Le stock options nel contesto internazionale
Le teorie sulla motivazione, sviluppate nel campo
dell’organizzazione aziendale, forniscono un determinante ausilio in
tal senso; uno dei fattori motivanti il lavoratore è sicuramente la sua
retribuzione. Quando un dipendente percepisce che la retribuzione a
lui corrisposta non è adeguata, anche in un’ottica comparativa con gli
altri dipendenti, perde l’elemento psicologico necessario per
incrementare il suo rendimento
2
. Il contratto di stock option, legando
la retribuzione all’andamento aziendale, fornisce una motivazione
costante nei dipendenti dell’azienda. Anche se questa forma di
retribuzione non è ancora molto diffusa in Italia, sta prendendo
sempre più piede in Europa sulla scia del modello statunitense.
Pertanto, lo IASB (International Accounting Standard Board),
l’organismo preposto alla redazione dei principi contabili
internazionali, ha varato l’IFRS 2, un nuovo principio contabile che
entrerà in vigore nel 2005 e disciplinerà la contabilizzazione delle
stock options.
Nel presente lavoro si è posta attenzione con riferimento alle
problematiche relative alla creazione di un piano di stock option, dopo
un’attenta analisi dei modelli di governo aziendali, necessari per
meglio comprendere quali possano essere i contesti in cui il
management è chiamato ad operare. Si sono analizzati, quindi, i
rapporti intercorrenti tra assetto proprietario e manager, e la
valutazione che questi fanno dei piani di stock option.
Successivamente si è passato all’analisi della normativa che il
legislatore statunitense ed italiano ha previsto per le stock options e
alcune varianti ai piani tradizionali. Infine, si sono svolte alcune
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Cassandro P.E., Trattato di ragioneria. L’economia delle aziende e il suo controllo pag. 92,
Cacucci, Bari, 1992
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Le stock options nel contesto internazionale
riflessioni sull’implementazione del nuovo principio contabile
internazionale IFRS 2 nel bilancio d’esercizio, anche in relazione agli
effetti che lo stesso potrà avere con riferimento alle politiche
retributive.
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Le stock options nel contesto internazionale
CAPITOLO I
La componente personale
1. Premessa
Prima di vedere come si crea operativamente un piano di stock
option, può risultare utile analizzare i soggetti che partecipano alla
vita aziendale. In tal modo risulterà più comprensibile l’ambiente in
cui i manager operano e le relazioni che essi intrattengono con gli altri
componenti dell’azienda.
Ricordiamo che ciascuna azienda può essere osservata come un
sistema di forze, ovvero un complesso di componenti legati tra loro
da vincoli di interdipendenza; le forze che costituiscono il sistema
sono:
¾ Persone;
¾ Beni o mezzi;
¾ Organizzazione.
Tali forze sono tutte complementari, poiché tutte necessarie per dar
vita all’azienda, nonché strumentali all’attività posta in essere (sia essa
attività di produzione o di consumo).
Tra le componenti aziendali è stato già visto come quella personale
possa considerarsi preminente, in quanto da essa parte il primo
impulso nella fase di costituzione aziendale e da essa dipende l’azione
delle altre due componenti: i mezzi e l’organizzazione
3
.
Le forze personali che concepiscono l’azienda e, in tutto o in parte,
conferiscono i mezzi materiali necessari alla sua costituzione,
3
Si veda a riguardo Cassandro P.E., Trattato di ragioneria. L’economia delle aziende e il suo
controllo, pag. 54, Cacucci, Bari, 1992
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Le stock options nel contesto internazionale
costituiscono il soggetto aziendale; nel caso in cui il soggetto sia una
persona fisica si dice che l’azienda è individuale, mentre nel caso in
cui esso sia una pluralità di persone, si suole dire che l’azienda è
collettiva o societaria
4
.
In un’azienda, comunque, la componente personale non è costituita
solo e unicamente dal soggetto aziendale, bensì dall’insieme dei
soggetti che partecipano, a vario livello, all’attività posta in essere
dall’azienda stessa.
In ogni azienda è possibile distinguere tre differenti livelli
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:
¾ Livello volitivo: insieme dei soggetti che detengono il governo
dell’azienda, stabilendone le strategie. Generalmente il livello volitivo
è costituito dai proprietari dell’azienda stessa, anche se in alcune
aziende accade sovente che il potere decisionale sia affidato a persone
diverse dai proprietari. Tali soggetti esercitano il potere di comando.
¾ Livello amministrativo: insieme delle persone preposte
all’attuazione delle linee strategiche, definite dal livello volitivo. Nelle
grandi aziende tale compito è assunto dai managers, nelle piccole
medie aziende molto spesso sono i proprietari a svolgere tali funzioni,
detenendo anche il potere di gestione.
¾ Livello esecutivo: con esso si identificano tutti i soggetti che
svolgono materialmente l’attività produttiva.
Le relazioni tra livello volitivo e livello amministrativo, ovvero, tra
imprenditore e management, rappresentano una delle differenziazioni
tra i diversi modelli di governo aziendale.
4
Cassandro P.E., Trattato di ragioneria. L’economia delle aziende e il suo controllo, pag. 55,
Cacucci, Bari, 1992
5
Di Cagno N., Adamo S., Giaccari F., Lezioni di economia aziendale, pag. 42, Cacucci, Bari,
2003
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2. I Modelli di Governo Aziendale
Per modello di governo si intende la combinazione tra potere di
comando, esercitato dal soggetto economico
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, e potere di gestione. Il
potere di comando può avere due forme: si parla di controllo di diritto
se si possiede la maggioranza delle quote sociali di un’azienda; il
controllo di fatto, invece, si ha quando se ne possiede una quota
considerevole rispetto agli altri soci, che, anche se non rappresentativa
della maggioranza del capitale, è sufficiente ad esercitare un’influenza
dominante. Tutti i modelli di governo aziendale possono classificarsi
secondo due elementi essenziali:
- la composizione dell’assetto proprietario;
- la stabilità dell’assetto stesso.
Le strategie aziendali possono trovare attuazione in molteplici
modalità, e ciò sottintende una maggiore o minore partecipazione da
parte del management alla formulazione delle strategie stesse.
La dottrina
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distingue tre grossi modelli di governo aziendale:
¾ il modello padronale;
¾ il modello public company;
¾ il modello consociativo.
Il modello padronale è tipico del nostro Paese e generalmente trova
applicazione nelle realtà aziendali di piccola e media dimensione. La
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Per soggetto economico si intende “l’effettivo coordinatore dei fattori della produzione e colui
che apporta i propri capitali all’azienda”. Si veda a tal proposito pag. 70 del Trattato di ragioneria.
L’economia delle aziende e il suo controllo di P.E. Cassandro
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Di Cagno N., Adamo S., Giaccari F., Lezioni di economia aziendale, Cacucci, Bari, 2003; Guatri
L., Vicari S., Sistemi d’impresa e capitalismi a confronto, EGEA, Milano, 2004; Zanda G., La
grande impresa. Caratteristiche strutturali e di comportamento, Giuffrè, Milano, 1974
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Le stock options nel contesto internazionale
figura dell’imprenditore, o della sua famiglia, assume carattere
dominante nel governo aziendale; l’assetto proprietario è, pertanto,
molto concentrato e, di conseguenza, si attribuiscono al management
funzioni esecutive o, al più, funzioni propositive o collaborative.
Anche aziende di grandi dimensioni quotate in borsa possono essere
caratterizzate da un modello di governo di tipo padronale. Gli azionisti
di minoranza presenti contribuiscono apportando capitale in
proporzione alla quota detenuta che, essendo esigua, non consente di
superare i vincoli nel reperimento dei mezzi finanziari non sono
superati. Tali mezzi consistono nelle disponibilità della famiglia o
dell’imprenditore proprietario e nel capitale di credito.
Il modello della public company è di derivazione tipicamente
anglosassone e prevede il frazionamento del capitale aziendale tra
numerosi azionisti, nessuno dei quali predominante. La redditività nel
breve periodo assume carattere essenziale in tali aziende, trovando
riscontro nel valore delle azioni e nei dividendi. Il management si
concentra su obiettivi di breve periodo, trascurando la redditività
aziendale nel medio-lungo periodo. Questa strategia trova il favore
degli investitori istituzionali (assicurazioni e banche), e ciò conduce
all’assenza di restrizioni di tipo finanziario per l’azienda. Il
management di queste aziende risulta competente e qualificato, dotato
anche di conoscenze imprenditoriali a causa dell’assenza di un assetto
proprietario concentrato.
Il modello consociativo, di derivazione tedesca (modello renano) e
giapponese si colloca tra i due modelli precedentemente esaminati. Il
capitale aziendale è detenuto prevalentemente da pochi azionisti di
maggioranza che resiste al turnover azionario favorendo una maggiore
stabilità dell’assetto proprietario. Generalmente gli azionisti di
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