5 
Capitolo 1 - Introduzione. 
 
Il tema scelto per la tesi riguarda in generale la storia della stampa, e in 
particolare la storia dell’introduzione della stampa nel territorio vicentino, in 
considerazione di due elementi. 
Il primo elemento risiede nell’aver constatato, durante il mio periodo di stage 
curricolare presso la locale biblioteca comunale, che Santorso nel 1474 è stato 
certificato come il luogo che ha visto uscire il primo libro prodotto dalla tecnologia 
dell’impressione a caratteri mobili. Un paese con meno di mille abitanti, lontano 
dai percorsi più trafficati, ai piedi delle Prealpi Vicentine, a pochi chilometri da 
Schio, vicino al confine settentrionale della Terraferma veneziana, già conosciuto 
ai tempi dell’antica Roma col nome di Salzena, con vestigia di un castellum 
militare, in una posizione geografica e climatica favorevole, ma certamente non una 
ricca città. Ha preceduto di qualche mese anche il capoluogo Vicenza, con le sue 
famiglie patrizie, la sede vescovile, i colti letterati e i facoltosi mercanti. E si noti 
che pure a Torrebelvicino, altro paese dell’Alto Vicentino, la stampa arrivò 
pochissimi anni dopo, nel 1478, ancor prima di città di una certa rilevanza dell’Italia 
settentrionale come Reggio Emilia (1480) o Vercelli (1485)
1
. 
Il secondo elemento deriva dal fatto che già dalle prime letture avevo notato 
come il profilo della produzione dei libri a stampa del Quattrocento vicentino sia 
stato di assoluto rilievo nel contesto della Repubblica Veneta, con esclusione della 
sola Dominante. 
Da qui il mio interesse per approfondire le vicende della stampa vicentina 
attraverso i personaggi degli stampatori, dalle origini fino al 1509, anno della 
drammatica sconfitta veneziana di Agnadello, del declino definitivo della prima 
ondata di diffusione della stampa e dell’inizio di un lungo periodo in cui il settore 
entra in letargo per uscirne, con numeri abbastanza rilevanti, solo nell’ultimo quarto 
del XVI secolo. 
Il periodo temporale di interesse della tesi si trova a cavallo tra la fine del 
Medioevo e l’inizio dell’Era moderna
2
. 
 
1
 Maria CRISTOFARI, Libri e tipografi in Vicenza nel secolo XVI, in Catalogo della mostra del Gusto e la Moda 
nel Cinquecento vicentino e veneto, Vicenza, STA Officine Grafiche, 1973, p.179 
2
 Infatti tradizionalmente si usa l’aggettivo moderna in riferimento alla densa epoca storica compresa tra la seconda 
metà del XV e la prima metà del XIX secolo. In particolare si considera di norma il 1492 come l’anno conclusivo del Tardo 
Medioevo, con la scoperta delle Isole Caraibiche da parte della spedizione di Cristoforo Colombo. Alcuni studiosi invece 
propongono altri eventi simbolo del periodo da assumere come spartiacque ideale tra l’Età di mezzo e l’Età moderna, come 
la caduta di Costantinopoli (1453), oppure la riforma protestante di Martin Lutero (1517), altri ancora appunto l’invenzione 
della stampa a caratteri mobili di Gutenberg (1450 circa).
6 
A proposito dell’importanza dell’avvento del fenomeno stampa, giova qui 
ricordare quanto scrisse a proposito Francis Bacon nel 1620: <<…l’arte della stampa, 
la polvere da sparo, la bussola. Queste tre invenzioni hanno cambiato la faccia del mondo e le 
condizioni di vita sulla terra>>
3
. 
La storia della stampa ha interessato tanti appassionati e studiosi, su scala 
globale, che hanno prodotto e continuano a produrre una letteratura ampia e in 
continua espansione sull’argomento e temi collaterali. Esistono pure numerosi 
lavori che della materia offrono sintesi e riassunti. Come ha scritto S. H. Steinberg, 
la <<storia [della stampa] è diventata parte integrante della più vasta storia della civiltà>>
4
.  
Anche nel nostro territorio qualche tempo fa, nel 1974, in occasione del 
quinto centenario dal fatidico 1474, fiorì un vivace risveglio di particolare interesse 
nella comunità scientifica e nelle amministrazioni pubbliche locali, con la 
programmazione di mostre, convegni e la creazione di nuove pubblicazioni e 
iniziative di ricerca, di riordino delle conoscenze e dotti approfondimenti. Da allora 
altro tempo è passato, durante il quale ulteriori contributi sono stati offerti dagli 
studiosi della materia. 
 
Il presente lavoro si articola in un’introduzione, un corpo centrale, una parte 
finale. Il corpo centrale si compone di quattro capitoli, di cui il primo consiste in 
un’esposizione del quadro storico europeo, italiano e veneto nel secondo 
Quattrocento, il capitolo successivo nella sintesi di alcune nozioni storiche sulla 
carta e sulle prime cartiere vicentine. Il terzo capitolo è focalizzato ad esporre le 
schede informative di ognuno dei cinque principali prototipografi vicentini, con 
alcuni cenni biografici, il percorso professionale in terra berica, un quadro della 
produzione complessiva, il richiamo alle opere più significative, unitamente ad un 
paragrafo sintetico sugli stampatori “minori”, ed uno per gli eruditi e gli umanisti 
locali. Il quarto capitolo sintetizza in una collezione di grafici alcune analisi 
quantitative sull’intera produzione del periodo ad oggi nota, mettendo a confronto 
diverse caratteristiche con schemi di valutazione omogenei. 
La parte finale si compone di un capitolo di allegati con una robusta serie di 
immagini tratte dalle pagine più importanti, di norma la prima e l’ultima, dei libri 
più significativi tra quelli citati nel testo. Segue l’elenco delle figure, tenuto conto 
che il lavoro ne prevede un buon numero e, in coda, naturalmente, la bibliografia. 
 
3
 Francis BACON, Novum organum, aforisma 129 (in Opere, Torino, UTET, 1975, p.365) 
4
 S.H. STEINBERG, Cinque secoli di stampa, Torino, Einaudi, 1962, p.3
7 
 
Alcune annotazioni sulla metodologia.  
Le mie osservazioni quali-quantitative sulle edizioni vicentine del periodo in 
osservazione derivano dall’esame dei cataloghi di Dennis E. Rhodes del 1987
5
, per 
gli incunaboli
6
 veri e propri, di Maria Cristofari del 1952
7
, per le cinquecentine
8
 e 
di Renato Zironda del 1985
9
 per una cinquecentina scoperta dopo il 1952. Da queste 
fonti ho selezionato una serie di informazioni di base, quali l’autore, il titolo, lo 
stampatore, la città di stampa, la lingua, l’anno di stampa, le biblioteche di 
conservazione degli esemplari ad oggi esistenti, il codice di repertorio 
internazionale di catalogazione (esempio “GW” per Gesamtkatalog der 
Wiegendrucke, “IGI” per Indice Generale degli Incunaboli delle Biblioteche 
d’Italia, “BMC” per Catalogue of Books printed in the XVth Century now in the 
British Museum Part VII, e così via). Mentre per altre informazioni quali il formato 
di stampa, i caratteri utilizzati e il numero di carte mi sono servito prevalentemente 
delle schede del catalogo online GW, quasi sempre disponibile per tutti i libri 
consultati, ovvero, nei rari casi in cui l’incunabolo in esame mancasse nel catalogo 
tedesco, della versione digitalizzata messa a disposizione dalla biblioteca 
internazionale aperta alla libera consultazione (esempio Biblioteca Apostolica 
Vaticana, Biblioteca Nazionale di Firenze, Bayerische Staatsbibliothek München, 
Wurttenbergische Landesbibliothek Stuttgart e così via). 
Sulla scorta di tutti questi dati ho quindi alimentato un archivio informatizzato 
di base (data-base), che ho poi opportunamente strutturato ed elaborato per ottenere 
elenchi, ordinamenti, statistiche e rappresentazioni in forma numerica o grafica che 
verranno, ove previsto, esposti nelle righe seguenti. 
Per le citazioni dei libri antichi farò riferimento ai cataloghi di Rhodes e 
Cristofari citati. I numeri tra parentesi rinviano ai numeri delle schede dei cataloghi, 
e le lettere che li precedono stanno per Vicenza (Vi.), Santorso (So.), Torrebelvicino 
(Tb.), per i quali Rhodes ha redatto tre elenchi distinti. 
Tutti i grafici rappresentati nel presente documento derivano da mie 
elaborazioni personali.  
 
5
 Dennis E. RHODES, La tipografia nel secolo XV a Vicenza, Santorso e Torrebelvicino, in Odeo Olimpico XIX-
XX, Vicenza, Accademia Olimpica in collaborazione con la Civica Biblioteca Bertoliana, 1987 
6
 Si definiscono tali i libri stampati nel XV secolo 
7
 Maria CRISTOFARI, La tipografia vicentina nel secolo 16, in Miscellanea di scritti di bibliografia ed 
erudizione in memoria di Luigi Ferrari, a cura di Anna SAITTA REVIGNAS, Firenze, Olschki Editore, 1952, pp. 191-214 
8
 Si definiscono tali i libri stampati nel XVI secolo 
9
 Renato ZIRONDA, ristampa con annali tipografici del Summario de la luna con alchune rasone de astrologia 
extracte da varii auctori, di Bernardo di Granollachs (1509), Vicenza, Galla Libreria Editrice, 1985
8 
Tutte le immagini con riproduzioni di pagine di libri antichi sono provenienti 
dalle biblioteche citate nelle didascalie che accompagnano ogni rappresentazione. 
 
Questo lavoro non ha l’ambizione di proporre tesi innovative o soluzioni 
inedite a episodi oscuri o nebulosi nelle vicende dei protagonisti o nella storia della 
stampa vicentina. In concreto si propone di offrire al lettore una personale sintesi 
delle notizie relative ai pionieri della stampa nell’area del Vicentino e alle loro 
produzioni, nell’arco di tempo citato, allo stato di quanto di recente pubblicato e 
ragionevolmente disponibile. La parte originale, forse, consiste nell’utilizzo di 
strumenti informatici per l’analisi delle informazioni attinenti agli oggetti fisici 
prodotti dall’attività professionale dei tipografi, cioè ai libri e alle loro 
caratteristiche peculiari, e quindi ai risultati di tali processi di elaborazione.
9 
Capitolo 2 – La seconda metà del Quattrocento, tra 
Medioevo ed Età moderna 
 
2.1 - Il contesto europeo 
Un secolo dopo la grande peste che intorno al 1347-50 ne aveva ridotto di 
circa un terzo la popolazione, l’Europa era tornata al numero di abitanti degli anni 
che avevano immediatamente preceduto la terribile epidemia. Questo sviluppo 
demografico continuò anche per tutto il XVI secolo, sostenuto da andamenti 
climatici più miti, e da conseguenti maggiori risorse agro-alimentari. Generale, 
seppure non uniforme, era il miglioramento delle condizioni di vita, e minore 
l’incidenza delle cause endemiche di mortalità: denutrizione, malattie, carestie, 
guerre. 
Alla metà del XV secolo questo ripristino demografico veniva pressappoco a 
coincidere con la chiusura di cicli storici di più o meno lungo respiro. Nel 1449 
l’abdicazione di Felice V (eletto papa nel 1439 in opposizione a Eugenio IV) 
metteva fine alla stagione di papi e antipapi iniziata col Grande Scisma d’Occidente. 
La supremazia papale veniva sancita una volta per tutte e la Chiesa di Roma si 
affermava come una delle protagoniste della scena spirituale e politica. Nello stesso 
torno di tempo il definitivo ritiro delle truppe inglesi dal continente siglava la 
vittoriosa riscossa della Francia e la conclusione della cosiddetta Guerra dei 
Cent’anni, durante la quale il regno d’Inghilterra si era espanso fino a inglobare 
buona parte del territorio francese. 
A fine maggio del 1453 cadeva Costantinopoli, assediata dalle truppe 
ottomane di Maometto II: una capitolazione che segnava anche la fine del 
millenario Impero Romano d’Oriente. Nel contempo, l’invenzione del sistema di 
stampa a caratteri mobili da parte di Johannes Gutenberg, e l’avvio della 
pubblicazione a Magonza nel 1452 di una Bibbia realizzata con tale tecnologia, 
apriva un’epoca culturale nuova. 
In Italia, la pace di Lodi del 1454 e i conseguenti accordi sancivano una 
situazione di stallo fra gli stati della Penisola, e un reciproco equilibrio che si 
manterrà almeno per alcuni decenni. Si andava cristallizzando una realtà di modeste 
entità politico-amministrative: un territorio mai troppo esteso faceva capo a città 
medio-piccole, egemonizzate da corti principesche generalmente sfarzose. Ecco 
così il ducato dei Savoia su entrambi i versanti delle Alpi piemontesi nord-
10 
occidentali con capitale a Chambéry, gli Sforza a Milano, a Ferrara gli Este, a 
Firenze i Medici, gli Aragonesi a Napoli, i Malatesta a Rimini e Fano. A questi si 
aggiungevano la monarchia elettiva dello Stato Pontificio, e le vivaci repubbliche 
oligarchiche e mercantili di Venezia e Genova in primo luogo, ma anche di Lucca 
e Siena. Nel contempo, in Europa si andavano invece definitivamente assestando 
ampie organizzazioni territoriali – i regni di Francia, d’Inghilterra, di Spagna, di 
Portogallo – con grandi città-capitali, sedi sempre più stabili del sovrano, della sua 
corte e degli organi centrali di governo. Si trattava di stati tendenzialmente unificati, 
per quanto al loro interno continuassero a sopravvivere organismi politico-
amministrativi di varia natura. 
Tramontata la prospettiva di un unico grande regno sulle due sponde della 
Manica, l’Inghilterra entrava in un periodo di turbolenze dinastiche che ne 
ridimensionavano ancor più il ruolo sulla scena europea. Di queste difficoltà si 
avvantaggiò ulteriormente la Francia, libera di volgere le proprie mire 
espansionistiche in direzione dei suoi confini orientali. Qui la fronteggiava il 
Ducato di Borgogna, che alla fine del ‘300 aveva inglobato anche le Fiandre e il 
Brabante, zone tra le più ricche d’Europa. Ancora in espansione, nel secondo ‘400 
quel ducato era divenuto un’entità territoriale continua che andava dal confine 
svizzero fino al mare del Nord, incombendo sulle regioni attorno a Parigi. Nel 1477 
a Nancy il re di Francia Luigi XI di Valois sconfiggeva Carlo il Temerario e 
occupava il ducato. A quel punto interveniva l’imperatore Massimiliano I 
d’Asburgo. Battuto il re di Francia nel 1479, il conflitto si protrasse fino al 1483 
chiudendosi di fatto solo negli anni seguenti: nel 1489 i Paesi Bassi si 
sottomettevano ai diritti imperiali, e nel 1493 la pace di Senlis siglava la rinuncia 
di Carlo VIII alle sue pretese sul resto del ducato. Borgogna e Piccardia diventavano 
così francesi, compresa l’ex capitale, Digione, mentre Franca Contea, Lussemburgo 
e Paesi Bassi rientravano nei possessi imperiali. Vinto il confronto con la monarchia 
inglese e coi duchi di Borgogna, l’espansionismo della Francia dei Valois era 
fronteggiato ora dagli Asburgo e dall’Impero. 
 
2.2 - Note culturali, economiche e sociali 
Fissare una data finale del medioevo non è possibile e forse neanche utile. Si 
può dire che alla fine del Quattrocento si moltiplicavano i segni di una 
trasformazione profonda dei quadri territoriali e mentali delle comunità europee. Le 
coordinate geografiche si stavano modificando radicalmente con la formazione
11 
dell’imponente compagine statale dell’Impero Ottomano nel Mediterraneo, i 
principati della Russia a est, le nuove rotte intorno all’Africa e l’intensificarsi dei 
contatti con l’Estremo Oriente, India e Cina. Anche sul piano interno il mondo 
culturale e politico europeo fu attraversato da fratture violente dei quadri 
precedenti: dalle divisioni religiose nate nei paesi nordici dopo lo scisma di Lutero 
alla rottura con gli schemi culturali passati rivendicata dagli umanisti italiani con il 
recupero della classicità latina e greca. 
Col secolo XV di norma si fa iniziare il periodo storico chiamato 
Rinascimento, che comprenderebbe anche il successivo secolo XVI. Per alcuni 
studiosi, poi, questo periodo segnerebbe l’inizio dell’età moderna (J. Burchkardt), 
per altri invece sarebbe l’<<autunno del medioevo>> (J. Huizinga). Il termine 
“rinascimento” infatti esprime una valutazione secondo cui la cultura dei secoli XV 
e XVI sarebbe una rinascita della cultura antica e al tempo stesso dell’intera vita 
spirituale europea, offuscatasi nel medioevo. 
La vera novità che comparve nel Quattrocento fu il cosiddetto Umanesimo, 
cioè lo studio della letteratura profana, quale si poteva trovare negli autori antichi, 
dapprima soltanto latini, ma poi anche greci. Accanto all’Umanesimo, nel XV 
secolo continuava a svilupparsi la tradizione filosofico-scientifica, sulla lunga scia 
della riscoperta delle opere di Aristotele. Di queste due “anime” del rinnovamento 
quattrocentesco, entrambe italiane, l’Umanesimo e la tradizione filosofico-
scientifica, Firenze potrebbe rappresentare la prima e Padova, col suo Studio, la 
seconda. 
Nel Cinquecento il fenomeno si diffuse all’intera Europa, determinando, 
sempre in concomitanza con altri fattori, non solo una rinascita della cultura antica, 
ma quel vero e proprio rinnovamento dell’intera cultura e vita spirituale che di 
norma si chiama Rinascimento. Ciò fu reso possibile, tra l’altro, anche 
dall’invenzione della stampa, che consentì una conoscenza senza precedenti delle 
opere degli autori antichi. Quasi tutti gli umanisti europei del Cinquecento curarono 
infatti edizioni a stampa di opere antiche e i maggiori centri della cultura europea 
divennero le città sedi di grandi stampatori: Venezia, Parigi, Lione, Basilea, 
Norimberga, Lovanio. 
Da un punto di vista economico, durante i primi decenni del Quattrocento le 
comunità europee risentivano ancora delle conseguenze di guerre, carestie ed 
epidemie del secolo precedente. Il processo si invertiva in maniera netta a partire 
da metà secolo con la ripresa della dimensione demografica e dei salari.