Capitolo I                                                                                     Introduzione 
                                                                                                           
 
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La produzione di pecorino e ricotta in Sicilia,risale a 6.000 
anni fa, secondo quanto emerso da recenti scavi nell'isola.  
Le origini delle caseificazioni sarebbero però ancora più lontane nel 
tempo. In questo breve viaggio intorno ai latticini compaiono anche 
abitudini e impieghi delle civiltà greca e romana. Proprio un anno 
fa, gli archeologi delle Università di Oxford e Cambridge e i 
ricercatori della locale sopraintendenza hanno concluso gli studi su 
quella che può essere definita una delle più antiche ―aziende 
agricole‖ mediterranee, risalente al periodo dell‘Età del Rame (circa 
6.000 anni fa): il sito archeologico di Troina, in Sicilia (Fig.1.2). 
 
Fig. 1.2 - Sito archeologico di Troina 
 Dall‘analisi dei reperti rinvenuti, in particolare dai vasi, i 
ricercatori hanno scoperto che gli antichi abitanti del sito non solo 
erano grandi consumatori di latte, ma ne conoscevano anche le 
tecniche di conservazione e producevano già due diverse varietà di 
formaggio: la ricotta e la ―tuma‖, una sorta di pecorino non 
stagionato 
 Capitolo I                                                                                     Introduzione 
                                                                                                           
 
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Fig. 1.3 - Formaggio “Tuma” 
 
La civiltà greca ……………………………………………………. 
           Il fatto che gli antichi consumassero e apprezzassero il latte e 
il formaggio è provato da diverse testimonianze di carattere 
letterario e religioso. Già la mitologia greca si è occupata della 
scoperta del formaggio, attribuendola alle Ninfe, le quali avrebbero 
insegnato ad Aristeo, figlio di Apollo, l‘arte di cagliare e 
trasformare il latte. Forse la più conosciuta attestazione letteraria 
dell‘antichità circa la produzione e l‘utilizzo del formaggio è quella 
dell‘Odissea, nella quale Omero rappresenta il ciclope Polifemo 
all‘interno della sua grotta, intento ad operazioni di mungitura di 
pecore belanti. Meno conosciute, ma senz‘altro importanti, sono le 
attestazioni presenti in Ippocrate, primo medico nella storia 
dell‘umanità, che parla del formaggio definendolo ―forte, molto 
riscaldante e nutriente‖ e in Aristotele, il quale descrive in maniera 
documentata la tecnica di coagulazione del latte tramite l‘utilizzo di 
succo di fico....…… 
 Capitolo I                                                                                     Introduzione 
                                                                                                           
 
4 
 
.  
La civiltà romana …………………………………………………. 
       Anche i romani ebbero un ruolo importante nella storia del latte 
e dei suoi derivati. Se infatti nell‘antica Grecia si consumava 
soltanto latte di origine ovina, a Roma si iniziò ad utilizzare il latte 
bovino. La civiltà romana non solo perfezionò ulteriormente le 
tecniche casearie, ma le diffuse, tramite il suo Impero, nel nord 
Italia, in Gallia, in Germania ed in Inghilterra, facendo sì che vi si 
dedicassero anche le popolazioni autoctone. È attestata infatti 
intorno al 58 d.C. la produzione del primo formaggio svizzero, 
mentre si dovrà aspettare l‘impero di Adriano (120 d.C.) per il 
primo formaggio inglese. …………………………………………... 
      Anche nella letteratura latina si ritrovano riferimenti interessanti 
al latte e al formaggio. Primo tra tutti senz‘altro è il mito della 
fondazione della città di Roma, la cui storia narra di come Romolo 
e Remo, una volta abbandonati, fossero stati allattati da una lupa e 
con ciò salvati da una morte certa. Significativa la testimonianza di 
Marco Terenzio Varrone, il quale descrive i principali tipi di 
formaggi che venivano consumati nel I secolo a.C. (vaccini, caprini 
e ovini sia freschi che stagionati) e documenta come la preferenza 
dell‘epoca venisse accordata a quelli ottenuti tramite il caglio di 
lepre o di capretto, anziché di agnello. Di diverso parere è invece 
Columella, (De Re Rustica libro XXII) il quale nei suoi trattati di 
economia agricola, risalenti al I secolo d.C., oltre a descrivere le 
tecniche di trasformazione casearia dell‘epoca, soffermandosi 
sull‘uso di coagulanti vegetali come il fiore di cardo e il succo di 
 Capitolo I                                                                                     Introduzione 
                                                                                                           
 
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fico, attribuisce la preferenza proprio al caglio di agnello poco 
apprezzato al tempo di Varrone.  
L'introduzione del latte extraspecie nell'alimentazione umana 
è un fatto cronologicamente piuttosto recente. Dalle origini della 
nostra specie, datata a circa 200.000 anni fa, la capacità di digerire, 
da adulti, il lattosio contenuto nel latte è da riferirsi a una mutazione 
genetica occorsa nell'uomo in un periodo non posteriore agli ultimi 
7.000 anni. Detta mutazione concerne la sintesi e la persistenza in 
età adulta dell'enzima lattasi, indispensabile per la digestione 
(idrolisi) del disaccaride in zuccheri semplici e quindi per l'utilizzo 
dello zucchero del latte o lattosio da parte del nostro organismo.  
La distribuzione tra la popolazione umana di questa 
mutazione non è omogenea ma varia considerevolmente per 
individuo ed etnia ( 2008 Buonsanti G.). 
La rivoluzione negli usi e nella cultura del neolitico ha poi 
favorito la selezione naturale umana, amplificando la presenza di 
individui così mutati nelle civiltà a cultura dedita all'allevamento e 
alla pastorizia, prima in vicino e medio oriente e successivamente 
nel resto di Europa e Africa, con prevalenza del nord. 
La produzione e commercializzazione attuale del latte per 
scopi alimentari umani si avvale dello sfruttamento di animali 
gregari come per esempio la vacca, la bufala, la pecora, la capra, 
l'asina. Quando si parla di "latte", in Italia per legge si intende 
quello vaccino, mentre la specificazione risulta obbligatoria per le 
altre produzioni. 
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Nel corso dello scorso secolo si è assistito ad un enorme 
progresso della zootecnia e dell'industria di trasformazione, centrato 
sulla qualità e sulla digeribilità del prodotto. 
Questi tipi di latte di origine animale sono chiamati a 
sostituire quello materno dopo lo svezzamento. Nelle società 
occidentali e medio orientali, che storicamente o culturalmente 
hanno ereditato usi e conoscenze di secoli di allevamento, con il 
metodo più efficiente di trasformare i prati incolti del loro ambiente 
in sostentamento, il latte ed i suoi derivati occupano una posizione 
importante. Nella tradizione culturale italiana, che eredita tutto il 
peculiare universo della civiltà contadina, il latte ha una sua 
particolare posizione che attiene agli usi, al lavoro ed all'economia 
delle popolazioni che appunto provengono da una strutturazione 
sociale agro-pastorale. 
In questi ambiti il latte è, quanto il pane e più 
caratteristicamente di questo, e in assenza di intolleranze, alimento 
utile, per tutte le età, dall'infante all'anziano che per vari motivi si 
trova privo di alternative per alimentarsi. 
 
1.2 Caratteristiche e composizione del latte 
1.2.1 Proprietà nutrizionali e biologiche del latte 
In natura, il latte (prodotto di secrezione delle ghiandole 
mammarie dei mammiferi dopo il parto) è l'alimento previsto per la 
crescita dei cuccioli dei mammiferi, ed il latte di ogni specie va ad 
esclusivo beneficio di quella specie; questo è evidente dalla diversa 
composizione dei vari tipi di latte. …………………………………. 
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           Il latte di tutti i mammiferi contiene, disciolti in acqua, 
zuccheri (lattosio), proteine, grassi, vitamine ed enzimi, oltre agli 
anticorpi propri della specie di appartenenza, ma la composizione 
del latte differisce tra le varie specie di mammiferi. Queste 
differenze di composizione sono veramente enormi. Si va dal latte 
di focena che contiene solo il 40% di acqua, al latte di cavalla che 
ne contiene il 90%. Mentre il latte di cavalla ha soltanto l'1.5 % di 
Grassi, il Latte di focena ne contiene il 46 %. La cavalla produce un 
latte più ricco di lattosio di quello dei cetacei, mentre il latte di 
coniglio è il più ricco di tutti in proteine e sali minerali, e così 
via.……………………………………………... 
          La logica che sottende a queste differenze? Le più recenti 
ricerche trovano una giustificazione nel rapporto madre-figlio, 
inquadrandolo in un grande schema nel quale possono venir distinti 
due gruppi di mammiferi. ………………………………………….. 
            Da un estremo si collocano i primati, nei quali il neonato è 
completamente dipendente dalla madre ed in continuo contatto.  
Il latte di queste specie è relativamente acquoso e scarso di grasso e 
di proteine, ed il cucciolo, sempre attaccato alla madre, poppa 
molto frequentemente, ingerendo ogni volta piccole quantità di 
latte. Avendo una alimentazione continua, il piccolo non ha bisogno 
di riserve.……………….……………………………………………     
All'estremo opposto vi sono tutti gli altri mammiferi che dopo il 
parto nascondono i neonati in nidi o tane e che passano gran parte 
del tempo a procurarsi il cibo, rientrando soltanto ad intervalli. In 
questa situazione l‘allattamento è intermittente e quindi il neonato 
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ha bisogno di un latte molto sostanzioso (poco acquoso) e da 
digerire lentamente (molto grasso); inoltre in queste specie il 
piccolo poppa in modo rapido e si sazia in pochi minuti. Anche i 
cuccioli dei mammiferi marini necessitano di un latte con queste 
caratteristiche, a causa dell‘ambiente freddo, dei contatti tra madre 
e figlio non sono sempre facili, e della necessità di poppare in modo 
rapido (perchè sott'acqua, in apnea). 
Il latte specie-specifico contiene non solo tutti i nutrienti nelle 
proporzioni ottimali per la crescita, ma anche sostanze enzimatiche 
ed anticorpi che hanno la funzione di aumentare le difese 
immunitarie in un periodo della vita in cui un'infezione potrebbe 
avere conseguenze gravissime. Dopo lo svezzamento, però, nessun 
mammifero continua a bere latte, neppure quello della propria 
specie, perché le esigenze nutrizionali dell'adulto sono differenti da 
quelle del lattante. Il piccolo mammifero diviene in grado di vivere 
cibandosi degli alimenti per cui la specie è biologicamente 
adatta. Inoltre, nessun mammifero tranne l'uomo consuma, in 
nessuna epoca della vita, il latte di un'altra specie. 
           Nel caso dell‘uomo, invece, il consumo di latte di altre 
specie, di   mucca in particolare, sin dai primissimi anni di vita è 
considerato fisiologico e raccomandabile, nonostante il latte 
vaccino previsto per la crescita del vitello sia molto diverso per 
composizione rispetto al latte di donna (E. Del Toma, R. Mirabelli, 
L. Pizzoferrato, F. Romano 2007). 
 
 
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9 
 
 
1.2.2 Caratteristiche chimico fisiche del latte 
Il latte è il prodotto della ghiandola mammaria di femmine di 
mammiferi (Fig.1.4). 
 
 
 
Fig.1.4 -  Ghiandola mammaria di bovina Frisona 
 
 
Esso deriva dalla mungitura regolare ed ininterrotta di animali in 
buono stato di salute, di alimentazione e in corretta lattazione. La 
produzione di latte comincia dopo il parto e, nella bovina, si protrae 
per un periodo di circa dieci mesi. 
Il latte è un liquido eterogeneo nel quale coesistono tre fasi 
distinte: la fase di soluzione, costituita dalle sostanze solubili in 
soluzione acquosa Tab.1 (lattosio, sali minerali, proteine solubili, 
sostanze azotate non proteiche, enzimi);  
 
 
 
 Capitolo I                                                                                     Introduzione 
                                                                                                           
 
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Tab. 1 Composizione chimica di alcuni tipi di latte in commercio. 
LATTE 
acqua proteine lipidi glucidi 
g. 
ceneri 
   g g. g. g. 
Latte di vacca intero 87,0 3,2 3,5 4,9 0,8 
Latte di pecora 82,7 5,3 6,3 4.7 0,9 
Latte di capra 86,3 3,6 4,3 4,8 0,8 
Latte di vacca 
parzialmente scremato 
88,5 3,4 1,5-1,8 5,0 0,85 
Latte di vacca scremato 90,5 3,6 0,2 5,3 0,9 
Latte condensato 
zuccherato 
26,5 8,7 9,0 56,5 2,2 
Latte in polvere intero 3,2 25,7 24,9 42,0 7,2 
Latte in polvere scremato 5,0 33,1 0,9 56,2 9,4 
      
 
la fase di sospensione colloidale, costituita dalle micelle caseiniche 
disperse nella soluzione acquosa; la fase di emulsione, costituita dai 
globuli di grasso in fase acquosa. Queste diverse fasi sono in 
equilibrio instabile. Infatti la conservazione del latte a temperatura 
ambiente comporta, entro le prime 12-24 ore, la separazione e la 
risalita in superficie della fase grassa in emulsione (affioramento) e, 
successivamente, in seguito all‘azione biologica dei microrganismi, 
la separazione della sospensione caseinica con formazione di un  
coagulo inconsistente (flocculo).