Nonostante ciò, quando ognuno di noi si pone dinanzi a questo 
scorrere continuo, a questo procedere senza tregua, che è la vita stessa 
e che ne rappresenta il suo nucleo centrale, sia che ci poniamo da 
amici leali, pronti a fare, per le persone che ci stanno vicine, la 
qualunque cosa; sia che ci comportiamo come osservatori attenti della 
realtà, pronti a scrutare ogni minimo cambiamento, in noi, negli altri e 
negli eventi che viviamo; sia che facciamo il lavoro di educatori, 
formatori e scienziati, dediti alla ricerca rigorosa e promotori dello 
sviluppo degli altri e dell'uomo in genere, ci accorgiamo che, in realtà, 
sono molte di più le cose che non sappiamo, piuttosto che quelle che 
stanno sotto il nostro diretto controllo. Allora, sarebbe solo una 
semplice banalità riuscire a rispondere alle diverse e molteplici 
domande che, strada facendo, ci poniamo; nella stessa maniera, 
sarebbe azzardato riuscire ad interpretare tutte le possibili risposte che 
scaturiscono dai diversi incontri: ogni situazione è differente, anche da 
quelle che si ritengono uguali e ogni individuo è unico e irripetibile, in 
continua evoluzione fra stabilità e cambiamento, talmente 
impercettibili, che modificano e adattano, continuamente, il nostro 
vivere nel mondo, con e verso gli altri.  
 Detto questo, il nostro lavoro parte da una concezione 
fondamentale: non è possibile sostenere l'idea stessa di un individuo, 
posto davanti alla complessità e al fluire degli eventi, come separata 
dall'ambiente di riferimento, in cui ognuno distingue, sperimenta, 
 4
sbaglia e ri-costruisce, ripetutamente, i propri vissuti personali. 
Concepire, piuttosto, una tale ipotesi, ovvero considerare un 
osservatore come separato dal sistema stesso che osserva, rischia di 
diventare una visione troppo ristretta, per quell'idea di soggetto che 
vogliamo proporre e per quella nuova idea di mente verso cui 
intendiamo andare. Il mondo, allora, si trova sempre in relazione ad un 
osservatore e i nostri modi di vedere sono compatibili solo se si 
specifica il luogo di quest'ultimo: non c'è punto di vista assoluto 
sull'universo; ci sono sempre e soltanto punti di vista molteplici di 
osservati situati. Dunque, il discorso degli altri diventa cruciale: 
accettare che gli individui vedano il mondo da differenti angolazioni, 
essere consapevoli della costruzione di esperienze diverse, in 
relazione ad essi stessi, agli altri e all'ambiente, espone sia al dubbio e 
all'incertezza, ma, allo stesso tempo, anche alla sorpresa, alla voglia di 
scoprire e di scoprirsi, in una "nudità" che porta addosso il fardello 
delle proprie ricerche, delle proprie gratificazioni e dei propri errori, 
giacchè siamo individui inseriti in questo contesto sociale, da cui non 
ne possiamo prescindere. Di fatto, la conoscenza sociale produce 
svariate interpretazioni e ci rivela sempre parti del mondo che non 
possiamo vedere da dove ci troviamo. A ciascuno va, quindi, la 
responsabilità della propria costruzione personale, delle proprie scelte 
e dei propri punti di vista che, variegati con quelli degli altri, possano 
dar luogo alla costruzione di un linguaggio e di una coscienza 
 5
comune, purchè si mantenga sempre nel rispetto delle differenze. 
 La vera introduzione, alla complessità del lavoro che vogliamo 
proporre, può essere riscontrata nel corso del primo capitolo. È qui, 
infatti, che metteremo i paletti e i puntelli necessari che, da una parte, 
ci accompagneranno durante tutto il nostro viaggio e, dall'altra, ci 
indicheranno la direzione da seguire. Tuttavia, prevedere l’andamento 
delle scelte intraprese e delle decisioni compiute risulta, di per sé, 
un’impresa difficile e le previsioni fatte a lunga scadenza ci sono 
lecite, ma, di fatto, sono impossibili. Eppure le decisioni vanno prese e 
anche non prendere decisioni è, in fondo, una decisione. Nella 
completa libertà di scelta, si speri sempre garantita, che accompagna 
la vita di ogni singolo individuo, la prima idea fondamentale che 
attesta l’interazione circolare fra individuo e ambiente, deve prendere 
in considerazione, nell’assoluta consapevolezza, che siamo osservatori 
che osservano ciò che stanno osservando. Durante il primo capitolo, 
dunque, proporremo un approccio ai sistemi, ovvero si considererà 
l'uomo come un sistema, alquanto complesso, che partecipa 
attivamente alla costruzione delle sue opere, selezionando le 
informazioni che si ritengano più utili e scartando i dati, per così dire, 
in eccesso, cioè non pertinenti con i livelli di conoscenza che, man 
mano, si strutturano nella sua mente. Tutto ciò, metterà l'individuo in 
relazione con se stesso, con l'ambiente, con gli altri e, poi ancora, con 
se stesso, in una danza circolare che rappresenta meglio l'idea di co-
 6
costruzione di più livelli d'informazione. L'ottica costruttivista sarà, 
allora, inerente alla relazione tra osservatore e osservato e si centrerà, 
maggiormente, sull'idea dell'autoriflessività e della costruzione  attiva 
della realtà. 
 Il capitolo seguente, il secondo, ci darà l'occasione di cogliere 
possibili modi di costruzione della realtà, attenendosi, soprattutto, alle 
costruzioni sulle costruzioni che compie il soggetto e che 
caratterizzano e definiscono la specificità della teoria dei costrutti 
personali di George Kelly. Infatti,  ogni costrutto costituisce, per 
ciascuno, un'attività di discriminazione e di astrazione, ma, anche, di 
controllo e di costruzione personale del proprio ruolo e 
dell'esperienza. La psicologia in esame si occuperà, nello specifico, di 
una conoscenza della persona come persona, permettendo, in questo 
modo, ad ogni individuo di indossare le vesti di "scienziato di se 
stesso". 
 Il terzo capitolo, come motore della nostra analisi , parte da un 
presupposto iniziale e cioè che la conoscenza è una rappresentazione 
mentale; detto questo, verrà indagato l'ambito delle scienze cognitive e 
la dissociazione della mente dal corpo. Così, tramite un'azione 
riflessiva e la congiunzione della consapevolezza all'esperienza, si 
varcheranno approcci epistemologici alternativi, inerenti ai modi in 
cui gli individui conoscono, pensano e decidono, giungendo, di pari 
passo, verso un'epistemologia cibernetica, vista come scienza che dà 
 7
conto dei diversi livelli d'apprendimento e dei diversi ordini di  
retroazione e ricursione, insiti nell'uomo. Questa analisi di ricerca sarà 
inerente ai processi che riguardano il passaggio da una cibernetica di 
primo ordine ad una cibernetica di ordine più elevato o “cibernetica 
della cibernetica”, come l’abbiamo chiamata nel corso del nostro 
lavoro. Si farà esplicito riferimento alla nozione di distinzione, come 
atto fondamentale volto alla creazione di una differenza e ai concetti 
di “chiusura organizzativa”, volta all’autonomia e alla stabilità dei 
sistemi viventi e “apertura e dinamicità”, come cambiamento in 
relazione ai processi di co-costruzione con l’ambiente e con gli altri. 
Concluderemo la nostra analisi seguendo una concezione ecologica, 
una visione più ampia che abbraccia le interrelazioni tra sistemi, 
comprendente noi stessi, la nostra cultura e il nostro ambiente di 
riferimento come un unico sistema vivente in costante evoluzione.  
Allora, da attenti osservatori, scopriremo che l'interazione circolare, 
che si viene a delineare tra individuo, esperienza e ambiente, sarà il 
seme che permetterà la nascita di una nuova idea di mente, dove i 
frutti saranno quelli della conoscenza, della consapevolezza e della 
responsabilità di capire.   
 L'ultimo capitolo farà esplicito riferimento alla costruzione 
dell'esperienza dell'individuo, vista, però, in chiave ecologica, il che 
permette di pensare alle costruzioni di senso, compiute da ciascuno di 
noi, attraverso uno scambio interattivo e una co-costruzione reciproca. 
 8
La mente sarà vista, allora, in un'ottica relazionale e in continuo 
movimento dentro e oltre i confini, le relazioni e i contesti. 
L'intenzione ecologica farà, peraltro, riferimento alla nozione di 
educazione e apprendimento: la capacità di entrare ed uscire da 
molteplici universi di significato, sempre diversi e in costante 
evoluzione, superando le cornici e attraversando i contesti che 
separano, diventa un presupposto cruciale per il ruolo di attori che 
vogliamo ricoprire nella costruzione della nostra esperienza.
 9
CAPITOLO I 
Quale costruttivismo? 
 
 
"La realtà non è qualcosa di predefinito, 
indipendentemente da noi, ma è una 
costruzione grazie a noi. Questa non è statica, 
ma dinamica, in continua trasformazione: c'è 
un incessante adattamento tra quello che si 
viene a conoscere e quello che già si 
conosce."
1
  
Corrado Bogliolo 
 
1.1. Le lenti di osservazione 
 
 L'individuo, in quanto sistema, è un'entità complessa. Come un 
diamante, le cui facce brillano in rapporto alla luce che le colpisce, 
ognuno di noi si comporta in maniera differente, in relazione ai 
contesti in cui vive. Gli individui, infatti, non vivono isolati, ma nel 
rapporto con gli altri. Gli eventi vengono costruiti nell'agire sociale, 
nelle relazioni interpersonali e nelle molteplici situazioni che 
accompagnano, man mano, la nostra vita. Questa complessità rende 
inevitabile l'esplorazione della mente e ci permette di indagare la 
direzione che vogliamo intraprendere, all'interno del nostro viaggio, al 
fine di poter esplorare i rapporti tra comportamenti, azioni, emozioni, 
premesse e modalità di rapporto, che si co-costruiscono nel tempo. 
                                                 
1
 Bogliolo C., Costruttivismo e psicoterapia relazionale, in Informazione Psicoterapia 
Couselling Fenomenologia, Roma, n.5 settembre-ottobre 2005, p.16. 
 10
 Due sono le teorie che tentano di spiegare il rapporto 
instauratosi tra individuo e mondo. Una sostiene che l'individuo sia 
come un secchio vuoto, che deve essere riempito e che il mondo è là 
fuori, pronto per essere scoperto, totalmente accessibile; l'altra, parte 
da un presupposto e cioè che ogni esperienza è soggettiva e, quindi, è 
il nostro cervello a costruire le immagini che ognuno crede di 
percepire. La mente, allora, non è un passivo organo recettore, ma è 
attiva ed è in grado di manipolare e selezionare quali informazioni far 
passare e quali bloccare, attraverso un'operazione di distinzione. 
Ciascun individuo si pone in grado di spiegare se stesso e il mondo 
tramite una costruzione sempre attiva, dinamica e aperta, di teorie, le 
quali si organizzano fin dalla nascita e ci accompagnano, nel corso 
della nostra esistenza, attraverso esperienze e rapporti significativi, da 
un ordine minimo di complessità fino a livelli sempre più maggiori di 
capacità di astrazione e di integrazione
2
. 
 La maggior parte degli individui, pur affrontando i problemi, si 
relaziona al mondo senza minimamente pensare che esiste una 
differenza tra le proprie esperienze sensoriali e le astrazioni costruite 
in base a queste esperienze; nello specifico, si crede in una realtà 
oggettiva data a priori, osservando magari le mappe costruite senza, 
però, osservare quasi mai come avviene questa partecipazione a tale 
costruzione.  
                                                 
2
 Cfr. Telfener U., La terapia individuale sistemica, in Malagoli-Togliatti M. e Telfener 
U. (a cura di), Dall'individuo al sistema. Manuale di psicopatologia relazionale, Bollati 
Boringhieri, Torino, 1991, p.356. 
 11
Tutto questo comporta una teoria semplice e casuale di se stessi 
e del mondo, che porta ad attribuire agli altri le stesse emozioni e idee 
che si riconoscono in sè, non avendo coscienza dei presupposti e dei 
pregiudizi che guidano il nostro pensare e agire. Così facendo, gli 
individui si pongono, raramente, a contatto con l'idea di essere essi 
stessi gli artefici della costruzione della vita quotidiana, di essere loro 
quei costruttori di accadimenti e significati, a volte arbitrari, ma, quasi 
sempre, anche condizionati da eventi e stati d'animo, non 
necessariamente coerenti
3
.  
 Qualunque sequenza di azioni individuiamo in noi e negli altri, 
possiamo supporre che abbia uno o più pattern organizzativi, o 
semplicemente strutture, che presiedono alla loro costruzione. Il 
rischio di non ricercare queste strutture ricade su una ricerca 
alternativa di cause prime, ovvero, nel poter ritenere che ci siano una 
parte di azioni che controlla e condiziona le altre successive, in un 
stretto rapporto di causa ed effetto, stimolo e risposta
4
. Avere una 
consapevolezza dei legami e dei collegamenti che si verificano tra 
l'individuo e il contesto e tra i differenti contesti; connettere tra loro i 
contesti di significato che hanno avuto valore nel tempo; analizzare il 
rapporto tra i significati e i contesti che partecipano alla costruzione 
                                                 
3
 Cfr. Idem, p.357. 
4
 La conoscenza di ogni tipo e a ogni livello è legata all’azione. Le azioni non si 
succedono a caso, ma si ripetono e si applicano in maniera simile e in situazioni simili; 
più esattamente, si riproducono in maniera identica quando, a uguali interessi, 
corrispondono situazioni analoghe, ma, allo stesso tempo, cambiano e si combinano in 
modi nuovi se i bisogni o le situazioni mutano. Chiameremo qui schema d’azione ciò che 
in una azione c’è di transponibile, generalizzabile o differenziabile da una situazione 
all’altra. Cfr. Piaget J., Piaget. Biologia e conoscenza, tr. it. Einaudi, Torino, 1983, p.10. 
 12
della realtà, tra tempo passato, presente e futuro, ci permette di 
evidenziare la possibilità di avere più chiavi di lettura della stessa 
situazione e di constatare come posizioni differenti, all'interno di un 
sistema, comportino interpretazioni diverse
5
.  
 Tuttavia, le lenti attraverso le quali vediamo il mondo e i criteri 
che usiamo per organizzarlo, rischiano di essere rigidi e ripetitivi, 
cosicchè ogni individuo dovrebbe assumersi, come analisi 
introspettiva, il passaggio obbligato da osservatore del mondo ad 
osservatore della propria osservazione e della propria partecipazione 
al processo di costruzione della realtà. Keeney suggerisce, allora, tre 
livelli d'analisi, per dirigere un qualunque osservatore, che sia un 
formatore, un terapeuta o un anche semplice individuo, verso un grado 
di comprensione, che includa, tramite processi ricorsivi, la propria 
maniera di sapere e la maniera di sapere in che modo si sa: un primo 
livello cosiddetto "etnografico", di attenzione ai "dati grezzi", nati 
dalla capacità di distinguere gli elementi chiave o le sequenze di 
interazioni, che accompagnano la vita di ogni individuo; un secondo 
livello, che dia conto e inerisca alla costruzione delle possibili  
punteggiature e alla connessioni dei dati, al fine di creare differenti 
letture; infine, un terzo livello, che permetta all'osservatore stesso di 
render conto delle procedure utilizzate, per organizzare i differenti 
dati, rimanendo pur sempre attento alle cornici adottate e alle 
                                                 
5
 Cfr. Telfener U., La terapia individuale sistemica, in Malagoli-Togliatti M. e Telfener 
U. (a cura di), Dall'individuo al sistema, cit., p.357. 
 13
distinzioni compiute proprio come osservatore
6
.  
 La scelta della punteggiatura è, di solito, coerente e limitata 
dalla propria interpretazione del mondo e stabilisce un rapporto rigido 
tra la visione prescelta e le griglie di osservazione ed azione applicate. 
La nostra proposta è quella di abbandonare le idee assunte e di 
esplorare punti di vista alternativi. Nonostante ciò, di fronte a possibili 
perturbazioni, la tendenza è quella dell'assimilazione delle stesse 
incoerenze e contraddizioni, nel tentativo di mantenere la coerenza 
interna e con l'ambiente; nel momento che queste operazioni non 
comportino nell'individuo riscontri gratificanti, le teorie vengono, 
allora, modificate. Il processo di accomodamento è un processo di 
revisione delle proprie premesse, che può portare ad abbandonare la 
rigidità, con la quale si punteggia, si interpreta e si dà significato al 
mondo. 
 Oltre tutto, la storia di un individuo non può essere ridotta alla 
monotonia di un tempo unico. É vero che non viviamo nè il nostro 
passato, nè il nostro futuro, ma soltanto il nostro presente. Allora, è 
proprio l'idea e l'istantanietà del presente che ci interessa; tuttavia, il 
presente non va considerato come una conseguenza del passato, anzi, 
lo include e metacomunica su di esso: possiamo definire il passato 
come un modello che esplica i contesti del presente, offrendo 
significato agli eventi. In questa linea immaginaria di confine, che 
divide, in maniera impercettibile, passato e presente, il pensiero 
                                                 
6
 Cfr. Keeney B.P., L'estetica del cambiamento, tr. it. Astrolabio, Roma, 1985, p.40. 
 14
costruttivista suggerisce di leggere l'esperienza nel presente come 
modello per comprendere e riscrivere il passato. Il cambiamento, 
allora, è quel processo che, nello stesso tempo, annulla le regole del 
passato e, in una diversa interpretazione del presente, permette di 
poter sperimentare più di un futuro
7
.  
 Comunque, fino a quando crediamo ad una realtà esterna e al 
fatto che siamo passivi nel nostro rapporto con essa, non dobbiamo, 
per così dire, assumerci la responsabilità di come vada il mondo, 
delegando al "destino", ciò che ci accade. Tuttavia, il rapporto 
dell'individuo con la realtà è prettamente attivo, dal momento che 
ognuno è responsabile della realtà cui partecipa. Quindi, accettare la 
posizione qui proposta, comporta che i processi del conoscere e del 
sapere diventino un presupposto etico, in quanto ciascuno di noi fa 
operazioni di distinzione, osservando la realtà da punti di vista 
alternativi. Così, vivere nei e attraverso i contesti, con i propri vincoli 
e le proprie griglie di lettura; vivere la propria posizione ed 
esperienza, all'interno dei differenti sistemi cui partecipa, vuol dire 
operare distinzioni che determinano la realtà nella quale viviamo. 
Vivere diventa un conoscere su come vogliamo vivere, 
assumendocene le responsabilità
8
.  
                                                 
7
 Cfr. Telfener U., La terapia individuale sistemica, in Malagoli-Togliatti M. e Telfener 
U. (a cura di), Dall'individuo al sistema, cit., p.358. 
8
 Cfr. Idem, p.359. 
 15
 1.2. L'ottica dei sistemi 
 
 Attraverso quale punto di vista analizzeremo, nel corso di 
questo lavoro, la nostra proposta sistemica? Partiamo da una 
considerazione: con il termine "sistemico" intendiamo considerare 
quei processi che ineriscono a più livelli d'osservazione, tramite livelli 
autocorrettivi di ricorsività. Oltre tutto, il cambiamento più grande per 
un individuo è quello epistemologico, in quanto trasforma il suo modo 
di stare al mondo: si tratta di un modo di fare, di un modo di osservare 
e di riflettere, che si esplica, di fatto, con l'azione pratica. Assumere un 
ottica sistemica vuol dire, quindi, essere in grado di indossare le vesti 
di un epistemologo, pronto a tenere, in costante considerazione, le 
proprie operazioni mentali e i diversi rapporti tra più livelli, che siano 
individuali, familiari, sociali e di gruppo. 
 Il concetto di sistema diventa la metafora che meglio 
rappresenta la posizione attuale, in quanto evidenzia due processi 
fondamentali dell'osservatore: sia considerare la struttura che connette, 
sia scegliere che cosa evidenziare e distinguere
9
.  
                                                 
9
 Il ruolo di osservazione costituisce uno strumento, attraverso il quale un'organizzazione 
seleziona e ricerca, dalla "realtà esterna", gli input d'informazione che hanno qualche 
attinenza con il fine organizzativo. L'attività organizzativa non è che uno sforzo costante 
per ridurre le perturbazioni provenienti dall'esterno, per poter, così, mantenere un certo 
assetto del sistema o dell'organizzazione. Cfr. Negrotti M., Cibernetica dei sistemi 
sociali. Stabilità e mutamento, Franco Angeli, Milano, 1983, p.107. 
 16
 Riconoscere la specificità dei sistemi umani vuol dire dar conto 
della loro capacità di autogovernarsi, di essere, cioè, portatori e 
creatori di una realtà dotata di significato, soggetta a bisogni, paure, 
emozioni e affetti; recuperare il senso di complessità che caratterizza 
il rapporto tra l'individuo, gli altri e l'ambiente comporta l'abilità di 
cogliere i nessi necessari, piuttosto che dar vita a coppie di opposti: 
vuol dire sviluppare una capacità riflessiva, che sia in grado di 
tollerare la peculiarità dei propri pensieri e la loro diversità da quelli 
dell'altro, assumendo una posizione in grado di "essere in relazione 
con", che implica, peraltro, anche la possibilità di non esserlo, 
tollerando, in questo caso, la mancanza di una conferma continua. 
L'ottica sistemica, che vogliamo proporre, diventa sempre più attenta 
al processo di co-costruzione di strutture relazionali, all'evoluzione dei 
significati e alle rispettive cornici, in un costante gioco di specchi, di 
punti di vista e di proprietà riflessive, sempre nuovi e in continuo 
movimento. Definirsi sistemici, dunque, significa interrogarsi sulle 
operazioni di connessione che collegano noi e tutto ciò che vediamo 
con la situazione e con il contesto socioculturale più vasto: le griglie 
di lettura, i pre-giudizi e le azioni che costituiscono e poi mantengono 
una determinata realtà. Conoscere, così, non è più considerato come 
un'operazione di scoperta, ma come un'operazione di invenzione e di 
costruzione
10
.  
                                                 
10
 Cfr. Telfener U., Il rapporto terapeuta-paziente, ovvero il sistema osservante, in 
Malagoli-Togliatti M. e Telfener U. (a cura di), Dall'individuo al sistema, cit., p.22. 
 17