1
INTRODUZIONE
L’obiettivo della presente tesi è analizzare il sistema carcerario e la
modalità secondo cui la pena privativa della reclusione, unita ad
opportuni interventi educativi, possa apportare benefici nei soggetti
reclusi. Verrà esaminato, nello specifico, il difficoltoso contesto del
carcere di Poggioreale. Nel primo capitolo verrà effettuata un’analisi
delle origini del carcere. C’è un tratto storico che trova le sue
fondamenta nei secoli addietro, già con il diritto romano. Il carcere
nasce come luogo di torture e violenze, poi trasformato in luogo di
isolamento per soggetti ritenuti pericolosi. Solo nell’ultimo secolo
c’è stata una significativa evoluzione in quella che è la sua
concezione, infatti, diviene, finalmente, un luogo rieducativo che se
da un lato ha il compito primario di punire i soggetti per il crimine
commesso, dall’altro offre loro la possibilità di reintegrazione nella
società attraverso percorsi formativi ed attività del servizio sociale.
A seguito di tale sviluppo nella concezione degli istituti penitenziari,
mi concentrerò sui vari modelli e regolamenti sviluppatisi nel
contesto carcerario, andando poi ad affrontare, nello specifico, il
problema del penitenziario del nostro paese, il quale acquisisce
umanizzazione solo con la nascita dell’unità d’Italia nel 1861. Le
origini del carcere risalgono all'antichità, ma il concetto moderno di
detenzione come forma di punizione e rieducazione è stato
sviluppato nel corso dei secoli. Il concetto di carcere come istituzione
stabile ed organizzata è iniziato nel XVIII secolo, grazie alla
costruzione di strutture specifiche. Analizzati i tre modelli storici del
penitenziario, accuratamente spiegati da Cohen nel testo Sociologia
del carcere di F. Vianello, si può constatare che il mutamento
2
sostanziale, ad ogni modo, avverrà nel corso del XX secolo. Secolo
in cui, il penitenziario diviene più umano e flessibile grazie
all’introduzione del Welfare State. C’è una transizione definitiva
verso l'approccio riformista, a cui segue un maggiore impegno nel
processo riabilitativo e nel reinserimento sociale dei detenuti. A
seguito dell’intervento delle Nazioni Unite, è stato elaborato un
documento intitolato Regole Penitenziarie Europee del 1987, che si
pone, come obiettivo ultimo, l’impossibilità di privare, un individuo,
della sua dignità umana. Tuttavia, il sistema carcerario italiano ha
affrontato problemi di sovraffollamento, condizioni precarie e
critiche riguardanti la gestione e l'efficacia della riabilitazione.
Questi problemi sono stati oggetto di discussione e dibattito costanti
nel paese ed è soprattutto negli ultimi anni che si è cercato di
affrontare alcune di queste sfide attraverso riforme volte a migliorare
le condizioni delle strutture carcerarie e della vita detentiva.
Nel secondo capitolo l’attenzione verrà focalizzata
sull’organizzazione della vita in carcere e si tratteranno una serie di
aspetti che coinvolgono la detenzione, le misure alternative e
trattamentali, i diritti ed i doveri dei detenuti, gli strumenti per la
rieducazione e l'importante ruolo del servizio sociale. La detenzione
è la privazione della libertà personale; l’obiettivo principale è quello
di punire e dissuadere i detenuti dai reati commessi, con l’intento di
fornire loro un'opportunità per la rieducazione ed il reinserimento
sociale. In questo senso, sono fondamentali le misure alternative e
trattamentali poiché hanno lo scopo di ridurre o sostituire la
negatività della detenzione carceraria ed offrire opzioni di pena e
rieducazione meno invasive. È stato dimostrato statisticamente che
la recidiva è destinata a diminuire bruscamente se, al detenuto, si dà
3
accesso alle misure alternative. Per ogni individuo dovrebbero essere
garantiti strumenti per la rieducazione che prevedono programmi
educativi personalizzati, di tipo professionale ed opportunità
lavorative all’interno o all’esterno del carcere; inoltre è fondamentale
il supporto psicologico al fine di preparare i soggetti ad un processo
reintegrativo. Il servizio sociale svolge un ruolo importante nel
sistema carcerario, fornendo assistenza ai detenuti sia durante la loro
detenzione che al momento del rilascio. Si occupa di aiutare i
detenuti ad identificare ed affrontare i problemi che hanno portato al
loro coinvolgimento con la giustizia, facilitando il processo
riabilitativo.
Complessivamente l'obiettivo del carcere è quello di punire i reati
commessi ma, al contempo, anche di offrire opportunità per la
rieducazione ed il cambiamento comportamentale, al fine di ridurre
la recidiva favorendo il reinserimento una volta scontata la pena.
Tuttavia, le difficili sfide che i sistemi carcerari devono affrontare
quotidianamente inevitabilmente possono compromettere il
raggiungimento di questi obiettivi.
È nel terzo capitolo che affronterò quelle che sono le sfide del
penitenziario. In Italia, gli istituti penitenziari affrontato
costantemente difficoltà organizzative. Tra queste, la principale
criticità è il sovraffollamento: nel corso degli anni, il numero di
detenuti ha spesso superato la capacità delle carceri e questa
situazione ha avuto effetti negativi sulla qualità della vita dei
detenuti, sulle condizioni di detenzione e sulla capacità del sistema
di fornire programmi rieducativi adeguati. Inoltre, sono sempre
presenti, ed in crescita, eventi di autolesionismo e suicidi. La calca
degli istituti penitenziari, le condizioni di detenzione difficili ed il
4
senso di isolamento possono contribuire a problemi di salute mentale
tra i detenuti. Spesso, alcuni sviluppano gravi disagi psicologici che
hanno l’effetto di produrre comportamenti autolesionistici o, in casi
estremi, il suicidio ed è la mancanza di risorse adeguate per il
supporto psicologico che rende difficile prevenire tali tragedie.
L'amministrazione penitenziaria e le autorità italiane sono
consapevoli di queste problematiche e, attraverso riforme ed azioni
mirate, tentano di affrontarle. Tuttavia, risolvere completamente
questi problemi richiede sforzi continui, investimenti adeguati ed una
costante attenzione alle condizioni di vita dei detenuti ed al loro
benessere psicofisico. Nel 2022 il Ministero della Giustizia,
attraverso l’omonimo sito web, rende pubblico un grafico statistico
di tutti gli eventi critici avvenuti dal 1992 al 2022. Tale grafico, che
verrà spiegato ed analizzato dettagliatamente, vede nell’anno 2022 il
tasso più alto, in assoluto, di suicidi.
Infine, il quarto capitolo si concentra unicamente sul carcere di
Poggioreale. A seguito di una breve introduzione storica, ci sarà
un’analisi della struttura, risalente al 2022 effettuata
dall’associazione Antigone. Attraverso quest’analisi verranno
evidenziate, ancora una volta, le criticità della struttura. Poche aree
destinate alla socializzazione, troppa fatiscenza degli spazi comuni e
di alcuni padiglioni, troppe poche ore di libertà e scarsa flessibilità
nella gestione dei colloqui con l’esterno. Con l’analisi del testo E
adesso la palla passa a me di A.Mattone possiamo avvicinarci,
concretamente, alla realtà di Poggioreale. Si evidenzia la difficoltà di
ogni detenuto a voltare le spalle alla malavita, concentrandosi sui
programmi riabilitativi. In questo senso, mi ha colpito
particolarmente una lettera scritta e letta da alcuni detenuti di
5
Poggioreale e destinata ai giovani napoletani. Questa missiva, citata
interamente all’interno dell’elaborato, ha l’obiettivo di far aprire gli
occhi a quei giovani che, inconsapevolmente scelgono, per svariate
ragioni, la strada più semplice, quella del “male”, che non sarà mai
portatrice di vittoria.
In conclusione, grazie alla collaborazione degli uffici UIEPE
(Ufficio Interdistrettuale Esecuzione Penale Esterna) di Napoli, ho
potuto testimoniare il percorso riabilitativo di A.M, un ex detenuto
del carcere di Poggioreale. La sua particolare storia mi ha colpita
perché si è trattato di un caso di giustizia riparativa. È il riscatto di
cui, spesso, sentiamo solo parlare. Il riscatto di chi, dietro le sbarre,
ha deciso di reinventarsi senza sprecare tempo e di investire nella
versione migliore di sé. È il riscatto di chi ci ha creduto. E di
conseguenza, in questo senso allora, possiamo dire che esiste il
perdono; esiste chi dall’altra parte non si gira ed affronta la realtà
concreta. Esiste chi, dal dolore, riesce a trarre la sua forza ritrovando
un punto di partenza. Esiste chi, di fronte alle infinite difficoltà
organizzative e strutturali del carcere, tira avanti per la sua strada e
ne esce vincitore. E la vera vittoria, oltre che del singolo individuo, è
dell’intera società che, forse ancora troppe poche volte, ce l’ha fatta.
È la vittoria di chi, nonostante l’errore, riesce a lasciarsi coinvolgere
in una nuova visione della realtà. È la vittoria di chi non si accomoda
sull’angolo del mondo per giudicare chiunque passi per la strada
sbagliata. È la vittoria di chi, come me, non ha mai smesso di credere
nel prossimo, seppure ciò è sbagliato agli occhi altrui.