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1. IL LATTE 
 
Alimento dietetico bilanciato, il latte fornisce nutrimento al 
giovanissimo mammifero, favorendo la moltiplicazione della flora 
intestinale simbiontica e trasmettendo le immunità passive. 
 
 
 
Esso è un prodotto di secrezione e di escrezione della ghiandola 
mammaria, dato che in esso sono presenti sia sostanze di sintesi, sia 
di filtrazione. Infatti, la sintesi dei latte, sotto l'aspetto biochimico, è 
il complesso risultato di diverse reazioni chimiche che avvengono 
nella mammella durante la lattazione.  
Questa sintesi coinvolge milioni di cellule secretorie, ciascuna delle 
quali è capace di utilizzare dalla corrente sanguigna i vari precursori, 
quali aminoacidi per la sintesi delle proteine, il glucosio per quella 
del lattosio, acidi grassi per quella del grasso del latte.  
 
Tuttavia, la produzione del latte è influenzato da vari fattori, quali: 
  
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● L'età dell'animale: agisce soprattutto sulla quantità del latte, 
poiché la produzione lattea aumenta dal primo fino al quarto 
parto, si stabilisce con la maturità, per poi declinare dopo il 
decimo anno di età. 
● Lo stadio di lattazione: incide sulla produzione: la maggior 
quantità di latte si ha tra il 20° ed il 40° giorno dal parto, per poi 
diminuire man mano che si avvicina al termine della lattazione. 
● Il colostro: si accumula nella mammella della vacca durante il 
periodo di asciutta e, rispetto al latte, presenta concentrazioni più 
elevate di residuo secco, grasso, proteine totali, caseina, 
immunoglobuline, vitamina A, D, C; di contro possiede bassi 
tenori di lattosio, azoto non proteico e acido pantotenico. 
● La tecnica di mungitura: un maggior numero di mungiture nella 
giornata, eseguite a distanza di tempo regolare, influiscono 
positivamente sulla qualità di prodotto. 
● Gli stadi patologici: influenzano negativamente la quantità e la 
qualità del latte, con una variazione della composizione del 
grasso e delle proteine totali e diminuzione di lattosio. 
● I fattori climatici stagionali: si estrinsecano in genere con la 
caduta della produzione lattea nei mesi più caldi, mentre il freddo 
è di stimolo, favorendo l'appetito. 
● L'alimentazione: ovviamente, è uno fra i principali fattori della 
produzione di latte. La presenza in alcuni foraggi di particolari 
sostanze che migrano nel latte possono conferirgli odori e sapori 
gradevoli o sgradevoli, ma soprattutto, in normali condizioni di 
alimentazione, si modifica il tenore in grasso del latte: infatti, se 
l'animale riceve una razione in cui la cellulosa è insufficiente, dà 
latte con un più basso contenuto di grasso. 
  
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1.1  Composizione biochimica del latte 
 
Dal punto di vista chimico-fisico, il latte è una dispersione acquosa 
di componenti di varia natura presenti sia allo stato di soluzione vera 
(sali minerali, vitamine idrosolubili, sostanze azotate non proteiche, 
zuccheri), sia allo stato colloidale (proteine del siero e parte dei 
fosfati e citrati di calcio), sia allo stato di fine emulsione (lipidi e 
vitamine liposolubili). La composizione del latte non è costante ed 
anzi, all’interno di una stessa specie, essa varia notevolmente. 
•  in base al tipo genetico; 
•  in funzione dello stadio di lattazione; 
•  nell’arco della stessa mungitura (colostro e latte). 
Le stesse proprietà del latte dipendono spesso dall'insieme dei vari 
componenti (a definire la densità concorrono tutti i costituenti).  
 
Componenti (%)
Acqua  
87-88 
Carboidrati (lattosio)  
4,6 – 5,0 
Lipidi  
3,2 – 3,5 
Sostanze azotate proteiche             
(caseina e proteine del siero)  
2,9 - 3,3 
Altro  
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Tabella 1 – Composizione media del latte vaccino. 
Glucidi 
 
  
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Sono rappresentati in massima parte dal lattosio, lo zucchero 
specifico del latte: infatti, il latte rappresenta quasi l’unica fonte 
naturale di lattosio, che gli conferisce sapore leggermente dolce 
(circa 1/6 del saccarosio). Oltre a questo zucchero ve ne sono altri 
presenti, quali il glucosio, il galattosio e gli oligosaccaridi, presenti 
in piccolissime quantità (0,1% sul tal quale). 
Il tenore di glucidi del latte è piuttosto costante nell’ambito di ogni 
specie, mentre, chiaramente, tra specie diverse, si riconoscono 
importanti differenze. 
 
Il lattosio 
Il lattosio è un disaccaride formato da una molecola di glucosio e 
una di galattosio; esso viene sintetizzato nelle cellule secernenti a 
partire da glucosio ematico. Il tenore in lattosio del latte di ciascuna 
specie è un dato piuttosto costante; nel latte di vacca la percentuale 
di lattosio è del 5% circa. Solo la fase colostrale si distingue per un 
basso tenore in lattosio del secreto.  
La costanza del tenore in lattosio dipende dal fatto che esso è il più 
importante componente osmoticamente attivo presente nel latte ed in 
caso di variazione della quantità di lattosio sintetizzata nella 
mammella, si ha solo una variazione della capacità di richiamo di 
acqua, dal sangue alla mammella, ma la percentuale di lattosio sul 
totale dell’acqua richiamata (e quindi del latte prodotto) non cambia. 
Il lattosio svolge un ruolo importante ai fini della trasformazione del 
latte, in quanto è il substrato su cui crescono i batteri lattici 
(lattobacilli e lattococchi); infatti, a partire dal lattosio essi 
producono acido lattico che conduce al progressivo abbassamento 
del pH (acidificazione lattica) necessario per la produzione di yogurt, 
  
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di latti fermentati e di molti formaggi.  
 
Sostanza grassa 
 
La quantità di grasso presente nel latte ne determina il sapore, così 
come il valore nutrizionale. È il costituente del latte maggiormente 
legato a fattori ambientali, oltre che genetici e la sua presenza 
dipende dall'alimentazione delle mucche, da come avviene la 
mungitura, dall'ambiente in cui gli animali vivono e dalla selezione 
della razza.  Generalmente, nel latte bovino, la percentuale di grasso 
si aggira mediamente intorno al 3,5% con un ampio intervallo di 
variazione (2-5%). La sostanza grassa presenta una composizione 
molto complessa: essa è formata per il 97-98% da trigliceridi, nei 
quali prevalgono per il 64% gli acidi grassi saturi (palmitico circa 
30%; stearico 13%; butirrico 4%; laurico 3,5%) rispetto all’1% di 
acidi grassi insaturi (oleico 25%; linoleico 3%; linolenico 1,5%).  
La restante parte è rappresentata da lipidi di tipo diverso 
(prevalentemente colesterolo, ma anche steroli, fosfolipidi ed acidi 
liberi). La presenza di significative quantità di acidi grassi a corta e 
media catena spiega l’elevata digeribilità del grasso del latte.  
Il grasso si presenta sotto forma di globuli in emulsione nella fase 
acquosa del latte, della dimensione di 3-22 µm, diametro che varia 
con lo stadio di lattazione (è maggiore a fine lattazione) e con la 
razza.  
Questi globuli sono formati da una membrana (doppio strato 
fosfolipidico comune a tutte le cito-membrane), una parte intermedia 
(lipidi ad alto punto di fusione) ed una parte interna (lipidi a basso 
punto di fusione); ruolo essenziale nella membrana è svolto dai 
  
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fosfolipidi, che consentono la stabilizzazione del sistema 
(idrofobico) in un mezzo polare (plasma latteo).  
 
Proteine 
 
Nel latte vaccino l'azoto proteico costituisce il 96% dell'azoto totale, 
il resto è determinato da sostanze non proteiche quali (urea, 
ammoniaca, basi puriniche e pirimidiniche, creatina, ecc). 
La frazione proteica comprende: 
o caseina 80%; 
o proteine del siero 20%; 
 ξ   Ε lattoglobulina; 
 ξ   ∆ lattoalbumina; 
 ξ  altre proteine. 
Le proteine del latte rappresentano una parte assai importante della 
dieta dell’uomo: è stato calcolato che nei paesi industrializzati il latte 
e i derivati coprono dal 20 al 30% dell’apporto proteico totale della 
dieta.  
Le proteine del latte hanno un elevato valore nutritivo in ragione 
della loro elevata digeribilità e dell’ottima composizione in 
aminoacidi essenziali; questi non possono essere sintetizzati 
dall’organismo e che quindi devono essere forniti con 
l’alimentazione.  
Il tasso proteico del latte di vacca si aggira intorno al 3,2% ed esso è 
variabile in funzione di molti fattori tra i quali la razza, il corredo 
genetico individuale, lo stadio di lattazione, il numero di lattazione, 
le caratteristiche della razione, lo stato sanitario della mammella, la 
stagione. Inoltre tra le diverse specie di mammiferi esistono 
  
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importanti differenze per quanto attiene al tenore proteico del latte.  
Il latte bovino, così come quello degli altri ruminanti, presenta 
un’elevata proporzione di caseine rispetto alle sieroproteine, al 
contrario di quanto si riscontra nel latte di mammiferi monogastrici 
(uomo, maiale, cavallo). 
 
Caseine  
Le caseine sono un complesso eteroproteico, formato da diverse 
“frazioni” aventi peso molecolare differente e diversa affinità per 
l’acqua; esse si presentano nel latte sotto forma di un complesso 
organico e minerale, la micella, a sua volta costituito da particelle 
sferiche dette sottomicelle.  
Le micelle hanno un diametro variabile tra 20 e 600 nm; quelle del 
latte bovino, in particolare hanno un diametro che si aggira intorno ai 
200 nm.  
Le caseine hanno la caratteristica di presentare, soprattutto nelle 
specie bovina e caprina, uno spiccato polimorfismo, cioè esistono 
molte forme genetiche di una stessa proteina che si distinguono tra 
loro per la sostituzione o la delezione di alcuni aminoacidi 
all’interno della catena polipeptidica.  
Tale polimorfismo determina differenze della struttura molecolare 
delle proteine che a loro volta si traducono in differenze delle 
proprietà fisico-chimiche e biologiche delle proteine in questione e 
delle caratteristiche tecnologiche del latte. 
 
Proteine del Siero 
Costituiscono il 17% circa delle sostanze azotate totali del latte di 
vacca e hanno un peso molecolare inferiore alle caseine.  
  
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Le due principali proteine del siero sono la  Ε- lattoglobulina e la             
 ∆-lattoalbumina; sono proteine ad alto valore biologico, ricche in 
aminoacidi essenziali, e in particolare in aminoacidi solforati, 
decisamente superiore a quello della caseina.  
Altre proteine del siero sono la sieroalbumina, la lattoferrina, le 
immunoglobuline, le proteasi-peptoni e gli enzimi normalmente 
presenti nel latte (catalasi, lipasi, perossidasi, fosfatasi alcalina). 
 
Sali Minerali  
 
La quota minerale e salina del latte rappresenta circa lo 0,9% dello 
stesso. Il latte contiene tutti gli elementi minerali indispensabili 
all’organismo e in particolare calcio e fosforo. Tali minerali si 
trovano nel latte non solo sotto forma salina ma anche nella fase 
colloidale legati all’interno delle micelle caseiniche.   
La composizione minerale del latte varia in funzione della specie, 
della razza, dello stadio di lattazione e di una serie di fattori 
ambientali e alimentari.  
Importanti il calcio ed il fosforo, che si trovano in buona parte in 
forma legata alla caseina e soprattutto il calcio del latte ha un’elevata 
biodisponibilità anche perché, al contrario di molti alimenti vegetali, 
il latte non contiene sostanze che sequestrano il calcio.  
Inoltre il lattosio presente nel latte favorisce l’assorbimento del 
calcio probabilmente attraverso un’azione sulla mucosa intestinale. 
Potassio, sodio e cloro sono oltre al lattosio i componenti 
osmoticamente attivi del latte. 
 
Vitamine  
  
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Le vitamine idrosolubili (vitamine del complesso B e vitamina C) si 
trovano disciolte nella fase acquosa del latte mentre le vitamine 
liposolubili (A, D, E e K) si trovano associate al grasso del latte, in 
parte a livello della membrana del globulo, in parte all’interno del 
globulo stesso.  
Le vitamine liposolubili del latte sono di origine alimentare e perciò 
il loro contenuto nel latte può variare con l’alimentazione; quelle 
idrosolubili hanno un tenore più costante in quanto sintetizzate nel 
tratto digerente dell’animale, in particolare la vitamina C che è 
sintetizzata a livello dell’epitelio intestinale, mentre le vitamine del 
gruppo B sono sintetizzate dalla flora ruminale e intestinale.