1.2.1 Le banche 
Le banche sono intermediari finanziari. In sostanza, sono commercianti di denaro, che raccolgono denaro dai 
risparmiatori e lo utilizzano attivamente per le operazioni di prestito. Il segno distintivo di una banca è la sua 
funzione finanziaria, cioè la capacità di usare il debito come denaro. 
Esistono tre tipi di modelli bancari: 
I. Banche pure: correlazione tra le transazioni di attività e passività. Infatti, se il finanziamento è a 
breve termine, anche le attività di prestito devono essere a breve termine.;  
II. Banche miste: non c’è correlazione tra le transazioni di attività e passività, di conseguenza c’è 
libertà di esercizio;  
III. Banche universali: è una banca che fornisce servizi di intermediazione finanziaria e creditizia 
oltre ai normali servizi di deposito e prestito; 
Ogni sistema ha un organo di vigilanza e di gestione, che in Italia è la Banca d'Italia (Banca Centrale), la 
quale vigila sulla solidità del sistema bancario e degli intermediari finanziari, tutela la concorrenza nei 
mercati del credito e svolge il servizio di tesoreria dello Stato. 
A livello europeo, la Banca centrale europea (BCE) stabilisce la politica monetaria dell'UE, assumendo 
decisioni di politica monetaria comunitaria. 
“La Banca d’Italia vigila sul sistema bancario e sulla solidità degli intermediari finanziari, tutela la 
concorrenza nel mercato del credito, svolge il servizio di tesoreria dello Stato. La Banca d’Italia è istituto di 
emissione della moneta, sebbene i volumi siano decisi dalla BCE, può concedere finanziamenti solo ad altre 
banche, gestisce le riserve di valuta tramite l’Ufficio Italiano Cambi, che ha compiti anche in materia di 
antiriciclaggio e usura. Decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 convertito con modificazioni dalla legge 22 
dicembre 2011, n. 214, che detta disposizioni in materia di divieto di assumere o esercitare cariche tra 
imprese o gruppi di imprese concorrenti operanti nei mercati del credito, assicurativo e finanziario (c.d. 
divieto di interlocking)”.
15
 
 
 
 
 
 
 
 
15
Banca d’Italia Eurosistema PROVVEDIMENTO DELLA BANCA D’ITALIA
Il credito bancario è diventato sempre più specialistico e può essere ottenuto in un 
I. a medio e lungo termine (ad es. mutui); 
II. a breve termine (ad es. linee di credito, note scontate). 
 
La differenza principale tra le transazioni è tra: 
I. Operazioni di self-clearing: anticipo concesso da una banca a fronte di un credito vantato da 
un'impresa nei confronti di un terzo, che viene rimborsato al momento dell'incasso del credito; 
II. Operazioni non self-clearing: una forma di scoperto di conto concesso a fronte di adeguate 
garanzie reali o personali; 
Per ottenere un prestito, un'azienda deve innanzitutto ottenere un rating creditizio. Attualmente i rating sono 
assegnati in conformità alle linee guida del Comitato di Basilea, che stabilisce le regole per l'assegnazione 
dei rating: “I sistemi interni di rating sono riconosciuti dal nuovo Accordo di Basilea come strumenti 
essenziali per un’efficace gestione del rischio di credito, con benefici tangibili in termini di maggiore 
efficienza nell’allocazione del capitale e di incremento del rendimento del processo di selezione della 
clientela. Propedeutica a tali obiettivi è la segmentazione e la gestione della clientela secondo classi di 
merito creditizio definite statisticamente”.
16
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
16
CREDITO E IMPRESE BANCARIA n. 1/2003 Pietro Piu,Alessandro Quinti, Luigi Sani LIASA – Università degli 
Studi di Siena
1.2.2 I cicli 
 
L'importanza dell'equilibrio economico, finanziario e monetario è dovuta al fatto che il ciclo di formazione 
dei costi e dei ricavi influisce sul fabbisogno di capitale e lo squilibrio tra le dinamiche economiche e 
monetarie è la norma nelle operazioni correnti. Di solito, i costi totali corrispondono al totale delle uscite e il 
totale dei ricavi a quello delle entrate nel lungo periodo. 
Per questo motivo gli aspetti economici e finanziari devono essere combinati attraverso la pianificazione 
finanziaria. 
Pertanto, il bilancio economico deve precedere il bilancio finanziario, così come quest'ultimo deve tenere 
pienamente conto della tempistica delle entrate e delle uscite. 
La gestione finanziaria è di esclusiva responsabilità. Di conseguenza, per partecipare alla politica generale 
dell'azienda, la direzione deve gestire i rapporti di credito con i clienti insieme alla direzione commerciale e 
determinare le dilazioni di pagamento da negoziare con i fornitori insieme all'ufficio acquisti (considerato 
che la differenza tra concedere e ricevere dilazioni ha un ruolo nella gestione finanziaria complessiva). 
Occorre inoltre gestire anche i beni mobili e immobili dell'azienda nel suo complesso, compresa la 
valutazione dei progetti di investimento. 
L'inizio del ciclo produttivo coincide con l'inizio della lavorazione dei materiali acquisiti. I costi sono 
ritardati dai tempi tecnici necessari per trasferire i materiali all'impianto di produzione e dai tempi di 
stoccaggio dei materiali in magazzino. 
Tranne che nel caso della produzione su ordinazione, i ricavi vengono incassati dopo il completamento del 
ciclo produttivo a causa del periodo di stoccaggio delle scorte di prodotti finiti. Per questa ragione il ciclo 
economico dura più a lungo del ciclo produttivo. 
La relazione tra il ciclo economico e quello finanziario è modellata dall'interazione dei rinvii, poiché la 
differenza (se esiste) tra ciò che viene ricevuto dai fornitori e ciò che viene consegnato ai clienti influisce sul 
ciclo finanziario. 
Difatti, grazie alle dilazioni dei fornitori, è possibile trattenere internamente risorse finanziarie che possono 
essere utilizzate per altri investimenti (anche se solo per un breve periodo di tempo). Al contrario, il 
differimento concesso al cliente rappresenta l'utilizzo di risorse finanziarie che non entrano nell'azienda.
Tradizionalmente, il fenomeno del credito commerciale è stato considerato principalmente dal punto di vista 
delle imprese che ricevono pagamenti dilazionati dai loro fornitori. Solitamente dipende dalla prospettiva 
economica da cui questo fenomeno viene analizzato. “La credit view del meccanismo di trasmissione della 
politica monetaria, in particolare, ha enfatizzato il ruolo finanziario del credito commerciale come sostituto 
del credito bancario, sottolineando il nesso tra razionamento bancario e ricorso al credito commerciale”.
17
 
Questo concetto definisce una gerarchia in cui il credito commerciale è la fonte di finanziamento di riserva, 
in quanto il credito commerciale è molto più costoso. “L’opportunità di esplorare il punto di vista di chi 
concede la dilazione di pagamento è tuttavia emersa più volte, da ultimo sulla base dei risultati di 
un’indagine del Mediocredito centrale condotta a metà degli anni novanta”.
18 
 
Lo studio ha rilevato che gli sconti di cassa sono relativamente rari e, quando esistono, il tasso di interesse 
implicito associato al pagamento differito è, tre volte su quattro, molto più alto del normale tasso di mercato. 
In particolare, l'assenza di costi espliciti nella maggior parte dei casi solleva il sospetto che i debitori 
commerciali possano non essere consapevoli dell'esistenza di politiche di differenziazione della clientela 
attuate dai venditori attraverso i prezzi e i termini di pagamento, esplorando il valore non finanziario del 
pagamento differito.  
I risultati portano a ritenere che, nel valutare i costi delle transazioni di credito commerciale, la letteratura in 
questo settore troppo spesso generalizza i termini e le condizioni che caratterizzano una parte delle 
transazioni di credito commerciale nel loro complesso, come se si applicassero a tutte le transazioni. 
 
 
 
 
 
 
 
 
17
 Bernanke, B.S. e M. Gertler (1995), Inside the Black Box: The Credit Channel of Monetary Transmission, Journal of 
Economic Perspectives, vol. 9, n. 4, pp. 27-48 - Per una rassegna sulla credit view si veda Bernanke e Gertler (1995). 
Per alcuni lavori che si riferiscono più direttamente al credito commerciale si vedano Kashyap, Stein e Wilcox (1993), 
Gertler e Gilchrist (1995), Oliner e Rudebusch (1995) e (1996), Nilsen (2002). Per quanto riguarda il nesso tra 
razionamento bancario e ricorso all’indebitamento commerciale si rimanda in particolare a Duca (1986) e Jaffee e 
Stiglitz (1990).                                                                                                                                                                       
18
Chiri, S. (1997), Debiti e crediti commerciali, Ministero dell’Industria – Mediocredito centrale (1997), Indagine sulle 
imprese manifatturiere. Sesto rapporto sull’industria italiana e la politica industriale, Roma, gennaio, pp. 175
1.3 La gestione del rischio 
 
Il rischio è l'incapacità di soddisfare il processo di gestione di base da un punto di vista economico. 
Questo tipo di rischio è insito nella struttura stessa dell'azienda, in quanto è strutturale, dove l'azienda rischia 
di diventare insolvente a causa della sua incapacità di bilanciare risorse e impieghi. Sostanzialmente, le 
imprese saranno caratterizzate da deficit finanziari dovuti alla difficoltà di soddisfare i loro bisogni attraverso 
le loro attività. Questo rischio può essere ciclico, con le società che occasionalmente non dispongono della 
liquidità necessaria. In questi casi, il rischio è quello dell'illiquidità. 
In economia aziendale, il rischio nasce dalla giustapposizione di due fenomeni, uno oggettivo e uno 
soggettivo: il verificarsi di eventi mutevoli e l'incapacità dell'uomo di anticipare tali cambiamenti. Questi due 
fenomeni sono concettualmente distinti ma correlati. Infatti, la capacità umana di prevedere è 
inestricabilmente legata alle caratteristiche del processo di cambiamento. La frequenza dei cambiamenti e il 
numero di variabili coinvolte sono esempi di fattori che condizionano la capacità umana di prevedere 
l'evoluzione degli eventi nel processo decisionale.  
Tuttavia, le attività di previsione sono soggette a errori causati da carenze nella conoscenza dell'argomento e 
di altre variabili, che portano a formulare ipotesi sul futuro non corrette. 
Da questo fenomeno si possono dedurre le principali caratteristiche del rischio nella finanza d'impresa: 
I. ineliminabilità ovvero l'impossibilità di eliminare il rischio nelle attività economiche 
dell'impresa. “Tale carattere è stato riscontrato da molti autori in dottrina, i quali hanno 
appunto rilevato che non esiste un’azienda senza rischio”;
19 
 
Tuttavia, se il rischio è un fenomeno intrinseco all'economia dell'impresa, ciò non significa che sia 
impossibile adottare misure per ridurre il livello di esposizione dell'impresa ad esso. Infatti, l'intervento degli 
agenti economici attraverso le loro politiche di gestione può portare a diverse "gradazioni" di rischio 
d'impresa.
 
 
 
 
 
 
 
 
19
 Dezzani scrive “L’ineliminabile proiezione nel futuro di ogni sistema aziendale implica che il rischio venga assunto 
come ineliminabile condizione di esistenza di qualsiasi azienda, qualunque sia l’oggetto che ne qualifica la funzione 
strumentale.” DEZZANI F., Rischi e politiche d’impresa, Milano, Giuffrè, 1971, pag. 33
Questo dimostra che il rischio non può essere eliminato durante la vita dell'azienda, ma cambia nel tempo, 
divenendo un fenomeno: 
II. dinamico: I rischi possono variare in misura diversa nel tempo a causa di fattori interni 
(cambiamenti nelle condizioni di produzione) ed esterni (cambiamenti nell'ambiente) 
dell'azienda, che possono portare allo sviluppo di nuovi rischi o alla cessazione di altri rischi. “Il 
carattere dinamico è una precisa caratteristica del «sistema dei rischi»”.
20
 
Da quest'ultimo si può ricavare un'altra caratterizzazione di base del rischio ovvero la: 
III. sistematicità:
 21
 “ossia il cosiddetto rischio economico generale – quale incapacità dell’impresa 
di remunerare, nel lungo andare, congruamente i suoi fattori produttivi – è composto da parziali 
configurazioni di rischio ovvero da rischi particolari”.
22 
 
“Tale carattere sistematico conferma il forte vincolo che unisce i rischi d’azienda, il che vuol dire che i 
rischi particolari assumono rilevanza e sono valutati correttamente solo se considerati nel loro 
insieme”.
23
 In quanto somma di tutti i rischi, i rischi finanziari generali sono sensibili alla dinamica dei 
rischi specifici. Infatti, un aumento o una diminuzione delle dimensioni di quest'ultima possono 
aumentare o diminuire rispettivamente il grado di potenziale economico. Il fatto che il rischio finanziario 
generale non possa essere eliminato è ovvio, data la sua natura “sistemica”, ma ciò non significa che i 
singoli rischi specifici possano essere eliminati, per cui gli sforzi per ridurre l'esposizione al rischio 
dell'azienda saranno una sfida gestionale. Bertini evidenzia che i rischi specifici possono essere 
eliminati, ma solo in momenti diversi, poiché eliminandoli in concomitanza si elimina il rischio 
finanziario complessivo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
20
BERTINI U., Introduzione allo studio dei rischi nell’economia aziendale, op. cit., pag. 35.                                         
21
GIANNESSI E., Le aziende di produzione originaria, Vol. I, Le aziende agricole, Pisa, Cursi, 1969, pag. 275. 
22
FERRERO G., Istituzioni di economia d’azienda, Milano, Giuffrè, 1968, pag. 40.                                                              
23
SASSI S., Il sistema dei rischi d’impresa, op. cit., pag. 107.
I rischi non sono solo di natura sistemica, ma hanno prevalentemente un:  
IV. contenuto economico: In quest'ultimo caso, non esiste una singola transazione o fenomeno, 
positivo o negativo, che non influisca sulla creazione e sulla distruzione di valore. 
 
Ciò non significa che la possibilità di perdite economiche sia completamente eliminata, ma il management 
deve considerare i rischi quando prende decisioni di politica gestionale, perché i rischi determinano i costi 
che incidono sui profitti e sulle perdite operative, indipendentemente dall'entità delle possibili perdite future. 
Tuttavia, il piano dell'azienda deve includere un'assunzione di rischio. Tuttavia, l'inclusione di ipotesi di 
rischio nei piani aziendali in genere attenua l'impatto del rischio, ma non elimina il danno potenziale che 
deve essere affrontato.  
 
Detto ciò, nel testo “Introduzione allo studio dei rischi nell’economia aziendale” l’autore Bertini afferma che 
“non è accettabile, la distinzione tra rischi economici e rischi non economici”
24
. Questo perché tutti i rischi, 
anche quelli legati a fenomeni naturali come le inondazioni dei fiumi o le fluttuazioni dei tassi di cambio, 
possono portare a una riduzione dei ricavi e a un aumento dei costi per l'azienda. Nel corso della sua 
esistenza, l'azienda è permeata da rischi che sono costantemente in movimento e, in relazione agli altri rischi 
che compongono il "sistema dei rischi", influenzano in ogni modo possibile i risultati finanziari dell'azienda. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
24
BERTINI U., Introduzione allo studio dei rischi nell’economia aziendale, op. cit., pag. 46.
Si distingue tra rischio strategico, rischio operativo, rischio di reporting e rischio di compliance, in base agli 
obiettivi influenzati dai fattori di rischio.  
“I rischi strategici sono da riferire a tutti gli eventi aleatori esterni ed interni che possono incidere in misura 
rilevante e durevole sulla gestione dell’impresa”.
25
 Questi rischi devono essere presi in considerazione 
dall'alta dirigenza al momento di prendere decisioni strategiche, poiché possono avere un impatto negativo 
sulla creazione di valore a lungo termine. I rischi strategici sono infatti legati alle scelte strategiche e possono 
quindi minacciare la competitività dell'impresa. I rischi strategici sono numerosi e derivano da fattori interni 
ed esterni. Selleri ordina i rischi strategici più importanti come segue: 
I. rischi di mercato: il comportamento dei concorrenti esistenti e dei nuovi arrivati può 
compromettere il vantaggio competitivo di un'azienda; 
II. rischi di variazione della domanda: è causata da un forte calo della domanda dovuto a 
cambiamenti nelle esigenze e nelle aspettative dei clienti; 
III. rischio tecnologico: legati alla natura e ai tempi della ricerca e dello sviluppo, che possono 
essere attaccati dai concorrenti a causa dell'incapacità del senior management di anticipare gli 
sviluppi tecnologici; 
IV. rischio di flessibilità: legata all'incapacità del management di adattare adeguatamente i mix di 
produzione e output ai cambiamenti del mercato; 
V. rischio di capitale: si riferisce alla difficoltà dell'azienda di reperire il capitale necessario per gli 
investimenti di crescita e per la futura creazione di valore; 
VI. rischio politico: in riferimento ad eventi politici indesiderati che minacciano le prestazioni 
dell'azienda nei vari paesi in cui opera; 
VII. rischio normativo: causa di sviluppi normativi e cambiamenti nel quadro normativo dei Paesi in 
cui investiamo, che potrebbero ostacolare la nostra strategia di crescita, aumentare le pressioni 
competitive o avere un impatto significativo sulla nostra attività; 
VIII. rischio di settore: si riferisce ai cambiamenti nelle opportunità e nelle minacce che possono 
alterare l'attrattiva del settore in cui opera l'azienda; 
IX. rischio di relazioni: alleanze e rapporti con i partner di scarsa qualità possono ridurre la 
competitività dell'azienda sul mercato; 
 
 
 
 
 
 
25
SELLERI L., L’impresa e il rischio. Introduzione all’Enterprise Risk Management, E - book, op. cit., pag. 54.
X. rischio del mercato finanziario: legato alle variazioni dei tassi di interesse, dei prezzi e di altri 
fattori che possono influenzare i risultati economici, il costo del capitale e la capacità di reperire 
capitali sul mercato; 
XI. rischio catastrofale: a seguito di fenomeni naturali o di errori umani che possono 
compromettere la continuità dell'azienda; 
Il rischio operativo si riferisce a tutti i rischi che potrebbero minacciare l'efficienza, l'efficacia e l'economicità 
delle risorse e dei processi aziendali che contrassegnano la catena del valore. 
I rischi di reporting riguardano l'affidabilità delle informazioni fornite dai report. Questi rischi riguardano la 
possibilità che le informazioni destinate all'interno o all'esterno siano imprecise, intempestive, irrilevanti, 
non informate, non selezionate o sfavorevoli in termini di costi-benefici. L'adeguatezza delle informazioni si 
riferisce non solo all'affidabilità dei dati del bilancio, ma anche ai fattori di rischio che possono ridurre la 
qualità delle informazioni. 
Infine, il rischio di compliance deriva dalla non conformità a leggi e regolamenti, che “espone l’impresa a 
sanzioni, multe, penalità, e nei casi più gravi può comportare la sospensione dell’attività produttiva per 
periodi più o meno ampi”.
26
 
Si tratta quindi del rischio di potenziali perdite finanziarie a breve, medio e lungo termine dovute a 
deviazioni volontarie o involontarie da leggi, norme e regolamenti. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
26
SELLERI L., L’impresa e il rischio. Introduzione all’Enterprise Risk Management, E - book, op. cit., pag. 65