Indagine sperimentale sull'impiego di leganti bituminosi e fibre per l'ottimizzazione delle prestazioni dei misti cementati per usi stradali

Il bitume è un prodotto che deriva dalla raffinazione del petrolio greggio, infatti, è dotato di capacità leganti, impermeabilizzanti ed è resistente alla maggior parte degli acidi, dei sali e degli alcali.
Una prima suddivisione dei bitumi può essere fatta in base all’utilizzo degli stessi con l’aggiunta di altre sostanze o materiali: infatti, in commercio si possono trovare bitumi puri e bitumi modificati con polimeri, eventualmente fluidificati o flussati, che rappresentano i leganti di base per la fabbricazione delle emulsioni bituminose, impiegate per la costruzione e la manutenzione delle pavimentazioni stradali.
Un’altra suddivisione dei bitumi deriva dal tipo di greggio usato e soprattutto dal tipo di processo di raffinazione. La suddivisione più importante dei bitumi tutt’oggi utilizzata, deriva dalla produzione del bitume in diverse gradazioni, tutte distinguibili dalla prova di penetrazione effettuata su di essi.
La prova di penetrazione utilizzata per classificare i bitumi consiste nell’affondamento, espresso in decimi di millimetro, che un ago d’acciaio normalizzato subisce in 5 secondi e sotto il carico di 100 g in un provino di bitume mantenuto alla temperatura di 25°C. I bitumi, così, vengono suddivisi in otto classi, secondo le norme italiane, da quello più duro, di penetrazione 20/30, a quello più molle, di penetrazione 160/220 dmm.
Le emulsioni bituminose contengono una certa quantità di bitume, che può andare dal 50% al 70%; in Italia, il contenuto del bitume è regolato da alcune norme che prevedono un limite massimo fissato al 69%.