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Introduzione
Il presente elaborato è volto a descrivere un’analisi sperimentale condotta nel
Laboratorio sperimentale stradale del Politecnico di Milano, il cui scopo è stato
quello di studiare il comportamento di campioni di materiali impiegati per la
costruzione dello strato di fondazione delle pavimentazioni stradali e aeroportuali
sottoposti a sollecitazione a rottura. Oggi, la progettazione delle infrastrutture viarie è
basata su nuovi criteri in rapporto all’aumento del traffico stradale e aeroportuale e
agli standard di sicurezza sempre piø elevati che sono richiesti dalle normative in
materia: elevate prestazioni si possono ottenere utilizzando materiali innovativi che
abbiano un’alta durabilità e affidabilità.
Il materiale analizzato in questo lavoro sperimentale è il misto cementato,
solitamente usato come fondazione o sottofondazione delle pavimentazioni stradali e
aeroportuali. Nel caso specifico al misto cementato sono state aggiunti emulsione
bituminosa e fibre rinforzanti di due tipi: poliolefiniche e polipropileniche. Inoltre si
sono utilizzati degli aggregati di riciclo, derivanti dalle demolizioni di opere in
calcestruzzo, il cui utilizzo comporta dei vantaggi economici e ambientali, come la
limitazione dello smaltimento dei rifiuti e un minore sfruttamento delle cave di
estrazione. Prima del loro riuso, anche a fini sperimentali, questi materiali di riciclo
devono avere requisiti prestazionali ottimali, paragonabili a quelli dei materiali
nuovi.
Nei prossimi capitoli saranno descritte le modalità con cui sono stati costruiti i
campioni di misto cementato e con cui sono stati testati per ottenere la resistenza a
compressione. La risposta dei campioni realizzati è analizzata in diverse condizioni
di stagionatura e temperatura, cioè dopo 7,14 e 28 giorni di maturazione alle
temperature di 5°C, 20°C e 30°C.
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CAPITOLO 1
Le pavimentazioni stradali
La pavimentazione stradale è una struttura che s’inserisce tra gli pneumatici di un
veicolo stradale o di un aeromobile e il sottofondo. Per sottofondo s’intende lo strato
piø superficiale del terreno compattato della trincea o del rilevato, componenti del
corpo stradale o dell’impalcato in calcestruzzo o in acciaio di un ponte, oppure
dell’arco rovescio di una galleria.
La pavimentazione stradale è costituita da una serie di strati di materiali aventi
caratteristiche fisico-meccaniche, funzione che assolvono all’interno del pacchetto
stradale e tipo di sollecitazione a cui possono essere sottoposti differenti. Ognuno di
questi strati è composto da materiali idonei a sopportare i carichi cui può essere
sottoposto, cioè deve essere in grado di rispondere alle sollecitazioni derivanti dal
traffico, che si riducono all’aumentare della profondità; la riduzione dei carichi
indotti dal traffico dipende sia dalla rigidezza sia dallo spessore di ogni singolo
strato, il quale è pertanto dimensionato e costruito con i materiali piø adatti.
1.1 Cenni storici sulla costruzione di strade
La costruzione di pavimentazioni stradali con diversi strati di materiali eterogenei
deriva dall’epoca romana, soprattutto dall’età repubblicana, quando s’iniziarono a
costruire strade usando una successione di materiali non molto diversi da quanto
utilizzato nelle nostre città.
I romani iniziavano a costruire le strade scavando due trincee parallele e poco
profonde, dette sulci, che definivano la larghezza della strada, all’interno delle quali
venivano costruiti gli umbones, ovverosia due spalle che avevano la funzionalità di
sorreggere il materiale esterno ad essi. In seguito si proseguiva scavando all’interno
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tra i due umbones, fino a raggiungere uno strato stabile del terreno, sul quale
s’iniziava la costruzione del primo strato della pavimentazione.
La pavimentazione era formata da quattro strati, partendo dal piø profondo:
• lo statumen, lo strato piø profondo, costituito da pietre con dimensioni tali da
poter essere spostate a mano;
• la ruderatio, ovvero la base, costituita da aggregato lapideo frantumato e
calce, per ottenere una certa presa;
• il nucleus, uno strato composto da aggregati piø piccoli rispetto a quelli dello
strato precedente e che doveva essere adatto per la posa dell’ultimo strato;
• il pavimentum, l’ultimo strato, realizzato, per le strade principali, da basoli,
grandi pietre con superficie piatta e aventi una forma a cuneo, in modo da
poter penetrare bene nel nucleus e ottenere una certa stabilità.
Figura1.1 - Viae Lapidibus Stratae
Le strade costruite in questo modo dai Romani erano le piø innovative e le piø
importanti dell’epoca: esse erano chiamate Viae Lapidibus Stratae (Figura 1.1) e su
di esse si poteva viaggiare molto velocemente, tanto che l’esercito romano riusciva a
percorrere anche 38 km al giorno e i carri trainati fino a 120 km.
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Non tutte le strade degli antichi Romani erano costruite seguendo lo schema appena
descritto, perchØ il trasporto e la posa dei basoli comportavano un lavoro ingente e
costoso, infatti, venivano costruite anche strade molto piø semplici, come le Viae
Glareatae Stratae (Figura 1.2), composte dagli stessi strati di fondazione , ma con lo
strato superficiale costituito solo da ghiaia compattata, detta summa crusta.
Figura 1.2 - Viae Glaratae Stratae
Un terzo tipo di strada, costruita da quest’antico popolo, erano le cosiddette Viae
Terraneae, realizzate semplicemente compattando la terra che già era presente in
situ.
L’eredità lasciataci dagli antichi Romani è molto interessante per le analogie che si
possono riscontrare con le strade contemporanee, poichØ la maggior parte di esse
sono costruite con lo stesso procedimento ed addirittura, in alcuni casi di strade
secondarie, troviamo ancora gli stessi materiali usati nell’antichità. Inoltre, è da
notare che per le pavimentazioni stradali a elementi modulari, in pietra o in masselli
viene ancora oggi sfruttata la stessa tecnologia (Figura 1.3).
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Figura 1.3 - confronto tra le strade degli antichi romani e quelle moderne a elementi
modulari
1.2 Principali funzioni delle pavimentazioni stradali e
aeroportuali
La costruzione di una strada o di una pista aeroportuale costituisce un investimento
economico ingente, quindi richiede molta oculatezza nella gestione delle risorse, e
impone livelli prestazionali molto elevati, in modo da evitare interventi straordinari e
aumentare i tempi che intercorrono tra un ciclo di manutenzione e l’altro.
Queste grandi strutture devono assolvere alcune funzioni particolari come ridurre le
tensioni trasmesse al sottofondo, in modo che il terreno non subisca deformazioni
che si possono in seguito trasferire allo strato piø superficiale. Di conseguenza, è
importante che la struttura sia stabile nel tempo e poco deformabile, quindi deve
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essere in grado di sopportare carichi elevati e ripetuti applicati dai veicoli, e che si
garantisca la sicurezza degli utenti dei veicoli, in relazione all’aderenza tra
pneumatico e pavimentazione in presenza di agenti inquinanti, come acqua, fango,
neve, ghiaccio ecc. Infine è molto importante realizzare una struttura in grado di
assicurare un adeguato confort agli utenti, riducendo le vibrazioni trasmesse dalla
strada al veicolo.
1.3 Tipologie di pavimentazioni
Le pavimentazioni stradali e aeroportuali si possono distinguere in 5 tipologie:
• Flessibili, sono realizzate da cinque strati (Figura 1.4):
- Manto in conglomerato bituminoso, composto a sua volta da due
strati, usura e binder;
- Base in conglomerato bituminoso o misto bitumato;
- Fondazione di solito in misto granulare;
- Sottofondo.
• Semirigide (Figure 1.5 e 1.6), di solito sono costituite analogamente alle
pavimentazioni flessibili, tranne per l’aggiunta di uno strato di misto
cementato in aggiunta o in sostituzione dello strato di base; esse sono di due
tipi:
- con strato di base formato da misto cementato;
- con strato di base formato da misto bitumato.
• Rigide (Figura 1.7), formate da una lastra in calcestruzzo posata su uno o piø
strati di fondazione in misto cementato o misto granulare, oppure posate
direttamente sullo strato di sottofondo. Questa pavimentazione si divide in
quattro tipologie:
- Lastre non armate, hanno solamente dei giunti trasversali, il loro
interasse è di 4,5 – 5 m, ma nel caso ci siano delle barre di
compartecipazione, l’interasse aumenta fino a 7,5 m;
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- Lastre armate, hanno una lunghezza variabile da 10 a 20 m e sono
dotate di una leggera armatura distribuita in senso longitudinale e
trasversale; la funzione di questa armatura è quella di mantenere
chiuse alcune lesioni che si possono generare all’interno della
lastra dovute a variazioni termiche;
- Pavimentazioni ad armatura continua, non hanno giunti trasversali
oltre a quelli di costruzione e possiedono un’armatura pesante, che
ha il compito di tener chiuse le fessure che si possono generare per
effetti igrotermici;
- Lastre precompresse hanno delle spalle di ancoraggio e la
precompressione viene assicurata da martinetti piatti o con cavi
post-tesi.
• Composite, costituite da una pavimentazione rigida, ricoperta da uno strato di
conglomerato bituminoso;
• Modulari, sono costituite da elementi di pietra naturale o manufatti (laterizio
o calcestruzzo) e poggiati su un letto di sabbia o di malta cementizia, sopra lo
strato di base e di fondazione.