del settore hanno quindi determinato la formazione di colossali imprese energetiche 
in continua crescita. 
Ciò nondimeno, il futuro dell’era del petrolio potrebbe essere tanto costoso, quanto 
apparentemente vantaggioso è stato il suo passato. L’umanità si trova attualmente in 
uno “spartiacque entropico”, uno di quei momenti di profonda trasformazione del 
rapporto uomo-ambiente causati dalla progressiva diminuzione delle risorse su cui si 
fonda il sistema energetico e dall’aumento del caos determinato dall’attività umana
2
.  
La società globale appare, quindi, costretta ad affrontare una doppia minaccia 
costituita dall’assenza di un’offerta sicura ed adeguata di energia a basso costo e dai 
gravi pregiudizi causati all’ambiente dall’attuale sistema energetico basato sui 
combustibili fossili. Con una forza crescente, sicurezza energetica e questione 
ambientale si impongono quali aspetti centrali e intercorrelati della questione 
energetica del Terzo Millennio.  
Tuttavia, come spesso accade, la decadenza di un sistema porta in grembo i germogli 
di un’epoca nuova e la crisi può coincidere con un’inedita opportunità. Attualmente, 
è la stessa natura paradossale e contraddittoria del sistema energetico a costituire la 
principale leva del cambiamento. Se il Novecento si apre all’insegna del crescente 
sfruttamento del petrolio, oggi, sul nascere del XXI secolo, è possibile assistere alla 
progressiva affermazione delle fonti rinnovabili di energia secondo quel processo 
denominato decarbonizzazione del sistema economico.  
Negli ultimi anni, le politiche internazionali dirette al contenimento dei consumi di 
idrocarburi e alla diversificazione delle fonti energetiche hanno rivolto una crescente 
attenzione verso la bio-energia “moderna”, ovvero l’energia prodotta dai 
biocombustibili. Questi ultimi sono combustibili liquidi ottenuti dalla trasformazione 
delle biomasse e vengono considerati da un numero crescente di voci come i più 
validi sostituti agli idrocarburi nel settore dei trasporti su gomma. 
La portata del fenomeno impone un’analisi globale. Ciononostante, particolare 
attenzione verrà data a quanto occorre in Brasile in virtù della sua condizione tanto di  
                                                 
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  Georgescu-Roegen, N., The Entropy Law and the Economic Process, Harvard University Press, 
Cambridge, Mass, 1971. 
 5
riferimento mondiale nella produzione dei biocombustibili e nella tecnologia ad essa 
associata quanto di principale attore del biotrade, il nascente mercato di energia 
rinnovabile. Coerenze e contraddizioni rilevate nel paese assumono, in tal modo, 
grande valore in considerazione del suo speciale status internazionale, emergente 
potenza energetica “rinnovabile” e modello di sviluppo per vari paesi del Terzo 
Mondo. In un primo momento quanto osservato in Brasile ci permetterà di esprimere 
un giudizio sulla portata destabilizzante o viceversa stabilizzatrice dei biofuels nei 
confronti del sistema energetico basato sugli idrocarburi. Su tali basi sarà 
successivamente possibile valutare se l’attuale processo di decarbonizzazione del 
sistema economico stia mettendo in discussione o meno quel legame finora ritenuto 
necessario tra consumo di energia, crescita economica e progresso sociale.  
Una trattazione esaustiva dei biocombustibili deve basarsi innanzitutto su un’analisi 
comparativa che ne consideri costi e benefici in relazione ai combustibili di origine 
fossile. Nel primo capitolo (“I biocarburanti nel processo di decarbonizzazione del 
sistema energetico internazionale”) verranno presentati gli studi concordi 
nell’indicare i biocarburanti come la prossima tappa di una transizione morbida dal 
picco della produzione petrolifera ad un’economia energetica basata su risorse 
rinnovabili. Alla base dell’inclusione dei biofuels nel mix energetico di un numero 
crescente di paesi vengono ritrovate ragioni di varia natura attinenti principalmente a 
progetti di sviluppo rurale, a una maggiore indipendenza energetica e ai presupposti 
vantaggi in termini ambientali.  
Nella gran parte dei casi, gli attuali costi di produzione non rendono gli 
agrocarburanti competitivi con gli idrocarburi e ciò spiega la ragione per cui il loro 
utilizzo riveste per il momento un ruolo marginale in termini globali. Ciononostante, 
stimolata dagli incentivi statali la produzione dei biocarburanti continua e crescere in 
modo esponenziale con crescenti guadagni di scala. 
A tal proposito il Brasile si delinea come un modello che traccia il cammino per 
l’espansione dei biocarburanti a livello internazionale. Titolare del maggior numero 
di vantaggi competitivi nella loro produzione, e possessore di un mix energetico 
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particolarmente “verde”, il paese viene presentato dai sostenitori dei biocarburanti 
come la dimostrazione concreta della realizzabilità di quei programmi diretti 
all’incentivo dei carburanti oggetto di studio. Una serie di fattori favorevoli quali 
l’esperienza trentennale nel settore, le condizioni climatiche, l’immenso potenziale di 
produzione pone dunque il paese latinoamericano nella posizione paradigmatica di 
modello nella produzione dei biocarburanti.   
Ai fini della nostra analisi si procederà a rintracciare le caratteristiche strutturali delle  
principali filiere produttive corrispondenti ai due tipi di biofuels prodotti in Brasile, 
ovvero l’etanolo (alcool), sostituto della benzina prodotto a partire dalla canna da 
zucchero, e il biodiesel, sostituto del diesel convenzionale ricavato da oli vegetali. In 
entrambi i casi, la produzione interna è stimolata dall’intervento dello Stato attraverso 
speciali programmi federali diretti al raggiungimento del  tanto agognato obiettivo 
dell’indipendenza energetica. 
Nel secondo capitolo (“Il Brasile, paese pioniere nella produzione di etanolo”) viene 
studiato il percorso che conduce il paese a trasformarsi nel leader mondiale nella 
produzione ed esportazione di alcool. Di fondamentale importanza per lo sviluppo del 
settore appare il ProAlcool, programma federale lanciato nel 1975 e diretto 
esplicitamente a stimolare la produzione interna di alcol in sostituzione ai 
combustibili fossili. 
L’intervento dello Stato è forte fino agli anni ’90, momento in cui il settore viene in 
parte liberalizzato. L’attuale fase di espansione della produzione di etanolo non è 
dunque direzionata dal governo, quanto direttamente promossa dal settore privato.  In 
effetti, i livelli di competitività raggiunti consentono la vendita dell’etanolo a prezzi 
fortemente competitivi, generalmente inferiori al 70% del prezzo della benzina senza 
alcun sussidio governativo. Al contempo, il recente successo dell’introduzione delle 
automobili bi-combustibili o flex-fuel offre un forte stimolo alla domanda di etanolo 
che nel 2006 contribuisce al 40% dell’offerta di carburanti nel settore dei trasporti. 
 7
Sulla base dell’esperienza brasiliana un grande numero di analisi confida, dunque, 
nelle potenzialità dell’alcool quale miglior candidato per la futura sostituzione dei 
combustibili liquidi di origine fossile nel settore dei trasporti.  
Un discorso a parte va fatto per il biodiesel, il cui apporto all’offerta di energia del 
paese è attualmente marginale, specialmente quando confrontato con i dati relativi 
all’alcool. Ciò nondimeno, come si mostrerà nel terzo capitolo (“La nuova sfida: il 
biodiesel”), il carburante rinnovabile è attualmente tra le fonti energetiche rinnovabili 
che presenta le migliori prospettive di crescita nel paese latinoamericano. Su 
iniziativa del presidente Luiz Inacio “Lula” da Silva viene creato nel 2004 il 
Programma Nacional de Produção e Uso de Biodiesel (PNDB) nella cui normativa 
correlata si stabilisce un progressivo aumento delle percentuali di biodiesel nella 
miscela con il diesel convenzionale.  
La promozione da parte delle istituzioni governative va collocata nell’ambito delle 
misure dirette ufficialmente alla riduzione della povertà, seppure nel rispetto delle 
dinamiche del libero mercato. In effetti, nella gran parte dei casi, il biodiesel prodotto 
nel paese non è competitivo con il diesel minerale agli attuali prezzi del petrolio. 
Nell’analisi delle relazioni esistenti tra affermazione dei biocarburanti nel sistema 
energetico, sviluppo rurale e tutela dell’ambiente sarà necessario fare riferimento al 
dibattito attualmente in corso. Nel quarto capitolo (“Costi e benefici dei 
biocarburanti: la prova della sostenibilità”) si riscontrerà come all’inequivocabilità 
circa il cambiamento climatico non corrisponda attualmente un altrettanto diffuso 
consenso sugli effetti dei biocarburanti. Al trattarsi di un fenomeno alquanto recente, 
l’espansione delle colture energetiche è oggetto di un accesissimo dibattito ed è 
indicata ora come environment friendly, ora come vera e propria minaccia per 
l’ambiente; ora come opportunità per lo sviluppo rurale, ora suscettibile di ridurre gli 
standard di vita delle fascie più povere della popolazione.  
Gli studi a favore dei biocombustibili si basano sui benefici in termini di riduzione 
dei gas climalteranti attribuibili ai biocombustibili in ragione di un bilancio 
energetico positivo: nel processo complessivo di produzione dei biofuels esisterebbe, 
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ovvero, una relazione positiva tra l’input di energia fossile e l’output di energia 
rinnovabile.  L’agricoltura energetica creando opportunità di ampliamento del 
mercato agricolo contribuirebbe, inoltre, alla creazione di impiego e alla 
redistribuzione del reddito in ambito rurale. 
Viceversa, le tesi sfavorevoli all’affermazione dei biocarburanti si concentrano sugli 
effetti indiretti della produzione in grande scala e sono supportati dagli studi più 
attuali in materia. L’avanzamento della frontiera agricola determinata dall’attuale 
fase di espansione dell’agricoltura-energia sarebbe all’origine di deforestazione e di 
un aumento dei prezzi degli alimenti. In tal modo, la contemporanea competizione 
forest/fuel e food/fuel starebbe eliminando gli apporti positivi dei biocarburanti in 
termini di riduzione delle emissioni contaminanti e di sviluppo rurale, minandone il 
contenuto in sé “verde”.  I relativi vantaggi dei biocarburanti in termini di bilancio 
energetico diminuirebbero ulteriormente nel caso in cui questi  vengano esportati per 
essere utilizzati all’estero, mentre l’espansione di terreni monocolturali ne starebbe 
riducendo gli effetti positivi sulla creazioni di impieghi. 
Da parte delle istituzioni governative brasiliane l’espansione dell’agricoltura-energia 
viene considerata il fulcro delle strategie di sviluppo del paese nei prossimi anni in 
quanto opportunità unica di conciliare sicurezza energetica, sviluppo rurale, guadagni 
nella bilancia dei pagamenti e un crescente peso nel Sistema Internazionale. Il quinto 
capitolo (“Il nuovo status internazionale del Brasile”) intende dunque sottolineare il 
ruolo cruciale rivestito dai biocarburanti nell’attuale posizione del paese quale 
potenza energetica rinnovabile dalle ambizioni geopolitiche globali.  
Al fine di consolidare il suo ruolo di principale attore del biotrade e organizzare 
l’incipiente mercato internazionale dei biocombustibili, il paese sta portando avanti 
un’azione diplomatica di ampio spettro. La necessità di incrementare la sicurezza di 
rifornimento è alla base dell’interesse del paese nella diffusione della produzione di 
biocarburanti in altre aree del pianeta e lo avvicina ai paesi del Terzo Mondo. D’altra 
parte, i vantaggi economici costituiti dalle esportazioni dei carburanti rinnovabili lo 
spingono verso i paesi industrializzati. La strategia prescelta passa, dunque, per una 
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diplomazia proiettata al consolidamento delle relazioni non solo con Unione Europea 
e Stati Uniti ma anche con paesi emergenti dell'Africa, dell'Asia e del resto 
dell’America Latina. Con i primi sottolinea i vantaggi dell’espansione dei 
biocarburanti in termini di sicurezza di rifornimento e una rassicurante 
diversificazione dei fornitori di energia. Con i secondi enfatizza l’opportunità offerta 
in termini di sviluppo rurale, di democratizzazione dell’offerta di energia a livello 
internazionale e di una cooperazione sud-sud per un mondo multipolare.  
Attraverso un'attenta politica estera mirante a non scontentare nessuno, il paese è 
riuscito dunque a mantenere e creare buoni rapporti tanto con i paesi industrializzati 
quanto con quelli emergenti. Nella “diplomazia dei biocarburanti” il Brasile è 
terzomondista nel promuovere in Africa ricette di sviluppo rurale basate 
sull’agricoltura-energia, è oligopolista nelle relazioni con gli USA, secondo 
produttore mondiale di etanolo, è liberista nelle trattative con l’UE dirette a 
rimuovere le tariffe sui biocarburanti, ed è opportunista nel contesto latinoamericano, 
in cui aspira alla leadership. Trattasi di una politica tale da permettere al paese il 
riconoscimento internazionale di un ruolo di leader regionale associato allo status di 
potenza energetica rinnovabile. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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