L’esperienza “Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane” nasce dalla 
volontà del Ministro della Difesa di creare un canale comunicativo con le giovani 
generazioni allo scopo di favorire la conoscenza dei valori e delle realtà umana e 
operativa che contraddistinguono le Forze Armate. 
I corsi riannodano il filo di congiunzione fra il grande processo di 
integrazione socio-culturale che la leva obbligatoria ha rappresentato dall’unità 
d’Italia ai giorni nostri, e le giovani generazioni che non sono state “chiamate 
alle armi”. Così come la leva ha avuto come risultato secondario quello di “fare 
gli italiani”, la “mininaja” ha richiamato, tra le altre cose, i valori di Patria, 
tradizione, coraggio e lealtà. 
Questo lavoro prende in esame il caso mininaja avviato dall’Aeronautica 
Militare: ripercorrendo le tappe e le scelte organizzative che hanno consentito la 
realizzazione degli stage, si è voluto individuare non solo i criteri divulgativi e 
formativi alla base del successo dell’iniziativa, ma anche gli aspetti motivazionali 
che hanno spinto i giovani a partecipare alla stessa. A rigor di logica sono state, 
quindi, riportate e commentate le impressioni degli stagisti documentate al 
termine dell’esperienza. 
Pertanto, lo studio dimostra che i corsi teorico-pratici “Vivi le Forze 
Armate. Militari per tre settimane” rientrano a pieno titolo nell’alveo di una 
comunicazione pubblica efficace condotta con metodo scientifico, mentre l’analisi 
dei dati comprova il pieno successo dell’iniziativa, la quale realizza quel canale 
comunicativo – fortemente voluto dal Ministro della Difesa, Ignazio on. La Russa 
– fra nuove generazioni e realtà orientate alla qualità e alla modernità, ma non 
dimentiche delle più gloriose tradizioni; realtà rappresentata, nella fattispecie, 
dall’Aeronautica Militare italiana. 
 
 
 2
Introduzione 
 
 La ferma volontà del Sig. Ministro della Difesa di individuare uno 
strumento che permettesse di far incontrare i valori e la professionalità delle 
Forze Armate con il desiderio dei giovani di servire la propria nazione ha 
consentito la realizzazione del progetto “Vivi le Forza Armate. Militare per tre 
settimane”. Il progetto ha interessato le quattro Forze Armate, lasciando ai 
giovani interessati la possibilità di scegliere in quale ambito svolgere l'attività 
formativa. Pur essendo un'attività di carattere interforze, il presente lavoro si 
limita ad approfondire gli aspetti correlati ai corsi svolti presso l'Aeronautica 
Militare evidenziandone il successo in termini mediatici.  
 I corsi “Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane” rispondono in 
termini scientifici alle regole dettate dalla comunicazione d'impresa ed in 
particolare della comunicazione pubblica. Il lavoro inquadra da un punto di vista 
comunicativo il progetto, lo lega storicamente alla leva obbligatoria e ne 
dimostra il successo in termini di travaso dei valori etici delle Forze Armate, ma 
anche di competenza e professionalità. 
 Il progetto discende direttamente dai programmi di comunicazione del 
Ministero della Difesa per gli anni 2009-2010 e racconta come l'Aeronautica 
Militare lo abbia organizzato cercando di contemperare i seguenti aspetti: 
− formativo: indirizzando i giovani verso una giornata strutturata e scandita dai 
periodi formativi, inclusi i momenti ludici finalizzati a far maturare lo spirito 
di corpo nel corso. Sono state fornite, inoltre, le nozioni elementari del 
concetto operativo di impiego delle forze da combattimento terrestre ed 
effettuate delle esercitazioni pratiche; 
− divulgativo: attraverso la presa diretta dei Servizi svolti dalla Forza Armata a 
livello periferico, con la possibilità di effettuare delle simulazioni di attività 
reali. 
 Infine si analizzano le motivazioni con le quali i giovani si sono 
avvicinati all'esperienza, comparandole con le impressioni post corso, verificando 
se l'obiettivo di far conoscere i valori etici delle Forze Armate, i concetti di bene 
 5
comune e di difesa della Patria siano stati verosimilmente accolti dalle giovani 
generazioni partecipanti all'evento.  
 
 6
CAPITOLO I : La storia e la comunicazione istituzionale 
 
 
 7
1.1 La comunicazione pubblica 
 
 La comunicazione è una tecnica che accomuna una serie di aspetti, fra i 
quali l’esperienza, mentre la professionalità assume un ruolo fondamentale 
quando riguarda la pubblica amministrazione. Deve contemperare, infatti, i doveri 
costituzionali di riservatezza,
1
buon andamento, imparzialità.
2
 All’inizio degli anni 90, a seguito di una profonda riflessione sulla 
necessità di riformare il sistema della pubblica amministrazione, l'ordinamento 
italiano è stato modificato con una vasta produzione normativa. Il legislatore ha 
posto al centro la comunicazione come presupposto imprescindibile per cambiare 
la relazione tra pubblica amministrazione e cittadini, per trasformare l’approccio 
burocratico e auto-referenziale in un “orientamento al pubblico” più attento alle 
esigenze del cittadino.
3
È importante, a questo punto, tentare di fornire una definizione di 
comunicazione pubblica, che permetterà di confrontarla e approfondirla con gli 
argomenti oggetto di trattazione. Si tratta di funzioni e attività di informazione, 
comunicazione interna/esterna e di relazione, regolate da normative o sollecitate 
da fattori negoziali, nel quadro di un ampio utilizzo di tecniche e di modalità in 
cui prevalgono la cultura del servizio e gli obiettivi di trasparenza, accesso e 
accompagnamento sociale. Il criterio educativo, che n’è alla base, si accompagna 
alla logica di efficienza ed efficacia, secondo processi programmabili, valutabili e 
presidiabili legati a specificità professionali. Sistema, dunque, di relazioni e 
pattuizioni tra soggetti pubblici e privati, che delinea uno scenario operativo in cui 
dominano il problema della conoscenza delle regole, l'argomentazione e la tutela 
dei valori e dei diritti, la rappresentazione di interessi collettivi, la ricerca 
quantunque negoziale di principi e condizioni di pubblica utilità.
4
                                                 
1
 Cfr. A. PIZZORUSSO, Sul diritto alla riservatezza nella Costituzione italiana, in “Prassi e 
Teoria”, 1976, I, pp. 29-42. 
2
  Cfr. T. MARTINENS, Diritto costituzionale, Giuffré Editore, Milano, 1986, pp. 434 ss. 
3
 S. TAMBORINI, Basi Normative, in AA.VV., Teoria e tecniche della comunicazione pubblica (a 
cura di S.Rolando), ETAS, Milano, 2005, p. 63. 
4
 S. ROLANDO, Chiavi di lettura, in AA.VV., Teoria e tecniche della comunicazione pubblica (a 
cura di S.Rolando), ETAS, Milano, 2005, p. XXX. 
 8
La modifica dell'ordinamento italiano punta, nella visione del legislatore, 
ad un'amministrazione condivisa, un processo certamente lento, ma sicuramente 
tuttora in atto. 
 La comunicazione pubblica assume un aspetto fondamentale, in un’ottica 
di riforme, per realizzare un’amministrazione condivisa. La Pubblica 
Amministrazione, infatti, non comunica per “convincere” i cittadini della validità 
delle proprie scelte, ma per farli partecipare alle decisioni assunte ed alle 
opportunità offerte. È sicuramente un punto di vista sulla comunicazione che si 
differenzia da quello della linea Shannon
5
/Jakobson
6
; prende origine dal 
significato etimologico per cui comunicare significa “mettere in comune”. 
 B. W. Pearce afferma che “La comunicazione è connessa a termini come la 
condivisione, la partecipazione, l'associazione, l'affiliazione ed il possesso di una 
fede comune [...] non l'azione di distribuire informazioni, ma la rappresentazione 
di opinioni condivise”.
7
 Il trasferimento di informazioni nella comunicazione è un fenomeno 
secondario rispetto al lavoro di costruzione sociale della realtà per cui gli esseri 
umani si mettono d'accordo sui valori fondamentali che presiedono alla loro 
attività (coordinamento).
8
 L'amministrazione condivisa
9
 è una formula organizzativa fondata sulla 
reciproca fiducia fra amministrazione e cittadini, considerati soggetti attivi che 
integrano le proprie risorse con quelle dell'amministrazione, assumendo una parte 
della responsabilità per la risoluzione dei problemi. Essa si basa, successivamente, 
sulla convinzione che i dipendenti pubblici italiani, se adeguatamente formati e 
                                                 
5
 Claude Elwood Shannon (Petoskey, 30 aprile 1916 – Medford, 24 febbraio 2001) è stato un 
matematico e ingegnere statunitense, spesso definito "il padre della teoria dell'informazione". 
Disponibile al seguente indirizzo (accesso di marzo 2011): 
http://it.wikipedia.org/wiki/Claude_Shannon.
6
 Roman Jakobson (Mosca, 11 settembre 1896 – Boston, 18 luglio 1982) è stato un linguista russo 
naturalizzato statunitense. È considerato uno dei principali iniziatori della scuola del formalismo 
e dello strutturalismo. A lui si deve lo studio della teoria della comunicazione linguistica. La sua 
teoria si basa sulle sei funzioni comunicative che si associano alla dimensione dei processi 
comunicativi. Disponibile al seguente indirizzo (accesso di marzo 2011): 
http://it.wikipedia.org/wiki/Jakobson. 
7
 J.W. CAREY, Communication as Culture: Essay on Media and Society, Unwin Hyman, 
Winchester (Massachusetts), 1989, p. 100. 
8
 B. W. PEARCE, Comunicazione e condizione umana, Franco Angeli, Milano, 1993, p. 145. 
9
 G. ARENA, Comunicazione e amministrazione condivisa, in AA.VV., Teoria e tecniche della 
comunicazione pubblica (a cura di S.Rolando), ETAS, Milano, 2005, pp. 47-48. 
 9
motivati, sono in grado di far funzionare meglio questo modello fondato sulla co-
amministrazione. Ma anche sull'ipotesi che tale condizione ha trovato 
applicazione con gli istituti giuridici dell'autotutela dell'Amministrazione e 
dell'opposizione del cittadino. 
 In questa formula il cittadino è messo al centro dell'azione amministrativa, 
ne diviene il centro di riferimento, con i suoi bisogni e le sue istanze, ma anche 
con la sua capacità di proposta e partecipazione. 
 È in questo contesto di cambiamento storico culturale che la 
comunicazione pubblica si afferma e si realizza come momento di unione dei 
processi di modernizzazione dello Stato e della tutela dei bisogni-diritti dei 
cittadini. 
 La comunicazione assume la valenza di uno strumento che consente alla 
Pubblica Amministrazione di costruire un rapporto di “conoscenza”, “visibilità” e 
“fiducia” con i cittadini. 
 La definizione di comunicazione pubblica può variare se ci si focalizza sul 
soggetto o sull'oggetto della comunicazione. In particolare definiamo: 
− soggettiva:
10
 ogni forma di comunicazione che proviene dalla pubblica 
amministrazione. Resta la difficoltà di finire il confine del settore pubblico. 
Mentre sono facilmente identificabili gli “Enti Pubblici”, maggiormente 
labile appare la linea di confine del cosiddetto “parastato”. 
− oggettiva: ogni forma di comunicazione in cui l'elemento comune è 
l'oggetto, vale a dire l'interesse pubblico della materia trattata. 
La comunicazione pubblica è divisibile nella tradizionale tripartizione in:
11
− comunicazione istituzionale:
12
 finalizzata a dare evidenza alle varie attività, 
alle funzioni svolte, all'applicazione delle norme (comunicazione giuridico-
formale); ad informare gli utenti sul funzionamento degli uffici e sulla 
modalità di svolgimento dei servizi (comunicazione di servizio); a far 
conoscere l'identità e l'orientamento operativo delle istituzioni pubbliche 
                                                 
10
  S. ROLANDO, Chiavi di lettura, op. cit., pp. XXX - XXXI 
11
 P. MARSOCCI, I profili giuridici dell'attività di comunicazione istituzionale nel difficile 
confronto fra pubblico e privato, in F. FACCIOLI, Comunicazione pubblica e cultura del 
servizio, Carocci, Roma, 2000, p. 162. 
12
 Cfr. D. COMBONI, La comunicazione integrata. Strumenti e target, in AA.VV., Teoria e 
tecniche della comunicazione pubblica (a cura di S.Rolando), ETAS, Milano, 2005, pp. 185-
186. 
 10
(comunicazione d'immagine).
13
 La comunicazione istituzionale attua quei 
principi di trasparenza, pubblicità, informazione dell'azione amministrativa 
sanciti dalla legge 241/90.
14
 Essa ha il vantaggio di incrementare le 
conoscenze degli utenti, facendo diminuire i rischi di illegittimità e 
disservizi dovuti alla carenza di informazioni o alla sfiducia nella Pubblica 
Amministrazione; 
− comunicazione politica:
15
 nasce dalle istituzioni politiche e dai partiti o dai 
movimenti politici; è orientata su argomenti di interesse generale su cui 
esistono valutazioni diverse e opinioni contrastanti. In questo periodo, la 
comunicazione politica è percepita dal cittadino alla stregua della 
comunicazione istituzionale in quanto la politica ha occupato gli spazi 
lasciati liberi dal potere amministrativo anche nel campo della 
comunicazione pubblica, creando una pericolosa sovrapposizione di 
funzioni; 
− comunicazione sociale (o promozionale): è finalizzata a promuovere la 
risoluzione di problematiche di interesse generale come la tutela ambientale, 
la salute, la previdenza, l'istruzione, l'occupazione, la sicurezza sociale ed 
altro. É possibile scinderla in comunicazione di pubblica utilità e 
comunicazione sociale in senso stretto. La funzione fondamentale è quella di 
sensibilizzare e convincere i cittadini utenti, mobilitando le risorse 
necessarie per ottenere la risoluzione dei problemi generali, imponendo un 
comportamento e minacciando eventuali sanzioni in caso di inadempienza. 
La comunicazione, in tal caso, diviene di carattere persuasivo.   
La funzione che Jakobson definisce “conativa”,
16
 è quella preponderante, 
dove convergono i massimi sforzi al fine, appunto, di ottenere gli effetti 
desiderati.  
                                                 
13
 G. ARENA, Comunicazione e amministrazione condivisa, op. cit., pp. 51-54. 
14
 Legge 7 agosto 1990, n. 241, “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di 
diritto di accesso ai documenti amministrativi”, in G.U. n. 192 del 18 agosto 1990. 
15
 S. ROLANDO, Comunicazione Politica, in AA.VV., Teoria e tecniche della comunicazione 
pubblica (a cura di S.Rolando), ETAS, Milano, 2005, pp. 457-467. 
16
 R. JAKOBSON, Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, Milano, 1966, p. 245. 
 11
Le altre funzioni,
17
 che lo stesso Jakobson definisce, sono asservite 
all'ultima, quella conativa. 
Ogni atto comunicativo contiene almeno in partenza tutti i fattori della 
comunicazione e ne comprende anche tutte le funzioni.
18
È importante evidenziare che nelle definizioni sopramenzionate contenenti il 
concetto di comunicazione è insita la bidirezionalità dei messaggi fra cittadini e 
pubblica amministrazione. Benché a livello pratico non sia sempre facile 
mantenere e garantire una rigida distinzione fra le precitate comunicazioni, questi 
confini vengono attraversati anche nei messaggi più semplici.
19
 La comunicazione 
pubblica si realizza dove c'è un'autentica interazione fra cittadino e Stato. Il 
monologo istituzionale corrisponde ad un concetto di propaganda, ma non 
realizzerà mai una comunicazione pubblica.  
  
                                                 
17
 Ivi, p. 163 
Secondo lo schema di Jakobson, le funzioni della comunicazione sono corrispondenti agli 
elementi (1. Emittente; 2. Contatto; 3. Messaggi; 4. Codice; 5. Contesto; 6. Destinatario). La 
funzione “emotiva”, legata all'emittente, riguarda la capacità di esprimere se stesso, le proprie 
azioni, i propri sentimenti. La funzione “Fatica”, legata al contatto, consiste nel lavoro speso per 
ottenerlo. La funzione “Metalinguistica” definisce il codice in uso e quindi anche i rapporti che 
si instaurano fra gli interlocutori. La funzione “Referenziale” si riferisce al contesto e permette 
di parlare di qualche cosa. La funzione “Poetica” riguarda l'organizzazione interna del 
messaggio.  
18
 U. VOLLI, Il nuovo libro della comunicazione, Il Saggiatore, Milano, 2007, p. 27. 
19
 A. ROVINETTI, La comunicazione pubblica oggi, in AA.VV., Fare comunicazione pubblica, 
Comunicazione Italiana, Todi, 2006, pp. 25-26. 
 12