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CAPITOLO 1
IL MERCATO DEL LAVORO E I CAMBIAMENTI NELLE
DINAMICHE DI INCONTRO TRA DOMANDA E OFFERTA
1.1 Il Mercato del Lavoro oggi: quadro generale
A partire dalla fine degli Novanta, alcuni fattori quali la presenza di mercati spinti
dal processo globalizzazione ad essere sempre più concorrenziali, la crisi
economica e la successiva recessione
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, la crisi della pianificazione di medio e
lungo termine, la progressiva accelerazione dei processi di obsolescenza delle
competenze a fronte della necessità di innovazione, hanno determinato
un’evoluzione del mercato del lavoro nella direzione di una progressiva
flessibilità, imponendo alle imprese la capacità di sviluppare modalità e prassi
gestionali che favoriscano il continuo adattamento alle mutevoli condizioni del
mercato. Tale scenario ha, naturalmente, provocato una profonda trasformazione
delle condizioni, dei tempi e delle tutele della prestazione lavorativa.
In particolare, la crisi che ha coinvolto i mercati globali ha notevolmente
aumentato l’incertezza riguardo alle prospettive di lavoro, portando flessioni
nell’occupazione soprattutto per quanto riguarda le assunzioni a lungo termine.
La caduta del Pil ha ridotto infatti la domanda di lavoro ma non l’offerta, con
implicazioni significative sull’incremento dei tassi di disoccupazione
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, che ha
colpito soprattutto i giovani nella fascia di età tra i 18e i 24 anni
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1
Si fa riferimento alla crisi economica iniziata nel 2007, che ha colpito i mercati internazionali in
modo acuto nel biennio 2008-2009, e alla successiva ondata manifestatasi nel 2012.
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Nel Rapporto sulle Tendenze globali dell’occupazione 2014, l’ILO afferma che il numero dei
disoccupati a livello globale è salito di 5 milioni nel 2013, raggiungendo quota 202 milioni, che
equivale ad un tasso di disoccupazione (inteso come il rapporto tra popolazione attiva – ovvero
quella parte di popolazione compresa fra i 15 e i 64 anni della quale non fanno parte gli inabili al
lavoro e coloro che, per scelta, non sono alla ricerca di un’occupazione retribuita – e popolazione
occupata) del 6%.
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Occupazione giovanile 2010
Fonte dati: OCSE, EPR 15-24, 2010
Secondo l'annuale rapporto sull'Occupazione nel Mondo, pubblicato nel mese di
gennaio dall'International Labour Organization (ILO), a livello globale i tassi di
disoccupazione più elevati si osservano in Nord Africa e in Medio Oriente (pari
rispettivamente a 12,2% e 10,9% nel 2013). Nelle economie avanzate e nei Paesi
dell’ Unione Europea, sebbene vi siano stati segnali di ripresa economica nel
corso del 2013, le condizioni del mercato del lavoro non hanno visto segnali di
miglioramento (l’ 8,6% della forza lavoro è disoccupata), mentre in Europa
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Attualmente, i disoccupati sotto i 25 anni sono 74,5 milioni, un tasso di disoccupazione
giovanile che ha superato il 13%, più del doppio del tasso di disoccupazione generale a livello
globale. (ILO, Global Emplyment Trends 2014, www.ilo.org)
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Centrale e Sud-orientale (paesi non UE) la diminuzione dell’occupazione, che ha
registrato il suo picco massimo nel 2009, nel corso del 2013 ha invertito il suo
andamento. Lievi miglioramenti sono stati rilevati anche in America Latina e nei
Caraibi (dove emerge un calo marginale del tasso di disoccupazione, sceso del
6.6 – 6.5 per cento), così come nel Sud-Est asiatico e nel Pacifico (dove
l’occupazione è cresciuta del 1,6% nel 2013 e nei prossimi anni dovrebbe
superare l’aumento della popolazione in età da lavoro). Considerevole è invece il
calo dei tassi di disoccupazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Stime e proiezioni per i diversi Paesi del mondo del tasso di disoccupazione
totale (punti percentuali), 2007-15
Paese/Nazione
2007 2012 2013 2014 2015
Mondo 5.5 6.0 6.0 6.1 6.1
Economie Avanzate e Unione Europea 5.8 8.6 8.6 8.6 8.4
Australia 4.4 5.2 5.6 5.7 5.7
Canada 6.0 7.2 7.1 7.0 7.0
Giappone 3.9 4.3 4.1 4.o 4.0
Stati Uniti 4.7 8.2 7.5 7.2 6.8
Unione Europea 7.2 10.5 11.0 11.1 11.1
Fancia 8.0 9.9 10.5 10.9 10.8
Germania 8.6 5.4 5.3 5.3 5.4
Italia 6.1 10.7 12.2 12.6 12.7
Regno Unito 5.4 8.0 7.5 7.3 7.2
Europa Centrale e Sud-Orientale (non UE) 8.2 8.0 8.2 8.3 8.2
Federazione Russa 6.0 5.5 5.8 5.8 5.8
Turchia 10.3 9.2 9.9 10.0 9.7
Medio Oriente 10.2 10.9 10.9 11.0 10.9
Nord Africa 11.1 12.1 12.2 12.2 12.1
Africa Sud-Sahariana 7.5 7.6 7.6 7.6 7.5
Sud Africa 22.3 22.5 25.3 25.2 25.1
America Latina e Caraibi 6.9 6.6 6.5 6.5 6.5
Argentina 8.5 7.2 7.3 7.4 7.4
Brasile 8.1 6.9 6.7 6.6 6.5
Messico 3.4 4.9 5.0 4.9 4.8
Asia Orientale 3.8 4.4 4.5 4.7 4.8
Repubblica Koreana 3.2 3.2 3.2 3.3 3.3
Sud-Est Asiatico e Pacifico 5.5 4.1 4.2 4.3 4.3
Indonesia 9.1 6.1 6.0 6.0 6.0
Sud Asia 4.1 3.9 4.0 4.0 4.1
Fonte: ILO, Global Employment trends 2014
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La crescita dell'occupazione, dunque, rimane debole, la disoccupazione continua a
crescere e molti sono i lavoratori scoraggiati
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che restano ancora al di fuori del
mercato del lavoro.
In alcuni paesi, inoltre, la crisi ha ridotto i flussi di lavoratori immigrati in
ingresso e incentivato, viceversa, l’uscita dei residenti. Ma se da un parte
l’attivazione di una maggiore mobilità della forza lavoro fra i paesi migliora il
funzionamento del mercato del lavoro, grazie ad un restringimento degli eccessi di
offerta a livello locale, dall’altra l’abbandono di un territorio da parte dei
lavoratori, molte volte i più dinamici e qualificati, determina una riduzione del
prodotto potenziale, con effetti di lungo periodo sulla crescita dell’offerta.
Esaminando più nello specifico la situazione occupazionale dei paesi europei, la
Commissione Nazionale Economia e Lavoro (CNEL) nel Rapporto sul Mercato
del Lavoro 2012 – 2013 dichiara che nella prima fase della crisi i paesi dell’area
euro hanno evidenziato un aumento sia del deficit pubblico che del tasso di
disoccupazione, conseguenza, questa, del fatto che la recessione genera tanto un
peggioramento dei conti pubblici quanto una caduta della domanda di lavoro.
Negli ultimi cinque anni Finlandia, Olanda, Francia, Belgio, Austria e Germania
hanno registrato livelli sostanzialmente stabili, o perfino in diminuzione, del tasso
di disoccupazione, mentre si sono osservati aumenti significativi della
disoccupazione nei paesi periferici
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, in particolare Grecia, Spagna e Portogallo,
caratterizzati da contrazioni del livello del Pil molto ampie. Si sono registri invece
incrementi del tasso di disoccupazione relativamente modesti in Italia.
Arresto della produttività e riduzione delle ore lavorate per occupato (effetto della
crescente diffusione del part-time involontario) sono i fattori che, insieme ad una
modesta crescita dell’offerta di lavoro, hanno determinato nel nostro Paese una
riduzione dell’occupazione inferiore a quanto osservato negli altri paesi della
periferia, nonostante la caduta del Pil italiano sia risultata fra le più accentuate nel
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Con il termine “scoraggiati” si intende quella fascia di popolazione inattiva (ovvero persone non
classificate come occupate o in cerca di occupazione) che ritiene di non riuscire a trovare lavoro
(pertanto non lo cerca) poiché si considera non in possesso dei requisiti professionali o personali
necessari o non crede esistano opportunità d’impiego o possibilità di trovare/mantenere
un’occupazione (Rapporto ISFOL 2012, “Offerta di competenze e mercato del lavoro”).
5
Vengono considerati “paesi periferici” quelli più colpiti dalla recessione, ovvero Portogallo,
Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Sono invece definiti "paesi core", cioè centro o nucleo duro
dell'area euro, Austria, Francia, Germania, Olanda e Belgio (cfr. ILO, Global Employment trends 2014).
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panorama europeo (con una contrazione dell’8,7% al 2013, rispetto alla
contrazione di solo l’1,7% della zona euro nel suo insieme).
Dalla crisi alla variazione della disoccupazione: 2007-2012
var % medie annue
Paesi
Pil
Produttività
oraria
Ore
lavorate
Ore
lavorate
per
occupato
Occupati
Forza
lavoro
T disoccu-
pazione
Germania 3,40 0,30 3,20 -2,00 5,30 2,00 -3,30
Belgio 2,70 -3,10 5,90 2,40 3,40 4,00 0,40
Austria 2,60 2,20 0,40 -3,10 3,60 3,30 -0,20
Francia 0,20 1,20 -1,00 -1,60 0,60 2,80 2,10
Olanda 0,20 -0,80 0,90 1,60 -0,70 1,40 2,10
Finlandia -2,50 -2,50 0,00 0,50 -0,50 0,60 0,80
Portogallo -4,20 8,10 -11,20 -0,80 -10,50 -2,80 7,50
Spagna -4,70 8,60 -12,20 4,00 -15,60 3,60 17,70
Irlanda -5,90 17,20 -19,70 -6,40 -14,20 -3,80 10,10
Italia -6,50 -1,50 -5,00 -3,10 -2,00 2,60 4,80
Grecia 18,10 -3,30 -15,10 3,00 -17,60 0,9 17,30
°var assolute
Fonte: CNEL, Rapporto sul Mercato del Lavoro 2012-2013, Elaborazioni REF Ricerche su dati Eurostat
1.2 La situazione italiana
Stando ai dati presentati nel Rapporto Isfol 2012, in Italia «tra il 2009 e il 2010 i
flussi di ingresso nell’occupazione hanno interessato il 5,4% del totale della
popolazione occupata, con un’evidente contrazione delle probabilità di entrata
rispetto agli anni precedenti la crisi economica (tra il 2006 e il 2007 la quota di
coloro che erano passati dalla condizione di non occupato a quella di occupato era
pari al 6,2%)»
6
.
La contrazione del numero di occupati associata ad un forte rialzo dell’offerta di
lavoro ha determinato un incremento significativo della disoccupazione, che tra il
2007 e il 2013 è passato dal 6,1% al 12,2% (COMMISSIONE EUROPEA – 2014
– doc.413).
6
Rapporto Isfol 2012, Offerta di competenze e mercato del lavoro; cap.2, p.61