Abstract della Prova Finale (lingua italiana): 
Due fenomeni estesi a livello globale e ramificati in più continenti vengono messi a confronto per 
analizzarne analogie e differenze: il narcotraffico e le organizzazioni criminali italiane di stampo 
mafioso. Strategie operative, modalità di organizzazione del potere e rapporto con lo Stato verranno 
esaminati per cercare di comprendere le dinamiche dietro a due mondi così diversi ma così simili 
allo stesso tempo. Dall’incontro di queste due realtà si origineranno due eventi a impatto sociale: la 
narcocultura e la narcolengua, entrambe modellate dall’interazione con i fenomeni criminali 
descritti e che a loro volta incentivano il diffondersi di tali modelli criminali. Il primo mostrerà in 
che modo il crimine influisce sulla cultura e la tradizione di un popolo, mentre il secondo metterà in 
risalto l’importanza della parola come veicolo di pensiero ed espressione personale, anche in 
contesti criminalmente compromessi. 
 
Abstract della Prova Finale (lingua spagnola): 
Se analizan las analogías y las diferencias entre dos fenómenos que se extienden por todo el mundo 
e involucran diferentes continentes: el narcotráfico y las organizaciones criminales de carácter 
mafioso en Italia. Estrategias operativas, modo de organización del poder y relación con el Estado 
serán examinados para intentar comprender las dinámicas detrás de dos mundos tan diferentes y 
parecidos al mismo tiempo. Del encuentro de estas dos realidades se originarán dos eventos a 
impacto social: la narcocutlura y la narcolengua, ambos moldeados por la interacción con los 
fenómenos criminales definidos y que ellos también incentivan la difusión de estos modelos 
criminales. El primer mostrará en qué manera el crimen influye en la cultura y la tradición de un 
pueblo, mientras que el segundo pondrá de relieve la importancia de la palabra como vehículo de 
pensamiento y expresión personal, también en estos contextos criminalmente comprometidos.
1 
 
INTRODUZIONE 
 
La criminalità organizzata italiana di stampo mafioso è ormai un’attività estesa oltre i confini 
italiani e i suoi legami con altre realtà illecite sono ben noti alle autorità investigative. In particolare, 
l’elaborato si concentrerà sul rapporto tra ‘Ndrangheta e organizzazioni criminali messicane, per poi 
illustrare i due fenomeni di narcocultura e narcolengua. La scelta di tale argomento nasce dal 
desiderio di dimostrare come due realtà di diversa origine e collocazione geografica abbiano diversi 
punti in comune.  
L’approccio utilizzato per la stesura della tesi è stato in un primo momento di ricerca e 
documentazione. Questa prima fase ha occupato più della metà del tempo di lavoro ma ha, 
conseguentemente, semplificato la fase finale di scrittura. Tale argomento non è stato di immediata 
realizzazione e per questa ragione si è dovuto procedere lentamente per rendere il tutto più 
comprensibile e fluido possibile.  
La tesi sarà strutturata in quattro capitoli: i primi due in lingua italiana e gli ultimi due in lingua 
spagnola. Il primo capitolo vedrà la storia della nascita dei cartelli messicani moderni e sarà utile 
introduzione al secondo capitolo, il quale verterà sulla comparazione tra i cartelli messicani e la 
‘Ndrangheta. Per quanto riguarda invece il terzo capitolo, si entrerà nel vivo dell’elaborato con la 
spiegazione di che cosa è la narcocultura e in che modo un fenomeno di natura criminale può incidere 
sulla cultura di un popolo. Infine, il quarto capitolo analizzerà il fenomeno del narcotraffico da un 
punto di vista linguistico, ossia si cercherà di capire come questo fenomeno abbia inciso anche sulla 
principale modalità di comunicazione, quella verbale.  
Nel capitolo dedicato alla conclusione finale si riassumerà ciò che questo lavoro di analisi e ricerca 
ha evidenziato, delineando gli obiettivi che si intendevano raggiungere con lo svolgimento di questo 
elaborato.
3 
 
CAPITOLO 1: DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA E GERARCHIA DELLA 
CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN MESSICO 
 
 
1.1 Le origini  
 
Nell’enciclopedia Treccani alla voce criminalità organizzata leggiamo: “Forma di delinquenza 
associata che presuppone un’organizzazione stabile di più persone al fine di commettere più reati, per 
ottenere, direttamente o indirettamente, vantaggi finanziari o materiali”.
1
 Anche nel Codice Penale 
Italiano si fa riferimento alla criminalità organizzata, nell’ulteriore accezione di criminalità 
organizzata di stampo mafioso, all’articolo 416bis. Il primo comma recita così: “Chiunque fa parte di 
un'associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da dieci a 
quindici anni”. Questo articolo venne introdotto nel 1982 con la legge n. 646 “Rognoni-La Torre”. 
Tale definizione riconosce l’esistenza di un reato per il solo fatto di appartenere a un’organizzazione 
criminale di stampo mafioso.  
Estendendo il concetto di criminalità organizzata al Messico, quasi immediatamente si pensa, per 
associazione, ai cosiddetti “cartelli”, veri e propri nuclei organizzati dedicati alla produzione e alla 
distribuzione di grossi quantitativi di sostanze stupefacenti. 
Sicuramente le sostanze stupefacenti sono sempre state presenti nella storia delle organizzazioni 
criminali del Messico e la loro presenza risale a ben prima la nascita dei cartelli. Lo studioso Luis 
Astorga suddivide la storia del narcotraffico in Messico in quattro fasi
2
: una prima tappa (1914-1947) 
coincide con il periodo del proibizionismo negli Stati Uniti. In tale periodo il Messico acquista 
importanza soprattutto per la sua collocazione geografica e le città di Tijuana e Ciudad Juárez 
diventano i principali punti strategici al confine tra i due paesi. Inizialmente i traffici riguardavano 
principalmente alcol; tuttavia, data la grande disponibilità di materia prima, le bande criminali 
messicane decisero di iniziare a produrre in quantità anche sostanze come marijuana e papaveri da 
oppio. In questa prima fase l’attività delle organizzazioni criminali è ancora subordinata alle 
istituzioni politiche locali ed al controllo dei governatori statali. 
                                                           
1 
Enciclopedia Treccani - criminalità organizzata nell'Enciclopedia Treccani in www.treccani.it/enciclopedia/criminalita-
organizzata/#:~:text=criminalità%20organizzata%20Forma%20di%20delinqu,termine%20(mutuato%20dall%27ingl. 
2 
Aureliani T. (a cura di), “La criminalità organizzata in Messico e le forme di resistenza civile”, in Rivista di Studi e 
Ricerca sulla Criminalità Organizzata, Università di Milano, Milano, 2016
4 
 
Un secondo periodo (1947-1985) è rappresentato dalla nascita di accordi tra trafficanti e istituzioni 
pubbliche per il tramite di polizia ed esercito. I coltivatori e i trafficanti versavano un contributo per 
poter lavorare nelle “plazas”
3
 prezzolando il capo della polizia o i suoi referenti. Queste figure 
mediatrici versavano a loro volta una parte della somma ricevuta alle istituzioni pubbliche nei gradi 
superiori al loro. Si trattava di un sistema chiaro e consolidato. Vi era un decalogo noto a tutti che 
elencava le regole di comportamento: “1. No morti per le strade; 2. No droghe nelle scuole; 3. No 
scandali mediatici; 4. Consegna periodica al governo di carichi e trafficanti minori; 5. Benefici 
economici per la comunità; 6. No proliferazione di bande; 7. Zero trattative con la struttura formale 
del governo (polizia e funzionari giudiziari); 8. Pagare gli errori con il carcere, non con la vita; 9. 
Ordine e rispetto nei territori; 10. Investire i profitti nel paese.”
4
 Un altro motivo per cui il 
meccanismo funzionava era la presenza di un unico cartello, quello di Guadalajara. Il nome deriva 
dalla città messicana in cui operava, che si trova nello stato del Jalisco. L’attore criminale deteneva 
il controllo delle terre di produzione di marijuana e oppio e dei punti di accesso principali agli Stati 
Uniti. Questo cartello fu il primo ad operare nel cosiddetto triangolo dorado (Sinaloa, Durango, 
Chihuahua). La ragione che sta alla base della scelta del nome fa riferimento alla particolare fertilità 
di questa zona per coltivazioni come marijuana e papavero da oppio. Fin dall’inizio 
all’organizzazione del cartello fu chiaro che per acquistare e consolidare una posizione di preminenza 
era necessario mantenere rapporti stretti con la politica. Con l’avvento degli anni ’80 il monopolio 
del cartello di Guadalajara iniziò però a scemare. Nel 1982, infatti, il governo americano chiuse la 
rotta caraibica per contrastare il boom del consumo di cocaina e ciò portò il cartello colombiano di 
Pablo Escobar, quello di Medellín, piccolo comune della città di Bogotà in Colombia, ad accordarsi 
con quello di Guadalajara. Mentre inizialmente il cartello di Guadalajara non era controllato da un 
solo leader, alla metà degli anni ’80 acquisisce preminenza nell’ambito dell’organizzazione la figura 
di Félix Gallardo, meglio conosciuto come “El Padrino”. El Padrino lavorava nella polizia giudiziaria 
federale del Messico. La sua conoscenza del territorio e dei metodi criminali gli aveva fornito 
un’esperienza tale da diventare il capo del cartello. Con il suo arresto nel 1985, si conclude il secondo 
periodo. 
Il terzo periodo (1985-2000) è segnato dalla nascita dei cartelli messicani moderni, per forma, 
composizione e funzioni. In questa fase è evidente la perdita totale del controllo da parte delle 
istituzioni politiche sulla criminalità organizzata. Questa fase è quella che dà forma alla criminalità 
                                                           
3 
Territori o zone gestiti da un “cartello” e utilizzati per la produzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Spesso le 
plazas simboleggiano solo una zona delimitata da confini stabiliti a tavolino per esercitare il proprio potere. 
4 
Gutierrez G., Narcotrafico S.A., in www.nexos.com.mx/?p=12885
5 
 
organizzata messicana come la conosciamo oggi, caratterizzata da una serie di eventi che hanno 
segnato la storia contemporanea.  
Infine la quarta fase (dal 2000 ad oggi) in cui è evidente il superamento delle precedenti regole di 
convivenza tra i cartelli, che ha portato alla rottura dei legami tra organizzazioni criminali e politica. 
L’ultima fase darà luogo ad una serie di scontri e conflitti che perdurano ancora oggi. 
 
1.2 Organizzazione territoriale dei cartelli messicani 
 
In questa sezione verrà approfondita la terza fase, quella da cui si svilupperà il panorama criminale 
moderno. Con il termine “cartello” si intende un insieme di produttori che si accordano su prezzi, 
quantità e distribuzione.
5
 Il lemma nasce in un contesto economico e vale sia per gli affari legali sia 
per quelli illegali.  
La nascita dei cartelli messicani contemporanei ha origine da un evento che si verificò nel 1985.  
Enrique Camarena Salazar, cittadino statunitense di origine messicana, era un agente della DEA dal 
1974: “Kiki”, come veniva soprannominato, iniziò a studiare le rotte dei trafficanti di cocaina e 
marijuana per poi concentrarsi sulla regione del Triangolo d’oro.  
Si infiltrò all’interno di cartelli di importanza minore rispetto a quello di Guadalajara e si guadagnò 
la fiducia di Miguel Caro Quintero, leader del cartello di Sonora, che rimase colpito dalla sua abilità 
nel trasporto dei carichi di droga oltre la frontiera. La considerazione che gli uomini dei cartelli 
nutrivano nei suoi confronti gli fece ottenere uno degli incarichi più delicati per l’organizzazione: si 
sarebbe dovuto occupare del “Búfalo”, di cui aveva sempre sentito parlare senza sapere davvero di 
cosa si trattasse.  
El Búfalo era il nome di una delle più grandi piantagioni di marijuana del Messico, si estendeva 
per oltre milletrecento acri di terra
6
 e quasi tutta l’erba consumata dagli americani proveniva da lì. Il 
6 novembre del 1984, grazie alle indagini della DEA, e in particolare di Kiki, un grandissimo 
contingente di soldati messicani irruppe nella piantagione strappando e sequestrando tutto ciò che 
capitava sottomano. La quantità di marijuana sottratta e incenerita provocò all’organizzazione perdite 
per otto miliardi di dollari
7
. Il monopolio del Búfalo era sotto il controllo di Caro Quintero, che a 
                                                           
5
 Saviano R., ZeroZeroZero, Feltrinelli, Milano 2013 
6
 Saviano R., ivi, (p.33)  
7
 Saviano R., ibidem