1. Introduzione metodologica 
 
Il linguaggio di un poeta è un linguaggio 
storicizzato, un rapporto. Vale in quanto si 
oppone o si differenzia da altri linguaggi. 
E. MONTALE 
 
 
Queste pagine intendono indagare le fonti del lessico del Male minore di Luciano Erba. La 
sua natura di poeta colto e accademico, infatti, ne condiziona le scelte stilistiche, ed interessa 
notevolmente il vocabolario dell’opera, determinandone l’arricchimento con particolari 
parole della tradizione poetica, o comuni perlopiù a determinate correnti e a determinati 
autori. 
Non interessa dunque spiegare le (pur notevoli) citazioni che Luciano Erba, quale 
cultore di un certo manierismo e di una dissimulata tendenza al centone, semina a piene mani 
nel tessuto poetico, traendo sia dall’italiano che da altre culture (e con maggior frequenza da 
quelle francese e anglofona). E non si vuole neppure esplorare il pre-testo dell’autore, ma la 
ripresa diretta (laddove presente) servirà solo a confermare la tradizione del vocabolo. 
Si è deciso, dopo un’attenta analisi della critica, di confrontare l’utilizzo del lessico di 
Luciano Erba con quello di quattro autori caratteristici di determinate koinè linguistiche della 
prima metà del Novecento che, nei più diversi ambiti (anche solo di poetica, di metrica, di 
localizzazione territoriale), toccano, magari solo tangenzialmente, il lombardo: Guido 
Gozzano, Leonardo Sinisgalli, Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale. Giunti quindi ad una 
prima scrematura (per i criteri, § 1.2), si sono confrontati i termini vagliati con Savoca (per le 
sigle, § 1.1) e con le Concordanza delle poesie di Leonardo Sinisgalli.
1
 Escludendo i termini 
che non ricorrono in nessuno degli autori proposti, e quelli che ricorrono 
indiscriminatamente in tutti (o in più d’uno, senza possibilità di discernimento),
2
 sono 102 le 
parole selezionate, inserite nei glossari in coda ai quattro capitoli. 
Possiamo dire, facendo nostro uno spunto del saggio di Pier Vincenzo Mengaldo su 
Montale (ma consci del fatto che la citazione va intesa con prudenza, soprattutto per il 
contesto diverso che i due studi intendono indagare, e per le notevoli difficoltà di 
inquadramento di alcuni fenomeni poetici che, negli anni Cinquanta e Sessanta, si 
                                                 
1
 G. SAVOCA – A. DI SILVESTRO, Concordanza delle poesie di Leonardo Sinisgalli, Perugia, Leo S. Olschki, 
2007. 
2
 Abbiamo comunque voluto lasciare ampie le “maglie” della nostra selezione, di modo da evitare che il 
metodo risulti più una costrizione che un ausilio effettivo.  
 
4
accompagnano e si sovrappongono), che il nostro lavoro si propone «attraverso l’esame e il 
confronto delle somme e scelte concrete degli scrittori, [di] estrarre, con le dovute cautele e 
tare, un risultato che somiglia da vicino al minimo comun denominatore di un gusto diffuso, 
di un establishment letterario e linguistico. […] Ciò comporta la possibilità […] di 
incominciare a circoscrivere con più precisione le caratteristiche di un filone dominante del 
gusto letterario, di una koinè poetica in un periodo storico ben determinato […], prodotti 
dalla confluenza, combinazione e livellamento di varie esperienze letterarie precedenti».
3
  
 
1.1 Abbreviazioni 
 
 
• GDLI = SALVATORE BATTAGLIA (a cura di), Grande Dizionario della lingua italiana, 
Torino, UTET, 2000. 
• De Mauro = TULLIO D E M AURO (a cura di), Grande Dizionario Italiano dell’Uso, 
Torino, UTET, 1999. 
• LIF = U. BORTOLINI – C. TAGLIAVINI – A. ZAMPOLLI (a cura di), Lessico di frequenza 
della lingua italiana contemporanea, Milano, Agema, 1971. 
• LIZ = E. PICCHI – P. STOPPELLI (a cura di), Letteratura Italiana Zanichelli 4.0. CD-
ROM dei testi della Letteratura Italiana, Bologna, Zanichelli, 2001. 
• Savoca = GIUSEPPE SAVOCA (a cura di), Vocabolario della poesia italiana del 
Novecento, Bologna, Zanichelli, 2002 [1995]. 
 
1.2. Criteri di selezione, inclusione e esclusione 
 
 
Questi criteri di inclusione e di esclusione delle parole per la ricerca delle fonti del lessico 
del Male minore di Luciano Erba: 
 
a) Confronto con le marche d’uso del De Mauro. In particolare si è prediletta, ai fini della 
nostra analisi, la selezione pressoché esclusiva di quelle voci risalenti ad alcune 
determinate marche d’uso: 
                                                 
3
 P.V. MENGALDO, Da D’Annunzio a Montale, in ID., La tradizione del Novecento. Prima serie, Milano, 
Feltrinelli, 1975, p. 24. Dal saggio è anche tratta l’epigrafe. 
 
5
• AD – Alta Disponibilità: 1.897 vocaboli relativamente rari ma a tutti ben 
noti, ovvero di alta rilevanza nella vita quotidiana (e.g.: carrozzerie in 
Altra passeggiata, ecc.). Risultano vocaboli caratteristici in quanto l’uso è 
raro, specialmente in poesia. 
• TS – vocaboli Tecnico-Specialistici: 107.194 vocaboli usati e in gran 
parte noti in rapporto a particolari attività (e.g.: biplano in Nel parco di 
Versailles, inerisce al lessico dell’aeronautica; zinnie in Torino-Milano a 
quello botanico, ecc.). 
• LE – vocaboli Letterari: 5.208 vocaboli usati in testi canonici della 
tradizione letteraria e noti a chi ha dimestichezza con essa (e.g.: macri in I 
globuli rossi, ecc.). Le voci incluse in questo gruppo sono utilizzate dai 
seguenti autori della letteratura italiana dal Trecento all’Ottocento: Dante, 
Petrarca, Boccaccio, Poliziano, Ariosto, Tasso, Machiavelli, Parini, 
Foscolo, Leopardi, Manzoni, Carducci, Pascoli, D’Annunzio, Croce. 
• RE – vocaboli Regionali: 5.407 vocaboli, in parte di provenienza 
dialettale, usati in alcune varietà di vernacoli regionali, avvertiti come 
appartenenti alla lingua italiana (e.g.: formicole in Ippogrammi e 
Metaippogrammi del pittore Giovanola, rogge in Gli ireos gialli). 
• DI – vocaboli Dialettali: 338 vocaboli sentiti come estranei all’uditore 
madrelingua (nullo è il riscontro nel lessico erbiano). 
• ES – Esotismo: 6.938 esotismi fonologicamente non inseribili nella 
morfologia italiana (e.g.: decauville in La nuova generazione, piquet in 
Don Giovanni, ecc.). 
• BU – vocaboli di Basso Uso: 22.550 vocaboli rari, tuttavia circolanti nel 
Novecento (e.g.: fantesche in Domenica in Albis, badilante in 
Ricostruzione, ecc.). 
• OB – vocaboli Obsoleti: 13.554 vocaboli obsoleti, tuttavia diffusi, oltre 
che nel GDLI, in molti dizionari (e.g.: sporte in La nuova generazione). 
 
Si è inteso, per quanto possibile, escludere quei vocaboli che fanno riferimento 
alle marche d’uso rientranti nel vocabolario di base, ovvero FO (Fondamentali) e AU 
(vocaboli d’Alto Uso), poiché talmente comuni da non incidere, se non 
sporadicamente, nel nostro studio. L’eventuale accoglimento di parole rientranti in 
questi due gruppi (al quale aggiungiamo CO dei vocaboli Comuni, intendendo quelli 
 
6
usati e compresi indipendentemente dalla professione o dalla collocazione regionale, 
noti a chiunque abbia un livello medio - superiore di istruzione) si fa risalire, di volta 
in volta, ai criteri di selezione esposti qui di seguito. Consapevoli del fatto che la 
lingua d’uso del De Mauro fa riferimento all’anno d’edizione 1999, e il nostro studio 
ritiene indagare la lingua italiana degli anni Cinquanta del secolo scorso, per l’analisi 
diacronica delle voci si fa riferimento al GDLI.  
 
b) Ripresa di parole fonologicamente culte (e.g.: macri in I globuli rossi) o di altre 
lingue (e.g.: tulle in La grande Jeanne, aleph in Nella torre d’avorio, mañana e music 
halls in Domenica in Albis, ecc.).  
 
c) Ripresa dei referenti poco comuni in poesia. Si è voluto includere anche quelle parole 
di per sé ordinarie, ma appartenenti a categorie più ampie (e.g.: tigre, in Le beu 
dimanche, esclude la decisione di ogni altro elemento appartenente alla categoria 
ornitologica, ecc.). 
 
d) Accostamenti non comuni di parole del vocabolario di base (FO, AU, AD e CO). Una 
iunctura particolare (o ossimorica) può essere indizio di una citazione da fonti 
letterarie (e.g.: liquido morto in Nel campo di Versailles, statua ansiosa in Qualcosa, 
ecc.). 
 
e) Sineddoche: uso non referenziale di parole anche comuni, che aumenta o riduce il 
potenziale semantico del vocabolo stesso (e. g.: ferro per ferrovia in Torino-Milano, 
legno per barca in Terra e mare, ecc.). 
 
1.3. Corpus di riferimento 
 
 
Il male minore di Luciano Erba è pubblicato nel 1960: il nostro campione di 
riferimento conterrà quindi le sole opere in versi circolate in precedenza: 
 
• per Guido Gozzano l’opera completa. 
 
 
7
• per Leonardo Sinisgalli Vidi le Muse (1945), I nuovi Campi Elisi (1947), La vigna 
vecchia (1956). 
 
• per Giuseppe Ungaretti L’Allegria (1919), Sentimento del tempo (1933), Poesie 
disperse (1945), Il dolore (1946), La terra promessa (1950), Un grido e paesaggi 
(1952), Il taccuino del vecchio (1960). Per la raccolta Altre poesie ritrovate, ci si 
riferisce ai soli testi usciti in rivista prima del 1960.
4
 
 
• per Eugenio Montale, Ossi di seppia (1925), Le occasioni (1939), La bufera e 
altro (1956). 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                 
4
 Cfr. G. UNGARETTI, Vita di un uomo. Tutte le poesie, a cura di L. PICCIONI, Milano, Mondadori, 2007 [1969], 
pp. 583-584. 
 
8
1.4. Tabella riassuntiva delle poesie 
 
 
Nei glossari si è adottata una sigla numerica per indicare le poesie del Male minore: 
 
01 – Il cavaliere del garbo 
02 – Nel parco di Versailles 
03 – Sentimento del tempo 
04 – Altra passeggiata 
05 – Devotio moderna 
06 – Una stazione climatica 
07 – I globuli rossi 
08 – Tramonto a Montluçon 
09 – Sul Tamigi 
10 – Torino-Milano 
11 – Milano 
12 – Autunno a Milano 
13 – Sole dell’avvenire 
14 – Gli ireos gialli 
15 – Il bel paese 
16 – Lombardo-Veneto 
17 – Dal dottor K. 
18 – Porto 
19 – La nuova generazione 
20 – La mia fatica 
21 – I nostri vent’anni  
22 – All lost? Nothing lost? 
23 – Küssnacht 
24 – Con Lucrezia senza Lucrezia 
25 – Undecided 
26 – E di te che saprò? 
27 – Senza risposta 
28 – Qualcuno… 
29 – Ricostruzione 
30 – La grande Jeanne 
31 – Don Giovanni 
32 – A una cantatrice del Teatro di Stato 
di Tel Aviv 
33 – Un’equazione di primo grado 
34 – Le beu dimanche 
35 – Domenica in Albis 
36 – Le porte del giorno 
37 – Terra e mare 
38 – Qualcosa 
39 – Tabula rasa? 
40 – Il miraggio 
41 – Libro d’ore 
42 – Caino e le spine 
43 – Dignus est intrare 
44 – Quadrilatero Sardegna 
45 – A me stesso 
46 – Ricordo della Rue de Fleurus 
47 – Tout se tient 
48 – Ippogrammi & Metaippogrammi del 
pittore Giovanola 
49 – Nella torre d’avorio 
50 – Vanitas varietatum 
51 – Molto di là dagli agghiacciati mari 
52 – Lo svagato 
53 – Incompatibilità 
54 – Super flumina 
 
 
9
2. Minima introduzione storica  
 
 
Posso forse trovare ancora qualcosa da dire nelle  
smagliature e contraddizioni del quotidiano,  
soprattutto nei deserti della disattenzione. 
Se le immagini, appunto, si degnano di capitarmi a tiro. 
L. ERBA 
 
 
Quando è inserito tra gli autori dell’antologia Linea Lombarda da Luciano Anceschi (1952),
5
 
che di fatto lo include nel circolo maggiore della letteratura del secondo dopoguerra, Luciano 
Erba ha esattamente trent’anni. L’incontro fra i due avviene nel Blu bar in piazza Meda solo 
due anni prima, quando Erba ritorna dal suo secondo impegno oltralpe quale assistente di 
Lingua e letteratura italiana a Parigi, dove si è specializzato sul Seicento francese. Il primo 
distacco da Milano (dove nasce il 18 settembre del 1922) si ha nel 1943, quando sconfina in 
Svizzera per evitare la chiamata alle armi della Repubblica socialista: qui frequenta per tre 
semestri l’Università di Losanna, quindi quella di Friburgo, dove incontra Gianfranco 
Contini,
6
 che lo indirizza verso l’attività di francesista. Si laurea nel 1947, sotto la docenza 
di Mario Apollonio, con una tesi su Lorenzo Magalotti. 
                                                
L’attività di poeta si accompagna, in questo periodo, a quella di impiegato alla Banca 
Commerciale e di assistente volontario all’Università Cattolica. Solo nel 1951 pubblicherà la 
sua prima raccolta di poesie, Linea K, presso Guanda;
7
 alcune di esse entreranno a far parte 
della già citata antologia Linea Lombarda,
8
 pubblicata dalla casa editrice Magenta (sotto la 
guida di Bruno Corti). L’idea di un simile organico nasce dal sodalizio, nel Blu bar, di 
personalità quali Sergio Solmi, Nelo Risi, Piero Chiara, Carlo Bo e Vittorio Sereni. Da 
questi, Anceschi intuisce l’ipotesi di una vicinanza poetica su base territoriale («“Ecco i 
nuovi laghisti” mi venne da esclamare»)
9
 e ordina, nella raccolta, sei autori, perlopiù 
lombardi (con l’eccezione di Orelli, di Airolo nel Canton Ticino): Nelo Risi, Giorgio Orelli, 
Roberto Rebora, Renzo Modesti, Vittorio Sereni ed Erba, dichiarandone i rapporti con 
 
5
 L. ANCESCHI, Linea Lombarda, Varese, Magenta, 1952. 
6
 Di quegli anni è la poesia Quadrilatero Sardegna, dedicata al filologo. 
7
 L. ERBA, Linea K, Modena, Guanda, 1951. 
8
 Vi sono alcune poesie del Nostro che confluiranno ne Il male minore: La nuova generazione, Sole 
dell’Avvenire, Kussnacht, Una stazione climatica, Ricostruzione, Don Giovanni, Tabula rasa?, A me stesso, 
Globuli rossi, Nel parco di Versailles, Domenica in albis. 
9
 L. ANCESCHI, Linea Lombarda, p. 5. 
 
10
Montale («Per uomini del Nord, il linguaggio di Montale fu forse congeniale, sottintendeva 
una storia comune e talune tradizioni»)
10
 e con Ungaretti («Allegria di naufragi […] ci diede 
la rivelazione della poesia […]: una fulminea […] potenza della parola»).
11
 Il compilatore, 
nel precisare i caratteri comuni di questi poeti, riconduce la loro vicinanza a un’influenza di 
sostrato territoriale: «poesia in re, scarsa propensione lirica e notevoli componenti gnomiche, 
letture approfondite di Eliot e di Pound, riscoperta di Dante “contro” Petrarca, ecc.»,
12
 e 
inoltre una certa indole moralistica e a un culto degli oggettivi profondamente radicato nella 
storia della regione. Pier Paolo Pasolini è il primo a degnare l’antologia Linea lombarda di 
uno studio critico d’importanza. Nel saggio Implicazioni di una “Linea lombarda”,
13
 scritto 
nel 1954 per le pagine dell’“Officina”, il critico individua nell’assenza di capacità lirica («la 
Lombardia è la regione più povera di canto popolare, cioè naturale»)
14
 la causa del massiccio 
realismo, a discapito di una ineducazione alla cantabilità (in primo luogo petrarchesca) che 
non di rado sfocia in un violento espressionismo poetico. 
Ben più ampia della precedente, l’antologia Quarta Generazione (1954) raccoglie un 
quantitativo di poeti maggiore, e tutti inseribili nella fisionomia delineata da Anceschi due 
anni prima. Luciano Erba vi partecipa come curatore – insieme a Piero Chiara – oltre che 
come poeta. Già nelle prime pagine della prefazione non si nasconde un preciso intento 
polemico nei confronti di quegli studiosi che muovono «dal presupposto assai arbitrario 
secondo cui i poeti cosiddetti “postbellici” avrebbero dovuto farsi interpreti della nuova età e 
inoltre portare una decisa innovazione di temi e di stile».
15
 
Ed è forse per questa lontananza dall’esperienze neo-avanguardiste, che da lì a poco 
avrebbero acquisito una forma più specifica, che la successiva silloge poetica, Il male minore 
(1960),
16
 dove confluiscono le plaquettes del Bel paese
17
 e Il prete di Ratanà,
18
 è accolta 
dalla critica con giudizi contrastanti: Franco Fortini lo elogia tra le pagine de “Il Menabò”
19
 
(Alfredo Rizzardi aveva commentato, nel 1956, che «Luciano Erba è già solido nella stima 
                                                 
10
 L. ANCESCHI, Linea Lombarda, p. 15. 
11
 L. ANCESCHI, Linea Lombarda, p. 14. 
12
 G LUZZI, Poeti della Linea Lombarda. 1942-1985, Milano, CENS, 1987, p. 28. L’autore prosegue ricordando 
«lo scarso o nullo contributo della Lombardia al petrarchismo [nel Rinascimento]», G. LUZZI, Poeti della Linea 
Lombarda, p. 38. 
13
 P. P. PASOLINI, I Campi Elisi di Lombardia, Giovedì, 22, 28 maggio 1953, poi col titolo Implicazioni di una 
Linea lombarda, in Saggi sulla letteratura e sull’arte, a cura di W. SITI – S. DE L AUDE vol. I, Milano, 
Mondadori, 1999. 
14
 P. P. PASOLINI, Implicazioni di una Linea lombarda, p. 1176. 
15
 P.CHIARA - L. ERBA, Quarta generazione. La giovane poesia (1945 – 1954), Varese, Magenta, 1954, p. 7.  
16
 L. ERBA, Il male minore, Mondadori, Milano, 1960. 
17
 L. ERBA, Il bel paese, Meridiana, Milano, 1955. 
18
 L. ERBA, Il prete di Ratanà, Scheiwiller, Milano, 1959. 
19
 F. FORTINI, Le poesie italiane di questi anni, Il Menabò, 2, 1960, p. 117. 
 
11
dei lettori: per lui la profezia non è difficile»),
20
 al contrario Leonetti: «Il fatto è, con Erba, 
che non si può in principio che rispondere alla sua qualità d’irritare…».
21
 In una parola: 
«impertinente».
22
 Ma è sicuramente più profonda l’analisi che ne fa Sergio Pautasso su «Aut 
aut» nel primo trimestre del 1961: «Egli gioca con le parole, fa l’enigmatico, a volte si 
crogiola tra simboli oscuri per poi rasentare altrove la banalità tanto è chiaro, ma al fondo noi 
troviamo sempre una tensione morale che rivela la sua inadattabilità alle aberrazioni del 
mondo moderno. La stessa sfiducia che egli dimostra verso i mezzi che possiede l’uomo per 
risolvere i conflitti sociali non è del tutto gratuita ma riassume un atteggiamento che, pur non 
condividendolo, tutti possiamo comprendere. […] Il male minore, questa volta, non è un 
gioco: Erba si è scoperto».
23
 
Abbiamo già accennato al fatto che l’uscita editoriale dell’opera erbiana accade in un 
periodo caratteristico della letteratura. Solo a un anno di distanza viene pubblicata 
l’antologia dei Novissimi, che contiene quegli autori che convergeranno nel Gruppo 63 di 
Palermo. Quello della neoavanguardia rappresenta uno dei momenti più contrastanti del 
Novecento, nascendo laddove si è ben instaurata l’attività critica di quel Pasolini che tanto 
appoggia una linea poetica di sentito coinvolgimento etico-politico (nel 1957 si pubblicano le 
Ceneri di Gramsci).
24
 Non è neppure da dimenticare che la koinè ermetica, tanto forte negli 
anni Trenta, sta spegnendosi lentamente, e ciò è illustrato dall’esempio di Nel magma 
(1963)
25
 di Mario Luzi: la misura maggiore d’adesione a una vena narrativo-dialogica è uno 
stacco decisivo dalle precedenti opere intrise di rarefatto fiorentinismo. È il ritorno 
all’ordine, inteso nei suoi tratti di narratività e realismo (si veda l’esempio degli Strumenti 
umani di Vittorio Sereni, 1965).
26
 
Dopo l’attività di Visiting professor negli Stati Uniti dal 1963 al ’66 (durante la quale è 
promosso ad Associated professor in Letterature Comparate), Luciano Erba riesce ad 
acquisire il libero insegnamento di Letteratura francese. Dopo brevi periodi di docenza a 
Bari, Lecce, Trieste e Bologna, nel 1971 si stabilisce ad Udine. Di questo periodo sono le 
prime edizioni critiche: tra le altre, le lettere di Cyrano de Bergerac.
27
 È il più lungo periodo 
                                                 
20
 A. RIZZARDI, Due esempi di poesia italiana contemporaneo, Aut aut, 34, luglio 1956, p. 315. 
21
 F. LEONETTI, Un’analisi semantica, III. Aspetti di nuova letteratura in tre “neo-teroi” (Sanguineti, Erba, 
Conti): discussione, Paragone-Letteratura, XI, 130, ottobre 1960, p. 116. 
22
 F. LEONETTI, Un’analisi semantica, III, p. 115. 
23
 S. PAUTASSO, Lettura di Erba, Aut aut, gennaio-marzo 1961, p. 189. Anche Stefano Prandi s’accorda a 
Pautasso: «Tanta ossessione per le superfici apparenti non può non denunciare un implicito horror vacui, una 
percezione acuta e poeticamente produttiva del vuoto». S. PRANDI, Uno sguardo nei «dintorni del nulla»: la 
poesia di Luciano Erba, in L. ERBA, Poesie.1951-2001, Milano, Mondadori, 2002, p. VI. 
24
 P. P. PASOLINI, Le ceneri di Gramsci, Milano, Garzanti, 1957. 
25
 M. LUZI, Nel magma, Milano, Scheiwiller, 1963. 
26
 V. SERENI, Gli strumenti umani, Torino, Einaudi, 1965. 
27
 Ora in C. DE BERGERAC, Œuvres complètes, vol. II, Paris, Champion, 2001. 
 
12