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INTRODUZIONE 
 
Il mondo è cambiato drasticamente negli ultimi secoli e di conseguenza le persone hanno 
adattato le loro vite e le loro abitudini a seconda dei luoghi e del periodo in cui vivevano. 
Attualmente, la popolazione mondiale ha un'aspettativa di vita notevolmente aumentata 
rispetto a decenni fa.  Si può osservare che nel 1950 nessun paese aveva più dell'11% della 
sua popolazione di età pari o superiore a 65 anni. Guardando all'anno 2000, il massimo è 
stato del 18%. Tuttavia, il problema aumenterà drasticamente entro il 2050, quando 
potrebbe raggiungere circa il 38% (1). Le proiezioni indicano che nel 2050 ci sarà un 
numero maggiore di anziani di età pari o superiore a 60 anni rispetto agli adolescenti di età 
compresa tra 10 e 24 anni (2,1 miliardi contro 2,0 miliardi).  
 
Di conseguenza, una maggiore aspettativa di vita ci porta a riconsiderare non solo la salute 
delle persone anziane, ma anche la qualità della vita; che costituisce giornalmente una lotta 
per gli operatori sanitari, che devono aiutare la popolazione anziana non solo a vivere più 
a lungo, ma anche in modo più sano, migliore e felice. (2) 
 
Se da un lato aumenta l’aspettativa di vita, grazie ai progressi e le innovazioni in ambito 
medico, dall’altra parte il processo di “inflammaging”, nonché processo pro-infiammatorio 
cronico e sistematico; accelera il processo di invecchiamento, aumentando la probabilità 
di malattia. 
Per prevenire l’evoluzione di questo processo, promuovendo invece un invecchiamento 
sano, è fondamentale adottare uno stile di vita e alimentare sano. 
Tra i modelli alimentari potenzialmente associati a un sano invecchiamento, la dieta 
mediterranea è sicuramente tra quelle con maggior successo.
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CAPITOLO 1 
LA PROMOZIONE DELL’INVECCHIAMENTO SANO ATTRA VERSO LO 
STILE DI VITA MEDITERRANEO 
 
L'aspettativa di vita della popolazione mondiale è aumentata. L'invecchiamento è un 
processo fisiologico naturale che pone grandi sfide in una popolazione sempre più longeva 
e fragile dove subentrano meccanismi molecolari come: disfunzione mitocondriale, 
senescenza cellulare, instabilità genomica; tutti fattori che predispongono allo sviluppo di 
malattie legate all’età, come: cancro, obesità, diabete, malattie cardiovascolari (CVC), 
malattie neurodegenerative. 
 
Alla base delle principali malattie croniche ci sono fattori di rischio comuni e modificabili, 
come: alimentazione poco sana, consumo di tabacco, abuso di alcol, mancanza di attività 
fisica. Cause che possono generare quelli che vengono definiti fattori di rischio intermedi, 
ovvero ipertensione, glicemia elevata, eccesso di colesterolo, obesità. Ci sono poi fattori 
di rischio che non si possono modificare, come età o predisposizione genetica.  
Nel loro insieme questi fattori di rischio sono responsabili della maggior parte dei decessi 
per malattie croniche in tutto il mondo e in entrambi i sessi. (3) 
 
L’arma più valida per combattere le principali malattie croniche è rappresentata dalla 
promozione di stili di vita sani; adottare abitudini salutari, evitare il fumo, limitare il 
consumo di alcol, svolgere regolare attività fisica, ma soprattutto avere una sana ed 
equilibrata alimentazione. 
 Ed è proprio in questo quadro che rientra il Modello Mediterraneo, che si è dimostrato 
efficace nel sostenere un sano invecchiamento, puntando a un miglioramento qualitativo 
della vita.
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1.1 Cenni sui principali componenti dello stile di vita Mediterraneo 
 
La dieta mediterranea è un modello alimentare ispirato alle abitudini e ai costumi dei paesi 
del bacino mediterraneo, evolvendosi nel corso dei secoli sotto l’influenza di varie civiltà. 
Il termine “Dieta Mediterranea” (DM), è stato coniato nel 1960 dagli scienziati Ancel e 
Margaret Keys, i quali misero a confronto le diete adottate da Stati Uniti, Italia, Grecia, 
Finlandia, Giappone, verificando benefici e punti critici, in relazione alla salute 
cardiovascolare. In base ai loro studi pioneristici, si è potuto osservare come più ci si 
scostava dagli schemi mediterranei, maggiore era l’incidenza di malattie cardiovascolari. 
 
A tal proposito, nacque il “Seven Countries Study” (SCS), ideato da Ancel Keys, nonché 
uno dei più importanti studi mondiali anche ad oggi. 
È uno studio di coorte osservazionale, così chiamato poiché prendeva in studio sette grandi 
paesi: Stati Uniti, Italia, Grecia, Giappone, Jugoslavia, Finlandia e i Paesi Bassi. L’obiettivo 
dello studio era quello di esplorare in dettaglio le associazioni di dieta, fattori di rischio e 
tassi di malattia tra le popolazioni di riferimento; soprattutto in relazioni alle loro 
caratteristiche fisiche e allo stile di vita, in particolare nella composizione dei grassi della 
dieta e nei livelli sierici di colesterolo. Lo studio pionieristico di Keys ha dimostrato come 
il colesterolo sierico, la pressione sanguigna, il diabete e il fumo, siano fattori di rischio 
universali per lo sviluppo di malattie coronariche. Mostrando inoltre, come i modelli 
dietetici nel Mediterraneo e in Giappone siano associati a bassi tassi d’incidenza e mortalità 
di malattie coronariche. 
 Di fatto, una dieta e uno stile di vita sano, caratterizzato da: attività fisica, abolizione del 
fumo e moderato consumo di alcol, non solo sono associati a minor rischio di sviluppo di 
malattie cardiovascolari, ma possono anche ritardare il declino cognitivo e diminuire il 
rischio di depressione. (4) 
 
Proprio a partire da questo studio, la dieta mediterranea si è rivelata una delle diete più sane 
al mondo, tanto che, il 16 novembre 2010 a Nairobi in Kenya, il Comitato Intergovernativo 
della Convenzione Unesco sul Patrimonio Culturale Immateriale;  ha approvato l’iscrizione 
della Dieta Mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale; riconoscendo 
con questa definizione le pratiche tradizionali, le conoscenze e le abilità che sono passate 
di generazione in generazione in molti paesi mediterranei fornendo alle comunità un senso 
di appartenenza e di continuità. (5)
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 In questo senso la Dieta Mediterranea è una filosofia di vita che nasce dal passato e può 
traghettarci verso un futuro sano, sostenibile e inclusivo, non solo dal punto di vista 
salutare, ma anche ambientale ed economico. (6) Per quanto riguarda l’impatto che la dieta 
mediterranea ha sulla salute, questa è capace di prevenire l’insorgenza di malattie cronico-
degenerative, riducendo morbidità, mortalità e aumentando la longevità. Consente, inoltre, 
di prevenire la malnutrizione in tutte le sue forme. Ha attività antiossidante, 
antinfiammatoria e antiaggregante, riducendo il rischio cardiovascolare e il rischio di 
sviluppo tumorale, contrastando la degenerazione cellulare e la proliferazione di cellule 
tumorali. 
Ma la Dieta Mediterranea (DM), prevedendo un impiego limitato di risorse naturali, dovuto 
all’uso principale di prodotti di origine vegetale, la stagionalità e la biodiversità, riduce 
l’agricoltura intensiva e l’uso di trasporti. Inoltre, il consumo di alimenti freschi e poco 
processati riduce ulteriormente l’impatto ambientali. Con il suo importante ruolo 
prevenivo, la dieta mediterranea gioca un ruolo importante anche sul piano economico. Di 
fatto, riducendo le malattie croniche e tutta l’assistenza sanitaria ad essa legata, in termini 
di costi di diagnosi e trattamento, si riduce di conseguenza tutta la spesa sanitaria.  
 
La dieta mediterranea è rappresentata al meglio dalla piramide alimentare, sviluppata 
proprio sulla base delle abitudini alimentari delle popolazioni di riferimento.  
 
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La piramide alimentare si configura come un modello di alimentazione che descrive regole 
nutrizionali inserendo gli alimenti in una piramide strutturata, dove alla base si trovano cibi 
che devono essere consumati in quantità maggiori, mentre all’apice quelli che devono essere 
consumati con moderazione, in modo tale da assicurare un corretto fabbisogno energetico e 
uno stile di vita sano. 
Oltre l’alimentazione, il modello mediterraneo racchiude in sé tanti aspetti, che vengono 
tutti inseriti alla base della piramide. I fattori che contribuiscono a un corretto stile di vita, 
promossi dal modello mediterraneo, includono la convivialità, un ambiente psicosociale 
tranquillo, una regolare attività fisica, la stagionalità e la varietà degli alimenti, una corretta 
idratazione, un riposo adeguato. Stabilire una dieta mediterranea uniforme per ogni paese 
sarebbe impossibile, dato che ogni paese ha le sue tradizioni, la sua storia, la sua cultura; 
ma, nonostante ciò, vengono condivisi da tutti abitudini alimentari comuni, costituendo una 
solida base per la piramide alimentare. 
Alla base della piramide alimentare, vi è verdura, frutta e cereali. Quotidianamente si 
dovrebbero consumare circa cinque porzioni di frutta e verdura, ricca di sostante 
antiossidanti, antidiabetici e antitumorali, privilegiando soprattutto la frutta e verdura di 
stagione e locale. Quotidianamente devono essere consumate anche due porzioni di cereali 
(pasta, pane), privilegiando prodotti integrali, ricchi di fibre, fonte di ferro, fosforo e non 
sottoposti a processi di raffinazione.  
Salendo la piramide, si trovano: latte e derivati, soprattutto a basso contenuto di grassi, 
come lo yogurt, da assumere quotidianamente, in due porzioni; fonte di grassi saturi e 
fondamentali per il mantenimento di calcio nelle ossa. I latticini fermentati giocano un ruolo 
fondamentale; infatti, la fermentazione dell’acido lattico degli zuccheri nei cibi rilascia una 
serie di molecole e composti, come amminoacidi essenziali, vitamine, minerali, che 
promuovono la salute interagendo con il microbiota intestinale. 
Ad esempio, i batteri nello yogurt contribuiscono al microbiota transitorio, migliorando 
l’ambiente intestinale. Alcuni studi hanno inoltre dimostrato effetti benefici dello yogurt 
nella gestione del diabete di tipo 2, che potrebbe essere dovuto all’alterazione e 
modulazione del microbiota intestinale, migliorando la digestione complessiva. (8)    Molto 
frequente è anche l’uso di Kefir, un probiotico complesso naturale, che migliorando il 
microbiota intestinale, migliora l’ipertensione, l’infiammazione e i livelli di zuccheri a 
digiuno nei pazienti affetti da disturbi metabolici.