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Abstract
Italiano
All’interno dell’elaborato viene proposto un framework dedicato all’ESG investing
e alla verifica, sia empirica che ontologica, che questa strategia possa essere la base da
cui derivare un’asset class alternativa. Per farlo si illustra inizialmente una panoramica
inerente al tema delle asset classes e alla loro classificazione, per poi procedere con una
presentazione granulare del mondo dell’ESG, approfondendo alcune questioni tra cui
l’utilizzo della terminologia appropriata, il nuovo concetto di impresa e l’importanza che
il tema in generale avrà nel futuro. In seguito le analisi di correlazione e regressione, che
costituiscono il core della ricerca, permettono di asserire se sia presente o meno una
componente di rischio idiosincratico, statisticamente significativo, all’interno di un
investimento effettuato tramite i criteri ESG, messo in relazione con tre portafogli ben
diversificati. Infine, si passa in rassegna ai concetti di Megatrend e di tassonomia del
mondo ESG, analizzati in chiave conclusoria come se fossero il pezzo mancante
dell’anello che serve a completare il ragionamento.
Inglese
Within the report, a framework dedicated to ESG investing and verification, both
empirical and ontological, is proposed that this strategy can be the basis from which to
derive an alternative asset class. To do this, an overview of the topic of asset classes and
their classification is initially illustrated, and then proceeds with a granular presentation
of the world of ESG, deepening some issues including the new concept of business and
the importance of the topic in general will have in the future. Subsequently, the correlation
and regression analyzes, which constitute the core of the research, make it possible to
assert whether or not there is an idiosyncratic component of risk, statistically significant,
within an investment made using ESG criteria, related to three well diversified portfolios.
Finally, we review the concepts of Megatrend and taxonomy of the ESG world, analyzed
in a conclusive key as if they were the missing piece of the link that serves to complete
the reasoning.
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CAPITOLO 1. ASSET CLASS
1.1 Introduzione
Partendo dal presupposto che l’inglese è la lingua che da sempre domina la materia
finanziaria, anche il concetto di Asset Class non si sottrae a questa tradizione. Volendolo
però tradurre in lingua italiana, per fornire una prima intuizione sul tema che andrò a
trattare, può essere identificato sotto l’espressione di “classe di attività” o meglio ancora
“classi di investimento”. All’interno della vasta letteratura finanziaria non compare però
una vera e propria definizione che sia in grado di esplicitare in modo esaustivo il binomio
in questione. Infatti, tutti i modelli tradizionali che spiegano la disciplina dell’Asset
Pricing, tra cui Asset Princing Theory (APT) e Capital Asset Pricing Model (CAPM),
prendono in considerazione il singolo strumento finanziario, per esempio un semplice
titolo azionario, e lo trattano come tale, non contestualizzandolo all’interno di un più
ampio spettro contenente altri strumenti finanziari, simili o diversi.
Ma, come spesso accade, la teoria si discosta molto dalla pratica. Se infatti risulta difficile
rintracciare una definizione univoca nelle teorie, i cosiddetti “practitioners” hanno ben
chiaro questo concetto e lo utilizzano quotidianamente nel loro operato, specialmente per
prendere decisioni negli ambiti di struttura finanziaria di un’impresa e di costruzione di
portafogli.
Nonostante questo cappello introduttivo, è comunque necessario passare in
rassegna a tutte quelle che possono rappresentare un simil-definizione del concetto di
asset class. In primis, prendendo a prestito la teoria sviluppata nel 1976 da Stephen A.
Ross, professore di Economia presso l’Università della Pennsylvania. Egli plasmò un
modello teorico in base al quale il rendimento di un titolo azionario è espresso in funzione
dei rendimenti di una serie di fattori di rischio, senza però che vi sia l’opportunità di
compiere un arbitraggio nel mercato. Questo si concretizzerebbe nel caso in cui fosse
possibile acquistare un’attività finanziaria e simultaneamente venderne un’altra
sfruttando un momento di inefficienza del mercato stesso. Ciò implicherebbe la totale
assenza di rischio nel compimento dell’operazione e l’ottenimento di un profitto certo.
Da tale intuizione deriva il nome “Arbitrage Pricing Theory” (APT). L’elemento cruciale
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in questo modello teorico consiste nel fatto che le attività con la medesima sensitività a
un dato insieme di fattori macroeconomici, quali inflazione, tasso di cambio, tasso di
intaresse, devono necessariamente offrire gli stessi rendimenti attesi in condizioni di
equilibrio del mercato. Da questa implicazione si può trarre la prima definizione di asset
class: strumenti finanziari con simile esposizione ai fattori economici formano una classe
di investimento. Questa definizione si avvicina molto a quella che Robert J. Greer,
vicepresidente della Daiawa Secuirities, inserì nel suo articolo “What is an Asset Class,
Anyway?” pubblicato da The Journal of Portfolio Management nel 1997: “An asset class
is a set of assets that bear some fundamental economic similarities to each other, and that
have characteristics that make them distinct from other assets that are not part of that
class.”
In seconda istanza, è possibile adottare un approccio di tipo statistico, applicando
una modello di regressione lineare secondo cui ogni potenziale attività che genera un
premio per il rischio , che non può essere spiegata da altre classi già esistenti ( − ) ,è
effettivamente una classe di attività a sé stante:
( − ) = +∑ ( − )
=1
+
Seguendo questa interpretazione, lo scopo è quello di trovare attività con una forte
componente di rischio idiosincratico , significativamente diversa da 0 e che quindi possa
essere altamente decorrelata con le altre attività inserite all’interno della regressione.
1.2 Classificazione
Nell’ambito del quadro appena definito, è importante saper distinguere un asset
“puro” dagli strumenti finanziari che ne possono derivare. Una stock option, per esempio,
è uno strumento finanziario che pone le sue radici nell’ampia categoria delle azioni, le
quali sono considerate un asset fondamentale. A tal fine, per motivi di chiarezza, sono
state definite tre “super-classi”:
• Capital assets;
• Consumable / transformable assets (“C/T assets”);
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• Store of value assets (“SOV assets”).
Queste tre superclassi hanno tutte caratteristiche economiche diverse e quindi
costituiscono tre differenti punti di partenza per lo sviluppo delle sottoclassi.
Considerando quindi l’intero insieme, riescono a coprire perfettamente il raggio d’azione
che compete a un portfolio manager, il quale dovrebbe aspirare a operare con un grado di
esposizione su tutte e tre, tale da rendere il suo portafoglio sufficientemente diversificato
per una migliore gestione del rischio.
1.2.1 Capital Asset
Una capital asset è un’attività costituita da una fonte che genera un flusso
continuativo di valore, specialmente adottando una prospettiva temporale di lungo
periodo. Un’azione, per esempio, fornisce una aspettativa di un flusso potenzialmente
infinto di dividendi. La stessa logica è applicabile alle obbligazioni, le quali forniscono
un’aspettativa di un flusso costante di cedole e del rimborso del capitale a scadenza. In
base a questa definizione, è certamente possibile far rientrare all’interno di questa super
classe anche un’attività immobiliare. Essa, infatti, genera un continuo flusso di reddito
operativo in entrata e presenta un valore residuo al termine del periodo di deprezzamento.
Un modo quindi per valutare una capital asset è attraverso il suo valore attuale netto (Net
Present Value “NPV”), che sconta i flussi di cassa previsti per i periodi futuri di tempo
ad un tasso di intaresse “r” adeguatamente calcolato. Un’ulteriore caratteristica che quindi
li accomuna consiste nella loro notevole sensibilità al cambiamento di valore post
dinamiche sul tasso di intaresse utilizzato per l’attualizzazione.
1.2.2 C/t asset
Un c/t asset può essere consumato, trasformato, ha un valore d’uso intrinseco ma
non genera un flusso continuativo di valore nel tempo. L’universo delle commodities,
come grano, prodotti energetici e metalli, sono la forma di c/t assets più conosciuta dagli
investitori. Un classico modo per poter aprire una posizione verso questo tipo di assets
consiste nel negoziare i contratti futures, ovvero strumenti derivati con cui le parti si
impegnano ad acquistare o vendere, ad una predeterminata scadenza, una certa quantità
dell’attività sottostante. Essendo finanziariamente distinti dalla super classe dei capital
assets, non sono valutabili tramite il calcolo del NPV. Devono quindi essere valutati