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INTRODUZIONE 
La questione dell‟immagine di Cristo è una delle più significative 
nell‟ambito dell‟apologetica e del dialogo cristiano-musulmano
1
. Ma è mai stato 
un vero problema fra due delle più grandi religioni monoteistiche dell‟umanità, 
Islam e Cristianesimo? Di fatto, uno dei motivi di incontro e al tempo stesso di 
maggiore difficoltà per il dialogo religioso è dato proprio dalla figura di Gesù, 
semplice profeta e inviato di Dio per i musulmani, figlio di Dio e Dio egli stesso 
per i cristiani. L‟Islam pure lo onora, così come onora sua madre Maria: se non 
fossero stati esaltati e celebrati dal Corano, Gesù e Maria di certo non avrebbero 
goduto della venerazione e della santità di cui il mondo intero oggi li ricopre.
2
 
Secondo la tradizione musulmana, il messaggio trasmesso da tutti i profeti è 
essenzialmente lo stesso e ciò spiega la riluttanza a riconoscere un'immagine di 
Cristo differente dalle altre risorse islamiche. Dall‟altro lato, il Cristianesimo 
stenta a riconoscere la natura profetica di Mu|ammad, definendo l‟Islam come 
qualcosa che va oltre l‟eresia cristiana. Interventi cristiani a proposito di questa 
questione insinuano che l‟Islam non sia altro che un‟imitazione del Cristianesimo, 
suggerendo che esso abbia trasferito gli attributi principali di Cristo in 
Mu|ammad, distorcendo la reale immagine di Gesù Cristo per adattarla a un‟altra 
religione.  
                                                           
1
 Oddbjørn Leirvik, Images of Jesus Christ in Islam, Continuum, New York, 2010, p. 1. 
2
 All…mah Ţ…b…¥ab…µ†, Gesù e Maria nel Corano, a cura di ¼Abdu ½l-H…d† Palazzi, Centro 
Culturale Islamico Europeo, Roma, 1992, p. 5.
vi 
 
Il fatto che Cristo giochi un ruolo distintivo nell‟Islam permette di creare un 
ponte di comunicazione e dialogo tra il Cristianesimo e la religione di 
Mu|ammad, creando allo stesso tempo però un abisso tra esse, dovuto 
innanzitutto dal mancato riconoscimento da parte dell‟Islam di Cristo come figlio 
di Dio e Dio stesso sulla terra.  
Il mio lavoro è un‟analisi della figura di Cristo nel Corano con riferimenti alla 
letteratura tradizionale araba e alla scienza degli |ad†Å. Nel primo capitolo ho 
cercato di fornire un quadro completo della figura di Cristo agli occhi dei 
musulmani, attraverso l‟analisi e lo studio approfondito di quei versetti coranici 
che fanno esplicito riferimento al figlio di Maria. Ho cominciato spiegando il 
significato e il differente uso dei nomi e appellativi assegnati a Gesù nel Corano 
(es. Messia, Servo, Profeta, Segno ecc.), l‟importanza della figura della Vergine 
Maria, la nascita del bambin Gesù, i suoi miracoli, le sue opere, il mistero che 
circonda la sua morte e resurrezione, e il suo ritorno nell‟Ultima Ora. 
La stesura del secondo capitolo è risultata abbastanza ardua e complicata per 
la mancanza di un‟adeguata quantità di informazioni sull‟autore del testo che in 
parte ho tradotto, ecco perché ho deciso di focalizzarmi su altri aspetti altrettanto 
importanti che riguardano la “vita” di questo testo. Ho cominciato con l‟analizzare 
il fenomeno della “letteratura grigia”, ossia quel tipo di letteratura che non è 
diffusa attraverso i normali canali del commercio librario ma con altri mezzi, ad 
esempio Internet, accennando all‟esplosione che ha avuto da circa dieci anni
vii 
 
proprio questo nuovo tipo di letteratura, che permette a tutti di approcciarsi anche 
a testi in lingue straniere in un solo click.  
Sempre nel secondo capitolo, ho cercato di fare un breve excursus di quegli 
autori moderni e contemporanei, occidentali e orientali, che si sono approcciati 
alla figura di Cristo, cercando di studiarla in maniera approfondita e appassionata. 
E tra questi autori si leva la fievole voce dell‟autore del testo da me tradotto, 
Ma|m™d M™s… Ab™ Šir…r, giordano di nascita, il quale si unisce alle già numerose 
schiere di studiosi affascinati da questa figura così misteriosa agli occhi del 
devoto, sia musulmano sia cristiano. Inoltre ho cercato di riassumere gli 
argomenti della parte di testo da me tradotto, così da fornire una spiegazione 
chiara e sintetica a coloro che si cimenteranno nella lettura della traduzione.  
Il terzo capitolo è la traduzione di alcuni capitoli del testo di Ma|m™d M™s… 
Ab™ Šir…r, dal titolo “¼‡s… ibn Maryam ¼abd All…h wa-ras™luhu” (Gesù figlio di 
Maria, servo di Dio e Suo inviato). La mia scelta di tradurre solo alcuni capitoli 
piuttosto che altri è stata fatta in base all‟importanza delle sure e dei versetti che 
vengono analizzati approfonditamente dall‟autore, quali prove della profezia di 
Gesù e del mancato riconoscimento della sua natura divina. Le sure, con relativa 
analisi, cui ho deciso approcciarmi sono: III (Sura della famiglia di µImr…n), IV 
(Sura delle donne), CXII (Sura del culto sincero) e XIX (Sura di Maria).  
Il quarto capitolo del mio lavoro concerne l‟analisi linguistica e traduttiva di 
quelli che sono stati i problemi relativi alla traduzione, sul piano grammaticale,
viii 
 
lessicale, del periodo e intertestuale, cercando di fornire spiegazioni esaustive per 
le varie scelte traduttive da me effettuate.        
Tradurre non è “decodificare” e “ricodificare”. Perché tradurre è in primo 
luogo “interpretare”. Se si conviene con Charles S. Pierce, la traduzione è 
costitutiva del segno, non c‟è segno senza interpretante e il significato di un segno 
non è “esprimibile” senza un altro segno che faccia da interpretante. Tra 
significato e traduzione intercorre un rapporto di indissolubile interdipendenza. Il 
significato in quanto “percorso interpretativo” si realizza entro processi di 
traduzione, anzi la semiosi stessa, cioè la situazione in cui funzionano segni, è un 
processo di traduzione
3
.    
 Il sapere teorico della traduzione non può prescindere dall‟interrogarsi sul 
problema della natura del significato e del senso. I due aspetti della traduzione e 
del contenuto sono così legati che sembra difficile eliminare le teorie del 
significato e del senso dagli altri aspetti teorici fondamentali del pensiero 
traduttologico. La traduzione inoltre è l‟agire comunicativo interlinguistico che 
più di ogni altra realtà verbale necessita di una teorizzazione semantica del 
pensiero “forte”. 
                                                           
3
 Susan Petrilli (a cura di), La Traduzione, Meltemi, Roma, 2000, p. 9.
ix 
 
Schleiermacher considera il significato come proprietà della lingua e pone il 
problema della sua comprensione, perché esso possa essere condiviso sia tra 
parlanti all‟interno della stessa lingua, sia tra parlanti di lingue diverse
4
.  
Nel suo “Sui diversi modi del tradurre”, il linguista aveva notato che 
ovviamente “il singolo individuo è in balìa della lingua da lui parlata; egli stesso e 
il suo pensiero ne sono un prodotto. Egli non può pensare con piena 
determinatezza che stia al di fuori dei confini della lingua”. Ma poche righe dopo 
aggiungeva “d‟altra parte, però, ogni individuo liberamente pensante e 
intellettualmente autonomo è, a sua volta, in grado di plasmare la lingua”.  
In conclusione, una traduzione non riguarda solo un passaggio tra due lingue, 
ma tra due culture o due enciclopedie. Un traduttore non deve solo tenere conto di 
regole strettamente linguistiche, ma anche di termini culturali
5
.  
 
 
 
                                                           
4
 Clara Montella (a cura di), I saperi del tradurre. Analogie, affinità, confronti, Franco Angeli, 
Milano, 2007, p. 11. 
5
 Umberto Eco, Dire quasi la stessa cosa, Bompiani, Milano, 2003, pp.161-162.
1 
 
CAPITOLO I  
1.1 Gesù (¼‡s…) 
Il Corano attribuisce un grande numero di titoli onorifici a Gesù più di 
qualsiasi altra figura del passato. Egli è “Segno”, “Misericordioso”, “Testimone” 
ed “Esempio”. Viene chiamato con il suo nome proprio Gesù, con i titoli Messia 
(Cristo) e Figlio di Maria, e con gli appellativi Messaggero, Profeta, Servo, Verbo 
e Spirito di Dio. Il Corano racchiude due narrazioni dell‟Annunciazione e nascita 
di Gesù, facendo riferimento ai suoi insegnamenti e alle guarigioni, alla sua morte 
ed esaltazione.
6
  
I capitoli o sure
7
 del Corano che richiamano quasi esclusivamente Gesù sono 
tre: III, V e XIX; inoltre egli è menzionato in quindici sure e novantatré versetti. 
                                                           
6
 Geoffrey Parrinder, Jesus in the Qur’…n, One World Publications, Oxford, 1996, p. 16. 
7
 La tradizione musulmana ha tentato una classificazione delle sure o capitoli del Corano, secondo 
i due periodi della predicazione di Mu|ammad, alla Mecca e a Medina. L‟epoca di composizione 
delle sure non è un fatto indifferente per la comprensione del Corano. La predicazione di 
Mu|ammad, infatti, si è svolta durante un periodo di venti anni: il periodo che precede l‟ègira, alla 
Mecca, iniziato nell‟anno 612, e durato 10 anni circa; il periodo di Medina, durato per altri 10 
anni, dal 622 sino alla morte del Profeta, nel 632. Cfr. Giulio Basetti-Sani, Maria e Gesù figlio di 
Maria nel Corano, Mazzone Editori, Palermo, 1989, p. 25. 
La maggior parte del Corano fu rivelata a Mu|ammad in passi relativamente brevi. La rivelazione 
più lunga è la storia di Giuseppe (sura XII). Dapprima il Profeta e i suoi seguaci impararono a 
memoria le rivelazioni, e almeno parte di esse vennero utilizzate per il culto. Con il passare del 
tempo, molti musulmani memorizzarono ampie parti del Corano. Mu|ammad stesso non scrisse 
nulla, sebbene più tardi si servisse di scribi, mentre alcuni dei suoi seguaci cominciarono a mettere 
per iscritto parti del Libro sacro. Infine, i passi brevi furono cuciti insieme in sure o capitoli. Il 
Profeta in persona dette inizio a questa raccolta, dato che il Corano stesso fa riferimento alle sure, 
ma essa sembra essere stata completata da studiosi successivi al tempo del califfo µUÅm…n. Cfr. 
William Montgomery Watt, Breve Storia dell’Islam, Il Mulino, Bologna, 2001, p. 45.
2 
 
Nel Corano il nome proprio di Gesù è ¼‡s…, usato per riferirsi alla persona in 
quanto essere umano e non come messaggero, profeta o figlio di Dio. Studiosi 
occidentali dichiarano che il nome ¼‡s… provenga dal siriaco Yesh™¼, derivante a 
sua volta dall‟ebraico Yeshua. Dal punto di vista etimologico ci sono state non 
poche difficoltà nell‟identificare l‟origine di questo nome.  
Bay‡…w†
8
, esegeta classico musulmano, era dell‟opinione che ¼‡s… fosse la 
forma arabizzata di Ishu¼, avente probabilmente lo stesso significato del siriaco 
Yesh™¼ 
9
. R…z†
10
, invece, sosteneva che tale nome derivasse da Yas™¼, così come 
credevano gli stessi siriani. È possibile che la pronuncia della parola siriaca abbia 
                                                           
8
 Erudito musulmano di grande fama, µAbd All…h µUmar al-Bay‡…w†, nacque nella regione del 
Fars (Persia), in cui il padre praticava la professione di giurista capo nel periodo di governatorato 
di Ab™ Bakr Ibn Sa¼d. Egli stesso divenne giudice nella città di Іr…z. Dotato di ampio sapere , si 
cimentò in numerosi argomenti tra cui l‟esegesi coranica, legge, giurisprudenza, teologia e 
grammatica. I suoi lavori avevano la caratteristica di non essere originali, ma si basavano sulle 
opere di altri autori. I suoi lavori peccano di completezza e di precisione. La sua opera maggiore è 
il commentario del Corano dal titolo Anw…r al-tanz†l wa asr…r al-ta½w†l (Le luci della rivelazione e 
i segreti dell‟interpretazione) che rappresenta una rielaborazione ortodossa dell‟opera di 
Zamakhshar†. Cfr. www.wikipedia.com; Giovanni Filoramo (a cura di), L’Islam, Editori La Terza, 
Bari, 2008, p. 96. 
9
 Il commentario di Bay‡…w† fu pubblicato da H. O. Fletcher, 1848; una traduzione della sura III fu 
fatta nel 1894 da D. S. Margoliouth, in Chrestomathia Baidawiana in G. Parrinder, Jesus in the 
Qur’…n, cit., p.17.   
10
 Nato nel 1149, Fa|r al-D†n al -R…z† è stato tra i più importanti eruditi persiani: teologo sunnita-
islamico della scuola aš¼arita, studioso della legge islamica nella scuola šafi¼ita, esperto in varie 
discipline tra cui i campi tradizionali islamici della legge della Shari¼a, giurisprudenza del fiqh, 
letteratura islamica, esegesi di tafs†r, storia musulmana e grammatica araba, metafisica ed etica 
delle filosofie islamiche, scienze matematiche e logiche, scienze naturali di astronomia, 
cosmologia e fisica, medicina e psicologia islamica. Morì nel 1209. Egli tentò, con un 
razionalismo insolito al suo tempo, di conciliare filosofia e tradizione religiosa. Il suo 
commentario Maf…t†| al-Ðayb (Le chiavi dell‟arcano) è una risposta dal punto di vista 
dell‟ortodossia aš¼arita al precedente di Zamakhshar† . Esso rimase incompleto alla sua morte e fu 
terminato da due discepoli. Contiene digressioni su argomenti filosofici, letterari, giuridici che 
assumono la forma di vere monografie e fu ripetutamente stampato in Oriente. Infatti, il suo tafs†r 
risulta complesso per due motivi. Al-R…z† era soprattutto un filosofo e non un esegeta, motivo per 
cui le sue idee venivano espresse in uno stile complesso e criptico, che opponeva tesi ad antitesi, 
spesso senza raggiungere una conclusione definitiva. Cfr. Alessandro Bausani, Il Corano, BUR, 
Milano, 2009, p. LXI; Ma|moud M. Ayoub, The Qur’an and Its Interpreters, State University of 
New York Press, Albany, 1994, p. 4.
3 
 
subìto delle modifiche dai cristiani nestoriani presenti nel sud della Siria e nella 
penisola arabica. 
La forma cristianizzata del nome Gesù naturalmente deriva dal greco ½ Ι η σ ο ΰ ς 
del vangelo, traduzione dell‟ebraico Yesh™a¼ (forma abbreviata di Yahoshua-
Joshua). Il significato di questo nome è “salvezza di Dio” oppure “la cui salvezza 
è Yahweh”. Il siriaco Yesh™¼ è conservato nelle traduzioni arabe moderne del 
vangelo come Yas™¼: anche se, oggigiorno molti cristiani dei paesi arabi usano 
indifferentemente sia il nome ¼‡s… sia Yas™¼. 
Il nome ¼‡s… ricorre venticinque volte nel Corano, mentre associato ad altri 
titoli, come Messia e Figlio di Maria, il numero sale a trentacinque. La maggior 
parte di questi accenni sono presenti in alcune di quelle sure del Corano 
tradizionalmente rivelate a Medina dopo l‟ègira
11
 nel 622. Cinque delle sure che 
menzionano Gesù sono ambientate alla Mecca, rivelate tra il 610 e il 622. Le sure 
medinesi sono probabilmente indirizzate ai cristiani più che ai meccani, ecco 
perché Gesù viene menzionato più spesso. Ad esempio, la storia della sua nascita 
                                                           
11
 Dal 622 dell‟era cristiana inizia la datazione dell‟era musulmana: anno dell‟ègira. Nel giugno del 
622 Mu|ammad aveva concluso il patto di al-¼Aqaba con gli abitanti di YaÅrib. Gli storici 
cercarono di trovare le ragioni di ordine economico-sociale per spiegare gli interessi che avevano 
potuto spingere gli abitanti di YaÅrib a invitare Mu|ammad ad assumere il ruolo di capo. Yathrib si 
chiamerà madinat an-nab† (la città del Profeta). Mu|ammad vi si rifugiò nel settembre 622, 
lasciando la Mecca, dove l‟opposizione dei suoi avversari si era fatta sempre più forte. Questa 
partenza dalla città, centro religioso dell‟Arabia politeista viene erroneamente chiamata “fuga”. 
Inizia con questa data il computo degli anni del nuovo calendario musulmano che, basandosi sulle 
fasi della luna anziché sull‟evoluzione del sole, è di un trentatreesimo più corto dell‟anno solare. 
Cfr. G. Basetti-Sani, Maria e Gesù..., cit., p. 121; Gabriele Mandel, Il Corano senza segreti, 
Rusconi, Milano, 1991, p. 36.