6
Lo sviluppo di nuove e alternative terapie di 
approccio a tutte le patologie, legate alla 
negatività che gli stili di vita e di comportamento 
del sistema industrializzato determinano (lavoro 
sedentario e spesso stressante, inadeguata attività 
fisica, scorretta alimentazione, abuso di sostanze 
alcoliche e tossicodipendenze), acquista perciò 
un’importanza primaria nell’assunzione di misure 
preventive durante la vita adulta, migliorando così 
le prospettive di salute nell’età più avanzata. 
In quest’ottica, le attività connesse alla 
coltivazione delle piante, al tempo stesso scienza e 
arte, e alla frequentazione di ambienti in cui le 
piante siano l’elemento dominante, hanno dimostrato 
di avere effetti terapeutici per molte persone 
ottenendo quindi risultati sia diretti, con un 
miglioramento delle condizioni psicofisiche dei 
soggetti coinvolti, che indiretti, quantificabili in 
una diminuzione della spesa sanitaria. 
 
 7
LE PIANTE E LA CULTURA UMANA 
 
Fin dalle più remote civiltà, il mondo vegetale ha 
profondamente interessato la sfera intellettuale e 
spirituale dell’uomo.Numerose sono, infatti, le 
specie erbacee e legnose alle quali sono attribuiti 
importanti valori e significati simbolici, 
specialmente nel settore religioso.Il mondo vegetale, 
inoltre, è stato in tutte le epoche fonte di 
ispirazione nei settori della poesia, della 
narrativa, delle arti figurative e della musica. 
 
 
Religione 
La natura ha da sempre esercitato un grande fascino 
sull’uomo, stimolandone la fantasia e 
l’immaginazione, suscitando emozioni e sentimenti di 
ammirazione, di stupore, di timore, rispetto e 
venerazione e suggerendo analogie tra i cicli 
biologici dei vegetali, i fenomeni della natura e le 
vicende della vita dell’uomo e degli animali.Si sono 
quindi sviluppati ed evoluti profondi rapporti tra il 
mondo delle piante e la cultura umana tanto da 
attribuire numerosissimi valori simbolici e 
significati a varie specie vegetali soprattutto nel 
settore religioso fin dai primordi delle varie 
civiltà. Ad esempio sono oltre 190 le specie vegetali 
cui si attribuiscono miti, simbologie e leggende.Il 
solo settore degli alberi è uno dei temi simbolici 
più ricchi e diffusi e di particolare rilevanza. 
L'uomo, soprattutto nelle antiche civiltà, è stato 
fortemente affascinato dalle caratteristiche degli 
alberi (longevità pluricentenaria, che nel tempo 
collega varie generazioni umane; la potenza espressa 
dai loro tronchi poderosi; la maestosa dimensione 
della chioma che si protende verso il cielo, dimora 
delle divinità uraniche; le loro radici che penetrano 
nelle misteriose profondità della terra, dimora di 
 8
divinità) ed ha perciò a loro attribuito 
caratteristiche di sacralità ed in loro ha immaginato 
la dimora di esseri divini. 
Nella mitologia dei Greci, dei Romani, dei Celti e di 
altri popoli, numerose erano la specie di alberi 
sacri o comunque collegati al culto delle divinità: 
la quercia a Zeus, l’olivo ad Atena, il mirto ad 
Afrodite, il fico a Dioniso, il cipresso a Plutone, 
dio degli inferi, …. 
Per gli Egizi la rosa era sacra ad Iside e il dio Sha 
era il dio della vigna. 
Nel paradiso terrestre Dio aveva posto due alberi, 
quello della “vita” e quello della “conoscenza del 
bene e del male” il cui frutto fu causa della 
condanna di Adamo ed Eva. 
La fine del diluvio fu da Dio comunicata a Noè con un 
ramoscello d’olivo portato da una colomba. 
Il rapporto di Gesù con l’umanità è rappresentato 
dalla vite: ”Io sono la vite e voi i tralci” 
Anche Buddha ebbe l’illuminazione ai piedi del Ficus 
religiosa. Quest’albero è considerato dai buddisti in 
India l’Albero cosmico.Presso varie religioni 
l’Albero cosmico ha assunto un particolare 
significato in quanto considerato asse del mondo 
perché collega con le sue radici il centro della 
terra con la sua superficie e questa, mediante il 
tronco e la chioma, con il cielo; presso diversi 
popoli è stato rappresentato da varie specie: la 
quercia presso i Galli, il tiglio in Germania, il 
frassino in Scandinavia, l’olivo nell’Islam, la 
betulla in Siberia… 
Nella cultura degli Indiani d’America gli alberi 
avevano grande importanza ed erano ritenuti capaci di 
parlare. 
Grande importanza hanno avuti i boschi presso i 
Celti: i druidi (“grandi sapienti” o “uomini della 
quercia”) svolgevano i loro riti sacri nelle radure 
dei boschi in una particolare atmosfera spirituale e 
 9
psicologica circondati da frassini, betulle e dal 
tasso, albero mortuario. 
In Grecia gli antichi templi avevano colonne fatte 
con tronchi di alberi dalle quali sono derivate le 
colonne di pietra con capitelli spesso raffiguranti 
chiome stilizzate. 
Il senso di sacralità degli alberi, diffuso nei 
popoli antichi, è andato pian piano scomparendo, 
dovuto principalmente alla diffusione delle 
conoscenze scientifiche e della dominanza delle 
religioni monoteistiche, determinando, così, la 
scomparsa dei sentimenti religiosi connessi agli 
alberi e al mondo vegetale. Tuttavia permangono 
ancora, nell’attuale cultura laica, manifestazioni di 
sacralità, vedi l’offerta di fiori ai morti, 
l’addobbo floreale nelle chiese, l’uso di circondare 
i cimiteri con cipressi. 
 
 
Letteratura, poesia, arte e musica 
Il mondo vegetale ha esercitato in tutte le epoche 
una profonda influenza ispiratrice sulla poesia, la 
narrativa, le arti figurative e la musica. 
  Nel settore della poesia già nell’antica civiltà 
greca e nella letteratura romana sono presenti ricchi 
riferimenti a piante e boschi, ad esempio nei 
frammenti di Saffo e nell’Odissea di Omero. 
Dante, il grande poeta della lingua italiana, 
nell’Inferno tramuta le anime dei suicidi in alberi e 
arbusti e nel Purgatorio esprime la serenità e 
l’armonia dell’uomo con “la divina foresta spessa e 
viva”. 
In epoca contemporanea piante e fiori, alberi e 
boschi sono continuamente fonti di ispirazione di 
opere poetiche e letterarie, ad esempio in Leopardi, 
Carducci, Pascoli, Quasimodo, Montale, D’Annunzio e 
negli stranieri Garcìa Lorca e Prevert. 
 10
Boschi e alberi hanno ispirato famosi racconti e 
romanzi, basti pensare al romanzo di Tolkien dove 
sugli alberi erano collocate le dimore degli elfi. 
Lo scrittore e poeta che ha avuto senz’altro un 
rapporto profondo con la natura, è stato Herman Hesse 
che agli alberi ha dato un’anima ed un sentire umano: 
“...per me gli alberi sono stati i predicatori più 
persuasivi.Li venero ancora di più quando se ne 
stanno isolati.Sono come uomini solitari (…) " 
  Nelle arti figurative sono pochi gli artisti che 
non hanno raffigurato nelle loro opere boschi, 
alberi, fiori, spesso con riferimenti a significati e 
simboli religiosi o culturali. 
E’ da ricordare il famoso dipinto della “Primavera” 
di Botticelli o la passione di Van Gogh per gli 
alberi, in particolare per i cipressi: “I cipressi 
continuano a preoccuparmi”…”uno spruzzo di nero in un 
paesaggio soleggiato, ma è un punto di nero fra i più 
interessanti e più difficili da rendere esattamente”. 
  Numerose sono infine le composizioni musicali 
ispirate dalle piante, soprattutto dalla rosa, tra le 
quali “Le spectre de la rose” di Von Weber e il 
“Cavaliere della rosa” di Strass.    
 
 11
LE PIANTE E LA PSICHE UMANA 
 
L’evoluzione del giardino, delle sue forme e dei 
significati ad esso collegati, è strettamente 
correlata all’evoluzione dell’uomo, della sua cultura 
e del suo rapporto con la natura intesa come 
generatrice universale.Questo rapporto ha subito un 
progressivo distacco nel tempo con un tale incremento 
di velocità che ci ha portato a pensare di poter 
dipendere dalle macchine anziché dalla natura.Sembra 
che l’uomo, dopo aver distrutto e depredato la natura 
per far posto a città, centri abitativi minori, 
infrastrutture e edifici industriali e commerciali, 
sempre più serrati, deve oggi cercare un compromesso 
tra la gravità della situazione in cui egli è 
costretto a vivere e la necessità fisica di 
ristabilire un contatto con la natura.Questo 
compromesso trova una soluzione parziale nella 
conservazione degli spazi verdi esistenti e, laddove 
è possibile, nella progettazione e costruzione di 
nuovi. 
Il fatto di vivere, lavorare e invecchiare in queste 
nostre città, che non sono assolutamente adatte ad 
accoglierci, ha perciò sviluppato, nella maggior 
parte di noi, un turbinio di disagi, malanni, 
sindromi, debolezze, paure, ansie.Sono soprattutto i 
bambini e gli anziani quelli che pagano maggiormente 
per questa forzata separazione tra il mondo naturale 
e il loro mondo di tutti i giorni. 
E’ indubbio che la presenza di zone verdi possa 
svolgere un ruolo di sicuro giovamento agli uomini; 
l’uomo moderno si è reso conto che il contatto con la 
natura da nostalgia del passato è diventato imperiosa 
necessità per rigenerare sia il corpo, sia lo 
spirito.Il verde in prossimità della propria dimora 
cittadina o del luogo di lavoro riduce, infatti, il 
senso di condizionamento mentale imposto dalla vita 
urbana. 
 12
L’ambiente fisico nel quale un individuo vive 
esercita, quindi profonde influenze sul suo 
comportamento sociale.Gli psicologi sociali hanno 
mostrato che le persone che vivono nelle zone urbane 
si comportano in maniera diversa rispetto alle 
persone che, invece vivono nelle zone rurali.Queste 
ultime hanno qualcosa che manca nella città: il 
contatto diretto con la natura. E’, infatti, ormai 
scientificamente accertato che l’individuo reagisce 
alla presenza delle piante, e di quelle arboree in 
particolare, non solo con la semplice constatazione 
della loro bellezza.Un ambiente contenente 
vegetazione o qualsiasi altra forma di natura impiega 
la mente senza fatica e, allo stesso tempo, la 
esercita, tranquillizza, eppure rivitalizza e, di 
conseguenza, attraverso l’influenza della mente 
stessa sul corpo, dà l’effetto di rinfrescare la 
mente e rinvigorisce l’intero sistema.La comprensione 
delle risposte psicologiche, fisiologiche e sociali 
delle persone nei confronti delle piante può, dunque, 
costituire uno strumento valido per migliorare le 
condizioni psichiche, sia di individui singoli, sia 
di intere comunità. 
 
 
Il rapporto persona-ambiente naturale nella 
prospettiva della psicologia ambientale 
Il rapporto tra le persone e l’ambiente naturale 
rappresenta un argomento di centrale interesse della 
psicologia ambientale tanto che ha portato alla 
nascita di un settore specifico denominato 
“psicologia naturale” o “psicologia verde”. 
Lo studio del rapporto persona-ambiente naturale si 
può ricondurre a due principali prospettive. 
  La prima prospettiva approfondisce lo studio del 
rapporto che le persone instaurano con l’ambiente 
naturale analizzando principalmente le preferenze 
percettivo-visive nei confronti degli ambienti 
 13
naturali e le reazioni psicofisiologiche, cognitive 
ed affettive da questi suscitate. L’ipotesi generale 
è che la natura di tali preferenze e reazioni sia in 
prevalenza biologicamente fondata e dunque legata a 
fattori evoluzionisti. Questa prospettiva di studio 
intende approfondire specifiche ipotesi secondo cui 
l’evoluzione avrebbe determinato negli esseri umani 
la selezione di specifiche modalità di preferenze e 
reazioni verso gli ambienti naturali. 
  La seconda prospettiva studia la relazione persona-
ambiente naturale in funzione di specifici processi 
socio-culturali, cioè delle specifiche influenze 
esercitate dai diversi contesti sociali e culturali. 
 
 
1.La prospettiva evoluzionista 
 
Numerosi studi hanno approfondito il tema della 
percezione visiva e relativa preferenza ambientale 
per i luoghi naturali.Hanno confermato che il 
fenomeno dell’influenza positiva dell’ambiente 
naturale sulle persone, per quanto riguarda il loro 
benessere fisico e psicologico, sia in esplicito 
accordo con quanto previsto dalla prospettiva 
biologico-evoluzionista. 
Un settore specifico di studi è stato sviluppato sul 
tema delle preferenze percettivo-visive espresse 
dalle persone sia nei confronti di differenti e 
variate tipologie di ambienti naturali, sia al 
confronto tra luoghi naturali ed altri ambienti, 
prevalentemente o del tutto costruiti. 
Tali studi fanno prevalentemente riferimento ad 
ipotesi evoluzioniste considerando la preferenza 
ambientale come una guida intuitiva al comportamento 
umano, molto attiva nella selezione di habitat idonei 
alla sopravvivenza della specie. Kaplan (1987) 
ritiene che lo studio della preferenza ambientale 
costituisca un importante aiuto per capire e studiare 
 14
quanta influenza possono avere i fattori legati 
all’evoluzione sul comportamento. 
L’uomo durante il suo processo di evoluzione ha 
vissuto prevalentemente nella savana dell’Africa 
tropicale.Per questo le nostre preferenze estetiche 
per i luoghi naturali potrebbero essere influenzate 
da forme particolari che si trovano nella savana. 
Balling e Falk (1982) hanno indagato sul grado di 
preferenza verso alcune categorie di scenari 
naturali. 
I risultati indicano come luoghi maggiormente 
preferiti quelli più simili alla savana, dovuto a 
un’innata preferenza per gli ambienti legati alla 
nostra storia evoluzionista.Gli scenari naturali 
maggiormente indicati come eventuali luoghi di 
residenza sono risultati quelli la cui vegetazione si 
presenta di grado intermedio di accrescimento, mentre 
i meno preferiti sono i luoghi naturali dotati di 
vegetazione troppo (foreste tropicali) o scarsamente 
(deserti) sviluppata. 
Alcune ricerche hanno delineato quali sono le 
caratteristiche visive in grado di influenzare le 
preferenze verso gli ambienti naturali.Particolare 
rilevanza ha assunto la caratteristica 
“fertilità/vigore” degli elementi vegetazionali degli 
scenari presentati.Uno studio sugli alberi evidenzia 
come la caratteristica estetica maggiormente 
preferita risulti l’ampiezza e prosperosità del 
fogliame, che prevale su altre caratteristiche come 
l’altezza o la circonferenza del tronco. 
Con lo studio dei fattori di preferenza si delinea 
un’interpretazione evoluzionista delle preferenze 
estetiche verso i paesaggi naturali, in cui le 
caratteristiche visive di tali preferenze siano 
chiaramente connesse con aspetti legati alla 
“sopravvivenza” intra-specie.Sembrano trovare 
corrispondenza, infatti, in precisi segnali biologici 
di reazione sia positiva verso proprietà ambientali 
 15
favorevoli alla vita umana (ad esempio la 
fertilità/vigore della massa vegetazionale), sia 
negativa legata ad aspetti sfavorevoli alla vita 
della specie (ad esempio l’ostilità degli ambienti 
nella stagione invernale che presentano spesso una 
vegetazione priva di fogliame).Nei parchi, la 
preferenza estetica è particolarmente alta per aree 
ben mantenute caratterizzate da una visuale aperta, 
alberi sparsi e piccoli arbusti che non impediscano 
la sorveglianza creando ostacoli al controllo visivo; 
elementi vegetazionali che restringono la visuale 
riducono, infatti, la preferenza estetica e provocano 
un sentimento d'insicurezza e vulnerabilità.  
 
Varie ricerche sono state dedicate al confronto degli 
ambienti naturali con quelli prevalentemente o del 
tutto costruiti (“man made”).Hanno messo in luce che 
l’indice di preferenze è correlato alla percezione 
del grado di “naturalità” (lungo una scala “naturale-
costruito”) e che c’è una relazione lineare tra la 
preferenza e la quantità crescente di vegetazione 
degli scenari naturali presentati. Strumse (1996) ha, 
ad esempio, indagato circa la preferenza per vari 
scenari agrari della Norvegia del Nord.I risultati 
indicano come gli scenari maggiormente preferiti 
risultino quelli molto dotati di elementi floristico-
vegetazionali, e dunque ricchi nel fattore 
biodiversità (ad esempio fiori e prati verdi).Gli 
scenari in assoluto più preferiti risultano tuttavia 
quelli in cui sono presenti elementi “man made”, cioè 
alcuni vecchi manufatti agricoli in disuso 
parzialmente nascosti e confusi da elementi 
naturali.Tali preferenze possono essere connesse con 
la preferenza più generale verso quelle scene che 
segnalano la presenza di elementi costruiti in 
armonia con quelli naturali sostenendo la teoria che 
le preferenze sembrano associarsi alla presenza di 
“mistero” nello scenario presentato.Tale variabile 
 16
solleciterebbe e renderebbe particolarmente attraente 
l’ambiente a colui che si accinge ad esplorarlo. 
Alcuni autori (Kaplan, Kaplan, Brown, 1989) hanno, 
infatti, tentato di delineare quali siano le 
caratteristiche di un ambiente che possono funzionare 
come predittori della sua piacevolezza/spiacevolezza. 
 
 
                   Comprensione      Esplorazione 
 
 Immediata         Coerenza          Complessità 
  
 Inferita          Leggibilità       Mistero 
 
In questo modello di piacevolezza ambientale vengono 
considerate due dimensioni della conoscenza 
dell’ambiente: la comprensione (cioè il tentativo di 
dare un senso all’ambiente, attivando uno schema 
noto) e l’esplorazione (cioè il tentativo di 
approfondirne la conoscenza).Nella prima riga sono 
considerate le caratteristiche dell’ambiente che 
possono essere percepite immediatamente, nella 
seconda quelle che possono essere apprese con una 
lettura più prolungata.Affinché il soggetto dia una 
valutazione positiva di un ambiente devono essere 
soddisfatte le quattro condizioni: coerenza, 
leggibilità, complessità e mistero. 
 La coerenza di un ambiente deve soddisfare gli 
sforzi cognitivi del soggetto (ad esempio, di 
ricondurre facilmente l’ambiente in uno schema noto) 
inducendo, così, un sentimento positivo.Al contrario 
quando il soggetto non è capace di riconoscerlo in 
base a uno “schema-expected” i suoi sforzi cognitivi 
sono frustrati e compare un sentimento negativo. 
 La leggibilità indica la presenza di molte 
informazioni che facilitano la comprensione e la 
possibilità di prevedere come ci si può orientare 
 17
nell’ambiente.Lo stato affettivo positivo suscitato 
dalla leggibilità è legato alla facilitazione (sul 
piano dell’azione), ad esempio alla capacità di un 
ambiente di farci identificare facilmente i percorsi 
utili ai nostri scopi.Gli studi sulla leggibilità 
dell’ambiente si possono applicare alla progettazione 
di ambienti leggibili soprattutto per gruppi 
speciali: persone con disabilità fisiche o mentali, 
anziani, bambini.Per esempio, nel caso degli anziani, 
al diminuire della competenza ambientale 
dell’individuo, la sua autonomia potrebbe essere 
assicurata da un ambiente facile da scoprire, con 
risorse immediatamente visibili e quindi disponibili. 
Infatti, è stato dimostrato che la progettazione di 
ambienti speciali ha un effetto diretto sulla 
sicurezza e l’autonomia degli anziani.La capacità di 
orientarsi e di “way-finding” (orientamento spaziale, 
codifica e memoria di percorsi, superamento di 
ostacoli) sono connesse a un senso di maggiore 
autoefficacia, di benessere psicologico e anche di 
migliore qualità della vita.Invece una mappa 
illeggibile, un ambiente indecifrabile nei suoi 
percorsi suscitano nell’individuo una sensazione di 
inadeguatezza personale e sentimento negativo. 
 La complessità è definita dalla ricchezza di stimoli 
percettivi e suscita una risposta affettiva positiva, 
sempre che non vada a scapito della leggibilità.Un 
altro modello in cui si trova un’analogia con quello 
dei Kaplan, in cui un buon grado di complessità non 
deve minacciare la leggibilità di un ambiente, è il 
“modello della discrepanza” di Purcell (1987).Secondo 
Purcell, il grado di piacevolezza che attribuiamo a 
un ambiente dipende da quanto questo ambiente si 
discosta dallo schema che attiviamo in base alla 
nostra esperienza.Se lo scenario presente assomiglia 
eccessivamente al prototipo, non c’è attivazione 
sufficiente a suscitare l’interesse e quindi la 
risposta affettiva positiva.Se lo scenario, al 
 18
contrario, si discosta eccessivamente dal prototipo, 
l’attività esplorativa del soggetto è frustrata e lo 
stato affettivo è spiacevole.Un grado ottimale di 
discrepanza è quello in cui lo stimolo è percepito 
come qualcosa di nuovo, diverso dalle aspettative ma 
non tanto da mettere in difficoltà l’esplorazione del 
soggetto.Il modello di Purcell si applicava bene alla 
valutazione data dai giovani ma una ricerca sulla 
valutazione di paesaggi in soggetti giovani e anziani 
mostrò come la variabile età abbia un’influenza nel 
determinare le preferenze: i soggetti anziani 
preferivano gli ambienti giudicati come più tipici.  
 Il mistero è una caratteristica che accresce il 
desiderio di addentrarsi di più nell’ambiente, per 
ottenere ancora più informazioni (ad esempio, un 
sentiero che si addentri in un bosco). 
La soddisfazione del desiderio di conoscere è uno dei 
piaceri più primitivi e universali e un ambiente che 
promette questa soddisfazione attiva un sentimento 
positivo.Occorre differenziare il concetto di mistero 
con quello di pericolo che invece induce in genere 
una valutazione negativa.   
 
 
2.La prospettiva socio-culturale 
 
Gli studi della prospettiva “socio-culturale” 
analizzano lo sviluppo dei rapporti persona-ambiente 
naturale considerando l’influenza esercitata dai 
contesti socio-culturali.Alcuni studi (Lyons, 1983) 
evidenziano come alcune differenze di tipo socio-
demografico possano influenzare le preferenze verso 
gli ambienti naturali.Viene formulata l’ipotesi che 
le differenze dovute all’età, al sesso, alla 
residenza (urbana o rurale), alla razza dei soggetti 
possano influenzare le preferenze verso quattro 
differenti biomi (le foreste tropicali, le foreste di 
conifere, la savana e il deserto).In particolare 
 19
l’età e il sesso sembrano assumere un ruolo 
importante: i bambini (età media 8 anni) mostrano 
punteggi di preferenza più elevati verso il bioma 
“savana” rispetto agli anziani (età media 60 anni), 
mentre tra gli adolescenti (età media 15 anni), i 
ragazzi mostrano punteggi di preferenza per i biomi 
“foreste tropicali” e “foreste di conifere” più alti 
delle ragazze.La residenza urbana, rispetto a quella 
rurale, influenza la preferenza per quei biomi più 
familiari per tali residenti.Per quanto riguarda la 
razza, in particolare i neri sembrano avere una forte 
preferenza per giardini più curati, attrezzati e 
puliti con vegetazione scarsamente densa o che generi 
una sensazione di chiusura.Gli studi interculturali 
hanno, tuttavia, dimostrato frequentemente una forte 
somiglianza nelle preferenze ambientali. Yang e 
Kaplan (1990) hanno trovato delle forti somiglianze 
persino tra differenti culture e tra differenti stili 
di paesaggio: chiedendo a soggetti coreani e 
occidentali residenti in Corea di indicare la loro 
preferenza tra giardini di stile coreano, giapponese 
e occidentale, il giardino giapponese era quello 
maggiormente scelto da entrambi. Orians (1980) ha 
mostrato come gli alberi caratteristici della savana 
riflettono molto da vicino i tipi di alberi 
selezionati e miniaturizzati dai giardini giapponesi; 
ciò suggerisce che le preferenze influenzate dal 
processo di evoluzione si manifestano in molte 
espressioni culturali della natura, come i giardini. 
Lo sviluppo, quindi, delle preferenze può essere 
considerato un processo cumulativo dipendente da vari 
differenti fattori sociali e biologici.