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"Is There a Tumor in Your Humor?": analisi linguistica della (s)cortesia e dell’umorismo nella serie televisiva House, M.D. (Dr. House – Medical Division)

(S)cortesia e umorismo

Dall’analisi condotta è finora risultata esclusa una categoria di interlocutori con la quale il dottor House si trova a confrontarsi assai di frequente nella serie, ossia la sua équipe. A tale classe di destinatari degli atti linguistici si farà riferimento per illustrare un punto nodale della trattazione, il quale tocca un fenomeno strettamente interconnesso a quello della (s)cortesia, ossia l’umorismo. Chiarendo quali sono le differenti categorie in cui si articola quest’ultimo, e concentrando gli sforzi analitici su due di esse in particolare (l’ironia e il sarcasmo), il capitolo si propone di realizzare una caratterizzazione più completa del personaggio del dottor House.

Le teorie dell’umorismo
Per l’essere umano, l’umorismo rappresenta un fenomeno altamente pervasivo della quotidianità. Come rileva Berger, non si hanno notizie di società in cui non esista il concetto di “umorismo” (benché, ovviamente, inteso con accezioni diverse e concretizzato in modi eterogenei) e, all’interno delle stesse, sono gli aspetti più disparati della realtà a diventare oggetto di spirito: la religione, la politica, la sessualità, ecc. (Berger, 1987: 6). Poiché il fenomeno riguarda una simile pluralità di domini, ne deriva che le teorie che hanno tentato di esplorarlo scaturiscono da una varietà di prospettive differenti: linguistica, sociologica, psicologica e numerose altre ancora. Nel corso degli anni sono emersi tre filoni principali, ossia quello cognitivo-percettivo, quello socio-comportamentale e quello psicoanalitico, a loro volta associati essenzialmente a tre classi teoriche: la teoria dell’incongruenza, la teoria della superiorità e la cosiddetta teoria del sollievo (Raskin, 1985: 31). Va sottolineato che tali contributi andrebbero analizzati non tanto come schieramenti antagonisti, bensì come una compenetrazione volta a mettere in luce aspetti differenti del medesimo oggetto d’indagine.
La prima delle tre teorie canoniche è conosciuta come “teoria dell’incongruenza”. Secondo tale prospettiva, si ritiene che l’umorismo scaturisca dalla percezione che vi è qualcosa di stridente e insensato nella situazione che viene presentata come fonte dello humour, la quale contravviene ai nostri schemi mentali e alle nostre aspettative (Morreall, 2020).
Il primo filosofo a utilizzare la parola “incongruente” in relazione all’umorismo fu, nel XVIII secolo, lo scozzese James Beattie, il quale osservò che:

Laughter arises from the view of two or more inconsistent, unsuitable, or incongruous parts or circumstances, considered as united in one complex object or assemblage, or as acquiring a sort of mutual relation from the peculiar manner in which the mind takes notice of them (Beattie, 1776: 347).

Pochi anni dopo Beattie, anche Kant avanzò una teorizzazione simile dell’umorismo, ascrivibile anch’essa alla corrente dell’incongruenza (sebbene il filosofo non faccia mai esplicitamente ricorso al termine nei suoi scritti). Nella sua Critica del giudizio (1790), il grande pensatore tedesco notò che: “In tutto ciò che desta un vivace scoppio di riso, dev’esservi qualcosa di assurdo (in cui quindi l’intelletto come tale non può provare piacere). Il riso è un affetto che nasce dall’improvviso risolversi in nulla d’una attesa spasmodica” (2013: 267). A tale linea di pensiero fecero eco numerosi altri autori, fra i quali Schopenhauer. Il principale teorico dell’incongruenza fu tuttavia Henri Bergson, il quale, nel suo saggio Il riso (1900), scriveva che esso scaturisce dall’incongruenza tra l’elasticità e la flessibilità, proprietà intrinseche dell’intelligenza umana, da un lato, e la rigidità del comportamento meccanico e abitudinario, dall’altro. Il riso corregge tali automatismi, agendo al fine di rimuovere “i sedimenti meccanici dalla vita” (Troncon, 2017: 349).

La seconda teoria, cosiddetta “della superiorità”, sembra focalizzarsi sull’aspetto meno nobile dell’umorismo, poiché si basa sull’ipotesi che esso nasca da un sentimento di superiorità nei confronti dell’oggetto dell’umorismo stesso, il quale può essere costituito tanto da altri individui quanto da uno stato precedente in cui si trovava la propria persona (Morreall, 2020). In epoca classica, già Platone sosteneva che alla radice del piacere comico vi sono sentimenti negativi, quali malizia e invidia, argomentando che le persone ridono delle sfortune dei loro simili poiché sono felici di non doverle patire loro stessi o perché si compiacciono dei difetti altrui. Anche Aristotele identificò nel brutto e nella deformità fonti di umorismo (Raskin, 1985: 36).

La teoria della superiorità è però generalmente associata al filosofo britannico Thomas Hobbes, il quale, nell’opera Elementi di legge naturale e politica (1650), osservava:

(…) la passione del riso non è altro che un improvviso senso di gloria che sorge da un’improvvisa consapevolezza di qualche superiorità insita in noi, al paragone con le debolezze altrui, o con una nostra precedente: infatti, gli uomini ridono delle loro follie passate, quando se ne rammentano all’improvviso (...) (1968: 69-70).

La filosofia hobbesiana ritiene che l’essere umano sia essenzialmente individualista e competitivo, il che spiegherebbe perché provi gioia nel sottolineare i difetti altrui: in tal modo, pone il sé su di un livello superiore rispetto all’altro, sentimento di auto-esaltazione che si traduce in riso (Hobbes, 1955: 92; Troncon, 2017: 353).

L’ultima teoria, detta “del sollievo”, venne introdotta dal filosofo britannico Herbert Spencer nel XIX secolo, benché trovi il suo interprete principale in Sigmund Freud. I fautori di questa tesi interpretano il riso come la valvola di sfogo dell’energia mentale, nervosa e/o psichica che, benché sempre latente nell’essere umano, è spesso repressa, poiché sottoposta ai vincoli sociali e morali che ogni individuo deve rispettare. Nella prospettiva freudiana, dal momento che le emozioni represse con maggiore frequenza sono la libido e l’ostilità, la gran parte dei motti di spirito ha per tematica principale proprio una di esse o un connubio di entrambe (Morreall, 2020). L’atto di raccontare e/o di ascoltare una battuta a sfondo sessuale, o che umilia un individuo oppure un gruppo per cui si nutre una certa antipatia, ci permette di aggirare il nostro censore interno (ibid.). Va altresì sottolineato che Freud intende l’umorismo anche come un meccanismo di difesa eretto dall’Io per tutelarsi dalla sofferenza, il quale, pertanto, non sempre si manifesta nel riso (Troncon, 2017: 354).

Questo brano è tratto dalla tesi:

"Is There a Tumor in Your Humor?": analisi linguistica della (s)cortesia e dell’umorismo nella serie televisiva House, M.D. (Dr. House – Medical Division)

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Informazioni tesi

  Autore: Elena Stella
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: UNINT - Università degli studi Internazionali di Roma
  Facoltà: Interpretariato e Traduzione
  Corso: Traduzione e interpretariato
  Relatore: Bianca Maria Petitti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 174

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Parole chiave

linguistica
umorismo
serie tv
humor
sarcasmo
dottor house

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