8
dovuta all’elemento deontologico (ethos
1
), a quello ontologico (logos
2
) e a quello 
sensoriale ed estetico (patos
3
)”
4
. 
Per realizzare l’analisi a livello simbolico particolare attenzione è stata rivolta alle 
metafore organizzative
5
, essendo le metafore un’utile strumento per ordinare i vari 
elementi della situazione e per infondere significato alle esperienze. Attraverso le 
metafore è infatti possibile cogliere importanti elementi della cultura organizzativa e 
stabilire relazioni fra la realtà oggettiva e la realtà simbolica. In ogni organizzazione 
infatti si possono individuare due piani di analisi: quello della realtà oggettiva e quello 
della realtà simbolica
6
; per comprendere un’impresa e la relativa cultura è necessario 
indagare entrambi i piani d’analisi. 
 
Nella prima parte del lavoro si studia la proposta di Economia di Comunione: la 
definizione,  la nascita,  le ragioni che ne hanno favorito l’ideazione, le finalità e gli 
obiettivi. Vengono delineate le caratteristiche del progetto e commentati i dati 
riguardanti  la diffusione mondiale e nazionale. Infine, si descrivono le linee guida per 
un’economia e un management sostenibile ed alternativo; viene esplicitata la visione 
dell’uomo, della società e della cultura che questo nuovo progetto presuppone.  
                                          
1
 Nel concetto di ethos si trovano i principi che ispirano le norme di civiltà non scritte, la regolamentazione continua di 
legittimità, i codici deontologici, lo spirito dell’organizzazione e l’etica organizzativa. Strati, Sociologia 
dell’organizzazione, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1996. 
2
 Nel logos si pone la ricerca dell’essenza dell’organizzazione, la spiegazione della sua natura e di come essa sia. Logos è 
ragion d’essere, definizione, ragione, pensiero, causa, natura, necessità: è la definizione del reale. Strati, op. cit. nota 
precedente. 
3
 Il pathos riguarda l’emozionale, il sentire, il percepire attraverso i sensi, l’estetico dell’organizzazione. Strati, op. cit. nota 
n 1. 
4
 Strati, Sociologia dell’organizzazione, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1996. 
5
 La metafora è spesso considerata un “marchingegno” per abbellire il discorso, il suo significato è, invece, molto maggiore. 
L’uso della metafora implica un modo di pensare e un modo di concepire la realtà che stanno alla base del modo secondo 
cui interpretiamo e comprendiamo il mondo.  La metafora può essere usata per sviluppare teorie organizzative e manageriali 
e può produrre contributi complementari sulla natura delle organizzazioni e su come queste possano essere progettate e 
gestite. Morgan, Images, le imprese come culture, Franco Angeli, Milano, 1994, pag. 22. 
6
 La metafora mette in relazione la realtà oggettiva con il complesso di significati culturali e simbolici che informano la vita 
dell’organizzazione. La metafora mette in luce aspetti interessanti e particolari della realtà, collega inoltre ciò che è estraneo 
con ciò che è familiare e facilita il mutamento. Nel facilitare il mutamento, la metafora consolida anche i valori tradizionali. 
Rende familiare ciò che è nuovo e, attraverso questo processo, approfondisce il significato e i valori dell’organizzazione, 
esprimendoli in situazioni insolite. Pondy, Il linguaggio metaforico, in Gagliardi ( a cura di), Le imprese come culture, 
Nuove prospettive di analisi organizzativa, ISEDI, Torino, 1995, pag.204/205. 
 9
 
Nella seconda parte del lavoro vengono presentati i risultati emersi da due piccole 
indagini conoscitive: 
• la prima  condotta intervistando undici imprenditori di aziende gestite 
secondo i principi dell’Economia di Comunione,  
• la seconda  realizzata intervistando i dipendenti di un’impresa EdC. 
Le indagini hanno l’obiettivo di indagare la realtà delle aziende che aderiscono 
all’Economia di Comunione da due punti di vista: gli imprenditori e i dipendenti. 
 La prima, svolta intervistando alcuni imprenditori, si propone i seguenti obiettivi: 
1. conoscere la realtà delle aziende che si ispirano ai principi di Economia di 
Comunione; 
2. individuare l’esistenza o meno di elementi omogenei nella gestione dell’azienda 
secondo i principi di Economia di Comunione; 
3. supportare, con dati reali ed oggettivi, gli argomenti sviluppati nella prima parte 
di questo lavoro; 
4.  leggere le organizzazioni di EdC in una prospettiva simbolica, attraverso le 
metafore organizzative. 
La seconda ricerca, realizzata grazie ai dipendenti di una ditta EdC, si propone di: 
1. conoscere la realtà di un’azienda EdC attraverso il punto di vista dei 
dipendenti; 
2. completare la ricerca condotta attraverso le interviste agli imprenditori e 
fornire dati “complementari” intervistando operatori delle imprese EdC che rivestono 
ruoli diversi e complementari. 
3. valutare quanto, secondo il personale dipendente, l’adesione al progetto 
EdC influisca sulla vita in azienda. 
Rispetto agli obiettivi sopra descritti si è ritenuto opportuno svolgere l’indagine 
conoscitiva attraverso delle interviste strutturate che permettessero sia di raccogliere 
 10
informazioni sia di comparare i dati raccolti. La  scelta dell’intervista
7
 come metodo di 
indagine non è stata indotta dalla necessità di avere risultati significativi dal punto di 
vista statistico, ma da quella di trarre indicazioni di tipo qualitativo per poter poi mettere 
a confronto le informazioni così ottenute. Per questo motivo è stato scelto un 
questionario
8
 che a fianco di risposte “chiuse” e predefinite, ne avesse altre di tipo 
“aperto” che potessero consentire integrazioni libere da parte degli intervistati. 
Tra gli strumenti utilizzati in questo percorso di analisi
9
, fondamentale si è rivelata 
la partecipazione di chi scrive ad un Congresso internazionale
10
 di imprenditori ed 
accademici interessati ad approfondire l’argomento attraverso lo scambio di esperienze 
concrete e riflessioni teoriche.  
In occasione di tale Congresso sono state realizzate le interviste agli imprenditori. 
I dipendenti sono stati intervistati invece presso l’azienda in cui lavorano, in orario 
lavorativo. 
 
 
 
 
                                          
7
 L’intervista è uno degli strumenti di indagine più usati in scienze sociali, alcune stime suggeriscono che circa il 90% delle 
ricerche in campo sociale fa uso di dati ricavati da interviste. (Brenner 1981), da Caronia L., Costruire la conoscenza, La 
nuova Italia, Scanducci (Firenze), 1997. 
8
 Seguendo le domande proposte dal questionario è possibile realizzare interviste strutturate. Il questionario è riportato in 
allegato. 
9
 Oltre alla ricerca dei contributi teorici che si riconducono a tale prospettiva. 
10
 Congresso internazionale “Scuola per operatori dell’Economia di Comunione”, 5/8 aprile 2001, Centro Congressi 
“Mariapoli” di Castelgandolfo (Roma). Il Congresso ha visto l’alternarsi  di interventi teorici tenuti da docenti universitari 
(quali per es. S. Zamagni, L. Bruni, B. Gui) e testimonianze di imprenditori EdC riguardo ad esperienze lavorative o 
problematiche vissute in azienda. 
 
 
 11
 
 
 
PARTE PRIMA: 
 
 LE ORIGINI E LO SVILUPPO DELL’ECONOMIA DI 
COMUNIONE 
 
 
 
 
 
 
 12
 
CAPITOLO PRIMO  
 
 IL PROGETTO DI ECONOMIA DI COMUNIONE NELLA 
LIBERTA’ 
 
 
1.1  DEFINIZIONE 
 
La proposta di Economia di Comunione, un nuovo modo di agire economico 
fondato su un rinnovamento culturale all’interno delle usuali forme di impresa, di 
qualunque genere esse siano,  è nata nel 1991 in Brasile da un’intuizione di Chiara 
Lubich
11
, ha trovato applicazione anche nei paesi di più antica industrializzazione e vede 
oggi l’adesione di oltre 700 imprese nei diversi continenti. L’Economia di Comunione 
(verrà indicata, da questo punto, con la sigla EdC) può essere definita come l’economia 
della persona poiché pone al centro dell’attenzione le esigenze e le aspirazioni 
dell’uomo che viene considerato l’autore, il centro e il fine dell’intera vita economico-
sociale; in tal senso, la meta non è solo la produzione di un profitto fine a se stesso, ma 
la realizzazione dell’uomo. 
 Il progetto di EdC, investe l’impresa nella sua globalità non solo per la centralità 
conferita alla persona ma anche perché punta alle istanze del bene comune e porta a un 
nuovo stile di agire economico. 
Per realizzare tutto ciò le imprese di Economia di Comunione cercano di 
valorizzare al massimo i dipendenti, di instaurare rapporti leali e rispettosi verso i 
                                          
11
 Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, ha ricevuto varie lauree Honoris Causa (in Scienze Sociali, 
Comunicazioni Sociali, Teologia, Lettere Umanistiche, Filosofia, Lettere e Psicologia, Pedagogia, Economia) di cui una in 
“Economia e commercio” presso l’università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, nel gennaio 1999. Fonte: sito internet :  
www.focolare.org   
 13
fornitori, i clienti, la pubblica amministrazione, di mantenere una linea di conduzione 
dell’impresa ispirata alla cultura della legalità, di riservare grande attenzione 
all’ambiente di lavoro e al rispetto della natura, di promuovere la collaborazione con 
altre realtà aziendali e sociali presenti sul territorio con uno sguardo anche alla comunità 
internazionale
12
. 
In queste aziende tutto è visto in uno stile di comunione : dai rapporti fra 
imprenditori e dipendenti, al profitto che viene tripartito. Infatti una parte del profitto 
viene reinvestita nell’azienda, una seconda viene usata per aiutare i poveri e una terza 
parte viene utilizzata per la formazione di “uomini nuovi”, senza i quali non può esistere 
una società nuova basata su valori di giustizia sociale
13
. 
La proposta di un’EdC richiede quindi un profondo cambiamento culturale dei 
soggetti produttivi: anteporre all’esclusiva ricerca del profitto una maggiore 
comprensione dei valori etici con la consapevolezza della centralità dell’uomo anche 
nell’ambiente imprenditoriale. 
Secondo Stefano Zamagni, economista e ordinario di Economia presso 
l’Università di Bologna, “l’esperienza dell’economia di Comunione è una sfida sia a 
livello propriamente intellettuale, sia a livello più propriamente esistenziale. Riguardo 
alle ragioni specifiche che la caratterizzano riguardo ad altre forme di esperienze…, 
vedo due differenze: la prima è che in Economia di Comunione chi liberamente accetta 
questa formula, non accetta di separare il momento della produzione della ricchezza dal 
momento della distribuzione. Il secondo elemento qualificante è quello di contrastare 
l'opinione in base alla quale l'etica può essere asservita alle esigenze dell’economia. 
(...) 
L’esperienza di Economia di Comunione è quella di dimostrare che o si crede a certi 
valori come ad esempio la dignità delle persone, il rispetto dell’autonomia, la giustizia, 
                                          
12
 Da  Antonio Maria Baggio, L’eccezione che diventa regola,  Città Nuova Editrice, Roma,1999. 
13
 Il 10%della popolazione detiene il 49,7%  del reddito contro lo 0,85%   detenuto dal 10% più povero (dati  tratti da A. 
Ferrucci, Nord-Sud:che fare?, Città Nuova Editrice, Roma, 1992). 
 14
- ma ci si crede indipendentemente dai risultati cui questi valori conducono - o 
altrimenti il rischio è la produzione di effetti perversi. 
Per entrambe queste ragioni, ritengo che il modello dell’Economia di comunione abbia 
tutte le premesse per svilupparsi e arricchirsi"
14
. 
Zamagni sottolinea due caratteristiche essenziali dell’EdC : 
•  La prima riguarda il momento di produzione, dove solitamente vigono leggi 
ferree e dove l’unico fine è il guadagno, che non è separato, nel progetto EdC, da quello 
della distribuzione, momento in cui è permessa la solidarietà. La non separazione dei 
due momenti della produzione e della distribuzione permette di superare la cultura di 
tipo dicotomico che vede l’economia separata dall’etica
15
.   
Le aziende di Economia di comunione dividono ogni anno il capitale: una parte 
all’azienda e un’altra parte ai bisognosi, “utilizzano il mercato come mezzo per 
realizzare politiche di ridistribuzione del reddito e della ricchezza.”
16
 
• La seconda caratteristica riguarda il mondo dell’etica e quello dell’economia: 
l’etica non deve asservire l’economia perché una simile considerazione porta a 
conseguenze dannose per l’uomo e la sua realizzazione. 
Il progetto di EdC è “il tentativo più adatto di umanizzare il mercato e 
l’economia”
17 
ed e una sfida perché si propone di riaffermare un nuovo concetto di 
mercato inserendo nelle relazioni di mercato le relazioni interpersonali. 
“In questo momento storico un’esperienza come questa ha un alto valore 
simbolico e profetico. Semina semi di speranza e pone le premesse per la felicità.”
18
 
                                          
14
 Convegno sull’Economia di Comunione, Università di Bologna, 29/5/98. 
15
 Intervento del prof. Zamagni al convegno: ”L’economia di comunione” tenutosi presso l’Università cattolica del Sacro 
Cuore, sede di Brescia, il 7 dicembre 2000. 
16
 Stefano Zamagni:”Economia e relazionalità”, da “L’Economia di comunione, verso un agire economico a misura di 
persona”, Vita e pensiero, Aprile 2000. 
17
 Ibidem, vedi nota cinque. 
18
 Ibidem ,vedi nota cinque. 
 15
Per comprendere il pieno significato dell’esperienza dell’Economia di Comunione 
è opportuno conoscere il contesto in cui è nata: nella “Cittadella” Araceli
 
del Movimento 
dei Focolari
19
. 
 
1.2 DOVE, COME E QUANDO E’ NATA L’ECONOMIA DI COMUNIONE. 
 
Su un altopiano di 600m chiamato Plaunalto Paulista, che si estende attorno alla 
megalopoli brasiliana di San Paolo, sorge la “cittadella”
20
 Araceli. 
Attorno a un nucleo iniziale modesto si è sviluppata nel tempo una “città”, un 
centro di vita che attira visitatori, un punto di riferimento per chi vede in questa 
convivenza basata sui valori evangelici motivi di speranza.  
Questa “cittadella” è formata da case, scuole di formazione, aziende artigianali per 
dare lavoro alle persone che qui vivono. 
In questa terra, il Brasile, si vive in dimensioni dolorose il contrasto sociale 
perché, accanto a pochi ricchi che hanno in mano le risorse economiche, ci sono milioni 
di poveri, che vivono nelle favelas, in condizioni disumane. 
La città di San Paolo si presenta come una selva di grattacieli circondata dalla 
“corona di spine”
21
 delle “favelas” dei poverissimi. 
                                          
19
 Il movimento dei Focolari  prende vita dall’ideale di Dio-Amore scoperto da Chiara Lubich e si propone di attuare fra i 
suoi membri un rinnovamento spirituale e sociale. La spiritualità dell’unità, incentrata sull’amore evangelico e 
spiccatamente comunitaria, genera uno stile di vita che risponde alla diffusa domanda di senso della vita e di autenticità; e 
contribuisce a portare nel mondo pace e unità. Per questa spiritualità vissuta si sono aperti fecondi dialoghi: nel mondo 
cattolico, tra cristiani di diverse convinzioni, tra credenti di varie religioni e con persone di convinzioni diverse.   
Attualmente il Movimento dei focolari è diffuso in 198 nazioni, con 2.200.000 aderenti; la spiritualità è condivisa anche da 
50.000 cristiani di varie denominazioni, tra cui ortodossi, anglicani, luterani; da 30.000 fedeli di altre religioni, tra cui ebrei, 
musulmani, buddisti, induisti, e da 73.000 persone che si dichiarano non religiose. Fonte: sito internet : www.focolare.org  
20
 Araceli  è una della 23 cittadelle dei Focolari. Le cittadelle sono delle strutture del Movimento dei Focolari che ospitano 
stabilmente persone di diverse vocazioni che, oltre a frequentare corsi di formazione, danno testimonianza della spiritualità 
vissuta fra di loro sul lavoro, nei rapporti sociali, nello studio e nella preghiera. Queste cittadelle sono situate in Italia, in 
Africa, in Argentina, in Messico, negli USA, in Spagna, nelle Filippine, in Svizzera, in Germania con la caratteristica di 
testimonianza ecumenica,  in Brasile. Esse hanno fisionomie che riflettono il loro ambientarsi nei vari continenti. Fonte: 
www.focolare.org.  
21
 Definizione delle Favelas data dal cardinale Arns, in “una cittadella pilota”, G.Boselli, Città Nuova Editrice, n°13/1991, 
Roma. 
 16
Questa situazione, questo drammatico contrasto fra pochi ricchi e milioni di 
poveri ha portato molte persone ad interrogarsi, a cercare una via di giustizia e ad 
impegnarsi a fondo sul piano sociale
22
. I vescovi dell’America Latina scrissero in un 
loro documento: ”…gli uomini hanno bisogno di modelli insigni che facciano loro da 
guida. Anche l’America Latina ha bisogno di simili modelli…l’esempio di una 
convivenza dove riescano a fondersi libertà e solidarietà…dove si tentino forme di 
organizzazione e strutture di partecipazione capaci di aprire una strada verso un tipo 
più umano di società”
23
. 
Anche la Lubich
24
 si è interrogata di fronte alla triste realtà sociale latino-
americana e qui nasce l’idea dell’Economia di Comunione: “In questa cittadella 
(Araceli) dovrebbero sorgere delle industrie, delle aziende di vario tipo, sostenute da 
persone di tutto il Brasile, dando vita a delle società dove ognuno abbia la propria 
partecipazione, la gestione dovrebbe essere affidata a persone competenti e capaci, in 
grado di far funzionare tali aziende con la massima efficienza, ricavandone quindi degli 
utili. La novità consiste nel fatto che gli utili non dovranno essere ripartiti fra quanti 
partecipano al capitale, ma dovranno essere << messi in comune>> con lo scopo di 
aiutare coloro che sono nel bisogno (per offrirgli lavoro, per sostenere gli studi, per 
sistemarli..), per sviluppare le aziende e per sviluppare uomini nuovi senza i quali non 
può esserci una società nuova.” 
25
 
A distanza di 10 anni da queste affermazioni fatte da Chiara Lubich nel 1991 e 
dopo avere analizzato lo sviluppo di aziende Economia di Comunione, si può affermare 
                                          
22
 Da “una cittadella pilota”, G.Boselli, Città Nuova Editrice, n°13/1991, Roma. 
23
 Documento di Puelba. 
24
 Chiara Lubich è fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari. Nel 1943, a Trento, infuria la seconda guerra 
mondiale e, in questo clima di odio e violenza, la Lubich scopre Dio come unico ideale che rimane, che non crolla sotto le 
bombe. Dio scoperto come Amore illumina e trasforma la vita della Lubich, che, in questi sessant’anni si è adoperata per 
lanciare ponti tra le persone,  le generazioni, le etnie e i popoli. Per la sua attività  Chiara Lubich ha ricevuto riconoscimenti 
da diverse Chiese per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, premi da organismi internazionali (premio UNESCO per la 
pace nel 1996 e il Premio Diritti Umani 1998 del Consiglio d’Europa), onorificenze da capi di Stato e cittadinanze. La 
Lubich ha ricevuto, inoltre, 13 dottorati honoris causa per i contributi da lei portati nelle varie scienze in Filosofia, 
Teologia, Lettere, Psicologia ed Economia. Fonte: www.focolare.org.  
25
 Discorso di Chiara Lubich agli abitanti della cittadella Araceli, 29 maggio 1991, tratto da P. QUARTANA, L’economia di 
comunione nel pensiero di Chiara Lubich, in “Nuova Umanità”, Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n. 80/81 pag. 16. 
 17
che la novità della proposta non riguarda solamente l’aspetto economico e la divisione 
degli utili; infatti il progetto ha avuto importanti ripercussioni sul piano antropologico e 
culturale
26
, ripercussioni che analizzerò in modo approfondito in seguito. 
 
Araceli oggi: dieci anni dopo 
 
Nella cittadella Araceli la proposta dell’Economia di Comunione è stata accolta 
con entusiasmo è si è formato un Polo industriale, il “Polo Spartaco”, in cui operano 
cinque aziende. Tali aziende producono rispettivamente: abbigliamento sportivo, grandi 
manufatti di plastica, detergenti e disinfettanti industriali, medicinali e alimenti per 
sportivi, e la quinta, appena avviata, fornirà servizi finanziari e gestionali. Inoltre alla 
cittadella sono collegate altre cinque aziende che sorgono in città vicine ed è stato aperto 
un piccolo ospedale: la Policlinica Agape
27
. 
 Il comprensorio del Polo, che sorge su un'area di 50.000 mq, è gestito dalla 
società per azioni ESPRI
28
 con oltre tremila soci in maggioranza brasiliani. 
Gli imprenditori di queste aziende hanno raccontato la loro esperienza sulla rivista 
“Economia di Comunione, una cultura nuova” e dai loro interventi emerge come sia 
difficile superare le difficoltà, capitano infatti momenti di dubbio, di decisioni difficili, 
per esempio quando ci si trova tra interessi contrastanti e si cerca di essere coerenti con 
tutti e con le scelte di fondo fatte. 
Per esempio, l’imprenditrice Maria do Carno Gaspar ha raccontato che l’azienda 
“La Tunica” ha iniziato la sua attività con una sola macchina semi-industriale e due 
semplici macchine da cucire, dopo cinque anni si sono creati più di 40 posti di lavoro e 
le tre linee di prodotti sono vendute in 10 stati brasiliani. Le dipendenti inoltre, sono 
                                          
26
Da Luigino Bruni, ”L’economia di Comunione in Quattro parole”, in Economia di Comunione una cultura nuova, n°13 
dicembre 2000. 
27
 Da Alberto Ferrucci, ”Il progetto di Economia di Comunione”, Editrice Vita e Pensiero, Crema, 2000. 
28
 L’ESPRI è una società per azioni fondata per gestire le infrastrutture del polo industriale Spartaco, presso la cittadella 
Araceli. Il valore nominale delle singole azioni è basso per permettere a tutti coloro che lo desiderano di poterne acquistare 
almeno una (“siamo poveri ma tanti”, C. Lubich) e attualmente l’ESPRI conta 3300 soci, il numero più alto di soci rispetto 
alle società a capitale diffuso brasiliane. La società ha urbanizzato l’area e fornisce le strutture necessarie alle aziende. Da: 
EdC, una cultura nuova; n1, ottobre 2001. 
 18
felici di sapere che l’azienda divide i suoi utili con i poveri e, nel rispetto dei ruoli, si è 
creato un clima di famiglia. 
Anche nella Policlinica Agape si investe molto nelle relazioni interpersonali, in 
questa clinica lavorano una quarantina di professionisti, una parte dei quali condivide 
l’idea dell’EdC, e tutti sono a conoscenza del progetto. Un medico che opera in questa 
struttura ha detto: “Qui mi sento pienamente uomo e medico e riesco a potenziare le mie 
capacità.” Gli utenti della Policlinica Agape sono più di 10.000 e davanti a chi si 
presenta per una visita o per delle analisi non ci si ferma solamente all’aspetto 
professionale ma si punta alla persona nella sua globalità
29
. 
Nel mese di giugno nell’anno 1999 si è tenuto ad Araceli un Bureau 
Internazionale di Economia e Lavoro, queste le impressioni di alcuni partecipanti 
all’incontro. L’onorevole Franco Monitoro (deputato al parlamento federale brasiliano) 
ha dichiarato che c’è bisogno di un cambiamento, di riscoprire la persona umana come 
valore fondamentale nella vita pubblica e l’EdC è un aspetto di questo grande 
cambiamento di cui il mondo ha bisogno
30
. Il prof. Paul Singer (docente di 
macroeconomia all’università di San Paolo, consulente del partito dei lavoratori) ha 
sottolineato il grande esempio dato dal Polo industriale Spartaco perché è la 
dimostrazione dell’efficienza che può avere sul mercato un polo economico guidato da 
una forte motivazione ideologica ed etica. In un ambiente economico avverso e soggetto 
a crisi economiche e finanziarie continue come il Brasile, è sorprendente che un polo 
industriale così impostato sia riuscito a svilupparsi molto
31
. 
 La Lubich, almeno inizialmente, aveva l’idea di limitare l’esperienza di 
Economia di Comunione alla cittadella Araceli e al Brasile, ma già pochi giorni dopo il 
suo annuncio, il progetto era accolto e rilanciato in tutto il Movimento. Così le varie 
                                          
29
 Tratto da “Gli imprenditori di Araceli” dalla rivista: “Economia di comunione, una cultura nuova.” N°2, settembre 99. 
30
 Tratto da “Interviste ai partecipanti all’incontro; Bureau Internazionale di Economia e Lavoro, Araceli”; dalla rivista: 
“Economia di comunione, una cultura nuova.” N°2, settembre 99. 
 
31
 Ibidem, nota num. 20. 
 19
nazioni hanno iniziato a far confluire, nelle proprie cittadelle, le migliori energie in 
termini di competenza, tempo, disponibilità, ed hanno anche promosso uno scambio tra 
cittadelle di nazioni povere e di nazioni ricche. E’ sorto, così, un secondo polo 
industriale vicino alla cittadella di O’Higgins in Argentina, mentre altre cittadelle, oltre 
alla Luminosa negli Stati Uniti, Loppiano in Italia,   Tagaytay nelle Filippine, stanno 
iniziando a redigere gli statuti necessari per la nascita di società che gestiscano i poli 
presso di esse. 
Inoltre molte aziende sono nate, e altre già esistenti hanno aderito al progetto 
modificando il proprio stile di gestione aziendale. Queste aziende sono 764
32
 e  operano 
in più di trenta Paesi in diversi settori economici. 
 
 
1.3  LA NASCITA DELL’EdC:  
ESIGENZE PRATICHE E MOTIVI ISPIRATORI 
 
1.3.1   ESIGENZE PRATICHE 
L’idea di creare un’economia di comunione, che punta quindi a una comunione 
del profitto nella libertà 
33
, è nata in Brasile, proprio nel cuore di un Paese dove emerge 
in modo drammatico il contrasto sociale fra pochi ricchi e molti poverissimi.  
Visitando la megalopoli di San Paolo e i suoi sobborghi, si è presentata a Chiara 
Lubich, con prepotenza, la dura realtà, una realtà che ha fatto riflettere la Lubich circa la 
situazione di questa città e l’ingiustizia sociale che vi regna. San Paolo nel 1900 era un 
villaggio. Ora è una foresta di grattacieli circondata da una “corona di spine”
34
, formata 
dalle favelas dei poveri. Questa situazione è stata prodotta dal  capitale in mano a poche 
                                          
32
 Dati forniti dalla dott.sa Carla Bozzani, responsabile della rivista EdC: una cultura nuova; dati aggiornati ad ottobre 
2001. 
33
 La libertà è una condizione necessaria ed essenziale per la realizzazione di una comunione autentica, la quota da 
ridistribuire ai poveri, quindi, non è fissa, ma è stabilita di anno in anno dagli imprenditori. 
34
 Arns, citato in nota 11, pag. 17. 
 20
persone e dallo sfruttamento di altre, e porta ad interrogarsi: “Ma perché tanta potenza 
non si orienta alla soluzione dei problemi del Brasile?”
35
. 
Nel mondo sono presenti potenzialità sociali: opere, azioni, progetti ma tutto 
questo non è sufficiente a risolvere i grandi problemi della terra: “bisogna che nasca 
qualche cosa di molto più grande e più globale”
36
. 
Chiara Lubich e i suoi collaboratori hanno sentito la necessità di una soluzione 
forte, potente, in grado  di fare un salto di qualità per trovare una nuova via per 
realizzare la giustizia sociale. 
Marco Marcel, Vicepresidente della Repubblica Brasiliana, ha sostenuto in un 
Convegno sull’EdC: "L’Economia di Comunione, ideata da Chiara Lubich è 
un’esperienza che porta una grande dose di umanesimo nei rapporti economici, in un 
mondo in cui domina il fenomeno della globalizzazione. E’ un progetto che non cerca la 
competitività economica, ma l’equità sociale, una società più giusta e più umana".
37
  
Sottolinea il carattere di equità e di solidarietà sociale anche Osmanio Pereira, 
Deputato federale della Repubblica Brasiliana: "Credo che il progetto di Chiara Lubich 
ci faccia vedere la necessità di una globalizzazione anche della solidarietà umana, della 
condivisione dei beni"
.
 
Si può sostenere quindi, con certezza, che l’Economia di comunione è nata da 
un’esigenza pratica, contingente, empirica: trovare una soluzione forte e di ampio raggio 
al problema della povertà. 
                                          
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 Mariapoli Araceli, Diario del 15 maggio 1991. 
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 Da un discorso tenuto da Chiara Lubich a Rocca di Papa, il 25 giugno 1991.  
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 Sede del Parlamento di Brasilia - Convegno su “Economia di comunione, un’esperienza del Movimento dei Focolari 
nell’ambito sociale” - 7/5/98