 
calcolato l’Heart Failure Survival Score (HFSS) e il Seattle Heart Failure Model (SHFM), score che 
valutano la morbosità e la mortalità dei pazienti con scompenso cardiaco ambulatoriale. Pazienti 
con HFSS ad alto o medio rischio o SHFM < 80% possono entrare nella lista trapianti.
[3]
 Segue il 
cateterismo del cuore destro (Right-Heart Catheterization, RHC), il quale deve essere ripetuto a 
intervalli personalizzati per il singolo paziente. Valori elevati di resistenze vascolari polmonari, 
refrattari a terapia medica, in base alla severità, possono portare a un precoce scompenso cardiaco 
destro post-operatorio.
[9]
 Devono essere quindi analizzate le comorbidità del paziente per migliorare 
l’outcome dell’intervento. Il limite di età è convenzionalmente 70 anni, tuttavia, in alcuni casi, 
possono essere selezionati anche individui più anziani. Valori di BMI > 35 kg/m
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 erano considerati 
controindicazioni assolute fino a qualche anno fa, a oggi è passata a relativa per la possibilità di 
trovare donatori con BMI simile. È necessario, inoltre, che non sia presente diabete mellito con 
danno d’organo end-stage o basso controllo glicemico persistente. Discorso analogo per valori di 
filtrato glomerulare (eGFR) inferiori a 30 mL/min/m
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 e per la presenza di vasculopatie periferiche o 
malattie cerebrovascolari.
[3]
 I soggetti non devono aver fumato per almeno 6 mesi ed è necessario 
fare accertamenti in merito a un eventuale uso di sostanze, oltre a una valutazione neurologica e 
psicosociale per poter definire la complianza del paziente.
[10]
 Viene attuato screening per HIV, 
HBV, HCV e tumori attivi, elettrocardiogramma (ECG) ed ecocardiografia.
[3]
 
Il ruolo degli Human Leucocyte Antigen (HLA) nel trapianto di cuore è controverso, nonostante 
esso sia alla base di altri trapianti d’organo, tra cui cellule staminali emopoietiche e rene. Alcuni 
studi hanno evidenziato come una compatibilità immunologica tra trapiantato e donatore comporti 
un aumento della sopravvivenza dei primi e come, al contrario, un mismatch sia correlato a un 
rigetto precoce.
[11]-[13]
 Nonostante questo, la valutazione immunologica pre-trapianto è 
fondamentale e include la tipizzazione AB0 e lo screening. Vengono determinati i panel di anticorpi 
reattivi (Panel Reactive Antibody, PRA) per identificare anticorpi anti-HLA (Human Leukocyte 
Antigen) in circolo, senza però determinarne avidità e specificità. Per determinare il riconoscimento 
degli HLA, viene effettuato un crossmatch al momento del trapianto, se positivo viene definito 
Donor Specific anti-HLA Antibody (DSA) e il rischio di rigetto è alto, con conseguente attesa di un 
altro donatore. Il livello di DSA viene misurato tramite Mean Fluorescence Intensity (MFI) e in 
base al grado (basso o alto) viene decisa la terapia di desensibilizzazione pre-trapianto.
[13] 
Le principali indicazioni e controindicazioni al TC sono riportate nella Tabella 1.
[7]
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Tabella 1 – Indicazioni e controindicazioni al trapianto di cuore 
Indicazioni Controindicazioni 
Scompenso cardiaco refrattario all’utilizzo di 
inotropi o VAD 
Ipertensione polmonare (PVR > 3 Wood Units) 
Classe funzionale III o IV persistente Severi danni vascolari cerebrali o periferici 
VO2 ≤ 12 mL/kg/min (con betabloccanti) Infezioni attive 
VO2 ≤ 14 mL/kg/min (senza betabloccanti) Insufficienza renale o epatica irreversibile 
Danno ischemico con angina refrattaria e senza 
possibilità di rivascolarizzazione 
BMI pre-trapianto > 35 kg/m
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Aritmie ventricolari persistenti e refrattarie Neoplasie 
VE/VCO2 > 35 o 6-minute walking test < 300 m Severe malattie psichiatriche, dipendenza da 
droghe o alcol, scarsa attenzione alle terapie 
  
Lo stesso donatore deve essere esaminato prima dell’operazione. Viene analizzata la causa della 
morte cerebrale, l’anamnesi patologica remota e prossima, massa e altezza. Dal punto di vista 
laboratoristico viene effettuato un emocromo, tipizzato il gruppo sanguigno, lo stato metabolico ed 
esami sierologici (HBV, HCV, HIV, HTLV-1, EBV e CMV). Successivamente viene eseguito un 
ECG, ecocardiogramma per individuare alterazioni strutturali e funzionali, un RX-Torace e, in 
alcuni Paesi, una coronarografia per valutare la presenza di vasculopatie. I principali criteri di 
inclusione si trovano nella Tabella 2.
[3]
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Tabella 2 – Caratteristiche favorevoli per donatore 
Età < 55 anni 
Assenza di ipertrofia ventricolare sinistra 
Assenza di valvulopatie significative 
Assenza di cardiopatie congenite significative 
Assenza di coronaropatie significative 
Frazione d’eiezione ventricolare sinistra ≥ 45% 
Raggiunta di target emodinamico dopo rianimazione con ormoni e management emodinamico 
Pressione arteriosa media > 60 mmHg 
Pressione polmonare capillare 8-12 mmHg 
Indice cardiaco > 2.4 L/min/m
2 
Pressione venosa centrale 4-12 mmHg 
Resistenze venose sistemiche 800-1200 dyne/s*cm
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Assenza di dipendenza da inotropi 
Altezza e massa devono rientrare nel 20-30% del ricevente 
Negatività per HCV, HBsAg, HIV e tumori maligni attivi 
 
Negli Stati Uniti, a causa del basso numero di donatori, sono stati introdotti dei criteri più 
permissivi, il quali includono i “donatori ad alto rischio”: età superiore a 65 anni, insufficienza 
renale, vasculopatia periferica e diabete mellito non controllato.
[3] 
In Italia un progetto analogo, 
ADONHERS (Aged Donor Heart Rescue By Stress-Echo Protocol), ha innalzato a 65 anni il limite 
di età nel caso in cui non risultino alterazioni all’eco stress.
[14] 
1.1.2 Tecniche chirurgiche 
La principale tecnica per il trapianto di cuore è definita ortotopica (Orthotopic Heart 
Transplantation, OHT), nella quale il cuore del donatore sostituisce quello patologico nella corretta 
posizione anatomica.
[15]
 La prima variante dell’intervento è chiamata “biatriale” si basa sulla 
formazione di una anastomosi tra la parete anteriore degli atri del cuore del donatore e quella 
posteriore degli atri del ricevente. Questa tecnica è stata utilizzata fino agli anni 1990, dove è stata 
soppiantata dalla variante “bicavale”.
[16]
 In questa variante il donatore, in posizione supina, subisce 
una sternotomia mediana, a cui segue un’apertura longitudinale del pericardio. L’aorta ascendente, 
la vena cava superiore (VCS) e quella inferiore (VCI) vengono quindi parzialmente mobilizzate e 
l’ascendente viene anche clampata, mentre la cava superiore è soggetta a legatura cefalica al nodo
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del seno. Il donatore viene sottoposto a terapia con eparina; la VCS viene doppiamente legata e 
divisa tra le legature, mentre la VCI viene clampata a livello diaframmatico e anch’essa divisa. 
Possono essere aperte una o più vene polmonari per decomprimere le camere cardiache. 
Successivamente l’ascendente viene cross-clampata a livello dell’arteria anonima e una soluzione 
cardioplegica, a una temperatura di 4°C, viene infusa nel tronco, mentre una soluzione salina, della 
medesima temperatura, viene versata sopra il cuore per raffreddarlo.
[17]
 Nel ricevente, arterie 
polmonari e aorta ascendente sono completamente separate, mentre le vene cave sono mobilizzate e 
legate. Ascendente e vene cave superiore sono quindi incannulate e viene indotta una ipotermia con 
temperatura corporea di 30-32°C. Quando mancano 10-15 minuti all’arrivo del cuore donato, 
l’ascendente viene cross-clampata in posizione più distale possibile e i lacci delle vene cave sono 
serrati. Viene quindi inciso l’atrio sinistro nel punto di giunzione della vena polmonare superiore 
destra, mentre la vena cava superiore (VCS) viene divisa alla giunzione cavo-atriale e l’atrio destro 
viene aperto sopra la cannula della vena cava inferiore (VCI). Successivamente aorta e tronco 
polmonare subiscono una transezione al di sopra delle valvole e le incisioni dei due atri vengono 
unite. Dopo l’arrivo del cuore donato, viene suturato per primo l’atrio sinistro e l’organo è adagiato 
dentro la parete toracica, dove vengono ricucite le varie componenti. Dopo la rimozione del cross-
clampaggio, viene iniziata la riperfusione per almeno 30 minuti, mentre il paziente è riscaldato. I fili 
del pacemaker atriale e ventricolare sono posizionati ed esteriorizzati.
[15]
 (Figura 1)