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Capitolo 4.2
La didattica durante la pandemia: il punto di vista delle famiglie
La situazione emergenziale da Covid-19 ha messo a dura prova anche la vita all’interno
della propria abitazione. E ̀ importante considerare, anche il punto di vista delle famiglie che
hanno vissuto la gestione della didattica a distanza. A tale scopo sono stati analizzati, sempre
presso l’Università di Bologna, gli scambi di post e di commenti inseriti da genitori e docenti
all’interno di un gruppo Facebook pubblico che conta più di 14.636 membri iscritti dedicato
alla condivisione di proposte, scambi di opinioni e di criticità relative al mondo scolastico.
Sono scaturite, tematiche relative agli stati d’animo e ai sentimenti di frustrazione di genitori e
figli. In particolare, la frustrazione derivava dall’enorme fatica nel conciliare vita privata,
familiare e lavorativa con lo svolgimento della DaD dei propri figli; ancora, dalla responsabilità
di sostituirsi ai docenti nella guida e nell’affiancamento dei figli nell’apprendimento a distanza
dei nuovi contenuti ma anche nel mantenere una continuità rispetto a ciò che era stato già
precedentemente svolto in presenza. Un altro aspetto critico emerso e
̀ stato la mancanza di
autonomia, soprattutto nei bambini, nell’utilizzo del computer: molti segnalavano le difficolta
̀
sia proprie che dei propri figli nel partecipare alle video lezioni, soprattutto nel momento in cui
gli alunni erano più di uno all’interno di una stessa abitazione ed era presente un unico
dispositivo elettronico. Ulteriori problematiche, poi, riguardavano il ricorso a metodologie che,
secondo gran parte dei genitori, non erano adatte alla didattica a distanza; ciò ha contribuito
all’aumento di ansia, fragilità e diseguaglianze lasciando spesso indietro famiglie e bambini
con particolari esigenze. Anche il tema della valutazione e
̀ stato soggetto a commenti da parte
dei genitori: gli stessi rilevavano un enorme abuso della richiesta di verifiche e di interrogazioni
che, invece di essere funzionali all’apprendimento, contribuivano a demotivare gli studenti non
avvicinandoli allo studio. Altri dibattiti avevano ad oggetto la necessita
̀ di aiuti economici e
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anche tecnici nei confronti di chi si trovava in “condizioni di marginalità”. In tutto questo
scenario, certamente non deve dimenticarsi la particolare e difficile situazione emotiva e
psicologica che ciascun nucleo familiare ha dovuto affrontare durante l’isolamento forzato
nonche
́ le limitazioni subite sul piano sociale e relazionale, elementi questi che risultano essere
imprescindibili nei giovani
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.
Tra le varie situazioni emergenti dall’analisi effettuata, e
̀ scaturito altresì un ampio senso di
affaticamento da parte delle madri che, in tempi molto brevi, si sono dovute adattare alle
richieste dei docenti; in particolare, deve sottolinearsi che e
̀ emersa una grande eterogeneità
delle proposte didattiche non solo sotto il punto di vista organizzativo, e dunque sotto il punto
di vista di orari, frequenza e durata, ma anche in termini di proposta di insegnamento (si fa
riferimento all’insegnamento sincrono, asincrono, frontale e di gruppo). I genitori, ancora,
hanno spesso ritenuto che la scuola richiedesse una eccessiva collaborazione senza pero
̀
interrogarsi su come i genitori sarebbero riusciti a rispondere a tali richieste e soprattutto senza
capire se ne avessero effettivamente le possibilità o le competenze. Un esempio importante e
̀
dato dalla gestione del tempo: le madri coinvolte hanno spesso sottolineato come gli orari della
DaD siano stati stabiliti senza tener conto degli orari di lavoro, che spesso si svolgeva “da
remoto”, dei genitori stessi; ciò ha fatto emergere notevoli difficolta
̀ .
Sicuramente il ruolo dei genitori nella Didattica a Distanza e
̀ stato di rilevante importanza: senza
di loro non sarebbe stata possibile la prosecuzione delle attività scolastiche. Ciò e
̀ stato
riconosciuto sia dai docenti che da padri e madri.
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Ardizzoni S. – Bolognesi I. – Salinaro M. – Scarpini M., 2020
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Dai dati raccolti si può inoltre affermare che la situazione di emergenza ha messo in evidenza
tutte le criticità che, da sempre, caratterizzano l’alleanza scuola-famiglia: difficolta
̀ di
comunicazione, mancanza di conoscenza reciproca e di condivisione di intenti educativi.
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Capitolo 4.3
La didattica durante la pandemia: il punto di vista degli studenti
A partire dal marzo 2020, nel periodo di lockdown vissuto in Italia, è venuto a mancare
anche il fondamentale ruolo svolto dalla scuola in presenza che, come evidenzia Oliverio
Ferraris
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, per i ragazzi rappresenta una seconda famiglia, fondamentale nell’età evolutiva.
All’interno delle famiglie ci si è trovati così a dover assumere nuovi ed ulteriori ruoli, legati
alla presenza continuativa dei figli a casa, allo svolgimento contemporaneo di tutte le attività
lavorative, scolastiche e della didattica a distanza. Bambini, adolescenti e adulti hanno dovuto
condividere una drastica riorganizzazione spazio-temporale della vita quotidiana. In certi casi,
si è dovuto anche affrontare la difficoltà economica legata alla perdita del lavoro.
Gli effetti di un lockdown causato da una pandemia su bambini e ragazzi, dipendono in buona
misura proprio dalle caratteristiche del contesto familiare: dagli atteggiamenti genitoriali
ansiosi e spaventati, oppure di scarso riconoscimento della serietà dei pericoli in corso; dalla
disponibilità a lasciare esprimere ai figli paure e dubbi, e dalla capacità di offrire spiegazioni e
accogliere emozioni. Il confinamento, la chiusura delle scuole, la sospensione delle attività
sportive e ricreative, l’assenza di contatti sociali ha inevitabilmente prodotto un impatto
specifico sulla vita familiare e su quella dei figli, soprattutto in età scolare.
Interessante al riguardo una ricerca effettuata da Telefono Azzurro durante e a seguito del
lockdown, dalla quale emerge un preoccupante aumento delle richieste di aiuto e dei tentativi
di suicidio in età adolescenziale
88
.
La piattaforma di apprendimento online GoStudent, di concerto con Kantar Market
Research, attraverso un’indagine sull’universo dell’istruzione, ha messo inoltre in evidenza che
in Europa, gli studenti italiani sono stati gli adolescenti che più hanno sofferto il peso della
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cfr. cit. in Marrocco, 2020
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Longo, 2021
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solitudine e del modificarsi delle relazioni sociali. Se da una parte, la Didattica a Distanza ha
garantito, pur con tutta una serie di problematicità organizzative e applicative ancora non del
tutto risolte, la continuità dell’offerta formativa, dall’altra ha impedito il mantenimento di
legami sociali tra i giovani, creando una sofferenza psicologica sempre più difficile da
sopportare e gestire.
Lo studio ha analizzato diverse variabili, tra cui la didattica in presenza e a distanza, le modalità
di insegnamento e le abitudini di apprendimento.
La rilevazione dei dati è stata effettuata attraverso un sondaggio online, coinvolgendo sette
paesi europei – Italia, Regno Unito, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Germania e Austria – con un
campione di 6.276 genitori e 5.767 giovani tra i 10 e i 18 anni, intervistati nella prima metà di
ottobre 2021.
Nel corso dell’anno scolastico 2020/2021, ben nove ragazzi italiani su dieci (l’88% rispetto a
una media europea attestata intorno all’80%) hanno manifestato una serie di criticità: in Italia,
l’interruzione forzata delle interazioni sociali, ha causato sofferenza al 70% degli studenti,
contro il 60% di coetanei degli altri Paesi.
Ad aumentare il malessere dei giovani italiani, inoltre, ha contribuito anche una serie di fattori
quali la difficoltà di concentrazione in DaD (43%) e i problemi di comprensione legati ai
materiali forniti nel corso delle lezioni on-line (37%), elementi che non hanno fatto altro che
incrementare il senso di spaesamento, rendendo anche più difficoltosi e meno fluidi i processi
di apprendimento.
La solitudine è lo stato d’animo che emerge con più prepotenza dalla ricerca e ha colpito
maggiormente le ragazze italiane (74%) rispetto ai ragazzi (68%), creando un disagio
psicologico profondo, soprattutto nella fascia di età tra i 16 e i 18 anni (una percentuale del 76%
a fronte del 68% nella fascia 10-12 anni e del 67% in quella 13-15 anni).
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Gli anni dell’adolescenza costituiscono un passaggio fondamentale nello sviluppo psico-fisico
della persona: sottovalutare gli squilibri che, a causa della pandemia, hanno funestato la
quotidianità dei ragazzi è un errore da evitare con decisione e impegno.
Le istituzioni, i professionisti dell’istruzione e i genitori devono necessariamente porsi
in ascolto delle nuove esigenze degli studenti italiani, collaborando per realizzare le soluzioni
più adeguate a salvaguardarne il benessere, l’apprendimento e la socialità, anche in situazioni
emergenziali: l’acquisizione di competenze e conoscenze e la creazione di una socialità solida,
infatti, devono andare sempre di pari passo per poter rendere una persona pienamente completa.