Prima di continuare è necessario definire cosa non vuole essere questa tesi. 
Non vuole essere un lavoro generale sul mercato dei derivati in quanto allo 
stadio di sofisticazione cui sono giunti attualmente i mercati finanziari ciò 
sarebbe praticamente impossibile. Non vuole  essere nemmeno un lavoro 
prettamente teorico perché se anche la ricerca teorica è fondamentale in ogni 
aspetto della finanza (e soprattutto quando si parla di finanza quantitativa), ciò 
che conta in realtà è il comportamento degli operatori ed i risultati che si 
vedono ogni giorno sui mercati finanziari.  
 
Uno dei temi più rilevanti nell’analisi delle opzioni riguarda la volatilità e la 
sensibilità delle opzioni a variazioni della stessa. L’analisi empirica ha dimostrato 
che sul mercato non esiste una volatilità costante per tutte le opzioni quotate 
quanto una matrice della volatilità, una figura asimmetrica che prevede volatilità 
diverse per strike (skew) e per scadenze diverse. Come dimostrato da 
autorevoli studiosi i motivi alla base dello smile sono sia di natura quantitativa 
che qualitativa. In questi anni la ricerca teorica ed empirica ha tentato di 
formalizzare teoricamente e verificare praticamente il pricing di strumenti per 
cui sia presente l’effetto skew. Capostipiti di questo filone di ricerca sono stati 
B. Dupire, ed  E. Derman nel 1994.  
Un secondo fattore  di scarsa importanza nel modello di Black & Scholes) ma 
fondamentale per tutti gli operatori è il problema della liquidità. Nel corso degli 
anni ’80 e ’90 sono stati compiuti molti studi teorici ed empirici per analizzare 
quali distorsioni si creino nel pricing degli strumenti derivati (rilevanti sono gli 
sforzi compiuti da Leland e Wilmott).  
La nostra analisi empirica parte dalla verifica della presenza di una figura di 
skew anche sul mercato dei CW oltre che su quello MIBO. Sorge spontaneo 
quindi analizzare le differenze tra le due figure per strumenti omogenei quanto 
a strike e durata. Sviluppando un’analisi storica approfondiremo poi come sono 
  
mutate tali figure con il passare del tempo. Tale analisi sarà svolta considerando 
particolarmente la diversa struttura dei due mercati che vede agire in uno gli 
investitori istituzionali e nell’altro gli investitori retail supportati dai market 
maker delle warrant house emittenti i CW. In ultima analisi cercheremo 
evidenza della relazione inversa tra volatilità e rendimenti dell’indice trovando 
adeguati riscontri empirici per entrambe gli strumenti. 
 
Il lavoro è così organizzato. Nelle prima sezione (composta dai capitoli 1, 2, 3) 
si definiranno gli aspetti di base delle opzioni finanziarie e dei covered warrants: 
le prime formule di valutazione e gli utilizzi. Un’importanza particolare verrà 
data alla descrizione delle caratteristiche fondamentali dei due mercati e, 
soprattutto per il giovane mercato dei warrants, al contesto attuale prevalente.  
La seconda parte (capitoli 4 e 5) approfondirà i concetti fondamentali necessari 
per un corretto pricing degli strumenti derivati con un’attenzione particolare a 
volatilità e liquidità. Si descriveranno le greche e le principali strategie di trading 
di volatilità. Nel capitolo 5 si compierà una rassegna dei principali modelli teorici 
sviluppati per il pricing di titoli derivati nel caso di liquidità limitata e di una 
struttura non lineare della volatilità per scadenze e strike.  
La terza parte (capitoli 6 e 7) svilupperà l’analisi empirica del mercato dei 
covered warrants e delle opzioni seguendo i concetti esposti nelle pagine 
precedenti. L’analisi verrà condotta sia a livello di strumento che di mercato ed 
in diversi periodi temporali. L’ultimo capitolo cerca di trarre le conclusioni del 
lavoro empirico riassumendo quanto analizzato in alcuni concetti di più largo 
respiro. 
 
Molte persone hanno contribuito alla conclusione di questo lavoro ed è 
sicuramente necessario ringraziare tutti. Per quanto riguarda la sezione più 
strettamente tecnica un ringraziamento va a tutto il desk di Equity Derivatives 
  
di Euromobiliare SIM S.p.A. ed in particolar modo a Walter Azzurro, Guido 
Pardini, Andrea Bottaro, Sergio Martucci e Francesco Davic 
o. Ringrazio anche tutti i componenti dell’Internet Eqiuity Trading desk di 
Euromobiliare SIM (Fabio Arcari, Stefano Ottavi ed Alessandro Amicucci) per le 
interessanti discussioni sui mercati finanziari e sull’oggetto di questa tesi. Per il 
supporto durante questi intensi mesi di lavoro desidero infine ringraziare anche 
il Prof. Francesco Saita, la mia famiglia, Maria e tutti i miei amici. 
 
  
 
PARTE PRIMA 
 
ASPETTI INTRODUTTIVI 
DELLE OPZIONI E DEI COVERED 
WARRANT 
 
  
CAPITOLO 1 
LE OPZIONI ED I COVERED WARRANTS 
 
 
1.1 I CONTRATTI DI OPZIONE  
 
Le opzioni
1
 sono contratti che danno diritto all’acquirente di comprare (call 
option) o vendere (put option) ad una certa data futura una certa quantità di 
uno strumento finanziario sottostante ad un prezzo predeterminato al momento 
della stipulazione del contratto. Si distingue anche tra opzioni di tipo americano 
ed opzioni di tipo europeo in funzione del periodo temporale nel quale si può 
esercitare il diritto insito nel contratto. Sono opzioni di tipo americano quei 
contratti che permettono l’esercizio del diritto in ogni momento della vita del 
contratto stesso anteriore alla sua scadenza mentre si definiscono europee 
quelle opzioni per le quali tale diritto è riservato solo alla scadenza del 
contratto.  
 
Una differenza fondamentale tra le opzioni e gli altri contratti derivati è 
determinata dal fatto che per questi strumenti finanziari si acquisisce un diritto 
a compiere una certa operazione in un determinato periodo e non un obbligo 
come quello che compete ad una controparte che ha negoziato un qualsivoglia 
altro contratto (per i derivati basta pensare ad un future o ad uno swap). Il 
                                                 
1
 Per una definizione più esaustiva dei contratti di opzione si rimanda ai numerosi testi disponibili 
sull’argomento. Tra gli altri segnaliamo: J. Hull, Options and other derivatives securities, Prentice Hill, 
2000, pag. 151 e seguenti oppure R. Jarrow – S. Turnbull, Derivatives securities, SouthWest Publishing, 
2000 
  
diritto e non l’obbligo alla prestazione sono concessi dal venditore dell’opzione 
all’acquirente e, per questo, il venditore riceve una somma monetaria chiamata 
premio dell’opzione. Questa caratteristica è, fra l’altro, alla base dell’asimmetria 
del payoff dei risultati che spetta al detentore di un’opzione. 
 
Le opzioni sono trattate nella maggioranza delle borse dei paesi industrializzati, 
ma esiste un mercato molto sviluppato di tipo over the counter (OTC) che 
include soprattutto opzioni “esotiche” per le quali le caratteristiche (durata, 
flussi, esercizio…) vengono montate a seconda delle diverse controparti. Le 
opzioni, come tutti i derivati, necessitano di uno strumento finanziario che sia 
sottostante al contratto stesso: questo può essere rappresentato da un’azione, 
un indice azionario, un tasso di cambio o di interesse oppure un contratto 
future su ciascuno di essi (la varietà di sottostanti per quanto riguarda il 
mercato OTC è invece impressionante e difficilmente catalogabile). Per quanto 
riguarda il nostro caso analizzeremo opzioni MIBO30 cioè opzioni il cui 
sottostante è l’indice MIB30 della Borsa di Milano. 
 
Prima di continuare oltre è necessario introdurre alcuni concetti base che 
verranno ampiamente utilizzati in seguito. La prima definizione è quella di 
moneyness: la moneyness misura il rapporto tra lo strike price di un’opzione ed 
il livello del sottostante nel momento della valutazione. Un’opzione call con 
strike (K) inferiore al valore del sottostante (S) si dice opzione in the money 
(ITM); un’opzione con strike superiore si definisce invece out of the money 
(OTM) mentre un’opzione con strike vicino al valore del sottostante viene 
chiamata at the money (ATM). Tale distinzione deriva dalla presenza di un 
valore intrinseco per l’opzione (valore intrinseco = VI): un’opzione call infatti ha 
valore intrinseco positivo per tutti i valori del sottostante superiori allo strike 
price. Per le opzioni put il discorso non cambia nei suoi termini generali: se 
  
l’opzione presenta un valore intrinseco positivo è in the money. Una put ha 
valore intrinseco se S < K. Un put con strike inferiore al valore del sottostante 
verrà definita out of the money. Riprendiamo quanto detto nella formula (1.1) e 
nella tabella 1.1: 
 
SKVI
KSVI
put
call
−=
−=
 (1.1) 
 
Tabella 1.1 
Moneyness Call Put 
In the money S > K S < K 
At the money S = K S =  K 
Out of the money S < K S > k 
 
 
Il secondo, e più importante, concetto è quello di delta di un’opzione. Come si 
vedrà
2
 il delta ha numerosi significati, in questa sede scegliamo proprio quello 
relativo alla moneyness di un titolo. Il delta è infatti la pendenza della curva che 
definisce il prezzo di un’opzione al variare del valore del sottostante: si può 
dimostrare che tale valore è prossimo ad uno per opzioni molto in the money 
(indipendentemente dal tipo di opzione) mentre vicino a 0 per opzioni out of 
the money (le opzioni at the money presenteranno un delta pari a 0.5). A 
seconda del valore del delta possiamo quindi agevolmente conoscere quale sia, 
al momento della valutazione, il rapporto tra sottostante e strike price 
dell’opzione valutata e quindi, il suo livello di rischio
3
. 
                                                 
2
 Si rimanda al cap. 4 per le ulteriori definizioni del delta di un’opzione 
3
 Si veda la definizione di gearing nel capitolo 1.3 per la valutazione del profilo di rischio di 
un’opzione a seconda del delta 
  
1.2 IL CONTRATTO DI OPZIONE MIBO30 
 
1.2.1 LE CARATTERISTICHE DEL CONTRATTO 
 
Il contratto di opzione sull’indice MIB30 (MIBO30) è quotato all’IDEM, 
Mercato Italiano dei Derivati, sul quale sono trattati anche altri contratti 
come il Future sull’indice MIB30 (FIB30) e le opzioni sui singoli titoli più 
liquidi ed a maggior capitalizzazione (Opzioni Isoalfa). 
L’IDEM è un mercato telematico che si avvale di un sistema elettronico di 
negoziazione, lo svedese OM, in grado di garantire una rapida esecuzione 
degli ordini e tale da consentire agli intermediari di eseguire le transazioni 
direttamente da qualunque sala operativa collegata indipendentemente 
dalla  localizzazione. 
L’indice MIB30, sul quale sono basati l’opzione ed il future trattati 
sull’IDEM, è comprensivo dei 30 titoli più liquidi ed a più elevata 
capitalizzazione scambiati sul mercato italiano; tale indice è un indice 
campionario nel quale i singoli titoli sono inseriti in funzione della loro 
capitalizzazione e liquidità: è composto quindi da titoli che rappresentano 
oltre il 70% della capitalizzazione di borsa e quasi il 75% dei volumi 
negoziati. Considerando le sue caratteristiche ha una correlazione del 
98,8% con il Mibtel (l’indice generale di Borsa Italiana) 
 
La composizione dell’indice MIB30 al 28 aprile 2001 è riportata nella 
Tabella 1.2. 
  
Tabella 1.2 
Titolo 
 
Peso Azioni per 1 contratto 
FIB 
AEM 0.90% 665
Alleanza 2.05% 264
Autostrade 1.56% 437 
Banca Fideuram 1.93% 336 
Banca Intesa 4.21% 1,863 
Bipop 1.82% 713
Montepaschi 1.84% 868 
BNL 1.42% 779
Banca Roma 1.20% 2,017 
Edison 1.15% 234
ENEL 8.16% 4,477
Eni 11.01% 2,954 
Espresso 0.57% 159
Fiat 1.79% 136
Finmeccanica 1.80% 3,099 
Generali 8.90% 463
Mediobanca 1.40% 237 
Mediolanum 1.45% 268
Montedison 0.79% 648 
Italgas 0.74% 129
Mediaset 2.39% 436 
Olivetti 3.18% 2,687
Pirelli 1.34% 703
Ras 1.85% 266 
Rolo Banca 1.64% 171 
Seat Pagine Gialle 2.73% 4,002 
S. Paolo IMI 4.07% 518 
Telecom Italia 11.51% 1,942 
TIM 11.83% 3,114
Unicredito Italiano 4.80% 1,847 
Fonte: Euromobiliare Sim, Dividend Estimates, Derivatives Desk, 28 Aprile 2001 
 
Una MIBO30 call è un contratto di opzione standard che offre quindi 
all’acquirente il diritto di acquistare ad una data futura l’indice MIB30 
sottostante ad un prezzo equivalente al prezzo di esercizio. Allo stesso 
  
modo l’acquisto di una MIBO30 put dà il diritto a vendere l’indice 
sottostante ad una data futura ad un prezzo dato. 
Il valore di ogni contratto d’opzione sull’indice è uguale al livello corrente 
del MIB30 moltiplicato per 2.5 €. Ad esempio se l’indice MIB30 vale 
32500 il valore di un’opzione è pari ad 81.250 € 
 
Una prima caratteristica fondamentale di questo contratto è quindi quella 
di essere un contratto di opzione con sottostante un indice di borsa. Ci si 
può chiedere perché non sia stato creato un contratto a prima vista più 
semplice come una opzione su un contratto future (che nel caso sarebbe 
stato il FIB30): la scelta di un contratto sul MIB30 è stata fatta tenendo in 
considerazione le esigenze degli investitori istituzionali che usufruiscono 
del mercato dei derivati con finalità di copertura delle proprie posizioni 
che sono in titoli e non in panieri o future. Un opzione su future infatti 
comporta il sostenimento di un rischio specifico (definito rischio base
4
) 
per cui il prezzo del future può essere disallineato dal prezzo del paniere 
a pronti. 
 
Le MIBO30 sono opzioni di stile europeo ossia esercitabili solo alla 
scadenza. Fondamentale caratteristica risulta essere il fatto che la 
liquidazione delle MIBO30 è regolata per contanti. Le posizioni lunghe 
(acquisto) o corte (vendita) sono regolate attraverso l’addebito o 
l’accredito sui conti dei rispettivi detentori di somme equivalenti alla 
differenza fra il prezzo di esercizio ed il prezzo di liquidazione del 
                                                 
4
 La base di un contratto future è la differenza tra prezzo future e prezzo spot del sottostante. I rischio 
base è connesso al valore della base ad una data futura (si veda J. Hull, Options and other derivatives 
securities, Prentice Hill, 2000, pag. 36) 
  
contratto (moltiplicato per il multiplo che valorizza i singoli punti indice, 
2.5 €). Ciò consente di evitare problemi e costi derivanti dal reperimento 
dei titoli sul mercato. 
 
Le caratteristiche del contratto sono riprese schematicamente nella 
Tabella 1.3 
Tabella 1.3 
Attività sottostante  Indice MIB 30  
Valore nominale del 
contratto 
2.5 € per ogni punto dell'Indice MIB30  
Quotazione In punti indice (valore di 1 punto indice = 2.5 €)  
Dinamica  (a seconda del prezzo dell'opzione): 
Prezzo Tick
Minore di 100 punti 
indice 
1 punto indice 
tra 102 e 500 punti 
indice 
2 punti indice 
Variazione minima  
prezzo (tick) 
maggiore di 505 punti 
indice 
5 punti indice 
Scadenze 6 scadenze: le quattro scadenze del ciclo trimestrale
(marzo, giugno, settembre, dicembre) e le due
scadenze mensili più ravvicinate.  
Ultimo giorno di 
negoziazione 
Ore 10:00 del terzo venerdì del mese di scadenza.  
 
Modalità di esercizio Europea, esercitabile solo alla scadenza. Le opzioni in
the money sono automaticamente esercitate alla
  
scadenza.  
Modalità di 
liquidazione 
Regolamento per contanti basato sulla differenza tra il
prezzo di esercizio e il prezzo di liquidazione finale
dell'indice sottostante 
Prezzo di 
liquidazione finale  
Valore dell’indice MIB30 basato sui prezzo di apertura
dei titoli dell’indice nell’ultimo giorno di negoziazione 
Prezzi di esercizio  Ad incrementi fissi di 500 punti indice, ad esempio
22.500, 23.000, 23.500. Per ogni scadenza del
contratto sono quotati 9 prezzi di esercizio. 
Introduzione di 
nuovi prezzi di 
esercizio  
I nuovi prezzi sono introdotti automaticamente dal 
sistema di contrattazione quando il valore dell'Indice 
MIB30 R finisce al di sopra o al di sotto della media 
tra il prezzo di esercizio at-the-money e il prezzo di 
esercizio adiacente. L'Indice MIB30 R è calcolato sui 
prezzi di riferimento di ognuno dei titoli azionari che 
lo compongono, pari alla media ponderata dell'ultimo 
10% delle quantità scambiate. 
Premio dell'opzione L'equivalente in lire del valore del premio espresso in 
punti indice, da pagarsi totalmente entro il giorno 
lavorativo successivo all'acquisto dell'opzione. 
Margini I margini iniziali devono essere pagati dai venditori 
entro le ore 9:00 del giorno che segue la data di 
negoziazione.  
Orario  negoziazione 9:35-17:25 
 
 
  
1.2.2 I VANTAGGI DERVANTI DALL’USO DELLE MIBO30 
 
Il contratto di opzione sull’indice Mib30 rappresenta uno strumento finanziario 
interessante per gli investitori per numerose ragioni che possono essere 
sintetizzate in liquidità, trasparenza, flessibilità, contenimento del rischio, 
garanzia delle transazioni e sistema di negoziazione. 
 
Per quanto riguarda la liquidità, la competizione fra i market makers riguardo 
alle quotazioni (in asta continua) in acquisto ed in vendita per almeno 5 prezzi 
per le opzioni call e put e per le 3 scadenze più ravvicinate, rende alta (ma non 
certa) la liquidità del mercato. La trasparenza è invece favorita dal fatto che le 
quotazioni dei market makers sono visibili sulla piattaforma di trading da tutti i 
partecipanti e sono aggiornate in tempo reale. 
La flessibilità è assicurata dalla quotazione di almeno 5 prezzi di esercizio per 5 
scadenze differenti; ciò consente agli operatori di realizzare un ampio numero di 
strategie differenziate di hedging, arbitraggio o speculazione. Alla scadenza, la 
liquidazione per contante evita la consegna dei titoli e quindi i problemi di short 
squeezing che possono sorgere per opzioni con consegna “fisica” del 
sottostante. A ciò si aggiunge un effetto di contenimento del rischio: tale minor 
rischio è assicurato da un lato dalla presenza dell’effetto leva (acquistare 
opzioni comporta infatti il pagamento di un premio che rappresenta solo una 
percentuale di ciò che dovrebbe essere di norma corrisposto per l’acquisto dei 
titoli sottostanti) mentre dall’altro da una struttura di garanzia più efficiente: la 
Cassa di Compensazione e Garanzia opera infatti come clearing house per il 
mercato italiano assumendo il ruolo di controparte di ogni opzione trattata 
(diventa compratore per ogni vendita e venditore per ogni acquisto) e 
garantendo l’esecuzione di tutte le transazioni. 
  
Tecnicamente il sistema di negoziazione è veloce ed affidabile: gli scambi sono 
effettuati in tempo reale da un sistema elettronico che informa sia le controparti 
che la Cassa della transazione avvenuta. 
 
 
1.3 I WARRANTS 
 
Generalmente con la parola warrants si identificano strumenti finanziari derivati 
diversi dalle opzioni nella fondamentale caratteristica che sono emessi 
(“venduti”) da una società sulle proprie azioni. In una transazione di opzioni 
finanziarie la società cui fanno capo i titoli sottostanti non viene coinvolta (e, ad 
esempio, il venditore di una call si procurerà i titoli sul mercato ufficiale) mentre 
nel caso dei warrants questi sono spesso emessi  e gestiti dalla società stessa. 
 
1.3.1 LE CARATTERISTICHE DEI WARRANTS 
 
Il warrant
5
 è un opzione cartolarizzata (un certificato al portatore fisicamente 
esistente), cioè incorporata in un titolo negoziabile ufficialmente quotato, che 
appartiene, come le opzioni, alla categoria degli strumenti finanziari condizionali 
in quanto incorpora il diritto e non l'obbligo di comprare (warrant call) o 
vendere (warrant put) una determinata quantità di un'attività finanziaria o di 
una merce (il sottostante), ad un prezzo prefissato (strike price) entro una certa 
data se il warrant è di tipo americano o ad una certa data se è europeo. 
Un’altra fondamentale analogia con le opzioni derivante dalla condizionalità del 
diritto è che la perdita massima è pari nella peggiore delle ipotesi, al premio 
pagato per l'acquisto del warrant e quindi predeterminata. 
                                                 
5
 Per approfondimenti si veda J. Redmayne, Equity warrants: an international perspective, Euromoney, 
1998