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CAPITOLO II – IMPATTO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE SU
IMPRESE, OCCUPAZIONE E CONSUMATORI
2.1 Le imprese alle prese con l’economia circolare
Affinché possa avvenire la transizione verso il modello circolare è cruciale il ruolo
giocato dalle imprese. Negli ultimi anni sempre più aziende si sono interessate a questo
nuovo paradigma intravedendo nell’economia circolare un’opportunità per ottenere un
vantaggio competitivo. Secondo un’indagine effettuata da Sinergie - Italian Journal of
Management
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volta a individuare il livello di recepimento dalle imprese italiane dei
principi dell’economia circolare, le motivazioni che spingono le imprese ad adottarli sono
sia interne che esterne; tra le motivazioni interne quella più forte è rappresentata dalla
visione dell’imprenditore e/o manager che intercetta nell’economia circolare
un’opportunità di sviluppo mentre tra quelle esterne emerge invece l’ascolto delle
richieste e aspettative del mercato verso prodotti accessibili, ecocompatibili e che
minimizzano il loro impatto sull’ambiente.
2.1.1. Cinque modelli di business circolari
Come riporta il documento di inquadramento e di posizionamento strategico redatto
congiuntamente dal Ministero dello Sviluppo Economico e da quello dell’Ambiente
intitolato “Verso un modello di economia circolare per l’Italia” per passare da un modello
lineare a uno circolare è necessario talvolta mettere in discussione i modelli di business
fino ad oggi seguiti e adottare dei nuovi paradigmi definiti “modelli di business
circolari”
12
.
1- Forniture o acquisti circolari - Le imprese che adottano questo modello ottengono le
risorse totalmente da fonti rinnovabili, da riuso e da materiali riciclati, riciclabili o
11
L. Gavinelli, F Ceruti, A. Di Gregorio, M. Frey, ( 2019), Adottare i principi dell’economia circolare
nella strategia d’impresa. Un’indagine sul livello di recepimento delle imprese italiane, Sinergie Italian
Journal of Management.
12
Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, (2017), Verso un modello di economia
circolare per l’Italia. Documento di inquadramento e di posizionamento strategico.
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biodegradabili e che a loro volta si basano su filiere di produzione circolari. Esso, non
solo permette di spingere la domanda di mercato verso un minore impiego di risorse non
rinnovabili e talvolta scarse ma permette anche di ridurre le enormi quantità di rifiuti e le
inefficienze di sistema. Un esempio di impresa che ha adottato questo modello di business
è IKEA che è fortemente impegnata in materia di energia rinnovabile e nella gestione
della sua attività in modo da ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica. Ciò
non ha effetti positivi solo dal punto di vista ambientale ma anche dal punto di vista
finanziario in quando consente all’impresa di tenere sotto controllo la sua esposizione ai
costi fluttuanti dell’elettricità e quindi continuare a offrire un grande valore ai suoi clienti.
2- Recupero e riciclo - In questo modello le imprese si impegnano a ritirare il proprio
prodotto giunto a fine di un ciclo di vita per reimpiegarlo nuovamente a seguito anche di
un eventuale fase di manutenzione. Questo paradigma quindi promuove il ritorno dei
flussi di risorse e trasforma i potenziali rifiuti in prodotti di valore. Tale modello può
portare alle imprese numerosi vantaggi, ad esempio, minori costi dei materiali, in quanto
si passa da materie prime a materie prime seconde, nuovi punti di interazione coi clienti,
in quanto smaltimento e nuovi acquisti possono combinarsi e riduzione dei costi associati
alla gestione dei rifiuti. Un esempio è Timberland che con i suoi stivali “Earthkeeper”, la
cui suola è realizzata in gomma riciclata da pneumatici, incoraggia i consumatori a
chiudere il ciclo di vita del prodotto restituendolo in qualunque negozio della catena,
incrementando in questo modo il coinvolgimento e la fidelizzazione dei clienti.
3- Allungamento della durata del prodotto - E’ un modello che si basa sulla
commercializzazione di prodotti pensati per durare a lungo. Le imprese puntano quindi a
generare fatturato attraverso la longevità del prodotto invece che attraverso il volume. In
questo modello si attribuisce quindi più valore a caratteristiche dei prodotti quali la
capacità di durare, la qualità e la funzionalità, infatti, quanto più a lungo e intensivamente
un prodotto viene usato, tanto meglio è per l’impresa che lo fornisce. Ad esempio,
l’azienda che adotta questo paradigma può trasferire il modello digital freemium nel
mondo materiale offrendo il prodotto gratuitamente per poi generare introiti attraverso la
vendita di aggiornamenti, contenuti o accessori. Se implementato correttamente quindi
questo paradigma aiuta l’impresa a generare fatturato e al tempo stesso riduce la sua
dipendenza dalla vendita di prodotti materiali a tutto vantaggio dell’ambiente. Un
esempio è il lettore Kindle, un dispositivo che Amazon è interessata a far durare a lungo
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perché gli introiti derivanti dall’acquisto di contenuti digitali -come libri- dipendono
anche dalla durata del possesso del dispositivo da parte del consumatore.
4- Piattaforma di condivisione – E’ un modello strettamente legato alla sharing economy
che si è diffuso particolarmente negli ultimi anni grazie ad una sempre più avanzata
digitalizzazione. Esso ha come obiettivo quello di evitare che i prodotti restino inutilizzati
incrementando la loro produttività e incoraggiando l’accesso condiviso o la comproprietà.
Il modello piattaforma di condivisione quindi permette a più clienti di usare le stesse
risorse, riducendo la domanda di nuovi prodotti e allo stesso tempo consente l’aumento
dei consumi senza necessità di fabbricare prodotti partendo da zero. Un esempio è la
piattaforma Peerby che permette alle persone di condividere beni personali durevoli che
non sono usati appieno con altri soggetti che vivono nella stessa zona. I vantaggi derivanti
dall’adozione di questo modello sono sia per le imprese, le quali solitamente realizzano
un guadagno imponendo il pagamento di una percentuale su tutte le transazioni effettuate
sulla piattaforma, che per gli utenti, i quali generalmente soddisfano un loro bisogno a un
prezzo inferiore utilizzando un prodotto/servizio di maggiore qualità.
5- Prodotto come servizio – E’ un modello di business in cui i clienti rinunciano alla
proprietà di una gamma di prodotti che generalmente vengono acquistati - automobili,
biciclette, opere d’arte, pneumatici, vestiti - optando piuttosto per acquistare l’accesso a
questi articoli e le relative prestazioni a breve e lungo termine. Quindi, se da un lato questo
modello è ideale per i clienti che hanno bisogno di usare un prodotto poche volte, hanno
poco spazio a disposizione o non hanno i fondi necessari per un grosso acquisto, dall’altro
può portare vantaggi anche alle imprese in quanto le continue interazioni con il cliente,
tipicamente associate al modello, danno spesso luogo a una maggiore fidelizzazione e
retention della clientela. Questo modello è adottato da Turningart, un’impresa
statunitense che permette a privati cittadini di noleggiare opere d’arte invece di possederle
agevolando anche l’inserimento nel mercato di opere inutilizzate.
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2.1.2 La creazione del valore nell’economia circolare
Un rapporto della Ellen Macarthur Foundation intitolato “Towards the Circular
Economy”, presenta quattro semplici modelli di economia circolare di cui si possono
servire le imprese per creare valore e che sono validi per tutti i processi e tutte le fasi della
supply chain
13
.
1- Potenzialità dei cicli stretti - I cicli sono stretti quando
il materiale rientra nel processo vicino alla sua fine. In
generale, cicli sempre più corti permettono non solo
maggiori risparmi in termini di costi dei materiali, della
manodopera, dell’energia e del capitale ma anche minori
esternalità negative come emissioni di gas nocivi o
sostanze tossiche. Il vantaggio economico è evidente nel
momento in cui i costi di raccolta, rielaborazione del
prodotto, del componente o del materiale sono inferiori all’alternativa lineare. Inoltre,
questo vantaggio cresce man mano che aumentano i prezzi delle risorse e i costi che
derivano dalle esternalità negative.
2- Potenzialità dei cicli multipli - Secondo questo
modello si può creare valore tenendo più a lungo in
uso i prodotti, componenti e materiali all’interno
dell’economia circolare. Ciò può essere realizzato
sia passando attraverso più cicli consecutivi - non
un solo ricondizionamento di un prodotto ma più
riprocessamenti consecutivi- o passando più tempo
all’interno di un ciclo, ad esempio estendendo l’uso
di una lavatrice da 1000 a 10000 cicli di lavaggio. Il modello in questione consente un
notevole risparmio sui costi delle materie prime e contrasta la dispersione di esse al di
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Ellen MacArthur Foundation, (2013), Towards the Circular Economy. Economic and Business
rationale for an accelerated transition, https://www.ellenmacarthurfoundation.org
Figura 6 Cicli stretti. SOURCE. Ellen
MacArthur Foundation, (2013), Towards
the Circular Economy.
Figura 7 Cicli multipli. SOURCE. Ellen
MacArthur Foundation, (2013), Towards
the Circular Economy.